W. SHAKESPEARE - RE LEAR IV
cosė noi siamo per gli dei,
ci uccidono per gioco."
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Della solitudine
Post n°369 pubblicato il 17 Gennaio 2011 da nagel_a
Vi sono uomini che per casi accidentali della vita, non si trovano mai nella situazione di doverne saggiare la docilità all'attrito. Costoro non conoscono il vuoto e non sperimentano la solitudine. Non hanno necessità di animare la tappezzeria di una parete nè di dover rinunciare, in un passaggio cruciale, alle lusinghe di una storia narrata insidiosamente da pagine che si spalancano sull'ignoto. Non sanno dell'aria che preme alla gola, chiedendo tributi in sospiri e fremiti. Non sono stati soggiogati dai suoi poteri miasmatici nel configurare incubi e fantasmi. Non ne hanno assaporato le mollezze oziose delle ore senza scopo. Costoro contemplano la solitudine come semplice, temporanea mancanza di compagnia. Poi vi sono quelli che della solitudine si cibano costantemente, come un'ancora che permetta riposo dalle battaglie tra i marosi o un rifugio in cui ritemprare le energie disperse tra la folla e gli accidenti del giorno. Costoro la inseguono per circondarsene come un abbraccio, una condizione dello spirito privilegiata e preziosa, sempre pronta a dischiudere i suoi tesori per gli eletti che la servono. Vi è infine una terza schiera. Quella che contempla la massa inquieta dei malati di solitudine. Quelli che popolano il vuoto di voci e figure, frutto esaltato della loro fantasia, pur di coprire la voce fragorosa del silenzio, le sue spire di piombo.
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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO
"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro - bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
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