Creato da eccentricanellamente il 18/10/2007

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Post N° 14

Post n°14 pubblicato il 15 Dicembre 2007 da eccentricanellamente
 

Tiroidite

La tiroidite è un'infiammazione della tiroide.

Vi sono diverse forme, tra cui:

Le tiroiditi acute sono in genere causate da batteri; quelle subacute sono virali o post-virali. La tiroidite lignea (di Riedel) è rarissima. La tiroidite cronica linfocitaria (o di Hashimoto) è invece molto frequente, ha carattere autoimmunitario, è molto spesso completamente asintomatica, e può essere associata ad altre patologie autoimmuni.

 
 
 

Post N° 13

Post n°13 pubblicato il 27 Novembre 2007 da eccentricanellamente
 

Pubalgia

La pubalgia è una mioentesite che colpisce i punti di inserzione sull'osso pubico di diversi muscoli: adduttori, pettineo, piramidale, retti addominali, obliqui addominali, trasversi addominali. Viene provocata generalmente da un carico eccessivo nel corso dell'attività sportiva; colpisce soprattutto i calciatori.

Se si generalizza il termine, intendendo come pubalgia una qualunque sindrome dolorosa interessante la regione addomino-pubo-crurale, secondo Jarvinen è possibile identificare ben 72 cause di pubalgia (La pubalgia nel calciatore, F. Benazzo, F. Cuzzocrea, F. Mosconi, G. Zanon), non solo patologie tendinee, muscolari, ossee o articolari, ma anche patologie infettive, tumorali, borsiti, intrappolamenti nevosi ecc.

Per chi pratica la corsa, secondo la teoria, la pubalgia viene spesso provocata dal sovraccarico nei punti di inserzione degli adduttori, dovuto a:

a) attività su fondo irregolare

b) scarpe inadeguate

c) scarso equilibrio fra la muscolatura degli arti inferiori e quella addominale (condizione possibile in chi corre)

d) infortuni precedenti non ben recuperati

e) incremento quantitativo (o qualitativo) troppo rapido dei carichi d'allenamento.

In pratica la nostra statistica rileva che la pubalgia è un infortunio piuttosto raro al di fuori dei seguenti casi:

  • abbinamento corsa-calcio (soprattutto calcetto; incidenza: 45% dei casi di pubalgia)

  • sovrappeso in relazione alla distanza abitualmente percorsa (il runner non rispetta la distanza massima consigliata dal suo rapporto peso/altezza; incidenza: 30% dei casi di pubalgia)

  • allenamenti collinari frequenti con ritmi eccessivi in discesa (incidenza: 15% dei casi di pubalgia).

Il dolore colpisce la zona dell'inguine per estendersi alle zone circostanti e può portare all'interruzione dell'allenamento o della gara. Questa patologia può consentire comunque la prosecuzione dell'attività; è questo l'errore più grave che si può commettere. È necessario invece un periodo di stop di 20 gg. che serve (oltre a identificare la causa del problema e predisporsi a eliminarla alla ripresa) a risolvere i casi meno gravi e a evitare il degenerare della patologia verso quadri dove si rischia di avere problemi anche a camminare. Se il problema persiste dopo il periodo di stop, l'ortopedico con l'esame obbiettivo riscontra un forte dolore a livello inguinale alla pressopalpazione. Anche alcuni movimenti specifici degli adduttori provocano dolore. Il medico deve tenere conto del fatto che altre patologie possono presentare sintomi simili a quelli della pubalgia (ernie inguinali, patologie urologiche o ginecologiche, intrappolamenti nervosi) ed eventualmente valutare la possibilità di esami non ortopedici (erniografia, test della lidocaina ecc.). La radiografia (scintigrafia, risonanza o Tac) consente di individuare eventuali lesioni a livello dell'osso pubico, mentre l'ecografia rileva problemi alle strutture m

In genere l'inefficacia del periodo di stop dà al medico le giuste indicazioni per comporre il cocktail di terapie di aggressione della pubalgia. Si deve precisare che la terapia conservativa è quella che dà i migliori risultati (stretching, potenziamento muscolare ecc.), anche se non è facile trovare abili riabilitatori che sappiano indicare il programma di cinesiterapia corretto.

