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OSSERVATORIO INTERNAZIONALE

LIBERTA' E GIUSTIZIA PER IL POPOLO PALESTINESE

 
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Davvero, vivo in tempi bui!
La parola innocente è stolta. Una fronte distesa
vuol dire insensibilità. Chi ride,
la notizia atroce
non l'ha saputa ancora.

Quali tempi sono questi, quando
discorrere d'alberi è quasi un delitto,
perchè su troppe stragi comporta silenzio!
E l'uomo che ora traversa tranquillo la via
mai più potranno raggiungerlo dunque gli amici
che sono nell'affanno?

È vero: ancora mi guadagno da vivere.
Ma, credetemi, è appena un caso. Nulla
di quel che fo m'autorizza a sfamarmi.
Per caso mi risparmiano. (Basta che il vento giri,
e sono perduto).

"Mangia e bevi!", mi dicono: "E sii contento di averne".
Ma come posso io mangiare e bere, quando
quel che mangio, a chi ha fame lo strappo, e
manca a chi ha sete il mio bicchiere d'acqua?
Eppure mangio e bevo.

Vorrei anche essere un saggio.
Nei libri antichi è scritta la saggezza:
lasciar le contese del mondo e il tempo breve
senza tema trascorrere.
Spogliarsi di violenza,
render bene per male,
non soddisfare i desideri, anzi
dimenticarli, dicono, è saggezza.
Tutto questo io non posso:
davvero, vivo in tempi bui!

Nelle città venni al tempo del disordine,
quando la fame regnava.
Tra gli uomini venni al tempo delle rivolte,
e mi ribellai insieme a loro.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.

Il mio pane, lo mangiai tra le battaglie.
Per dormire mi stesi in mezzo agli assassini.
Feci all'amore senza badarci
e la natura la guardai con impazienza.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.

Al mio tempo le strade si perdevano nella palude.
La parola mi tradiva al carnefice.
Poco era in mio potere. Ma i potenti
posavano più sicuri senza di me; o lo speravo.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.

Le forze erano misere. La meta
era molto remota.
La si poteva scorgere chiaramente, seppure anche per me
quasi inattingibile.
Così il tempo passò
che sulla terra m'era stato dato.

Voi che sarete emersi dai gorghi
dove fummo travolti
pensate
quando parlate delle nostre debolezze
anche ai tempi bui
cui voi siete scampati.

Andammo noi, più spesso cambiando paese che scarpe,
attraverso le guerre di classe, disperati
quando solo ingiustizia c'era, e nessuna rivolta.

Eppure lo sappiamo:
anche l'odio contro la bassezza
stravolge il viso.
Anche l'ira per l'ingiustizia
fa roca la voce. Oh, noi
che abbiamo voluto apprestare il terreno alla gentilezza,
noi non si potè essere gentili.

Ma voi, quando sarà venuta l'ora
che all'uomo un aiuto sia l'uomo,
pensate a noi
con indulgenza.

Bertolt Brecht, "A coloro che verranno", 1939
 
 

 

 

QUANTI MICROBI DI FRONTE AD UN LEADER

Post n°22 pubblicato il 31 Dicembre 2006 da socialismo2017
 
Foto di socialismo2017

"SENZA DI ME L'IRAQ E' NIENTE"

Le tenebre sono calate sull’Iraq e il Presidente della Repubblica
ha dovuto subire anche lo scherno disgustoso di un gruppetto di funzionari
corrotti.  Erano diventati così piccoli,
così miseri, quegli uomini di fronte alla grandezza di chi affrontava la morte
da leader, che altro non hanno potuto fare se non degradarsi ancor di più, con
vergognosi canti di scherno, inutili tentativi di occultare la figura di chi,
oggi più di ieri, resta monumento di dignità e punto di di riferimento per chi lotta e spera
in un Iraq libero e di nuovo indipendente e sovrano.

Abbiamo sentito tante voci
dalla comunità internazionale in queste ore, alcune alte e dignitose, altre
anonime, altre inutili, altre disgustose. Quello che non abbiamo sentito e che
mai sentiremo, neppure da analisti seri e dalla stampa democratica e di
sinistra, è una seria riflessione storica e politica sui motivi dell’assassinio
del presidente Saddam Hussein, una disamina profonda della storia dell’Iraq
sorto dalla rivoluzione del 1968.





Quando cominceranno a parlarci di questo paese ? Quando ci
racconteranno qualcosa sull’Iraq libero, dimenticato da quattro miserabili boia,
che nel tentativo di insultare il presidente in punto di morte,  inneggiano a sceicchi ed imam fanatici,
corrotti e venduti, servi di americani ed iraniani ? Chi oggi insulta, in Iraq,
questa storia, esaltando i fautori di un ordine fatto di discriminazioni, odio
etnico e religioso, disuguaglianza e oppressione, disoccupazione, è niente
altro che il frutto della miseria umana e civile di un paese occupato da
potenze straniere e governato da funzionari stipendiati dagli Stati Uniti d’America.



I boia che hanno insultato Saddam Hussein probabilmente
hanno studiato nel Paese di Saddam Hussein, magari sono laureati (perché l’Iraq
libero produceva cultura, garantiva istruzione, garantiva diritti, lavoro,
civiltà), si sono formati in una civiltà laica e progressista, che ha garantito
al proprio popolo diritti e servizi, un sistema sanitario e scolastico
efficiente e moderno, costruito con una politica di costante redistribuzione
delle risorse (la nazionalizzazione delle risorse petrolifere è del 1972, nel
2000  Saddam Hussein delegittimò il
dollaro imponendo l’euro come moneta di scambio…), grazie ad una pianificazione
economica garantita dall’autonomia e dall’indipendenza del Paese, governato
dalle forze della Rivoluzione del 1968. Il Paese di Saddam Hussein.



