W. SHAKESPEARE - RE LEAR IV
così noi siamo per gli dei,
ci uccidono per gioco."
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Della felicità
Post n°399 pubblicato il 27 Aprile 2011 da nagel_a
C'è una vetta nella selva che percorriamo. Una vetta che sovrasta ogni albero e ogni passo. Allarga la sua ombra, un'ombra che si allunga e si accorcia, si propaga e si ritira, seguendo il corso delle circostanze e degli interessi. Pur nelle sue mutevolezze, si ripropone a ogni sguardo, che sia franco o sbieco, spada di Damocle allungata nell'orbita delle stelle. La nostra fiducia, poichè l'illusione sovente s'intreccia al desiderio e all'immaginazione, indugia inoltre nell'attesa di una figura dai contorni spesso indistinti. La serenità alberga fin nei primi passi della scalata.
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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO
"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro - bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
A. Zagajewski - Due città
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