Il soffio sul mulino

Il reale, l'irreale.Il mondo visto dall'alto.Come il soffio sul mulino.

 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Luglio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30 31        
 
 

FACEBOOK

 
 

I MIEI LINK PREFERITI

I MIEI BLOG AMICI

CITAZIONI

"Se riesci a passare un pomeriggio assolutamente inutile in modo assolutamente inutile, hai imparato a vivere." Lin Yu-t'ang (1895-1976), scrittore cinese.

"Senza musica, la vita sarebbe un errore.Friedrich Nietzsche (1844-1900), filosofo tedesco.

 

 

PROVA NUMERO 1

Post n°10 pubblicato il 19 Febbraio 2007 da namur48

Prova numero uno

Secondo una prassi già seguita dai Maccabei nella loro rivolta contro gli Ellenisti (167 a.C.), i guerriglieri del movimento rivoluzionario messianico continuarono ad usare gli appellativi per quell’anonimato di cui hanno bisogno tutti i partigiani di questo mondo di proteggere se stessi nella loro latitanza e le proprie famiglie dalle ritorsioni che potrebbero subire dalle polizie nemiche, quali loro parenti.

Come i cinque figli del loro antenato Mattatia (Giovanni, Simone, Giuda, Eleazzaro e Gionata che furono chiamati rispettivamente Gaddi, Tassi, Maccabeo, Auaran e Affus - I Mc. 2- 2), anche i figli di Giuda il Galileo, autonominatisi Boanerghes, cioè figli della vendetta, adottarono dei soprannomi personali oltre a quelli che gli furono attribuiti in forma generica, quali quelli Qanana e Zelota, che rispettivamente significano “rivoluzionario” (il primo in aramaico, il secondo in greco), e quello di “Galileo”, che veniva dato ai guerriglieri del nord perché era in Galilea che si accentrava una forte componente rivoluzionaria, come risulta da antichi documenti aramaici, greci e latini (Novum Testamentum Graece et Latine).

Ritenendo troppo lungo soffermarmi a parlare di tutti e sette i fratelli in questa lettera aperta, tratterò soltanto di quelli che mi sono direttamente coinvolti in quella che sarà la prima prova che porterò per dimostrare la non esistenza storica di Gesù detto il Cristo, cioè Simone che ebbe gli appellativi di Barjona, che in aramaico significa latitante, e Kefas (pietra), che gli fu dato nel significato allegorico di roccia per la sua corporatura muscolosa e massiccia, e Giacomo il Maggiore il cui nome viene associato nei documenti a quello di Boanerghe.

La banda dei Boanerghes (figli della vendetta), operò come tutte le altre bande esseno-zelote, sul territorio palestinese per coinvolgere la popolazione, come era avvenuto nella rivolta del censimento, in quella che doveva essere a rivoluzione finale che, liberando la Palestina dall’occupazione romana, avrebbe rimesso sul trono di Gerusalemme un discendente della stirpe di Davide.

Partendo dalla regione della Golanite, cioè dai confini della Siria, attraverso la Galilea e la Samaria, era in Giudea, con la conquista di Gerusalemme, che doveva concludersi quel programma esseno-zelota che prevedeva la vittoria del bene contro il male, il trionfo definitivo degli angeli della luce, sugli angeli delle tenebre; i primi rappresentati da loro, sostenitori del monoteismo biblico, i secondi raffigurati dai seguaci delle divinità pagane.

I Boanerghes non erano altro che una delle tante bande, di cui ci parlano gli storici contemporanei, che, approfittando del malcontento popolare generato dalle ingiustizie sociali, praticavano il proselitismo di massa aizzando, in nome di una morale comunista, i diseredati contro le classi privilegiate e contro le istituzioni della Stato, e terrorizzando coloro che si rifiutavano di collaborare: "Se queste bande di Galilei non ricevevano quanto chiedevano, incendiavano le case di coloro che si rifiutavano e poi li uccidevano con le famiglie". (Filone).

"Distribuiti in squadre, saccheggiavano le case dei signori che poi uccidevano, e davano alle fiamme i villaggi sì che tutta la Giudea fu piena delle loro gesta efferate". (Giuseppe Flavio- Guerra Giud.).