L'efficacia di terapie fisiche quali litotritore, correnti laser, ipertermia non è scientificamente né statisticamente provata. In casi particolari e generalmente più gravi si può ricorrere all'intervento chirurgico.

iotendinee.

 

 

 

 

 

 
 
 

Post N° 12

Post n°12 pubblicato il 18 Novembre 2007 da eccentricanellamente
 

Gammapatìe monoclonali




Condizione caratterizzata dalla presenza nel siero e/o nelle urine di una
immunoglobulina monoclonale, detta anche "componente monoclonale" (CM), prodotta da elementi neoplastici appartenenti al compartimento linfoide e plasmacellulare derivati tutti da un unico precursore e quindi formanti un medesimo clone. Una CM può essere indice di svariate condizioni, che possono essere raggruppate in 4 categorie generali: 1) pazienti con malattia proliferativa di derivazione dai linfociti B (mieloma multiplo, macroglobulinemia di Waldenström, linfoma non-Hodgkin, leucemia linfatica cronica, malattia delle catene pesanti; 2) pazienti con manifestazioni cliniche dovute agli effetti sistemici di CM patogene (anemie emolitiche da agglutinine fredde, crioglobulinemie, amiloidosi); 3) immunodeficienze primitive e secondarie correlate all'invecchiamento del sistema immunitario; 4) soggetti con gammapatia monoclonale benigna, o gammapatia monoclonale di incerto significato (in inglese, MGUS: monoclonal gammopathies of uncertain significance). Le forme progressive richiedono, presto o tardi, un trattamento, mentre quelle stazionarie non devono essere trattate. Attualmente non è disponibile un test affidabile che permetta di distinguere precocemente le forme maligne da quelle benigne: solo con un periodo di follow-up di circa quattro anni è possibile discriminarle. Al riscontro, spesso occasionale, di un picco monoclonale nella zona gamma del tracciato elettroforetico, vanno fatti seguire esami volti alla precisazione della natura di tale reperto: immunofissazione, tipizzazione e dosaggio della CM nel siero e nelle urine (proteinuria di Bence Jones), valutazione degli eventuali danni d'organo (reni, fegato e ossa) presenti, biopsia osteomidollare da puntato sternale o dalla cresta iliaca. La diagnosi di una forma maligna, di cui il prototipo è il mieloma multiplo, non impone necessariamente il trattamento: questo va riservato alle forme maligne sintomatiche (per sindrome da iperviscosità, anemia emolitica, crioglobulinemia, neuropatie ecc.), con particolare riguardo all'amiloidosi, per la quale è richiesto un intervento terapeutico il più precoce possibile (con alchilanti). I pazienti devono essere seguiti indefinitamente per evitare che le manifestazioni della malattia, soprattutto le lesioni scheletriche e quelle renali, progrediscano a uno stadio irreversibile senza essere trattate.

 
 
 

Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 05 Novembre 2007 da eccentricanellamente
 

Fenomeno di Raynaud

Il Fenomeno di Raynaud consiste in un vasospasmo eccessivo per uno stimolo fisiologico di vasocostrizione per stimoli simpatici (emozione, spavento) o passaggio da ambienti caldi a freddi.

Mani che presentano il Fenomeno di Raynaud 
Mani che presentano il Fenomeno di Raynaud

Caratteristiche

Il fenomeno di Raynaud si verifica soprattutto in quei distretti a maggior dispersione calorica e minore rischiesta metabolica (più sacrificabili) cioè le dita. La prima fase è quella caratterizzata da insensibilità ma non dolore ed è la fase ischemica con riduzione del flusso di sangue nelle singole arteriole segmentarie; la seconda fase cioè la fase della stasi venosa è caratterizzata da cianosi, formicolio, dolore. A volte quando tutto si risolve c'è la fase di iperemia reattiva. Il fenomeno di Raynaud è idiopatico o secondario ad altre malattie come appunto la Sclerodermia, Lupus eritematoso sistemico, Sindrome di Sjogren, malattie ematologiche che alterano la viscosità del sangue, Dermatomiosite, connettiviti in genere, iatrogeno a uso di farmaci quali beta bloccanti. Può insorgere inoltre anche come secondario ad attività lavorative peculiari (ad esempio esposizione prolungata delle mani a composti plastici, pvc o ad uso prolungato di arnesi ad alto impatto vibratorio come martelli pneumatici) o come manifestazione paraneoplastica.

