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La soglia

Post n°422 pubblicato il 09 Luglio 2011 da nagel_a


Ho visto sbiadire le volute di fumo laggiù dove schiarisce il cielo. Rimane la voce roca di camini e ciminiere, minareti di una città industriale solitaria e nuda.
Vi è un passo che non conosce fretta nè meta, quello immerso nella luce rarefatta dell'imbrunire. Quando le cose galleggiano senza tempo e lo spazio sembra liquefarsi senza leggi.

Sbuffi di fuoco dalle torri all'altro capo del ponte, scenario di un futuro già remoto, contraltare alle guglie di rame ossidato.

Sembra sia eterno quel punto del giorno che cede alla sera, non riesco mai a cogliere i singoli metamorfici stadi in cui la luce si smorza ed è già scuro.
Come ogni passaggio, come ogni età.
Interrogo soglie, da sempre, e l'enigma del loro sfuggire alla durata.
Non ne conosco che il prima e il dopo.
L'istante che attraversa è incommensurabile e non rimane. Non rimane nello spazio, nel tempo, tra le mani, nella memoria.

Nulla a che vedere con un ponte, soglia tra un'evanescente Venezia e una futuribile Marghera, tra un passato sognante e putrido e un futuro di labirinti siderurgici.

 

 
 
 
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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO

"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro -  bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
A. Zagajewski - Due città

 

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