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La doppia visione

Post n°461 pubblicato il 08 Novembre 2011 da nagel_a



Ci sono modi differenti di raccontare e raccontarsi. Ognuno possiede il suo e spesso non è nemmeno una scelta, ma inclinazione innata.
Chi riesce a comunicare in modo schietto e diretto persino i moti più fondi e intimi della propria anima e chi ha bisogno di trasfigurare anche il fatto quotidiano più banale.
La trasfigurazione in questo caso non è vana difesa ad una noia imperante né desiderio di evasione o di fuga dalla realtà. E’ un modo di vedere attraverso.
Nessuna pretesa in questo vedere, nessuna maggior fantasia né sensibilità, solo una propensione a trovare assonanze, legami, echi anche dove forse è nulla.
Di solito, come sempre accade tra modi differenti di interpretare, le reazioni quando avviene un incontro di visioni, sono di attrazione o di repulsione.
Ci sarà colui che affascinato dalla non piena comprensibilità del diverso, gli attribuirà poteri magici e rimarrà a bocca aperta cogliendone una preziosità dovuta all’estraneità.

Ci sarà per contraltare colui che diffidente ad un diverso che sfugge le regole entro cui si muove il suo pensiero, tenderà a ridurre a ciarlataneria quella visione che racconta una realtà di favola.

 

 
 
 
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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO

"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro -  bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
A. Zagajewski - Due città

 

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