Il dramma di una mamma coraggio contro i silenzi di una città.
Antonella Politano mi riceve nella sua casa a Paola in viale dei Giardini. Fuori, nel piccolo cortile davanti l’ingresso della casa , la figlia Chicca sta preparando la festa del suo sedicesimo compleanno. Il cortile è pieno di palloncini viola e tra poco verrà invaso da una cinquantina di amici e amiche della festeggiata. Antonella è presa dai preparativi della festa e tutti , dal marito Massimo, alla figlia Chicca si rivolgono a lei al sorgere di qualsiasi piccolo problema . Antonella ha sempre un sorriso pronto. Non una maschera, ma un sorriso vero. Dopo la sua tragedia, devastante ed impressionante per la sua sequenza, vive solo per i suoi due figli. Una tragedia che avrebbe stravolto la vita di chiunque, ma che lei invece vive con forza per dare mandato alle ultime parole di suo padre. Una promessa.
“ Prometti, Antonella- disse il padre in punto di morte-prometti di andare avanti in questa battaglia e dare giustizia a tutti noi “. Una giustizia che da dieci anni , Antonella cerca a tutti i costi. Una giustizia che è bendata ,non per dare un giusto peso ad una sentenza, ma perché non vuole guardare dalla parte di Antonella, pur avendo fatto ascoltare, in un ‘aula del Tribunale di Paola i nomi della madre, del padre, della zia e delle sue tre sorelle Gabriella, Annamaria, Patrizia.
Antonella cerca giustizia per questi nomi, per queste persone, che una dopo l’altra sono decedute per un tumore terribile che ne ha devastato i corpi fino a distruggerli , dopo immani sofferenze.
I ricordi di Antonella , la portano lontano. A quando da piccola la mamma l’accudiva per prepararla ad andare a scuola. La famiglia era felice della propria vita. Il padre, Vincenzo, lavorava come custode nella vicina “Azienda di stato per i servizi telefonici” ( poi diventata Iritel e poi ancora Telecom ed ore delle Poste Italiane) , la stessa che aveva loro dato una casa in questo enorme caseggiato insieme ad altri dipendenti. Vincenzo non poteva sapere cosa la vita gli stava preparando. L’aria attorno la casa era puzzolente, ma allora sembrava del tutto normale. “Sapeva di uova marce- ricorda Antonella. E quando la madre apriva la finestra della sua camera da letto, proprio da quella palazzina degli orrori, lontana solo 5 metri dalla loro casa, le puzze ne invadevano le stanze, fino a costringerla a chiudere immediatamente tutto. I genitori di Antonella pensavano che fossero puzze “normali”, prodotte dal lavoro delle turbine. Non pensavano minimamente che tutte quelle puzze avrebbero prodotto morte e distruzione , nella loro casa, nel loro caseggiato e poi piano piano in tutto il quartiere che da su viale dei Giardini. “Ne ho contati oltre 150 – mi dice Antonella- di queste morti . Ho le firme dei familiari, i nomi dei deceduti, le loro sofferenze. Tutto scritto in questo quadernetto “ ,- che custodisce come fosse l’ultimo libro sacro. Nessuno poteva sapere cosa uscisse da quella centralina telefonica, ma i dirigenti dell’azienda, loro, avrebbero dovuto saperlo. La centrale telefonica produceva veleni, che venivano tenuti quasi nascosti in tutto il perimetro della centralina. Nella sala batterie al centro della centralina, in alcuni magazzini, ancora esistenti, dietro il caseggiato , persino in una botola proprio dentro quel cortile dove adesso la piccola Chicca , tutta felice per i suoi sedici anni prepara il ricevimento. Una botola malefica, nella quale venivano immagazzinati lunghi cavi elettrici, batterie piene di veleni ,dalle quali, insieme a quelle nella sala batterie, si sprigionavano i gas metifici che avrebbero ucciso tutta la famiglia e prodotto tumori in tutta l’area circostante la stessa palazzina. Antonella ricorda particolari inquietanti della loro esistenza vicino a quei veleni. Particolari che poi come un enorme puzzle, dopo la sequenza di morti, ha potuto rimettere insieme e far produrre le tante denunce alla Procura di Paola. Un giorno del 1997 tutta la famiglia doveva allontanarsi da Paola per seguire il padre in una faccenda . All’ultimo momento una delle sorelle ha l’influenza e Antonella decide di restare a casa per assisterla. Niente di particolare, sono cose che accadono nella vita di una famiglia. Qualcuno però sapeva che quella notte la casa dei Politano sarebbe rimasta vuota. E la notte, quella notte, qualcosa si mosse attorno a quella centralina. Antonella venne svegliata dal rumore di camion e di persone che si affaccendavano a fare qualcosa all’interno della vicina palazzina dei telefoni. Rumori di cose spostate su grandi camion, rumori di ferri, rumori di motori. Antonella guarda fuori dalla sua camera da letto e vede degli uomini con tute bianche, maschere sul volto, mani coperte da enormi guanti. Antonella senza saperlo assistette allo smantellamento della centralina. Era il 1992. Una centralina che evidentemente, i suoi dirigenti, sapevano che inquinava e che produceva veleni e tumori. La Procura di Paola dopo le denunce e le morti finalmente aprirà un inchiesta e il 30 novembre del 2007 arrivò il rinvio a giudizio per due dirigenti della centralina . Le imputazioni provenienti dall’inchiesta aperta dal procuratore dott. D’Emmanuele sono gravissime. Nel processo i due dirigenti verranno dichiarati non colpevoli e per loro ci sarà il non luogo a procedere, ma il danno ambientale prodotto da quanto vi era dentro la centralina è stato riconosciuto, e questo permetterà una causa civile in corso contro l’ente telefonico ora di proprietà delle Poste italiane.