Diagnosi

Si ottiene mediante videocapillaroscopia l'esame che permette di distinguere il fenomeno di Raynauld idiopatico dal secondario a Sclerodermia. La videocapillaroscopia del paziente sclerodermico è alterata: anse capillari ridotte in numero, zone avascolari, anse capillari giganti, tortuose,quasi aneurismatiche detti megacapillari che sono a volte soggetti a microemorragie. Diagnosi clinica è effettuabile mediante immersione delle mani del paziente in una bacinella di acqua fredda (si rileva un ischemia delle dita, seguita a volte da cianosi e da una fase terminale di iperperfusione) o da una manovra compressiva effettuata sulle mani del paziente (giunte a preghiera) dall'esaminatore (segni evocabili in maniera più sfumata rispetto al precedente).

Trattamento
Le informazioni qui riportate hanno solo un fine illustrativo: non sono riferibili né a prescrizioni né a consigli medici - 

Alleviano i sintomi legati al fenomeno di Raynaud creme a base di Nitroglicerina. Risultano efficaci Calcio antagonisti che d'altra parte provocano effetti collaterali come palpitazioni. Trovano impiego anche l'uso di vasodilatatori generici e soprattutto la prevenzione intesa come limitare l'esposizone delle estremità al freddo, uso di guanti o calze.

 
 
 

Post N° 10

Post n°10 pubblicato il 04 Novembre 2007 da eccentricanellamente
 

Sindrome di Sjogren

Definizione 

La Sindrome di Sjögren è una malattia autoimmune sistemica coinvolgente le ghiandole esocrine, caratterizzata da un infiltrato linfoplasmocellulare che conduce alla perdita progressiva della funzionalità ghiandolare.

Classificazione

  1. PRIMARIA: coinvolgimento delle ghiandole esocrine con o senza interessamento sistemico;

  2. SECONDARIA: associazione con altre malattie autoimmini (Artrite Reumatoide, LES, Sclerodermia, Vasculiti, Connettiviti...)

Epidemiologia

La prevalenza della Sindrome di Sjögren nella popolazione generale non è stata ancora precisamente valutata: si ritiene che la forma primitiva si  presenti con una percentuale dello 0.3-1.5%. Nella popolazione geriatrica è stata stimata una prevalenza del 3% (1). La malattia si manifesta più frequentemente in donne di età compresa tra i 40 e 50 anni (rapporto femmine: maschi di 9:1).

Manifestazioni cliniche

Le manifestazioni cliniche all’esordio possono essere aspecifiche e comparire molti anni prima della diagnosi definitiva.

 

 

 

%

 

1-Secchezza oculare soggettiva

 

47

 

2-Soggettiva secchezza delle fauci

 

42.5

 

3-Artralgie/ artriti

 

28

 

4-Tumor parotideo

 

24

 

5-Fenomeno di Raynaud

 

21

 

6-Febbre/ astenia

 

10

 

7-Dispareunia

 

5

 

8-Interessamento polmonare

 

10,5

 

9-Interessamento renale

 

1.5

 

 

 
 
 

Post N° 9

Post n°9 pubblicato il 03 Novembre 2007 da eccentricanellamente
 

Piede piatto 

Il piede piatto è una deviazione o atteggiamento del piede.

Il calcagno assume un atteggiamento in valgismo, l'avampiede è abdotto, l'articolazione sottoastragalica è sublussata e medializzata.