Fin quando non sentiremo parlare di queste cose, fino a
quando non sentiremo una seria analisi, completa, sulla storia dell’Iraq ed il
ruolo di Saddam Hussein, noi non ci fermeremo

 
 
 

LA "GIUSTIZIA" DEL NUOVO FASCISMO

Post n°21 pubblicato il 30 Dicembre 2006 da socialismo2017
Foto di socialismo2017


GRAZIE ALLA LIBIA ED AL POPOLO PALESTINESE, PER LE PAROLE DI DIGNITA' ED I GESTI DI GRANDE CIVILTA' MESSI IN CAMPO IN QUESTE ORE TREMENDE


La Libia ha proclamato 3 giorni di lutto per il “prigioniero
di guerra” Saddam Hussein. Dalla Palestina arrivano parole di fuoco contro
quello che tutti, da Hamas a Fatah, definiscono “omicidio politico” . Dalla
Russia, invece, parole di ferma condanna all’incapacità politica della comunità
internazionale. Quello che produce maggior disgusto però, mentre nei nostri
occhi è ancora ferma  l’immagine del  Presidente dell’Iraq che muore con una dignità
fuori dal comune, sono le parole del gruppo di criminali di guerra che governa
gli Stati Uniti d’America e che occupa militarmente l’Iraq. Il nuovo fascismo
americano ha parlato di “giustizia”, una giustizia mai pervenuta in realtà  nel tribunale finto che ha messo a morte Saddam.
L’assassinio del Presidente è un fatto tutto politico, un barbaro omicidio
politico del leader riconosciuto (e per questo pericoloso) dell’Iraq e del suo
popolo mai sottomesso.





Hanno ucciso l’alternativa più credibile all’occupazione ed
al caos sanguinario edificato su torture e stupri, dai marines e da qualche
funzionario corrotto, curdo o magari sciita. Per giungere a questo crimine
politico, gli Stati Uniti hanno superato ogni limite di decenza. Hanno calpestato
la Convenzione di Ginevra, hanno trattato il Presidente della Repubblica di un
paese sovrano come uno scippatore, come uno stupratore, senza attenersi alle
normative internazionali sui prigionieri di guerra. Hanno calpestato le regole
più basilari del diritto; hanno costruito un processo senza un sistema
giudiziario, affidandolo a giudici corrotti, hanno assassinato molti avvocati
della difesa, hanno impugnato fatti mai provati, documentazioni al limite del
ridicolo, hanno fatto pura propaganda; tutto per giungere alla spettacolarizzazione
di una condanna che doveva legittimare l’omicidio politico agli occhi del
mondo, ottenendo però il solo effetto di mettere in mostra la propria miseria e
la propria barbarie.





Il Presidente Saddam
Hussein è stato ucciso per sporchi motivi economici da un gruppo di criminali
ed affaristi che governano la potenza americana. Nel 2000 Saddam Hussein
delegittimò il dollaro come moneta di scambio per il petrolio, fu un leader
giusto di un paese libero, che non si faceva dettare l’agenda politica ed
economica da nessuno. E’ stato ucciso dai nuovi banditi del fascismo mondiale.



 

 
 
 

RESTATE UNITI

Post n°20 pubblicato il 30 Dicembre 2006 da socialismo2017
 
Foto di socialismo2017

NOI ANDIAMO AVANTI, QUESTO BLOG NON SI FERMA, COSTRUIREMO
DELLE GRANDI OPERAZIONI VERITA’ SULLA STORIA DELL’IRAQ E DEL SUO GRANDE
PRESIDENTE!





E’difficile intervenire in queste ore di sgomento. Il
Presidente della Repubblica dell’Iraq è stato ucciso. Un “omicidio politico”
(come hanno giustamente sottolineato dalla Palestina alcuni esponenti di
governo) ha messo fine alla vita di uno dei più grandi statisti degli ultimi 30
anni (tanto grande quanto calunniato e scientificamente screditato con bugie e
disinformazione, dai fascisti e da “sinistri” di mezzo mondo, per tutto il
corso della sua leadership laica e progressista ).



 Avevamo sperato fino
all’ultimo istante che qualche voce potesse alzarsi dalla comunità
internazionale, che potesse intervenire, con forza e con una pressione
costruttiva, una potenza indipendente, la Russia o la Cina, avevamo sperato perfino
che potesse esserci qualche intoppo nel lurido mercanteggiamento tra americani,
delinquenti del governo fantoccio e gruppi mafiosi curdi, cioè gli attori di
una commedia disgustosa che ha nascosto Saddam al mondo (sequestrato per alcuni
giorni), impedendo alla comunità internazionale, contro ogni
norma e contro ogni moralità, di capire cosa stesse succedendo. Non è accaduto
nulla di tutto questo, anzi, la farsa di un processo finto e politico voluto da
americani e delinquenti iracheni, si è conclusa con alcuni giorni di
persecuzione per il Presidente, tenuto in custodia dagli americani, veri
protagonisti dell’assassinio e suoi accompagnatori al patibolo.





Il Presidente è morto con una dignità sconosciuta alla
luride bestie che lo hanno assassinato
. Una banda di criminali che hanno
insozzato il mondo di sangue e menzogne, che hanno organizzato scientificamente
quella che è ormai chiaramente definibile come una “strategia della tensione
mondiale” volta alla distruzione di tutto ciò che non risulta gradito agli
interessi di mercato della potenza Usa e dei gruppi economici che ne dirigono
la politica estera. Noi abbiamo chiamato tutto questo NUOVO FASCISMO, ovvero
una fase violentissima e terroristica dell’imperialismo, quella che ha portato
all’occupazione dell’Iraq, alla guerra contro un paese non allineato, che non
piegava la testa, che non era disposto a diventare un supermarket americano. Un
paese dove si studiava e si viveva in pace, dove le donne erano emancipate e i
servizi sociali erano tutelati da una politica attenta di redistribuzione delle
ricchezze e delle risorse; un Paese oggi ridotto ad un mare di sangue, di
stupri, di torture, milioni di disoccupati, povertà, razzismo.
 



NOI, DA OGGI, VI PARLEREMO DEL PAESE DI SADDAM HUSSEIN,
PRESIDENTE DELL’IRAQ. NOI CERCHEREMO, NEI LIMITI DEL POSSIBILE, DI DIRVI LA
VERITA’. DA OGGI NOI COSTRUIREMO UNA CAMPAGNA PER LA VERITA’ STORICA SULL’IRAQ.
E’ PER NOI IL MODO MIGLIORE ANCHE PER ONORARE LA MEMORIA DI UN GRANDE LEADER POLITICO,
AMATO IN PAELSTINA E DA TUTTI I POPOLI LIBERI.