"In illo tempore", cioè nello stesso periodo messianico, apprendiamo dai Testi Sacri che un’altra squadra percorse la Palestina del tutto uguale a quella dei Boanerghes, sia nei nomo dei componenti che nell’applicazione del programma seguito per conquistare le masse, cioè quel programma che veniva eseguito dagli attivisti nazir esseno-zeloti promettendo alle classi umili l’eredità della terra e la conquista dei cieli se li avessero seguiti nel loro precetti, e terrorizzando coloro che gli si opponevano.

Una combinazione di eventi e di persone che si potrebbe pure attribuire al caso, come qualche credente mi ha fatto osservare, se non ci fossero ulteriori considerazioni che ci confermano che in realtà una delle due deve essere esclusa dalla storia. Quale? Quella formata dai figli di Giuda il Galileo, confermata dai documenti storici, oppure l’altra sostenuta dai Testi Sacri?

Le figure di Simone e Giacomo ci vengono presentate da Giuseppe Flavio che così ci parla di essi: <>. (Giuseppe Flavio -Ant. Giud.-XX, 102 - Classici UTET).

Se il Simone e Giacomo dei quali ci parla la storia risultano essere due figli di Giuda il Galileo crocefissi nel 44 sotto il procuratore Tiberio Alessandro con l’accusa di essere dei rivoluzionari, chi sono il Simone e il Giacomo dei Testi Sacri?

I vangeli ce li presentano come due pescatori che Gesù incontrò mentre passeggiava lungo la riva del lago di Tiberiade mentre gettavano le reti. Seguendo quell’ispirazione divina che si trova alla base di ogni affermazione testamentaria, Gesù si rivolse a loro invitandoli a seguirlo sulla promessa che li avrebbe resi “pescatori di uomini”, ed essi, senza porsi domande, lo seguono per diventare, così, suoi discepoli. (Mt. 4,18).

Dopo essere stato dichiarato “figlio di Giona”, Simone fu prescelto da Gesù come la “pietra” sulla quale egli avrebbe edificato la sua Chiesa: "Beato te, figlio di Giona, gli disse Gesù, tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa". (Mt. 16,17).

Giacomo ricevette da Gesù, l’appellativo di Boanerghe: "Gesù diede a Giacomo l’appellativo di Boanerghe".(Mc. 3,17).

Simone difese Gesù al Getsemani, dove, stando al vangelo, era andato con gli apostoli a pregare, tagliando con un colpo di spada l’orecchio ad una guardia del Tempio di nome Malco: "Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del Sommo Sacerdote e gli tagliò l’orecchio". (Gv. 18,10).

La biografia evangelica di Simone e Giacomo, termina con l’incitamento che Gesù gli rivolge, prima di risalire in cielo, di “andare in tutto il mondo e predicare il vangelo”. (Mc. 16,15).

La figura di Simone la ritroviamo negli Atti degli Apostoli nel ruolo di capo che guida la prima comunità cristiana di Gerusalemme e la istruisce fino a quando non viene catturato insieme a Giacomo per volere di Erode Agrippa (41-44) con l’ordine che vengano entrambi giustiziati. Ma, per un miracolo divino, mentre Giacomo fu ucciso di spada, Simone si salvò perché un angelo lo liberò dalle catene e lo fece fuggire aprendogli la porta della prigione: "In quel tempo il re Erode Agrippa (41-44) cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. Vedendo che questo era gradito ai Giudei, decise di arrestare anche Pietro il quale però non venne ucciso perché mentre era in prigione in attesa dell’esecuzione, un angelo lo liberò dalle catene, gli aprì la porta del carcere e lo fece fuggire". (At.12- 1 e segg.).

È così, con questa fuga dalla prigione, che finisce la biografia di Simone secondo le Sacre Scritture; tutto il resto che riguarda la sua venuta a Roma e la nomina a primo Papa è stato aggiunto dai Padri della Chiesa.

Per ciò che riguarda la sua morte nessun documento testamentario ne parla. Essa è stata costruita nel IV secolo quando la Chiesa lo dichiarò primo Papa per dare il primato a Roma sul cristianesimo. Prima di quella che viene oggi riconosciuta come vera, nella quale ci viene presentato nel coraggio di un Papa eroe che affronta la crocifissione sorridendo dopo aver assistito impavido al supplizio di sua moglie, e nell’umiltà di un discepolo che chiede di essere crocefisso con la testa all’ingiù perché non si ritiene degno di morire nella stessa posizione di Cristo, a Simone furono attribuite altre due morti. In una si diceva che era morto come un pusillanime che era andato al patibolo piangente e tirato con forza, e in un’altra si diceva che era stato crocefisso per volere di Nerone perché in una sfida di magia aveva provocato la morte di Simone il Mago facendolo cadere, con le sue preghiere, dall’alto mentre volava.

