W. SHAKESPEARE - RE LEAR IV
così noi siamo per gli dei,
ci uccidono per gioco."
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Post n°461 pubblicato il 08 Novembre 2011 da nagel_a
Ci sarà per contraltare colui che diffidente ad un diverso che sfugge le regole entro cui si muove il suo pensiero, tenderà a ridurre a ciarlataneria quella visione che racconta una realtà di favola.
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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO
"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro - bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
A. Zagajewski - Due città
:)
Hai dimenticato di citare chi fa uso di parole alla rinfusa volutamente criptiche, chi ammanta di mistero concetti banali, solo per mascherare la pochezza del proprio pensare ed immaginare. Questa si che è ciarlataneria.
“Importante è quello che tutti riconoscono importante”, mi dico.
Così leggo quello che “tutti” scrivono e mi accorgo che hanno le stesse mie parole inconsistenti, che non volano, che non servono. Ma poi servire a che cosa? Sono davvero tanto necessarie? Forse sì. Evidentemente, sì. Solo che in certi momenti non riesco a trovargli un perché e quelle non hanno più presa. Diventano scivolose, superflue. O forse sono io ad esserlo e rimango sospeso nella densità viscosa dei silenzi, nel torpore delle assenze.
In quel letargo del logos ascolto il vocio del mosto nuovo e l’odore di legno stagionato. Li ascolto diventare terra e sentori, tannini e vecchi respiri di ciliegio avvoltolati all’aria fredda, giravoltati distrattamente sull’erba a mostrare le costole gialle.
Il silenzio dell’autunno è la voce di Dioniso. Si insinua sotto le cortecce, ingrassa la terra, sovrasta l’eterna lamentatio e nulla sa dei nostri piagnistei.
spesso, il vestito che indossiamo, è scelto in modo da attenuare i difetti ed evidenziare le virtù... è per questo che scriviamo... per dimostrare a se stessi e agli altri di non essere uomini nudi :)
ciao.
...a noi stessi...