 
 
 

IL MODO MIGLIORE DI ESSERE MISERABILI 

Post n°19 pubblicato il 29 Dicembre 2006 da socialismo2017
 
Foto di socialismo2017

Saddam Hussein, condannato a
morte,  è praticamente scomparso. La legalità
ed il diritto internazionale sono stati (ancora una volta) sospesi, non è dato
conoscere il luogo della sua detenzione e l’identità dei suoi carcerieri.
Americani o iracheni ? Sulla vita del Presidente stanno consumando l’ultimo
atto di una commedia oscena, un mercanteggiamento di cui nulla è dato sapere,
una sospetta macchinazione, una trattativa che tiene in ansia le coscienze
libere del mondo. Stanno giocando con Saddam, in uno stato fantoccio, con un
sistema giudiziario fatto di funzionari eterodiretti dagli Usa, con un paese
occupato militarmente; stanno giocando con la vita del Presidente della Repubblica
dell’Iraq calpestando norme e moralità, in attesa di metterlo a morte, domani
stesso o forse tra qualche giorno.






"Bisogna rispettare
l'integrità di ogni vita umana, anche quando si tratta di chi ha commesso
orrendi crimini"





Questo ha saputo dire la
sinistra italiana e in particolare questa idiozia ha saputo proferire Gennaro
Migliore, capogruppo alla Camera di Rifondazione Comunista, un partito dal
quale certo non ci aspettavamo grandi slanci di dignità, ma speravamo che
almeno, in momenti di così grande sgomento, potesse mettere a tacere l’ignoranza
di alcuni suoi esponenti in materia di Iraq e politica mediorientale.



 



Il capogruppo del PRC alla
Camera dei Deputati, Gennaro Migliore, ci ha invece illuminato con questa frase
ad effetto capace di far sembrare Marco Pannella, grazie alle sue parole
certamente più profonde e sensate, un gigante della solidarietà (e della verità,
aggiungiamo noi) internazionale. Il mondo cattolico democratico di base ha
taciuto. Dove sono i frati francescani e i preti di base, pronti ad intervenire
su ogni questione etica, politica, diplomatica ? Dove sono ?





Restano in silenzio, come la
sinistra, come Rifondazione. Quella di Migliore è la classica frase di chi non
ha la minima cognizione degli eventi, né la volontà politica di intervenire. Lo
stesso Prodi ha dettato alle agenzie una dichiarazione debole ma certo più
equilibrata e sensata. Rifondazione invece no. Questo partito appare
ossessionato, ormai mutato geneticamente, invasato da una nuova cultura che ha
fuso una serie di dogmatismi antistorici, dalla non violenza francescana al
ghandismo. I risultati sono questi: l’incapacità di vedere la realtà, di capire
la storia di paesi con processi politici complessi alle spalle, come l’Iraq di
Saddam. Attraverso lo schermo di dogmatismo di Rifondazione viene semplificata
con “orrendo crimine” la storia di una rivoluzione molto più degna, STIA
TRANQUILLO MIGLIORE, della misera esistenza di un ignorante come lui.



 



 

 
 
 

VOGLIAMO SAPERE DOVE SI TROVA SADDAM HUSSEIN !

Post n°18 pubblicato il 29 Dicembre 2006 da socialismo2017
Foto di socialismo2017

In queste ore stiamo assistendo ad una sospensione a tempo
indeterminato della legalità più basilare. Il Presidente della Repubblica dell’Iraq
è stato sequestrato e non è dato sapere se si trova sotto custodia Usa o se è
stato consegnato alle forze del governo fantoccio dell’Iraq. Dopo la conferma
della sentenza di condanna a morte Saddam è vittima due volte. Della politica
estera Usa e delle perverse macchinazioni di gruppi mafiosi che infestano il
nuovo Stato fantoccio, vittima di mercanteggiamenti e di logiche criminali che
mettono ancora più in ridicolo i miserabili che non ci raccontano la verità, né
sull’Iraq e la sua storia né sul presidente Saddam Hussein, che esce
ingigantito come statista, leader e uomo politico da questa vicenda grottesca. Saddam
Hussein è stato sequestrato e il diritto internazionale è ormai ridotto a carta
straccia.






Noi vogliamo sapere
dove si trova. Vogliamo che potenze indipendenti come Russia e Cina,
intervengano, facciano pressione sulla comunità internazionale, schiava degli
Stati Uniti, portino alla luce la verità. Dove sono le associazioni che
difendono i diritti umani ? Alzino la voce ! Il mondo è oscurato, l’informazione
è completamente allineata alla campagna di guerra. Come si può far scomparire
il Presidente di un Paese, già in catene e condannato a morte, per farne merce
di affari e pedina di giochetti di bassa lega ? Saddam Hussein ha già subito
una vicenda analoga, allorché fu venduto dai gruppi curdi agli americani, per
metterne in scena la cattura. Tenuto , già allora, prigioniero per molto tempo
e venduto dopo lunghe trattative, con la promessa, per i banditi curdi (quelli
che oggi sono esaltati come i fautori della nuova democrazia in Iraq), di lauti
profitti nel mercato della ricostruzione dell’Iraq devastato.






Noi siamo stanchi, come cittadini del mondo e amici dell’Iraq
e del suo popolo, di assistere a questa pantomima. Vogliamo sapere quali affari
stanno trattando gli americani e i gruppi criminali che controllano l’Iraq,
sulla pelle del suo presidente. Vogliamo sapere dove si trova Saddam. Intervengano
Russia e Cina, si crei un fronte mondiale per una grande operazione verità e
per ristabilire (nei limiti del possibile, cioè nonostante e contro il fascismo
Usa) la legalità internazionale.

 
 
 

NORIMBERGA AL CONTRARIO

Post n°17 pubblicato il 29 Dicembre 2006 da socialismo2017
Foto di socialismo2017

Il mondo è capovolto.



