W. SHAKESPEARE - RE LEAR IV
così noi siamo per gli dei,
ci uccidono per gioco."
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Post n°442 pubblicato il 05 Settembre 2011 da nagel_a
Le grandi vetrate aperte come maglie larghe di una grossa rete, lasciavano sgusciare la festa fino al terrazzo e giù dalla scalinata fino al buio più discreto del giardino. * W. Shakespeare, Amleto
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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO
"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro - bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
A. Zagajewski - Due città
Sai, Nagel, comincio a perdere le speranze sul fatto che prima o poi tu scriva di qualcuno che mentre l’orchestrina suona…
No,no, l’orchestrina che suona è un rischio: fa troppo Titanic. Correggo:
…di qualcuno che quando l’orchestra smette di suonare se ne fugge sotto la luna piena, in riva al mare e…
No, no, neanche il mare è una buona idea: troppa acqua e troppo profonda. Ricominciamo:
Allora, l’orchestra smette di suonare e Ophelia e Amleto passeggiano mano nella mano lungo il sentiero nel parco reale, e lì, immersi nel profumo di violette, di rose selvatiche e citiso…
Va be‘, Nagel, allora dillo che non vuoi dargli scampo.
Ti prego, una volta tanto, una sola, scrivi di due che si sono rotti le balle di ascoltare Raul Casadei e passano il resto della serata in spiaggia a cavallo di un lettino al bagno 69 a trombare come ricci.
Altro che acqua nei polmoni! Con la sabbia nelle orecchie, deve tornare a casa Ophelia!!!
Anche se è qualcosa che non ti ho mai detto oggi, spinto dalla sua spontaneità, anch’io mi sento di confessartelo: leggerti mi emoziona. A volte piango, sai? Piango piano, in silenzio. Come quando ti guardo dormire e ti sfioro le tempie attento a non sciupare la magia del tuo respiro sereno, mentre in punta di piedi, di nascosto, porto le camicie che mi stiri a tua madre.