Atletica e Parkinson
Atletica leggera e Parkinson
La lentezza si riconosce dalla volontà di non
accelerare i tempi,di non lasciarsi mettere
fretta,ma anche di aumentare la nostra capacità
di accogliere il mondo e di non dimenticarci di
noi stessi strada facendo.(7)
(7) Pierre Sensot;sul buon uso della
lentezza
8 ° Ritratto di un Parkinsoniano
A qualcuno non piace udire il termine "parkinsoniano”,perché esso definisce, etichettando una persona solo sulla base della
malattia,non pone perciò in evidenza l’essenza
della persona, con il suo “io” .Così
facendo si dà rilevanza alle negatività del soggetto.
Riporto qui discorsi ascoltati,è
un’interpretazione , un punto di vista;personalmente preferisco sentire gli
elogi,per lo spirito con il
quale le persone affrontano le difficoltà , la sofferenza. Il Santo Padre era tanto tenace ,quanto
sofferente ;con quanta afflizione lo ricordiamo attaccato al
bastone pastorale.L’immagine
che sto per descrivere,è in funzione di coloro che non sanno nulla (per fortuna loro);mi
esprimo in questi termini,perché anch’io ,prima di essere colpito dalla
patologia l’unica cosa che conoscevo era il tremore,non essendo al
corrente che,neppure
tutto quello che trema è Parkinson.Dicevo del parkinsoniano: quello che
voglio tratteggiare è il profilo psicologico, le caratteristiche
somatiche,un’immagine virtuale di
una generalizzata persona colpita da questa patologia.Nessuna
fotografia sarebbe in grado di rappresentarne le sembianze.Il parkinsoniano,lo puoi incontrare per
la strada:ha superato la sessantina,il corpo è piegato in
avanti,le braccia non si muovono in sincronia alternata assieme al
movimento delle gambe.
Se lo raggiungi,(non è difficile), e
cerchi di scrutare il viso,lo troverai plastico,immoto,negli occhi
puoi cogliere il cristallino lucido,con un eccesso di umor
vitreo;quando si guarda attorno,non lo fa ruotando solo il capo,ma
ruotando quest’ultimo assieme al busto,cammina lentamente,con il
passo incerto,strisciando le gambe,si può fermare spesso durante il
percorso,non ha fretta! Il viso è in genere molto lucido,la
pelle grassa;se guardi la bocca,puoi notare un eccesso di salivazione
oppure i segni caratteristici di una gola arsa,con piccole
ulcerazioni caratteristiche negli angoli.Spesso è accompagnato da una persona e
se disinvoltamente,senza farti notare,vuoi ascoltarne la
voce e ti avvicini a lui per sentirlo parlare,puoi avvertire l’eloquio
incerto e monocorde. Se vuoi sentire meglio quel che dice, è
inutile che tu ti avvicini ulteriormente;il timbro della voce è basso,non come
di chi ha una raucedine.Se hai occasione di parlare con lui,e
noti una particolare partecipazione emotiva al discorso,ecco
che il lieve tremore, che prima avevi appena percepito,è in
deciso aumento.Il
nostro personaggio lo potresti pure incontrare, mentre cammina un po’ più velocemente,ma con evidenti
sbandamenti a destra e a sinistra,procedendo in successione con evidenti
blocchi alle anche, alle ginocchia ed alle caviglie. Le braccia partecipano maggiormente ,in
alternanza al cammino, con bruschi e più nervosi movimenti in
rapida sequenza di blocchi al braccio,al gomito ed ai polsi,per
poi ritornare,con un vistoso blocco al polso ed al gomito in
alternanza indietro, sbloccando l’articolazione al braccio. In questa successione di spasmi
motori,il capo più mobile rispetto al busto,si muove nervosamente,in
rapide successioni e contorsioni.
Puoi avvicinarti tranquillamente a
lui,non è pericoloso, e……se poi ancora più coraggiosamente volessi parlare con
lui, scopriresti che ha un’anima ed un’intelligenza viva e
soffre.