Tre morti differenti ma tutte aventi un preciso significato. La prima che gli fu data in relazione al mago Simone, doveva dimostrare la superiorità dello Spirito Santo su ogni forma di magia, la seconda, quella che affronta piangente, doveva confermare il suo carattere pusillanime che lo aveva portato a rinnegare tre volte Gesù, e la terza, quella definitiva che viene sostenuta dalla Chiesa, fu costruita per confermare la forte personalità di colui su cui Cristo aveva costruito la sua Chiesa. Il fatto della testa all’ingiù fu escogitato dai padri della Chiesa per evitare che un secondo crocefisso potesse creare dei problemi nella catechesi cristiana.

Simone e Giacomo di Giuseppe Flavio sono gli stessi dei quali parlano i Testi Sacri?

A chi potrebbe obbiettare che il Simone e il Giacomo riportati da Giuseppe e dai documenti scritti in aramaico e greco (obiezione che sono stati capaci di pormi i più accaniti sostenitori delle verità evangeliche), non sono gli stessi di cui parlano i testi sacri, perché nulla ci vieta di ammettere che possano essere esistite contemporaneamente due coppie di persone che avevano lo stesso nome, noi porteremo ulteriori prove che, tratte dalle falsificazioni che furono operate dai Santi Padri della Chiesa (Ireneo, Epifanio, Girolamo ecc.), elimineranno nella maniera più inconfutabile ogni possibilità di scappatoia anche in coloro che persistono nel più irriducibile irrazionalismo della fede. Esaminiamo gli appellativi che vengono attribuiti a Simone e Giacomo secondo gli antichi documenti:

Barjona: Il Barjona dato al Simone dei Boanerghes, dal significato originario di “latitante”, che ritroviamo trasformato in “figlio di Giona” nei Testi Sacri non è che il risultato di una manipolazione operata sulla parola nella traduzione dall’aramaico in greco. Sapendo che in aramaico “bar” significa figlio, i Padri della Chiesa ricavarono “figlio di Giona” separando “bar” da “Jona” con l’accortezza di scrivere bar in lettera minuscola come un nome comune e Jona in lettera maiuscola per farlo diventare nome proprio di persona: Simone Barjiona = Simone bar Jona = Simone figlio di Jona. (Da Novum Testamentum Graece et Latine pag. 54, 17).

Che questa trasformazione sia una il risultato di una voluta falsificazione e non di un errore di traduzione ci viene confermato da tre motivi:

a) La parola aramaica “bar”, non può trovare nessuna giustificazione in una traduzione scritta tutta in greco se non in un’intenzionalità tesa al raggiungimento di uno scopo.

b) Il nome proprio Jona, non esistendo in aramaico, esclude ogni possibilità di attribuire una figliolanza a qualcuno che non può avere questo nome.

c) La parola in “bar”, nel significato di figlio, si trova sul testo greco soltanto davanti a “Giona” mentre in tutti gli altri casi viene giustamente tradotta con “fios”.

Praticamente, in un testo scritto tutto in greco, i traduttori (falsari) hanno inserito questa parola aramica bar che, guarda caso, sparisce poi nella versione latina dove “bar Jona” viene tradotto con “filius Jonae”. Tutto questo perché il Simone Barjona latitante in aramaico, passando per Simone bar Jona nella traduzione greca, perdendo ogni traccia del rivoluzionario, possa divenire il pescatore di anime “Simon filius Jonae” dei vangeli canonici. E come per Simone, altrettanto furono operate negli altri componenti la banda dei Boanerghes quelle manipolazioni necessarie perché gli appellativi rivoluzionari assumessero un significato pacifico, come Qananite, che in Aramaico significa rivoluzionario, che fu trasformato in Cananeo, cioè oriundo della città di Cana, e Galileo in abitante della regione della Galilea.