 



Sono quasi un milione i morti del genocidio Usa in Iraq. Il
genocidio frutto di una guerra neocoloniale per il petrolio ed il controllo
dell’area mediorientale che molti analisti e tante belle anime “della sinistra”
sembrano oggi dimenticare. La violenza di una brutale occupazione di un paese
sovrano, l’imposizione di un regime fantoccio protetto dalle armi di un
esercito straniero, la crisi economica e sociale dilagante nel paese, milioni
di disoccupati, miseria, manifestazioni popolari quotidiane di lavoratori,
donne, masse, contro il nuovo regime (oscurate dai media), una brutale campagna
di repressione fatta di rastrellamenti, torture, stupri. Sono i segni
sanguinolenti della politica estera degli Stati Uniti, la potenza che oggi controlla
l’Iraq e che decide della vita del suo presidente dopo aver devastato il Paese
ed aver mostrato al mondo la barbarie delle vessazioni e delle pene corporali,
dell’assassinio a sangue freddo di innocenti e civili. Norimberga è oggi capovolta.
Capovolto il suo senso storico.



 



Oggi i criminali di guerra processano i leaders dei paesi
occupati, devastati; i costruttori di lager ed i torturatori processano e
condannano a morte il presidente di un paese libero; oggi i nuovi nazisti
processano coloro che non hanno abbassato la testa di fronte all’imperialismo.

 
 
 

POSSIAMO ACCETTARE LEZIONI DALLE NUOVE SS ?

Post n°16 pubblicato il 28 Dicembre 2006 da socialismo2017
Foto di socialismo2017

Dove sono le prove del massacro dei curdi ? Da dove vengono le
immagini che ci hanno mostrato in tv ? Perché non esiste una documentazione
seria su questa vicenda ? Perché il tribunale americano che ha condannato Saddam
ha impugnato il “caso curdo” ?





I Curdi hanno venduto Saddam alle forze d’occupazione
americane dopo averlo tenuto prigioniero, fino ad una trattativa vantaggiosa ed
all’acquisizione di un ruolo di primo piano nella spartizione delle briciole
che gli occupanti lasceranno sulla tavola degli appalti e degli affari già in
corso
, in un paese un tempo libero, oggi ridotto ad un disgustoso “cortile di
casa” degli Usa, un cortile un po' strano, dove si fanno affari, si controlla il petrolio e si stuprano
bambine irachene.





I gruppi curdi vicini alle forze d’occupazione USA vengono da
lontano (e di certo nulla hanno da spartire con il movimento democratico e di
liberazione curdo, che in Iraq non esiste). Negli anni ’70 furono ampiamente finanziati ed armati dagli
Stati Uniti contro l’Iraq, a quel tempo vicino all’Urss, per organizzare
provocazioni ed azioni terroristiche, con attentati alla vita di Saddam Hussein
e di altri dirigenti del partito Baath.
 





Quando Saddam Hussein intervenne contro i curdi lo fece per
difendere la sovranità nazionale della Repubblica dell’Iraq. I signori dei media,
le teste di legno della Casa Bianca, Israele, le forze politiche italiane, l’Unione
Europea, La Repubblica, Il Corriere della Sera, Sofri, Giuliano Ferrara, il Manifesto,
Le Figaro, The Guardian, la Faz ed il resto del carrozzone dovrebbero spiegarci
la logica delle loro posizioni. Se Israele bombarda quello che resta delle case
della Striscia di Gaza o arresta parlamentari e ministri palestinesi, difende
la sua sicurezza nazionale; se gli Usa organizzano il lager di Guantanamo, dove
torturano ed uccidono prigionieri di cui non è dato conoscere nulla, difendono
la loro sicurezza nazionale; se l’Iraq di Saddam Hussein colpisce gruppi
terroristi che organizzano attentati contro membri del governo, contro il presidente,
contro i civili, VIENE PROCESSATO IL PRESIDENTE DELL’IRAQ E CONDANNATO A MORTE
!
 





Chi si oppone, per carità, lo fa perché è contro la pena capitale..perchè
Saddam resta UN BRUTALE E SANGUINARIO DITTATORE ! Così giornalisti di guerra e
anime candide della “sinistra” oscurano più di 30 anni di orgogliosa storia di
un Iraq rivoluzionario, libero, progressista, laico. Un paese di donne ed uomini
istruiti, guidato da un’ampia coalizione di forze popolari e “colpevole” di non
allinearsi all’imperialismo, colpevole di voler pianificare la propria economia
sui propri bisogni ed esigenze, di organizzare le proprie risorse petrolifere
per il bene della propria popolazione.





L’Iraq americano è fatto di Al Qaeda e di presunti
sgozzatori, di rastrellamenti quotidiani, di stupri, di corruzione, una società
finta, controllata da truppe straniere, una costituzione barbara, scritta con l’odio
etnico e funzionale alla divisione del paese, una terra di conquista per
mercenari armati, affaristi, corporations, un bordello a cielo aperto.





Questo dovrebbe raccontarci il manifesto o qualsiasi
giornale o giornalista onesto, capace di raccontare la storia in tutte le sue
sfaccettature, di svelare i processi politici, si sollevare le pietre e
guardarci sotto (come disse una volta un mio professore di cui mai dimenticherò
la lazione)





Noi non sopportiamo più le lezioni di ipocrisia della
propaganda Usa e dei media europei.
 



NON ACCETTIAMO LEZIONI DAI FASCISTI DI ABU GHRAIB !

 
 
 

ALLA SAGRA DELLA BUGIA

Post n°15 pubblicato il 28 Dicembre 2006 da socialismo2017
 
Tag: Storia
Foto di socialismo2017

“L’UOMO DEGLI AMERICANI”

di


FULVIO GRIMALDI



Oggi, per trattare il tema, mi soccorre l’intelligenza del bassotto Nando. Per sputtanare i cani, opina, non
c’è di meglio che lo stereotipo: il cane è per sua natura servile.
Magari ha morso il padrone, ma siccome sta sempre lì, sull’aja o in
casa o in giardino, resta inesorabilmente servile, servo del padrone.
Ci vuole pochissimo a capire che questo, come tutti gli stereotipi,
oggi padroni del linguaggio – e quindi delle idee - come mai in passato
(ci vorrebbe un D’Annunzio, o un Weber, o un Barthes, per i loro
diversi versi, a disintegrarli), nasce da osservazione superficiale,
specista ed antropocentrica, totalmente ignara della psicologia ed
etologia del cane.