La definizione di piattismo è dovuta al tipo ed alla forma d'impronta che il piede lascia sul terreno. Con un apposito podogramma a seguito di un esame baropodometrico, si rileva sotto forma cartacea, l'impronta e si analizza definendo il piede piatto un piede che ha una superficie d'appoggio dell'istmo maggiore ad 1/3 della superficie d'appoggio del tallone anteriore.

 
 
 

Post N° 8

Post n°8 pubblicato il 01 Novembre 2007 da eccentricanellamente
 

Ernia inguinale

L’ernia inguinale non dà in genere grossi problemi: chi ne soffre si lamenta di un senso di peso, un fastidio continuo che qualche volta si accentua con lo sforzo - fino a una possibile sensazione dolorosa - e che ovviamente si fa più marcato man mano che l’ernia aumenta di volume.

Il quadro clinico è conosciuto anche ai non esperti ed è caratterizzato da:

  • sensazione di fastidio o di peso all’inguine (molto più raro è il dolore);
  • tumefazione nella regione inguinale, all’inizio più evidente quando si è in piedi o aumenta la pressione nell’addome (per esempio, durante la defecazione).

Cause

Come per tutte le ernie, le cause dell’ernia inguinale sono:

  • una particolare debolezza della parete addominale, che può essere congenita, presente fin dalla nascita, o acquisita, dovuta cioè all’età avanzata o ad altri motivi, per esempio un marcato dimagramento;
  • un aumento della pressione all’interno dell’addome, che tende a spingere verso l’esterno gli organi in esso contenuti e che si verifica per sforzi ripetuti e prolungati (sollevare pesi), ma anche durante normali atti fisiologici, per esempio il pianto, la minzione, la defecazione, la tosse, o in gravidanza.

Il solo aumento della pressione addominale non è sufficiente a determinare la formazione dell’ernia inguinale. Se così fosse, essa sarebbe, infatti, molto più frequente di quanto già non lo sia. L’ernia compare invece soltanto in individui predisposti, nei quali, per cause costituzionali o acquisite, la parete addominale è più debole, in particolare in quei punti che già di norma offrono una minore resistenza e attraverso cui l’ernia si fa strada.

Fattori di rischio

Le possibilità di comparsa di un’ernia inguinale sono maggiori se sono presenti uno o più dei seguenti fattori di rischio:
 

  • genitori o altri familiari stretti portatori di ernia;
  • nascita prematura, prima del termine previsto della gravidanza (in questo caso è più facile una debolezza congenita della parete addominale);
  • gravi patologie che determinano tosse cronica, per esempio la fibrosi cistica o altre malattie polmonari;
  • stipsi cronica;
  • eccesso di peso;
  • attività lavorativa pesante o che costringe a restare a lungo in piedi.

Infine, è bene sottolineare che spesso l’ernia inguinale è bilaterale, per cui ci sono buone probabilità che chi ne soffre o ne abbia sofferto da un lato, possa prima o poi veder comparire un’ernia anche sul lato opposto.

Complicazioni

Col tempo l’ernia inguinale tende più o meno lentamente ad aumentare di volume così da rendersi evidente anche in posizione sdraiata; il sacco erniario con il suo contenuto - di solito un’ansa intestinale con i suoi vasi - può arrivare addirittura nello scroto (ernia inguino-scrotale). L’ernia tende dunque inevitabilmente ad ingrandirsi fino a che diviene “irriducibile”, come ben sanno coloro che ne soffrono da più tempo e che constatano prima o poi di non riuscire più a farla rientrare con le proprie mani in addome (manovra di riduzione). L’irriducibilità è una delle possibili complicazioni dell’ernia e va segnalata al proprio medico.

Dolori addominali ed impossibilità di eliminare gas e feci possono essere, invece, i sintomi delle più gravi complicazioni dell’ernia, cioè l’intasamento (le feci si arrestano nel tratto di intestino contenuto nel sacco erniario) e soprattutto il cosiddetto strozzamento o strangolamento. Quest’ultimo si determina quando i vasi sanguigni diretti all’ansa intestinale fuoriuscita dall’addome vengono “strozzati” in un punto ristretto (il cosiddetto colletto del sacco o la stessa porta erniaria): di conseguenza non arriva più sangue all’ansa, che rischia di andare incontro - se non si interviene chirurgicamente entro pochissime ore - a necrosi e perforazione con infiammazione di tutta la cavità addominale (peritonite) e grave pericolo di vita.
 


