W. SHAKESPEARE - RE LEAR IV
cosė noi siamo per gli dei,
ci uccidono per gioco."
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Per quel che rimane
Post n°434 pubblicato il 11 Agosto 2011 da nagel_a
Vi sono metamorfosi che ci appartengono lungo tutto l'arco della vita. Segnano lo stacco, di volta in volta, tra un passato e un presente, liberando crisalidi e vibrando nuove ali. La frazione di tempo sul liminare del passaggio, lascia l'anima nuda e attenta, prima di indossare la nuova veste. Forse è la stessa percezione che ci conduce, come nelle favole, a cercare quell'unica persona che possiamo ri-conoscere, perchè già ne possediamo intima immagine, ne abbiamo dimestichezza al tatto. E il tempo si plasma come un'attesa, l'attesa, per quell'unica persona che non ci fa sentire soli.
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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO
"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro - bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
A. Zagajewski - Due città
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