Kefas: L’appellativo Kefas (cefa), che nel significato di “pietra” fu dato a Simone per la sua massiccia corporatura, fu trasformato dai falsari in quel nome proprio di “Petrus” che, in senso traslato, sarà usato per indicare in lui la “pietra” su cui Gesù edificherà la sua Chiesa. "Beato te, Simone, figlio di Giona... tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa" (Mt. 16- 17 e segg.). Frase che se fosse stata espressa nel significato originale, avrebbe suonato: "Beato te, Simone, latitante, perché sarà su di te, forte come una roccia, che io edificherò la mia rivoluzione", quella rivoluzione che gli Asmonei, seguendo il programma esseno-zelota, stavano preparando contro i Romani per la liberazione della Palestina.

Boanerghe e Zelota: Questi due appellativi dati a Giacomo quale combattente Jahvista appartenente alla banda dei Boanerghes, confermati come sono dagli stessi vangeli canonici non hanno bisogno di ulteriori documentazioni e commenti per quanto la Chiesa cerchi di cambiarne il vero significato rivoluzionario dicendo che Zelota fu dato a Giacomo nel significa di “zelante nell’amore per Cristo” e Boanerghe perché era sua abitudine di parlare a voce alta come un tuono.

Ma per quanto i falsari abbiano cercato di far sparire ogni traccia rivoluzionaria nella trasformazione dei Bohenerges in pacifici discepoli di Gesù, tanti sono i passi rimasti nei vangeli che testimoniano la loro originale natura estremista, quale quello citato da Luca che “nell’autorizzazione che i discepoli chiedono a Gesù di incendiare un villaggio samaritano perché si era rifiutato di concedergli asilo (Lc. 9,51 e segg.) ci riporta a quanto gli storici del tempo scrissero di queste squadre estremiste esseno-zelote: "Se queste bande di Galilei non ricevevano quanto chiedevano, incendiavano le case di coloro che si rifiutavano e poi li uccidevano con le famiglie". (Filone).

"Distribuiti in squadre, saccheggiavano le case dei signori che poi uccidevano, e davano alle fiamme i villaggi si che tutta la Giudea fu piena delle loro gesta efferate". (Giuseppe Flavio- Guerra Giud.).

Alla domanda di come sia possibile che nei vangeli si trovino passi che possano testimoniare la vera natura zelota nella squadra di Gesù quando la Chiesa avrebbe avuto tutto l’interesse di nasconderli, la risposta la troviamo nel fatto che i quattro vangeli canonici, scritti tutti nella seconda metà del II secolo, furono totalmente ricopiati dal vangelo che i Battisti scrissero, nella seconda metà del I secolo, per costruire in Giovanni Battista la figura del predicatore spirituale e del rivoluzionario zelota secondo i canoni del movimento esseno-zelota che volevano un Messia dalla duplice figura, la figura del predicatore spirituale e la figura del guerriero davidico. Ma questo fa parte di un capitolo che sarà trattato a parte.

Dimostrato così che il Simone e il Giacomo dei Testi Sacri non sono altro che due figure immaginarie ricavate dal Simone e Giacomo che Flavio Giuseppe ci presenta come figli di Giuda il Galileo, tutto ciò che la Chiesa sostiene su di essi crolla miseramente. Come si può ancora credere che il Simone Pietro, figlio di Giona, sia potuto andare a Roma nel 62 ed esservi eletto primo Papa se è stato crocifisso nel 44 sotto Alessandro Tiberio con l’accusa di rivoluzionario? Come si può pretendere che tutta la storia della Chiesa possa reggersi ancora su una favoletta, quella favoletta dell’angelo che liberò Simone dalle catene?

 
 
 

GESU' NON E' MAI ESISTITO?

Post n°9 pubblicato il 19 Febbraio 2007 da namur48

E se fosse davvero tutto vero? E se Gesù non fosse mai esistito? Bhe  ci sarebbero da rivedere gli ultimi 2000 anni di storia, guerre , crociate, inquisizione. Converrebbe a qualcuno avviare un tale processo di revisione?

 Ecco perchè Gesù non esiste: la teoria di Cascioli

I partigiani di Aristobulo II furono sconfitti, Gerusalemme occupata, i legionari entrarono nel Tempio con conseguente profanazione del Sancta Sanctorum che generò in tutti gli ebrei un odio feroce contro i romani. Pompeo, riconfermato Ircano II al trono di Gerusalemme, ma sotto la sorveglianza di un controllore di sua fiducia nella persona di un certo Antipatro, nella certezza di aver ristabilito in maniera definitiva l’ordine, partì per Roma lasciando una sola legione a Gerusalemme. Alla morte di Aristobulo II, i suoi successori riprendono la lotta armata contro Ircano II.