Il
pensiero di Nando bassotto è sollecitato da un fenomeno ricorrente che,
come tutto il resto, non manco di sottoporre alla sua analisi. Appaiono
siti che per qualche tempo catturano positiva attenzione sparando
bordate di denunce e argomentazioni antimperialiste e antisharoniane
(antisioniste no, per carità). Poi, un giorno, certi della credibilità
conquistata negli ambienti-target, tra una cronaca di torture americane
a prigionieri iracheni e lo strazio di una
vecchia palestinese cui hanno sotterrato sotto le macerie della casa
figli e nipoti, ecco che ti piazzano il colpo, il discorso che ti
disgiunge le sconnessure del mondo. Ci resti sbigottito ma, tenuto
conto di tutto il buon materiale che ti è arrivato prima, magari superi
il dubbio e quel colpo lo prendi per buono. Rimani appeso all’amo. La
crepa si è aperta e promette di diventare voragine, pronta ad
accogliere ben altre nefandezze della disinformazione. Tattica vecchia
come il cucco, ma sempre astuta ed efficace.


Successe
con un sito USA, Emperors clothes, di Jared Israel. Questo Israel lo
incrociai parecchie volte in Jugoslavia, prima e dopo la caduta di
Milosevic e della Federazione. Era tra i più accaniti ed acclamati, dai
compagni serbi, denuncianti della cospirazione imperialista
anti-Jugoslavia. Dal suo sito, poi, si diffusero documentate accuse,
non solo sulle tresche Nato e USA contro quel grande paese ucciso, ma
addirittura sconvolgenti rivelazioni sui retroscena istituzionali degli
attentati dell’11/9, cioè sulle dirette, poi anche altrimenti
documentate, responsabilità della banda di golpisti al potere a
Washington. Israel si rovesciò come un calzino nel suo opposto: un bel
giorno incominciò a mitragliare i corrispondenti delle sue e-mail e i
visitatori del suo sito con fantastiche accuse di nefandezze
terroristiche ai palestinesi e agli arabi tutti, riscrivendo
negazionisticamente una storia del conflitto che faceva degli ebrei la
civiltà in arrivo e degli arabi poco più di ignoranti e sanguinarie
belve. Poco mancò che riesumasse quello slogan che mi accolse in
Palestina nel 1967, inviato alla guerra dei Sei Giorni, e che era
affisso su mille muri e sopra cadaveri di soldati egiziani lasciati
alle mosche: “L’unico arabo buono è quello morto”.


Qualcuno
ci cascò: ma come, Jared era stato tanto bravo sulla Jugoslavia! Non
poteva non essere credibile adesso! E le crepe si aprivano.


Non
dico che lo stesso discorso valga pari pari per il sito Al Awda che da
qualche tempo ci offre ampi e validi resoconti non solo sulla
Palestina,. ma anche sugli altri gironi infernali dell’imperialismo USA.


Ma
certo sorprende e sconcerta quando, tra tanta accuratezza e passione,
spunta un bel giorno l’inusitato ma non insolito stereotipo
dell’intossicazione Mossad-CIA: “Saddam, uomo degli americani”.



Vedete,
quello di attribuire al leader di una comunità aggredita e ribelle il
ruolo di un doppiogiochista è il sistema più raffinato e perfido per
decapitare una resistenza e minare la solidarietà a sinistra che le
spetta (Saddam si è venduto, ha contrattato il suo salvacondotto con
gli USA in cambio della dissoluzione del suo esercito). Lo fecero anche
con Slobodan Milosevic, attaccandosi al fatto che aveva fatto uno stage
in una banca di New York e che aveva firmato, spalle al muro con tutto
il suo popolo sotto embargo e minacciato di sterminio, la pace di
Dayton. E ricordate come giocarono sul presunto conflitto Che-Fidel?


L’operazione
“Saddam americano” è stata affiancata dall’operazione “Arafat tiranno”,
poi malamente corretta, operazione per tempistica analoga ai clamori
dirittiumanisti pro-società civile iraniana in simultanea con
l’escalation aggressiva USA.



Sono
questi tanto uomini degli americani che vengono perseguitati,
incarcerati, uccisi insieme al loro popolo. Incongruo, vero? Ma veniamo
ai fatti, alle accuse di “americanismo” a Saddam. “E’ un dittatore”. Me
ne sono già occupato. Ecco il classico colonialismo eurocentrico della
“Sinistra”. Incapacità di esaminare come un altro popolo percepisca il
suo governo e la sua cultura, espressi da retroterra, percorsi, valori,
tempi totalmente diversi dai nostri, e totale subalternità ai criteri
di valutazione strumentali dell’imperialismo “dei diritti umani”. La
tua democrazia, Susanne Scheidt, è il sistema perfetto e ultimo. Va
totalitariamente imposto a tutti, che ne sentano la necessità o no.
Anche se per diritti umani questi popoli – vedi anche Cuba o i
bolshevichi – intendono per primo la conoscenza (istruzione gratuita
per tutti), la salute (sanità gratuita per tutti), l’alimentazione (lo
Stato che ha fatto mangiare gratuitamente il 75% per cento della
popolazione fino all’ultimo giorno dell’embargo in quello che l’ONU ha
definito “il più efficiente e meno corrotto sistema di distribuzione di
cibo del mondo”), la protezione (casa garantita a tutti), la
riproduzione sociale e biologica (piena occupazione con in sovrappiù,
in Iraq, 2 milioni di lavoratori stranieri dal mondo arabo), la piena
emancipazione delle donne. E magari più in là il diritto umano
individuale e individualistico di dire ognuno la sua, anche a rischio
di far crollare uno sforzo gigantesco e vittorioso di emancipazione
nazionale, sociale e culturale. Facile predicare la democrazia, poi,
dimenticando (ignoranza, malafede?) chi l’ha praticata nel proprio
contesto specifico, governando in coalizione con comunisti e
democratici kurdi fino al 1979, e poi si è ritrovato sotto un assedio
micidiale di aggressori imperialisti, con terrorismi, guerre,
infiltrazioni di spie e sabotatori, compravendita di quisling e ceti
malavitosi. S’è visto cosa è costato a Milosevic l’insistenza a
mantenere, perfino sotto le bombe Nato, una democrazia pluralistica,
con tanto di diritto di associazione partitica e pluralismo di mezzi
d’informazione: tutta l’opposizione comprata e corrotta dai tedeschi,
prima, e dagli USA, poi.



