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Di Fiordiligi e di Leonore

Post n°111 pubblicato il 01 Novembre 2007 da Sparwasser

Ovvero:piccola esposizione (guidata) sul ruolo dei corni quale rappresentazione del concetto di fedeltà nel melodramma preromantico. )

Si dice che Beethoven, nel comporre la grande aria di Leonore nel Fidelio "Komm,

Hoffnung, laβ den letzen Stern" si sia smaccatamente ispirato al Rondò di Fiordiligi "Per pietà, ben mio perdona" del "Così fan tutte" di Mozart. Non sarebbe la prima volta a dire il vero: esiste un eclatante esempio all’inizio del Don Giovanni mozartiano (il cantabile che segue immediatamente il ferimento del Commendatore) che indissolubilmente si lega al primissimo tema dell’Adagio Sostenuto della sonata "Al Chiaro di Luna" beethoveniana.
V’è da dire che l’ascolto in sequenza dei due brani d’opera rileva innegabilmente alcune analogie. Fiordiligi esprime i propri veri sentimenti, sentimenti che consistono da un lato nel desiderio d’esser fedele a Guglielmo e dall’altro nella (umana) difficoltà di resistere all’albanese (che come è noto è Ferrando, il fidanzato della sorella, travestito). Fiordiligi, in questo frangente, rifiuta la vanitas in nome di una costanza immune dal mutamento degli affetti.
Anche Leonore è in uno stato di confusione; ma, libera da ogni preoccupazione terrena, supera tale confusione del suo stato d’animo per consacrarsi al marito evocando così quel senso di immutabilità che è racchiuso nell’idea di fedeltà. Costanza, fedeltà: concetti che sia nel rondò che nell’aria vengono rappresentati o per meglio dire evocati dai corni.
Sono infatti i corni a simboleggiare il sentimento della costanza tout court con la quale dialogano e trovano sostegno Fiordiligi e Leonore. In entrambe le arie si sviluppa un vero e proprio dialogo (all’ascolto lo si rileva facilmente) tra la voce e i fiati dominati appunto dai corni. Corni che, essendo originariamente legati alla caccia, rappresentano la natura. Ma non la natura come la intenderà tra non molto il romanticismo (lontananza, nostalgia, rumori della foresta se non addirittura manifestamente segnali di caccia), bensì come universo oggettivo assoluto, contrapposto all’individuo. Fiordiligi (così come Leonore) in ultima analisi dialoga con quella dimensione diversa ma immutabile allo stesso tempo che si identifica con l’immagine pura dell’amato creandosi così il pathos dolente ed eroico della scena, come se la voce e i fiati in ensemble si staccassero dal suolo e trasportassero – nel caso del rondò mozartiano per un momento – l’immagine dell’amato e l’amore di Fiordiligi nel firmamento celeste. Ciò accade anche nell’aria beethoveniana, ma in maniera molto più chiara e manifesta.
"Il fatto che dopo questa aria Fiordiligi – come scrive Stefan Kunze (Il teatro di Mozart, Marsilio, pag.630) – ceda lo stesso alla tentazione, alla sua inclinazione momentanea, che nella sfera terrena ella non riesca a restar fedele a quella dimensione spirituale che pure è in lei, conferisce all’opera una sfumatura tragica. Invece alla Leonore di Beethoven, che fin dall’inizio ha creduto fermamente nella propria natura spirituale", la liberazione di Florestano (che è il suo scopo terreno) riesce nella realtà esistenziale simboleggiata dall’intreccio del Fidelio. Per chiarire: la caduta in tentazione di Fiordiligi equivarrebbe pertanto al fallimento della liberazione dal carcere di Florestano. Il fatto che Fiordiligi nel prosieguo dell’opera perda questa sfida (salvo poi ricomporsi le conseguenze nella conciliazione conclusiva) e Leonore la vinca testimonia la grossissima differenza di vedute tra Mozart e Beethoven; il primo realista, che vede la realtà come essa veramente è, il secondo idealista che la vede come essa dovrebbe essere.
Appare allora chiaro come alla fine l’avventura di costanza e fedeltà di Leonore giunga a compimento in maniera assolutamente lineare, laddove quella di Fiordiligi in maniera contorta (come sono contorte le vicende umane) mantenendo (o meglio non perdendo nel caso di Fiordiligi) l’aura di eroica e solitaria grandezza che queste due arie hanno conferito alle due protagoniste.

 
 
 
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