 
 
 

Post N° 7

Post n°7 pubblicato il 30 Ottobre 2007 da eccentricanellamente
 
Tag: CALAZIO

Calazio

Il calazio è una cisti (precisamente un lipogranuloma) localizzata nella palpebra e dovuta all'infiammazione cronica di una ghiandola di Meibomio a causa dell'ostruzione del dotto escretore della stessa.

Tale ostruzione può derivare, in soggetti predisposti, proprio dalla secrezione di tale ghiandola sebacea la quale è preposta alla produzione dello strato oleoso delle lacrime.

Il calazio può insorgere come cronicizzazione di un orzaiolo o, più raramente, l'ostruzione può essere causata da un cancro alla pelle.

Un calazio di grosse dimensioni può provocare astigmatismo e dolore all'occhio a causa della pressione sulla cornea.

Segni e sintomi Il calazio si presenta come un rigonfiamento all'interno o sul bordo della palpebra e generalmente è indolore. In alcune circostanze si può formare una crosta sul bordo esterno del rigonfiamento provocando dei piccoli fastidi all'occhio causato dallo sfregamento.

Esami di laboratorio e strumentaliQuando il calazio tende a ingrandirsi, non si risolve spontaneamente e, una volta trattato, tende a ripresentarsi, occorre effettuare una biopsia per escludere o confermare la presenza di un cancro alla pelle.

Diagnosi differenziale

A differenza di un orzaiolo (che è un'infiammazione acuta) il calazio risulta meno doloroso e, solitamente, regredisce spontaneamente nel volgere di qualche mese.

Trattamento

L'applicazione di bende tiepide aiuta la regressione spontanea, favorendo la liberazione del dotto escretore.

Farmacologico

Occasionalmente, qualche pomata può essere usata per aiutare la pulizia del dotto escretore.

Chirurgico

Quando il calazio non regredisce o quando insorgono complicanze va rimosso chirurgicamente, generalmente con un'incisione all'interno della palpebra in anestesia locale; l'uso di un collirio antibiotico (ad esempio cloramfenicolo) prima e dopo l'asportazione serve per evitare complicanze se la cisti dovesse essere infetta, ma non ha altra utilità per il trattamento.

Prevenzione

La normale pulizia dell'occhio aiuta a mantenere puliti i dotti escretori delle ghiandole di Meibomio; in alcune persone particolarmente predisposte all'insorgenza del calazio si può provvedere a una pulizia più accurata delle ciglia a base di shampoo per bambini.

 
 
 

Post N° 6

Post n°6 pubblicato il 27 Ottobre 2007 da eccentricanellamente
 

Congiuntivite

La congiuntivite rappresenta uno stato infiammatorio a carico della congiuntiva.

La congiuntivite si differenzia, in relazione alla gravità dell'infiammazione, in:

  • congiuntivite semplice
  • congiuntivite infettiva

Congiuntivite semplice

Scatenata da agenti esterni, quali polvere o abbagliamento, provoca un fenomeno infiammatorio con conseguente fotofobia, dolore e lacrimazione.

Congiuntivite infettiva Causata dalla presenza nel sacco congiuntivale di batteri quali lo streptococco, lo stafilococco o il gonococco, che provocano un'infezione, con sintomi di maggiore intensità nel caso della congiuntivite semplice, risolvibile grazie ad antibiotici a somministrazione topica e con l'ausilio di lacrime artificiali.

 
 
 

Post N° 5

Post n°5 pubblicato il 26 Ottobre 2007 da eccentricanellamente
 

Ernia iatale

Per ernia iatale si intende la dislocazione nel mediastino, stabile o saltuaria, di parte dello stomaco che risale attraverso lo iato esofageo. La sua comparsa presuppone un indebolimento o un'anomalia delle strutture e dei meccanismi che mantengono la giunzione esofago gastrica e lo stomaco.

 
 
 

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