Guerra
Iraq-Iran, Iraq al servizio della Nato e degli USA. Saddam è stato
tanto filo-occidentale da fare, nel 1958, una rivoluzione socialista
antimperialista, da essere perseguitato e incarcerato insieme ai
comunisti dalla dittatura di Aref dal 1963 al 1968, da fare una nuova
rivoluzione con Baath, comunisti, nasseriani e democratici kurdi nel
1968, rispostando l’Iraq nell’area non allineata e filo-sovietica, da
nazionalizzare il petrolio nel 1972, cacciando le multinazionali
angloamericane dal monopolio del petrolio iracheno, da concedere ai
kurdi un’ampia ed effettiva autonomia con autogoverno e parlamento a
Irbil (prima che gli USA, Kissinger, riattizzassero la rivolta dei
pashà fantocci Balzani e Talabani e che i curdi si schierassero con il
decimatore di kurdi iraniani, Khomeini, per la promessa di spartizione
dell’Iraq e indipendenza kurda); da riunire nel 1979 a Baghdad, contro
la resa araba di Camp David (Sadat-Begin) e il tradimento della causa
palestinese, il Fronte del Rifiuto, che raccolse la maggioranza degli
Stati arabi e soprattutto tutte le organizzazioni sociali, sindacati,
movimenti e partiti di sinistra, che da sempre avevano in Baghdad un
punto di riferimento. Non per nulla immediatamente scoppia la guerra
Iraq-Iran, certo istigata dagli angloamericani (Kissinger: “E’
necessario che queste due potenze, minacciose per Israele, si
dissanguino a vicenda”). L’Iran aveva rimesso in discussione il confine
tra i due paesi, avanzando richieste territoriali (Shatt el Arab) e
aveva minacciato di strangolare l’Iraq laico e apostata chiudendogli lo
stretto di Hormuz, vitali per i suoi scambi. Ero presente io, quando
nel 1980, unità militari iraniane, in piena pace, facevano sortite
provocatorie oltre i confini. L’Iran fu subito sostenuto da Israele
(quello sì, strumento degli USA) che, bombardata piratescamente la
centrale nucleare dell’”amerikano” Saddam, Osirak, fornì all’Iran,
istruttori, piloti e mezzi. Ricordate l’Iran-contras: Israele fornisce
armi a Khomeini e col ricavato, attraverso la banca mafiosa e
narcotrafficante BCCI, sostiene i macelli dei contras in Nicaragua. Gli
USA si limitano, per simmetria (Kissinger!) a fornire comprensione
diplomatica all’Iraq. La storia di forniture di armi USA è una bufala:
basta vedere l’armamentario iracheno nelle due guerre del Golfo:
neanche un obice USA, tutta vecchia roba sovietica, francese, italiana
e irachena. Fallita l’aggressione integralista e pari e patta la
guerra, l’imperialismo USA si rivolge direttamente contro un nemico
storico (dal 1958) che non pare né distrutto, né domo nel suo appoggio
ai palestinesi (è il paese che in tutte le guerre arabo-israeliane ha
fornito il maggior numero di caduti e, fino all’ultimo, i finanziamenti
più cospicui alla resistenza palestinese). Tanto che Saddam è da anni
per tutti i 300 milioni di arabi (escluse le cliques dirigenti) il
punto di riferimento nella lotta contro l’espansionismo israeliano, la
nuova colonizzazione imperialistica e la classi dirigenti proconsolati
e compratore. Questa è la realtà di massa con cui un comunista, un rivoluzionario si deve confrontare.



E
per venire alle elucubrazioni sulle “ambiguità” dell’attuale resistenza
(l’esercito iracheno dissoltosi, ma, come si vede ora, saggiamente, per
preservare le forze in vista di una guerriglia
che è già poderosa) e sulle perfidie propagandistiche del sedicente
Partito Comunista dei lavoratori iracheno, avanzate da un altro
interlocutore, si chieda se una sinistra antimperialista debba
sostenere i “nazionalisti” del Baath e islamici che, uniti, si
oppongono con la lotta armata di liberazione, avendo per questo scopo
sottratto le proprie forze al macello tecnologico degli angloamericani
in fase di invasione, oppure un partitello “comunista” solidale, in
esilio, con la banda di ladroni venduti del Consiglio Nazionale
Iracheno di Londra e della CIA, che ora saluta l’invasione come
necessaria alla caduta del regime e l’occupazione come utile per la
fase di ricostruzione di un movimento operaio di massa (ma figurarsi
cosa ne pensa Paul Bremer).


IL PCI se non è
creazione della CIA, poco ci manca. La solita falsa sinistra,
collaborazionista, che serve a depistare la lotta contro il nemico e
che in nessuno dei suoi decennali documenti ha mai denunciato
l’ecatombe dell’embargo angloamericano. Perché si ignorano le
informazioni sui comunisti della Coalizione Nazionale Irachena, che
hanno tenuto insieme ad altre forze progressiste il loro congresso a
febbraio a Parigi e che hanno posto come contraddizione principale
quella nazionale tra Iraq e invasori imperialisti, tanto che oggi
lottano insieme a migliaia di volontari arabi con i partigiani del
Baath?