È in questa rivendicazione che appare la figura di un certo Ezechia nella parte di capo del movimento armato contro Ircano II e i romani suoi sostenitori. (vedi Favola di Cristo pag. 87). Gabinio, proconsole di Siria (55-57 a.C.) intervenne con le legioni e dopo duri scontri riuscì a riportare l’ordine. Giulio Cesare, succeduto a Pompeo, riconfermò Ircano II al trono di Gerusalemme ma con sempre accanto Antipatro nella sua carica di controllore (47 a.C.). Antipatro ha un figlio di nome Erode il quale, per realizzare l’ambizione di prendere lui il posto degli Asmonei sul trono di Gerusalemme, si schiera al fianco dei Romani nella lotta di repressione contro i rivoltosi di Ezechia. Morto Ezechia in uno scontro armato contro una pattuglia comandata dallo stesso Erode (44 a.C.), il suo posto di pretendente al trono di Gerusalemme viene preso da suo figlio Giuda, detto il Galileo nel significato che aveva questo appellativo di “rivoluzionario” perché era in Galilea che si trovava la più importante organizzazione rivoluzionaria. Ircano II, intanto, venne fatto prigioniero nella guerra che la Palestina stava conducendo contro i Parti.

Approfittando della cattura di Aristobulo II, Erode s’istallò sul trono di Gerusalemme facendosi eleggere dai Romani re della Palestina. (-40). Rientrato Ircano II dalla prigionia, Erode fece uccidere lui e tutti i suoi discendenti degli Asmonei che avrebbero potuto contestargli il regno, compresa sua moglie... e i due figli che aveva avuto da lei. È da questi eccidi che fu costruita quella strage degli innocenti riportata dai vangeli, che in realtà non è mai esistita.

Erode muore nel 4 a.C. lasciando una successione complicata tra i suoi quattro figli. Alla morte di Erode, Giuda il Galileo, figlio di Ezechia, quale Asmoneo pretendente al trono di Gerusalemme, con un esercito formato da esseno-zeloti, attacca la legione romana di stanza a Gerusalemme generando una vera e propria guerra che termina dopo ben tre interventi da parte di Quintilio Varo, proconsole in Siria. La repressione da parte dei romani è feroce; la crocifissione di duemila rivoltosi genera un aumento di odio verso i Romani da parte degli ebrei.

Cesare Augusto, subentrato a Giulio Cesare, per rendere più controllabile la Palestina la divide in quattro tetrarchie affidandone ciascuna ad uno dei quattro figli di Erode. La più importante, quella della Giudea con capitale Gerusalemme, l’affida ad Archelao quale primogenito. Questa conferma da parte di Roma a mantenere i discendenti di Erode al comando della Palestina, genera nuove rivolte da parte dei rivoltosi guidati da Giuda il Galileo.

Cesare Augusto, stanco dei continui disordini causati da tutte queste lotte di successione, decide di occupare militarmente la Palestina passandola da protettorato, quale era, a provincia dell’Impero Romano e toglie dal trono di Gerusalemme ogni pretendente di razza ebraica per sostituirlo con un procuratore romano a cui accorda ogni autorità, compresa quella di emettere condanne a morte (6 d.C.).

Come conseguenza del passaggio da protettorato a provincia, la Palestina viene sottoposta ad un censimento a fini fiscali che genera un fermento generale del quale ne approfitta Giuda il Galileo per organizzare un’ulteriore rivoluzione contro i romani, rivoluzione alla quale partecipa tutto il mondo ebraico di religione biblica in una maniera particolarmente sentita perché oltre al sentimento di ribellione contro l’imposizione delle tasse che sarebbe derivata dal censimento, esso vedeva nella sostituzione di Archelao con un procuratore romano al trono di Gerusalemme quell’avvenimento che avrebbe annunciato l’imminente avvento del Messia secondo quanto aveva predetto il profeta Giacobbe: "Il tempo dell’attesa si compirà quando lo scettro di Davide passerà nelle mani di uno straniero".

La partecipazione del popolo fu così massiccia e sentita da trasformare la rivolta in una vera e propria guerra che durò oltre due anni mettendo spesso in difficoltà le legioni romane venute dalla Siria. Morto Giuda il Galileo in questa guerra, il suo posto nelle rivendicazioni al trono di Gerusalemme fu preso dal primogenito Giovanni e dagli altri suoi sei figli Simone, Giacomo il Maggiore, Giuda (non l’Iscariote), Giacomo il Minore, Giuseppe e, l’ultimo, Menahem, che morirà nella guerra giudaica del 66-70 dopo essere stato acclamato dagli esseno-zeloti, durante l’assedio di Gerusalemme da parte delle legioni romane, re dei Giudei.

