Creato da nagel_a il 27/12/2008

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Inaspettato

Post n°467 pubblicato il 25 Novembre 2011 da nagel_a

 

A volte si riaprono scatole chiuse da molto tempo. Scatole conservate in attesa che il contenuto smettesse di pungere, che potesse suscitare la tenerezza del ricordo.
Come quelle che contengono la storia di un amore importante, quello che ha lasciato segni profondi, che forse ci ha persino cambiati.

Sono un incomprensibile miscuglio di sensibilità e indifferenza: mi sottraggo a ciò che non mi piace sia scritto nella mia storia passata. Lascio scorrere quel che crede di toccarmi e nascondo quel che mi ha plasmata. E ora, finalmente senza ferire,  si scoperchia la dolcezza nostalgica per quell'io ingenuo che armandosi e credendo nella sua corazza, si scopriva invece nudo e fragile. Affiora un'inaspettata indulgenza anche per colui che avrebbe dovuto condurre il gioco e che invece imparava, forse, solo a conoscere se stesso, incapace di andare oltre il puro intuito di me.
E pensare che io ero, semplicemente, la mia pelle.

Ripongo la scatola... ormai non servono più sigilli.
Pandora tace quieta.

 

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Commenti al Post:
last.exit
last.exit il 25/11/11 alle 18:32 via WEB
Pandora tace quieta, perchè ormai non ha più nulla da sigillare o perchè la speranza è l'ultima a morire? :-))
 
 
nagel_a
nagel_a il 27/11/11 alle 17:15 via WEB
gli stadi sono invertiti Last: prima c'è stata la speranza che il coperchio venisse scaraventato via da qualche inaspettato accidente per rimettere all'aria e in vita il contenuto... poi la cessata necessità di sigilli: riascoltare Cammariere non fa più male.. :)
 
   
last.exit
last.exit il 27/11/11 alle 19:25 via WEB
"riascoltare Cammariere non fa più male"... "credo" di poter capirti. :-))
 
RoseLouise
RoseLouise il 25/11/11 alle 19:18 via WEB
colui che avrebbe dovuto condurre il gioco e che invece imparava, forse, solo a conoscere se stesso. E' tutto qui, in questa frase, per fare da cavia ci vuole uno spirito di sacrificio oltre l'immaginabile. Anche oltre tutto l'amore del mondo. Ecco perché io non chiudo mai quella scatola con un lucchetto, perché non so dimenticare.
 
 
nagel_a
nagel_a il 27/11/11 alle 17:19 via WEB
L'amore riduce a cavia solo nella sua cecità iniziale, o in una fragilità bisognosa dei coinvolti... poi la cavia, se non muore prima, impara a vedere che c'è luce fuori della sua prigione. Poi la cavia ha bisogno di tempo per poter ripensare al tutto senza più timori e senza più veder sanguinare le sue ferite... allora significa che ha dimenticato... (grazie)
 
   
RoseLouise
RoseLouise il 27/11/11 alle 17:46 via WEB
Laddove non c'è reciprocità, che non significa pretendere di avere perché (magari, forse, sicuramente) si è capaci di dare di più, non c'è niente, per me. Si può anche essere disposti, predisposti al 'sacrificio' di insegnare quella vicinanza necessaria, tentare l'impossibile per non perdere chi si ama, ma quando dall'altra parte ci sono solo porte che si aprono e si chiudono secondo l'esigenza del momento, bisogna desistere, abbandonare quel progetto. Smettere di amare e dimenticare però, è un'altra cosa.(:*)
 
     
nagel_a
nagel_a il 27/11/11 alle 17:53 via WEB
A volte si scambia per amore la necessità di un possesso che gratifichi l'ego... specie se si tratta del possesso di qualcosa di ancora selvatico e perciò poetico e intatto, come un'anima per certi versi ingenua... (smettere di amare è stato più facile che dimenticare in questo caso... ma forse non era Amare.. :))
 
xmolina
xmolina il 26/11/11 alle 00:57 via WEB
quella scatola ancora non l'ho riempita... lascio le tracce belle in vista fino a trasformare ogni pugno nello stomaco in carezze e strette di mano ... Il passato si può anche buttare al secchio ma , quel che resta è il profumo, dolce o amaro che sia, esso persiste ancora un po , fino a svanire come un ricordo lontano... A mani aperte, come il saluto di un amico che torna sulla sua strada
 
 
nagel_a
nagel_a il 27/11/11 alle 17:21 via WEB
Forse tendo a utilizzare scatole più piccole, da poter chiudere a piacimento in modo che non mi serva per caso qualcosa di quel che contengono... Una scatola unica non riuscirei a gestirla... lasciarla aperta sarebbe pericoloso :) (dopo un po' di tempo variabile, a volte di alcune riapro il coperchio e ne avverto quel profumo di cui dici)
 
psico_crazia
psico_crazia il 27/11/11 alle 12:23 via WEB
è il perdono...a se stessi..
 
 
nagel_a
nagel_a il 27/11/11 alle 17:22 via WEB
credo di sì, in qualche modo deve essere così, perchè quel nostro io passato ci fa tenerezza e non più solo rabbia pena...
 
piccolapefuribonda
piccolapefuribonda il 28/11/11 alle 15:30 via WEB
spero mi accada presto :* una stritolata...
 
 
nagel_a
nagel_a il 29/11/11 alle 12:01 via WEB
a me ci è voluto parecchio tempo, attraversando diverse fasi e con rigurgiti e patimenti... (per questo mi ritrovo da te)... però poi quel coperchio non è più pesante, ed è perfino dolce aprirlo ... baci a pizzo!
 
basilicojamaicano
basilicojamaicano il 28/11/11 alle 16:50 via WEB
Riconoscere i limiti dell’altro come ancora a lui incogniti all’epoca del “misfatto”; ipotizzare che anch’egli possa essere stato semplice attore e non regista in un caso troppo più grande di entrambi; percepire l’altro come proprio simile nella comunione d’ingenuità, di sentimento e magari anche di sofferenza nella fine.
Un post diverso. Mi stupisci, Nagelina. Piacevolmente.
Né rivincita, né riscatto da sé stessi, né consapevolezze redentrici o genitrici di “diffidenze preventive”. Semplicemente l’accettazione della propria e dell‘altrui umanità; delle paure, dei fallimenti, delle debolezze; dei limiti non più visti come anomalie epuratrici di sogni, ma come qualcosa che è semplicemente umano e fa parte dell’amore anche quando porta dolore.
Il modo in cui hai scritto, ma soprattutto quello in cui hai risposto ad alcuni commenti, mi danno l’idea che tu non abbia solo compreso con lo scandaglio della ratio ciò che c’è dietro agli alibi e alle ragioni, ma che l’abbia sentito. Proprio come si sentono la gioia o il dolore.
Certo, non salva dal soffrire, però trovo che sia segno di una certa “maturità sentimentale” questa inconsueta simpatia per il “diavolo”.
 
 
nagel_a
nagel_a il 29/11/11 alle 12:04 via WEB
... è che forse sono cresciuta (sto crescendo)... e mi sembra di averlo fatto più intensamente e con più comprensione in questi ultimi anni... e forse ho imparato a capire e a provare quella "tenerezza" di cui parla Zagajewski qui di lato...
 
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"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro -  bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
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