Si
denuncia il carattere “ nazionalista” della rivolta armata guidata dal
Baath e da Saddam Hussein. E meno male che è nazionalista: non è una
nazione che è stata aggredita, strangolata, disintegrata, squartata?
Non è oggi una priorità assoluta, come nella lotta anticolonialista
condotta in egemonia dal Baath contro gli inglesi, la cacciata
dell’occupante dalla nazione tutta? Patria o muerte. Vuole suscitare
scontri etnici? Peccato che, nonostante tutti gli sforzi USA per
suscitare conflitti interetnici, finora il popolo iracheno (ad
esclusione delle bande kurde narcotrafficanti di Barzani e Talabani)
pare fortemente unito nell’obiettivo prioritario della cacciata del
“liberatore” e, ahinoi, lo è sotto la guida di una resistenza ben
organizzata, diffusa su tutto il territorio, la cui correttezza e
sacrosanta giustezza può essere diffamata solo da un titolo
inaccettabile come quello di Liberazione del 26/6, “Soldati inglesi
linciati dalla folla”, passivamente e non innocentemente, temo, tratta
dalle agenzie capitaliste, a rovesciamento non solo della realtà (vedi
il Manifesto) di una battaglia con armi da fuoco tra inglesi, assassini
di civili, e partigiani armati, ma anche del diritto di ogni iracheno
di difendere, anche con le nudi mani, il proprio paese. Ricordo una
pediatra irachena che, nell’imminenza dell’arrivo degli statunitensi a
Baghdad, aveva affilato i propri coltelli da cucina (vedi il video “Un
deserto chiamato pace”).


Per la sinistra, dopo l’imbarazzante guerra del bandito Bush alla “belva sanguinaria”, ora c’è l’imbarazzo
di scegliere tra l’astuta e unilateralmente disarmante nonviolenza dei
“moderati” e il sostegno a una lotta armata di liberazione popolare,
necessariamente e ineluttabilmente “nazionale”, dove chi ci sta è un
compagno e un patriota e chi non ci sta un rinnegato o un arreso, PCI o
non PCI. PC iracheno che farebbe meglio a denunciare le stragi di
civili in corso a opera degli angloamericani, la natura colonialista
dell’occupazione, il carattere brigantesco e quislinghiano di Chalabi e
Co., la minaccia mondiale dell’imperialismo (e non solo per mascherare
il proprio sostanziale collaborazionismo), e a prendere le armi insieme
ai compagni del Baath e agli islamici, che mettono la vita al servizio
della sovranità e dignità della propria comunità nazionale e della
resistenza mondiale contro gli USA motore del capitalismo e
del’imperialismo. La storia è maestra di verità: la liberazione araba
negli anni ’50 e ’60 è stata condotta dalle borghesie nazionali e dalle
intellighenzie in collaborazione con le masse sfruttate dalle monarchie
vassalle al soldo del colonialismo. Pare che questa situazione debba
ripetersi. Chi ha più filo, tesse e fa egemonia.


C’è da trarre una conclusione non esaltante: palestinesi,
iracheni, arabi, cubani, ecc. vanno bene, vanno sostenuti e compianti
quando li si fanno a pezzi, se ne polverizzano le case, se ne fa un
olocausto, se ne uccidono i bambini. Sono terroristi, nazionalisti,
etnicisti quando combattono.

 
 
 

Post n°14 pubblicato il 28 Dicembre 2006 da socialismo2017
 
Tag: Storia
Foto di socialismo2017Molte sono le sciocchezze che la propaganda ed alcuni giornalisti disinformati hanno seminato in questi anni, con il solo scopo di screditare e diffamare l'esperienza dell'Iraq progressista ed indipendente di Saddam Hussein.

Oltre le pure invenzioni di presunti massacri di cui non esiste prova alcuna (ma questo nessuno lo dirà mai, cosa aspettarsi d'altra parte da chi ha costruito decine di puntate di trasmissioni televisive sulle fialette finte di Colin Powell e riempito prime pagine di giornali per mesi con menzogne della propaganda americana ?) vi sono numerosi luoghi comuni sedimentati anche nelle coscienze di intellettuali acuti ed indipendenti, di uomini che pure non sono sospettabili di strizzare l'occhio alla propaganda.

Cosa dire infatti di quella diffusa intellettualità di sinistra, quella che manifesta contro la guerra, che si è battuta contro il regime dell'orrore di Bush, ma che quando sente parlare di Saddam Hussein "mette mano alla pistola" ?

Niente altro possiamo dire se non che aveva ragione Marx quando affermava che "le idee dominanti sono sempre quelle della classe dominante". Queste persone hanno introiettato profondamente le bugie dei media, di storici poco attenti, di giornalisti dilettanti ed impreparati.
Una questione su tutte merita di essere messa in evidenza, una delle tante storture dell'immaginario collettivo costruito dalla propaganda di guerra: il presunto sterminio dei comunisti irakeni.

Molti non sanno che il Partito Comunista iracheno fu una delle principali forze della rivoluzione che portò Saddam Hussein alla guida del Paese (il fronte dei partiti vedeva naturalmente il Baath in posizione predominante).
Questo Partito appoggiò il percorso dell'Iraq non allineato e sostenne con veemenza le riforme di nazionalizzazione delle risorse petrolifere. L'Iraq era al tempo un Paese molto vicino all'Unione Sovietica, che ne appoggiava la politica di indipendenza dall'imperialsimo, nonchè i suoi timidi tentativi di costruire una economia pianificata.

Il Partito Comunista Iracheno, negli anni 80, subì una tremenda involuzione; grossi settori del suo gruppo dirigente furono pesantemente condizionati dalla linea gorbaceviana di Mosca, furono manipolati dalle "nuove leve" del PCUS che distruggeranno l'Urss, furono strumentalizzati, su pressioni degli Stati Uniti, contro il paese che avevano contribuito a costruire.

In un clima di tensione sempre cresente, con attentati che si susseguivano contro il presidente Saddam Hussein, con un paese invaso da gruppi eversivi curdi, da gruppi fascisti, la Repubblica irakena non poteva reggere anche il possibile attacco di una parte del Partito Comunista.

Così alcuni dirigenti del Partito furono arrestati, ma delle stragi di migliaia di comunisti di cui parla la propaganda neppure l'ombra. Che si trattasse di gruppi isolati del movimento comunista iracheno, lo prova la situazione attuale.

