Creato da laura_pirani il 21/04/2009

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La fortuna non esiste

Post n°51 pubblicato il 24 Maggio 2010 da laura_pirani
 

More about La fortuna non esiste Uno degli insegnamenti del coaching è quella di ispirarsi a dei modelli: osservare come ha agito chi ha già raggiunto un obiettivo che ci siamo prefissi. Il cambiamento è un tema di grande attualità negli ultimi tempi. Non solo Obama, ne ha fatto il suo slogan - Yes We Can: noi possiamo farcela - ma la crisi ha imposto a tutti noi di risvegliarci dal torpore di una vita costruita forse su dei valori che nel tempo hanno dimostrato tutta la loro fragilità.. Ce li siamo fatti andar bene, forse perchè non ci proponevano altri modelli, ci facevano vedere solo la parte bella.. Sono tanti i racconti che mi hanno colpito, di questo libro. Sono storie vere che Mario Calabresi racconta nel suo viaggio dal 2007 al 2009, come corrispondente di Repubblica, negli Stati Uniti, durante la campagna presidenziale di Obama, riportandoci la vera atmosfera che la crisi economica ha determinato. La lettura impone un ritmo più intimo, riflessivo, silenzioso, diverso da un ascolto più frettoloso, rumoroso, distratto di un telegiornale. Quello che voglio dire è che in questo libro si respira l'aria pesante che l'America ha respirato e che forse, come me, molto persone non hanno ben compreso da un servizio televisivo.  Due sono i capitoli che mi hanno più coinvolta: i licenziamenti alla General Motors e quelli a seguito della bancarotta della più importante società finanziaria americana. Nel primo caso, lo stabilimento americano fu chiuso, dopo che la maggior parte della produzione fu trasferita in Messico, approfittando delle limitazioni doganali fissate dall’accordo di libero scambio tra Stati Uniti, Messico e Canada. Il Governo americano ha provveduto sovvenzionando i disoccupati che ritornano sui banchi di scuola: la formazione come punto da cui ripartire.  A queste persone viene detto che non devono farsi illusioni, che rientreranno nel mercato del lavoro dal basso, che guadagneranno meno, ma che la maturità e l’esperienza li porterà a risalire più in fretta. Secondo uno studio condotto sugli ex operai dello stabilimento Ford, che chiuse 10 anni fa, è emerso che, nel lungo periodo, chi è tornato a studiare per almeno 2 anni ha ora posizioni migliori e stipendi più alti, rispetto a chi ha frequentato corsi di pochi mesi e scelsero di cercarsi subito un altro lavoro. Scelta legittima, ma spesso le gratificazioni immediate sono poi problemi a lungo termine. Un cambiamento profondo, ha bisogno di tempo e si deve agire con una prospettiva a lungo termine: chiedetevi dove volete essere fra 5 anni e capirete cosa intendo. Mi sembra che darsi valore, anche quando il mercato del lavoro ti ha messo da parte, sia un gran messaggio! Noi valiamo sempre e comunque, indipendente dal nostro stipendio, tutto dipende da noi e da dove decidiamo di essere fra 5 anni. E’  sempre dal basso, che si punta in alto! L’autore del libro sottolinea come queste persone abbiamo perso, con il lavoro, uno status sociale che avevano maturato in tre generazioni (i padri dei loro padri lavoravano alla General Motors), ma nessuno di loro che abbia detto che fosse un bel lavoro.

Se qui abbiamo degli operi di provincia, stessa sorte è toccata ai dipendenti di Wall Street che si sono visti licenziare dall’oggi al domani, increduli che un colosso finanziario potesse crollare così. A raccontare questa storia, nel libro è un vice presidente da oltre 750 mila euro all’anno e dice:

Forse era giusto così, per ricordare a Wall Street che la furbizia non vince sempre, che non si può pretendere di vendere qualunque cosa solo perché si è capaci di impacchettarla bene. Forse è un atto catartico, forse può servire a ripartire più sani.

E’ significativo che da due ex-dipendenti di Wall Street nasce GreenSoul Shoe : sandali fatti a mano, in Cambogia, con pneumatici e camere d’aria; ogni sandalo venduto, uno verrà regalato ai bambini dell’Asia che vivono scalzi.

Un libro pieno di messaggi profondi, come profondo e intenso è il periodo storico che stiamo vivendo.  Yes We Can: sì noi possiamo farcela, a discapito di tutto, perché siamo noi che facciamo la differenza, il modo in cui reagiamo alle sfide. Possiamo scegliere ogni giorno di essere tristi e sentirci tristi o di essere felice ed esserlo per davvero. A dire queste parole è Tammy Duckworth una pilota dell’esercito americano, che perse le gambe il giorno in cui il suo aereo fu abbattuto in Iraq, il 12 novembre 2004. Ogni capitolo è denso di storia ed ogni persona merita di essere citata, come esempi di forza e di tenacia, a ricordarci che la fortuna non esiste, non siamo in balia del destino. Siamo noi il destino.

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Commenti al Post:
mooninaroom
mooninaroom il 09/06/10 alle 14:30 via WEB
bello anche questo post.., non conosco il libro ma l'argomento mi ha sempre affascinato! ti faccio una domanda, te sei davvero convinta che il destino lo creiamo solo noi singoli?
 
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