Creato da arco_baleno_spento1 il 28/12/2013

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tra realtà e fantasia - psicopatico (2)

Post n°38 pubblicato il 06 Febbraio 2014 da arco_baleno_spento1
Foto di arco_baleno_spento1

Il mio primo pensiero è: mi sono ferito e sto sanguinando? qualcuno di quei gabbiani chiassosi è precipitato al suolo vicino a me e sfracellandosi ha schizzato le sue membra ed il suo sangue sul mio impermeabile?

Sono confuso mi guardo intorno, del deserto che solo pochi secondi fa mi avvolgeva non esiste più nulla: i gendarmi mi guardano e parlottano come si stessero chiedendo anche loro, da dove provengano quelle macchie di sangue.

Il richiamo assordante dei gabbiani è solo un acuto ricordo ed anche la pioggia sembra restare sospesa in attesa di capire.

Ora sono in piedi, immobile, paralizzato da mille pensieri e da mille immagini che passano velocissime nella mia testa come rivedendo una vecchia pellicola fotografica in bianco e nero mostrata da un proiettore che la scorre a velocità supersonica; il terrore mi pervade.

Le immagini sono crude, violente, striate di rosso, puzzano di umido e sono accompagnate da una colonna sonora di suoni gutturali e disperati.

Provo a muovermi per liberarmi da quella situazione di stallo ma è come fossi soggiocato a terra da una catena con maglie pesanti ed alla caviglia una tagliola dentata che oltre a bloccare, lacera le carni.

Mi sento toccare la spalla e sobbalzo; la piccola mano di una minuta ragazza soldato mi ha sfiorato destandomi e liberandomi da quel giogo.

In un italiano perfetto ma con una decisa inflessione francese mi chiede se va tutto bene; io ci metto qualche secondo prima di rispondere e sfoderare un sorriso rassicurante: "si, certo, grazie..." .

Saluto garbatamente e mi allontano dalla piazza percorrendo Via Giulia senza alcuna certezza che la mia macchina sia in quella direzione; ogni qualvolta percorro questa strada rimango affascinato dall'arco che la sovrasta e dalla sua rigogliosa edera che pende come un ben studiato addobbo, verso terra.

Tutti coloro, come me innamorati dell'arte e di ciò che trasmette, non possono che perdersi nella bellezza di questo luogo mistico ed al contempo austero, prodotto da geni quali il Bramante e Michelangelo, all'epoca ispirati dalle opere commissionate loro dai Papi.

Il mio passo sostenuto e spaventato rallenta al cospetto di tale magnificienza, che oltre a donare meraviglia, ripristina in me una relativa calma; le immagini vorticose, i colori accesi ed i pensieri nefasti e confusi, sono ormai sbiaditi e mi sento, finalmente, riappropriato del mio corpo e della mia mente.

Rammento dove ho messo la mia 500, Lungotevere dalle parti di Piazzale Flaminio... una bella camminata che mi appresto a fare nel tepore di un tiepido sole che ha preso posto tra nubi nere e minacciose; questi nembi continuano a scaricare finissima pioggia, che rifrangendo la luce crea tanti piccoli arcobaleni a me sconosciuti.

Avvicinandomi al Tevere, nel buio del pomeriggio piovoso, intravedo in lontananza i lampeggianti azzurri di una o più volanti della polizia, parcheggiate probabilmente davanti alla Basilica di San Giovanni dei Fiorentini alla fine di Via Giulia.

Ricordo che pochi mesi prima si sono svolti lì i funerali di Giulio Andreotti ed il mio primo pensiero è che ci sia una commemorazione, ma sopraggiunto difronte alla basilica mi accorgo che da come è stato impedito il flusso delle macchine, allontanati i passanti e dal numero di poliziotti e carabinieri agitati e concitati nelle operazioni ad ognuno assegnate, si dovrebbe trattare di qualcosa ben più grave.

La mia curiosità mi fa dimenticare che mostrare l'impermeabile imbrattato di sangue, possa essere motivo di qualche domanda alla quale non sarei stato in grado di rispondere e mi avvicino ad un gruppetto di vigili ed i soliti ficcanaso, per chiedere notizie.

Uno dei vigili, che a mala pena riusciva  stare dentro alla sua divisa già di taglia spropositatamente grande, ma con una vocina da cantante in falsetto, mi racconta, con dovizia di particolari, che il sacrestano della Basilica era stato assassinato e mutilato orrendamente.

Il mio sangue ha smesso all'istante di scorrere e come fosse trasformato in piccole particelle ghiacciate, ha infuso in me un freddo glaciale che mi ha paralizzato il corpo in un brivido prolungato e convulsivo, tanto da far strabuzzare gli occhi al gigantesco vigile urbano.

Mi scuoto subito per non suscitare in lui sospetti e soprattutto fingo un sorriso rassicurante dicendo "Dio mio dove può arrivare la cattiveria di noi uomini...", ed al contempo mi allontano fingendomi affranto.

Nonostante il mio incedere frettoloso sulle gambe rigide e l'impermeabile sporco di sangue, il solerte ed imponente vigile non si è accorto di nulla di sospetto (e poi sospetto di che?) ed è tornato a far capannello con i colleghi.

Io invece torno a pensare al sangue, alla casualità di quell'omicidio avvenuto proprio lungo la mia strada e mi chiedo ora con più insistenza; perchè oggi ero li?


   

 
 
 
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