 Fatta questa breve ricapitolazione per far comprendere quale importanza ebbero i discendenti della casta degli Asmonei nelle rivoluzioni messianiche, passiamo ora ad analizzare, attraverso una documentazione storica, questa squadra di combattenti Jahvisti, formata dai figli di Giuda il Galileo, per trarre da essa quelle che sono le prime due prove della non esistenza storica di Gesù Cristo.

Luigi Cascioli

 

 
 
 

AMERICAN HUMOR

Post n°8 pubblicato il 18 Febbraio 2007 da namur48
Foto di namur48

We take you now to the Oval Office...
President George W. Bush: Condi! Nice to see you. What’s happening? National Security Advisor Condoleeza Rice: Sir, I have the report here about the new leader of China.
Bush: Great. Lay it on me.
Rice: Hu is the new leader of China.
Bush: That’s what I want to know.
Rice: That’s what I’m telling you.
Bush: That’s what I’m asking you. Who is the new leader of China?
Rice: Yes.
Bush: I mean the fellow’s name.
Rice: Hu.
Bush: The guy in China.
Rice: Hu.
Bush: The new leader of China.
Rice: Hu.
Bush: The Chinaman!
Rice: Hu is leading China.
Bush: Now whaddya asking me for?
Rice: I’m telling you Hu is leading China.
Bush: Well, I’m asking you. Who is leading China?
Rice: That’s the man’s name.
Bush: That’s who’s name?
Rice: Yes.
Bush: Will you or will you not tell me the name of the new leader of China?
Rice: Yes, sir.
Bush: Yassir? Yassir Arafat is in China? I thought he was in the Middle
East.
Rice: That’s correct.
Bush: Then who is in China?
Rice: Yes, sir.
Bush: Yassir is in China?
Rice: No, sir.
Bush: Then who is?
Rice: Yes, sir.
Bush: Yassir?
Rice: No, sir.
Bush: Look, Rice. I need to know the name of the new leader of China. Get
me the Secretary General of the U.N. on the phone.
Rice: Kofi?
Bush: No, thanks.
Rice: You want Kofi?
Bush: No.
Rice: You don’t want Kofi.
Bush: No. But now that you mention it, I could use a glass of milk. And
then get me the U.N.
Rice: Yes, sir.
Bush: Not Yassir! The guy at the U.N.
Rice: Kofi?
Bush: Milk! Will you please make the call?
Rice: And call who?
Bush: Who is the guy at the U.N?
Rice: Hu is the guy in China.
Bush: Will you stay out of China?!
Rice: Yes, sir.
Bush: And stay out of the Middle East! Just get me the guy at the U.N.
Rice: Kofi.
Bush: All right! With cream and two sugars. Now get on the phone.
(Rice picks up the phone.)
Rice: Rice, here.
Bush: Rice? Good idea. And a couple of egg rolls, too. Maybe we should send some to the guy in China. And the Middle East. Can you get Chinese food in the Middle East?

 
 
 

IL VIAGGIO DELLA VITA pt 1

Post n°5 pubblicato il 18 Febbraio 2007 da namur48
Foto di namur48

Percorrendo questo viaggio che è la vita, e la vita è un viaggio, a volte uno scambia il turismo con i viaggi.