Dall’inchiesta venne fuori che all’interno della centralina esistevano ben 226 accumulatori di piombo sottoposti giornalmente a manutenzione ordinaria. Da questi accumulatori si sprigionavano sostanze tossico nocive quali il solfato di piombo che diventavano ancora più nocive sotto l’azione dell’acido solforico-sostanze classificate dallo IARC- cancerogeno umano,gruppo 1, nonché vapori tossici provenienti dai raddrizzatori al selenio. In particolare , è scritto nel rinvio a giudizio, essendo la sala batteria sprovvista di cappe di aspirazione delle suddette sostanze sia in prossimità delle sorgenti e sia in un altro punto dello stesso locale permettevano ai gas che si diffondessero sia all’interno che all’esterno tramite una finestra , griglia di aerazione posizionata orizzontalmente e in corrispondenza e di fronte alla finestra della camera da letto della famiglia Politano Vincenzo. Quella griglia, ricorda Antonella prima che la centralina venisse dimessa era molto più lunga di quella che si vede ora , ed i vapori che ne uscivano erano ben visibili. Dall’inchiesta della Procura vengono fuori anche altri gravi inadempienze. Una gravissima è quella che non è stata costruita all’interno della sala batterie una gabbia di Faraday che avrebbe protetto l’esterno dalle onde elettromagnetiche costruendo una forte schermatura, l’altra che non si è intervenuti per bonificare gli edifici dal materiale contenente amianto del tipo crisotilo.
La prima a morire per questi veleni è mamma Natalina. E’ il 1984. Antonella è la figlia primogenita. Dovrà essere lei, adesso ad occuparsi del resto della famiglia. Del padre e delle tre piccole sorelle. Una zia l’aiuterà, facendo da mamma per tutte. La vita di Antonella, la sua adolescenza , comincia tutta in salita ed in una piena solitudine. Ma piano piano la vita riesce anche a dare delle sorprese, a riequilibrare le cose, a far anche dimenticare le cose brutte , anche se dentro il cuore le ferite non vengono mai rimarginate. Antonella lotta sempre e rimette le cose a posto. Ma il 1998 Gabriella si ammala di carcinoma alle ovaie. Un carcinoma terribile , devastante che il 6 agosto dello stesso anno la uccide. Gabriella ha solo 39 anni. Non ha avuto neanche il tempo di rendersi conto di quanto stava avvenendo attorno a lei. Antonella è di nuovo al centro della vita di tutti. E’ lei che deve di nuovo tenere le fila della famiglia, quando l’8 dicembre dello stesso anno anche la seconda sorella Annamaria , si ammala e muore. Anche lei dello stesso tumore maligno alle ovaie. Non è finita. Antonella con le lacrime agli occhi e le foto della sua famiglia racconta queste terribili date e sequenze. A gennaio del 1999 anche il padre Vincenzo si ammala. Viene ricoverato a Roma. Comincia la trafila terribile di cure e di chemioterapie, quando nel 2000 anche Patrizia, la terza sorella di Antonella si ammala e muore . Negli anni a seguire moriranno il padre Vincenzo e la zia Bernardina. Una sequela di funerali, partiti tutti da viale dei Giardini 2, che hanno visto sempre di più assottigliarsi la partecipazione di familiari. Ora resta la promessa da mantenere. La promessa che Antonella ha fatto al padre Vincenzo e che grazie al grande aiuto dell’avvocatessa Sabrina Mannarino del foro di Paola è certa di riuscire a mantenere. Una battaglia che è diventata parte della sua vita e che l’ha portata ad una notorietà non certa voluta, ma costretta per far sapere la verità e quanto ancora ci sia di pericoloso nelle nostre città e nei nostri paesi. Una verità che molti vorrebbero tenere nascosta. Antonella in questa battaglia è stata sempre tenuta in disparte. “Nessun partito mi ha aiutata”- dice con sconforto. “Ogni tanto qualche politico fa uscire degli articoli sul mio caso, ma sembrano più legati alla ricerca di voti che alla ricerca di verità”.