Oggi alcuni di quei gruppi del vecchio PC appoggiano il governo finto di un paese occupato, mentre la grande parte del movimento comunista combatte e resiste con le altre forze laiche e progressiste (a cominciare dal Baath di Saddam Hussein..quelli che secondo alcuni avrebbero massacrato i comunisti e che oggi, invece, combattono al loro fianco, come fratelli....)
per la serie.. quanto è stupida la propaganda !

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tratto da da un'intervista al giornalista Fulvio Grimaldi (ex TG3) del 2003


Sull’Iraq: [nell’inchiesta del Senato americano si legge che i presidenti
Reagan e Bush hanno corteggiato segretamente e illegalmente Saddam Hussein con
uno slancio sconsiderato in denaro e armi. Said Aburish, giornalista americano,
in una intervista ha dichiarato questa frase: «Saddam ha molto per cui
ringraziare la CIA, per aver portato il partito Ba’ath al potere, per averlo
mantenuto al potere, per averlo aiutato personalmente, per avergli fornito
aiuto finanziario durante la guerra in Iran, per averlo protetto contro colpi
di stato interni. E’ un rapporto che continua dai primi anni ‘60 ad oggi ed è
un rapporto di amore e odio. Qui non c’è questione di principio, non c’è
democrazia da perseguire, non ci sono diritti umani da proteggere, sono i
nostri amici e i nostri interessi”]. Questa informazione io la butteri subito
in un cestino, perché è un’informazione strumentale, quella che si fa
sistematicamente nei confronti di un nemico con lo scopo di “sputtanarlo” a
sinistra presentandolo come doppiogiochista, traditore della sua gente.
Togliergli ogni prestigio, ogni dignità di politico, di uomo di stato,
aggiungendo a questo l’efferatezza e la nefandezza, dallo strangolamento dei bambini,
ai nemici arrostiti, alle donne stuprate, fino ad aggiungere poi «è un nostro
fantoccio e stava dall’altra parte». E’ una contraddizione lampante. Il governo
iracheno non è mai stato dalla parte degli americani, ne è mai stato favorito
dagli americani e tutto il suo percorso lo dimostra.


La rivoluzione del ‘58 del Baath (era
un partito socialista arabo fondato da un marxista di nome Michel Aflak,
antimperialista e per l’unità araba), cacciò gli inglesi, portò al governo i
comunisti e il Partito Democratico Curdo con il quale governò fino al ‘79. Poi
una parte dei comunisti decise di schierarsi con l’Iran di Khomeini obbedendo a
Breznev, altri si rifiutarono. Saddam Hussein nazionalizzò il petrolio e fu
l’unico che ci riuscì, ed è il più grave affronto che si possa fare al sistema
imperialistico del petrolio anglo-americano. In Iran, nel ‘52, Mossadegh fu
cacciato con un colpo di stato che portò lo Scià, per aver fatto la stessa
cosa.


Saddam Hussein ha appoggiato i
palestinesi fino all’ultimo giorno della sua scomparsa da Baghdad, unico paese
arabo che lo facesse. Questo non piace agli israeliani e quel che non piace
agli israeliani non piace agli americani. Israele ha sostenuto l’Iran nella
guerra Iraq-Iran con piloti e istruttori e con lo scandalo Iran-Contras (quando
vendeva armi all’Iran e col ricavato gli americani finanziavano i banditi
Contras in Nicaragua). Documenti ufficiali del Congresso rivelano che gli USA
hanno armato l’Iran, non l’Iraq, dal 1981 al 1988. Potrei dire tante altre
cose. Ma, un amico della CIA, installato dalla CIA, non lo si fa finire così e
non se ne distrugge il paese distruggendone le basi, sradicando ed epurando
tutto il suo partito.
 
 
 

NESSUNA LEZIONE DAI FASCISTI DI ABU GHRAIB!

Post n°13 pubblicato il 28 Dicembre 2006 da socialismo2017
Foto di socialismo2017

LA NOSTRA POSIZIONE:


Noi di SADDAM LIBERO





Non chiediamo che il Presidente venga processato da un
tribunale Internazionale. Sarebbe l’ennesima presa in giro. Legittimare, come
fanno in tanti, a partire da alcuni leader europei per arrivare alle
associazioni contro la pena di morte ed agli intellettuali, il tribunale dell’Aja,
vuol dire semplicemente non aver capito nulla della politica estera degli Stati
Uniti d’America dal 1989-91. La vicenda di Milosevic è emblematica in questo
senso. Il leader serbo all’Aja è stato assassinato prima ancora di finire l’iter
processuale. L’Aja è controllata dagli Usa e da una banda di delinquenti comuni
che opera in spregio delle più basilari norme di una giustizia equa. Chi
controlla il tribunale internazionale difende criminali fascisti di primo
piano, boia sanguinari (Posada Carriles, ad esempio, responsabile di numerosi
attentati e stragi contro Cuba, rifugiato negli USA) e terroristi, mentre
ordina processi ed omicidi mirati, finanzia gruppi terroristici (Bin Laden),
occupa militarmente paesi sovrani con metodi hitleriani. Il tribunale dell’Aja
vale meno di 0.





Noi di SADDAM LIBERO



non chiediamo un processo “giusto” per il Presidente, non
invochiamo una pietas cristiana e non intoniamo peana contro la pena di morte.
Noi pensiamo che questo sia un approccio sbagliato alle drammatiche vicende di
questi giorni. Per noi il punto è costruire una vera operazione verità su
Saddam Hussein. Noi volgiamo che il Presidente della Repubblica dell’Iraq venga
liberato. A noi non interessano per nulla parole come “colpevole” o “innocente”.
Per noi parla la Storia e parlano le vicende politiche degli ultimi 20 anni. A
noi interessa mostrare l’organicità di questo processo e di questa condanna al
disegno fascista degli Stati Uniti d’America contro un Paese laico, che non
conosceva il fondamentalismo e che percorreva la sua autonoma strada verso l’autodeterminazione.
Un Paese che oggi è l’inferno della barbarie più totale. Noi non vogliamo né il
tribunale fascista dell’iraq occupato, né la macchina sanguinaria dell’Aja, un
tritacarne dei popoli liberi; per noi lo scandalo è l’occupazione criminale
dell’Iraq e la prigionia di Saddam Hussein.



 

 
 
 
 
 

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