Il turismo è una cosa che si fa ovunque è vero! Uno può andare di qua, o puà andare di la. Il viaggio è qualcosa di mirato: fare un tour, andare in giro. Esiste una grossa differenza tra un viaggio e fare qualche cosa che attiene al turismo. Per chi fa il turista, non è che non capisce,ma un luogo vale un altro; si deve solo eccitare. Visitando le piramidi in Egitto, i turisti stanno così, con i panini in mano, con i lecca lecca, stanno facendo i turisti, con i cappellini, vestiti tutti uguali, tutti uguali con lo zaino sulle spalle, vanno a vedere che cosa? Non si sa , non vado a vedere niente,  potevo stare la, ma potevo anche stare in un altro posto, sono turista, e il turista sta in vacanza! Se uno invece va a vedere le piramidi perché viaggia, perché va a fare un viaggio, in qualche modo va a cercare qualche cosa che è per se, va a cercare qualche cosa da mettere dentro, che ha perso, e questo è il viaggio. Quando noi viaggiamo cerchiamo sempre qualche cosa che abbiamo perso e che dobbiamo mettere dentro. Infatti non è un caso che chi fa un viaggio si arricchisce, e chi va a fare turismo se ne torna tale e quale, magari stanco: è cosi? Molti fanno turismo, io vi auguro di essere dei viaggiatori sia quando andate in Turchia, sia quando state fermi, perché la cosa interessante è che si può viaggiare anche da fermi. Ci sono esempi di geniacci che hanno fatto delle cose mirabili stando fermi. Sono andati in luoghi che il nostro Giulio Verne ha descritto senza mai averli visti e che sono proprio così. Probabilmente è uno che stando fermo riusciva a viaggiare con altri mezzi, era uno che era capace di entrare profondamente dentro di se, perché noi abbiamo tutto dentro, solo che spesso abbiamo bisogno di cercarlo sperando di attivare quello che c’è dentro. Il tornare a questo dentro è un concetto importante, direi che è centrale per l’evoluzione di un essere umano. Noi teniamo tutto dentro, e solo è che purtroppo riteniamo che dentro non l’abbiamo perché lo abbiamo disattivato probabilmente, e ci sono dei motivi, non lunghi da spiegare, anche molto banali legati a come è trascorsa la nostra prima infanzia soprattutto, ma sicuramente dentro noi abbiamo vissuto l’Eden abbiamo vissuto tutto, teniamo tutto lì, quello che abbiamo vissuto in 9 mesi di vita uterina e lì tutto. Il punto è che noi perdiamo non solo i pezzi ma il contatto totale con questa nostra vita interiore, però non ce ne accorgiamo, perché di fatto la vita viene vissuta in una sorta di dimensione quasi onirica. Witacher parlava di ipnosi, qualcun altro parla di addormentamento. Noi viviamo tutti un po’ ipnotizzati, addormentati, perché probabilmente questo dolore della nascita per la perdita è troppo grande. Un dolore che se un essere umano riesce ad attraversare e quindi a trascendere probabilmente riesce ad assicurarsi l’EDEN.

 
 
 

ED E' CARNEVALE

Post n°4 pubblicato il 18 Febbraio 2007 da namur48
Foto di namur48

Tutt'altro clima dall'altra parte del mondo. E' carnevale!!!

E come al solito il carnevale più caldo del mondo si tiene in Brasile, dove ballerini e ballerine si scatenano al ritmo di samba, bossanova e forrò.

Spettacolare!!!

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: namur48
Data di creazione: 17/02/2007
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

ULTIME VISITE AL BLOG

adoro_il_kenyatoga_1971recoil80ipostasideltemponamur48blackmamba78
 

ULTIMI COMMENTI

CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

INFORMAZIONI

Info su " ADRIANA CALCANHOTTO ":

ADRIANA CALCANHOTTO Intrigante sperimentatrice della parola, Adriana Calcanhotto (Porto Alegre 1965) debutta discograficamente nel 1990 con “Enguiço” guadagnandosi il Premio Sharp come miglior eesordio femminile. Figlia dell'ideologia post-punk utilizza fin dagli inizi un linguaggio da contestatrice acustica innamorata della poesia. Seguendo le orme di Maria Bethania, la Calcanhotto, con voce degna di una Suzanne Vega tropicale, ha saputo riportare nel pop da classifica la densità del lessico poetico brasiliano, della sperimentazione verbale tropicalista di Waly Salomao e Caetano Veloso (“A Fabrica Do Poema”, “Maritmo”). Con la sua arguzia e l'elegante gioco di citazioni colte, la sua canzone ha saputo trasformarsi nella pappa reale della canzone brasiliana d'autore degli anni Novanta, giustamente molto frequentata dalle grandi interpreti femminili, a cominciare dalla grande Bethania (“Ambar”, “A Força que nunca seca”, “Maricotinha”). Il suo penultimo lavoro, “Cantada” (2002), miscela sapientemente elementi di elettronica e violoncello, accordeon, chitarra portoghese, percussioni, la poesia di antonio Cicero e Drummond de Andrade, la complicità di Moreno Veloso, Daniel Jobim, los Hermanos…un piccolo miracolo.


 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963