Una verità che pochi vogliono conoscere. Non certo il Comune che non si è costituito parte civile, e che non ha mai mosso un dito per spingere affinché si scoprisse cosa effettivamente è successo attorno a quella maledetta centralina. L’unica associazione a costituirsi parte civile è stata la Legambiente tramite l’avv. Rodolfo Ambrosio. Neanche l’ASL ha fatto qualcosa. Antonella chiede da anni un indagine epidemiologica su tutto il quartiere. Un indagine come l’ha fatta lei, casa per casa, pianerottolo per pianerottolo. Per esempio , di fronte la casa di Antonella, in via dei Giardini, vi sono le Suore Domenicane. E’ un bel palazzo ottocentesco, con un bel giardino attorno. Anche le suore sono state colpite dai vapori e dalle onde della centralina. Una suora è deceduta qualche anno fa, un’altra è ammalata ed in chemioterapia a Paola stessa. Ironie delle sorti delle persone. A Paola esiste l’unico centro chemioterapico della costa tirrenica ed il secondo della provincia di Cosenza. I medici di Paola quindi ben conoscono quanto sta avvenendo non solo a Paola ma in tutto il circondario. Molti di loro urlano nel silenzio. Come il Dott. De Matteis, ma paradossalmente sono i cittadini ad aver paura, a parlare, a dire quanto stanno soffrendo, come se fosse una loro colpa.
“Io accetto la volontà di Dio” dice Antonella “ ma non quella degli uomini e fino a che avrò forza combatterò per assicurare un futuro ai miei figli ed anche e tutti coloro che vivono in questa città”.
E’ sulla stessa linea di battaglia il dott. De Matteis. E’ bene leggere cosa scrive.
“Sapere dopo anni di avere ragione su ciò che il sottoscritto ed altri affermavano, ossia della presenza nell’ambiente marino e terreno di fonti nocive e di inquinamento e con una incidenza di malattie neoplastiche notevole nelle nostre zone, è una magra consolazione.
Come medico di famiglia in questi anni ho notato una crescita di neoplasie di vario genere tra i miei assistiti, che era ed è un segnale d’allarme che qualcosa era cambiato. L’aver sollevato queste tematiche in occasioni di pubblici dibattiti, sulla locale emittente televisiva, o nella stampa locale è servito a ben poco. In questi anni ho visto morire pazienti giovani e anziani con diagnosi di neoplasia, oggi finalmente sembra che qualcosa si muova per quanto riguarda l’inquinamento marino, quanto rimane da fare per il resto del nostro territorio? Vista la molteplicità di neoplasie presenti, è scientificamente difficile attribuire la causa ad una sola fonte d’inquinamento, certo le eventuali scorie radioattive potrebbero giustificare le varietà di patologie. Da un sommario esame dei dati, che precedentemente alle notizie di stampa, avevamo avviato con i colleghi sulla incidenza di neoplasie tra i nostri assistiti, si evincono una notevole presenza di tumori della mammella nelle donne e della prostata negli uomini, ma stranamente queste patologie sono presenti in persone relativamente giovani accanto a questi una presenza di tumori al colon, ma anche qualche tumore cerebrale. Oggi come medici non siamo in grado di dare dati scientificamente comprovanti l’aumento di tali patologie, come medici di famiglia osserviamo e partecipiamo ai drammi
delle tante famiglie che vivono queste realtà con le enormi difficoltà di una sanità che non riesce a dare supporti adeguati e sufficienti in tali situazioni. Se venisse provata la correlazione tra i tanti decessi per neoplasie e l’inquinamento ambientale, chi risarcirà mai la perdita di tante
vite umane. Sarebbe auspicabile che la regione investisse, facendo fare un indagine conoscitiva da
parte di tutti i medici e pediatri di base del Tirreno verificando ogni possibile connessione tra neoplasia, ambito territoriale, stile di vita e ogni altro parametro necessario ad una corretta mappatura del Territorio”.
Parole pesanti queste del dott. De Matteis, scritte nel 2009, durante l’esplosione delle navi dei veleni, poi nascoste dal Governo, dalla ministro Prestigiacomo e dai sindaci ed imprenditori turistici rassicuratori, e che messe insieme al caso della famiglia Politano danno il senso della gravità delle cose. Resta il solito amaro in bocca e le solite domande che come giornalisti e ricercatori della verità poniamo sempre all’opinione pubblica : perché la politica non si occupa di queste cose, perché l’ASL non fa una indagine seria su tutto il territorio, perché non si rende operativo il registro dei tumori, perché non si fanno seri monitoraggi su tutti i territori alla ricerca ed individuazione di tutte le fonti inquinanti quali discariche abusive e non, campi elettromagnetici, scarichi fognari , uso di prodotti chimici nelle coltivazioni, bonifiche dei luoghi inquinati quali il cassanese dalla ferrite di zinco, praia a mare dai veleni prodotti dalla marlane, e naturalmente una ricerca seria e approfondita delle navi dei veleni affondate nei nostri mari.
18 Aprile 2010
FUORI LE P.....
FRANKIE
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il 13/05/2012 alle 11:00
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