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essaggio N°20
20-12-2007 - 18:35
argomenti contenenti concetti e termini riferibili ad una specifica
preparazione medica oppure scientifica con basi fisiologiche nella educazione
fisica e nello sport .Pur non ritenendomi qualificato ad affrontare queste
complesse problematiche vorrei tuttavia propormi come portavoce,per trasferire
la “sensibilità” che credo di aver conseguito, proprio là dove sorgono e si
formano i dati, cioè sul “campo” d’allenamento e di gara,proprio là
dove l’oggettività è scandita dai secondi e dai centesimi di secondo
Premesso tutto
ciò,qui cerco di esternare trasformando la sensibilità soggettiva menzionata in precedenza in proposte di
“oggettività”. Per oggettività dei dati, nel mio caso, intendo:l’integrazione
di elementi soggettivi ( personali,
legati all’esperienza o ad altro fattore soggettivo) con elementi
misurabili secondo criteri oggettivi
(non personali, cioè non legati all‘esperienza o ad altro fattore soggettivo),
ben definiti e misurabili secondo una
precisa metodologia. Nel Parkinson, come in tante altre condizioni umane, si
cerca il modo di misurare i fenomeni, perché solo così si riesce a dare un peso
e un valore ad elementi diversi di un medesimo evento comune. Semplificando,
per il Parkinson si può stabilire se la malattia è lenta o veloce. Questo però
viene deciso solo in base ad un generico criterio soggettivo, che non fornisce
dati precisi, per cui il fenomeno non è misurabile.La oggettività dei dati presuppone
invece che esistano regole precise e rigorose per misurare il fenomeno. Faccio
un esempio generico: andamento lento potrebbe essere , per valori di un certo
esame, tra 10 e 15, veloce per valori da 15 in poi ( secondo protocolli di valutazione
stabiliti) Mi capita spesso di udire che la medicina non è in grado di dare
risposte ai pazienti, non per incapacità, ma perché in effetti il problema è
molto complesso: in realtà in alcuni
individui la patologia si sviluppa velocemente, mentre in molti casi procede
più lentamente. Questi i miei suggerimenti, disponibile ad essere smentito
nelle mie ipotesi, ma anche fiducioso che essi possano essere presi in
considerazione ed integrati da nuovi elementi. Personalmente, per quanto
riguarda il mio caso, mi è sempre stato detto che il mio è un Parkinson lento. Concordo sul fatto che la patologia
procede lenta, ma “lenta” e “veloce” sono criteri di valutazione che non
possono essere quantificati, né definiti da relazioni omologhe. Nel presente
libro al capitolo “ 17° tabelle prestazioni ”si può evidenziare che dall’anno
2003 la mia prestazione sui 200 hs è passata dal 43”50 /centesimi di secondo a
38”50/centesimi. Anche nel 2007,la mia prestazione può essere considerata
stabile,in effetti,il risultato di 38”62/100 conferma il valore. Si può
ipotizzare che la malattia procede lentamente,ma 5”sec di miglioramento in 4
anni possono essere considerati un
indice che evidenzia una sostanziale tenuta della prestazione negli anni,ma
anche un miglioramento tale da far considerare una regressione della malattia
attraverso questo parametro. Mi rendo conto che ho banalizzato il concetto e
che non soltanto questo può indurre o farlo accettare . Altri valori, e non
solo questi ,concorrono a dare una valutazione dello stato della malattia. Non
si può considerare l’esempio come risolutore di una patologia,ma credo possa essere degno di un
approfondimento dei problemi legati ad una patologia così complessa.Alla
scienza medica in genere, chiedo: se lentezza e velocità sono
ineluttabili, perché non fare
valutazioni dello stato del paziente esaminandolo nel tempo tramite i diversi
parametri?Qui voglio suggerire quali aspetti prendere in esame. Non intendo
sostituirmi al medico perché tale non sono, ma sono certo che, per il
Parkinson, altri parametri specifici possono essere aggiunti,da medici
specialisti che qui vorrei invitare a trasformare questi miei rilievi in
patrimonio scientifico.Da parte mia invito a prendere in
considerazione, i seguenti parametri :
MIMICA FACCIALE
RIGIDITA’ MUSCOLARE
TREMORE
FLESSIBILITA’
ELOQUIO
ANDATURA
MECCANICA VENTILATORIA’
ALTRI ASPETTI
Quali i parametri più importanti ?.
Così per determinare alcuni
parametri propongo di aggiungerne altri,quali per esempio:
potrebbero prendere in esame esercizi, allenamenti/riabilitazione finalizzati
in modo mirato allo stato di salute del soggetto per la priorità delle necessità della salute, sapendo su quali aspetti agire quali:
- Calibro dei vasi
- Capacità di coagulazione del sangue
- Livelli di colesterolo ematico
- Pressione sanguigna.
effetti fisiologici dell’allenamento/ riabilitazione le modificazioni biochimiche.
Effetti fisiologici dell’allenamento/riabilitazione e modificazioni cardiorespiratorie:Codificazioni del sistema cardio
respiratorio a riposo .Modificazioni in corso di
esercitazioni attività sportiva. L'attività riabilitativa
viene qui vista come mezzo per un controllo oggettivo dei risultati , correlati tra loro. Da qui:
Scelte dei criteri di
oggettivizzazione dei dati
Scelte dei dati da parametrizzare
Scelta dei criteri per selezionare i dati da monitorare. Modificazioni aerobiche
Modificazioni anaerobiche
Modificazioni relative alle fibre a
scossa rapida o lenta .Effetti fisiologici dell’allenamento/riabilitazione e modificazioni
cardiorespiratorie.Modificazioni del sistema
cardiorespiratorio a riposo
Modificazioni in corso di
esercitazioni
Valori,metodi,parametri,o sistemi di
misura adeguati confrontabili altri parametri suggeriti o usati
nella pratica medica.stabilire:
valori,metodi, parametri,sistemi di misura adeguati tali da potersi
confrontare. Per questa serie di dati,credo che sarebbe utile verificare con
misure di correlazioni statistiche l’incidenza ed il peso di ognuno
dei fattori presi in esame.Alcuni di questi concetti verranno da me ripresi in
seguito.
(vedi ATTIVITA’ MOTORIE E
SPORT)
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Non vi è alcun duraturo successo che
non
Sia preceduto da un grande sogno
(6)da un proverbio degli indiani della prateria
6° L’attività agonistica
Questo
è un capitolo senza fine(almeno spero),infatti
ho iniziato a gareggiare nel 1960 e nel 2007 la bella
fiaba infinita continua L’atletica leggera ha rappresentato per me un’esperienza fondamentale
(vedere “il mio Parkinson”, “Chi
sono” capitolo 2 ,pagina 15).Come atleta non ho avuto risultati eccezionali;onesto lavoratore, molta fatica per nulla(se faccio il bilancio
riferito al denaro percepito).La
scelta diventa invecie altamente appagante e il bilancio raggiunge un forte
attivo,quando valuto alla luce delle sensazioni delle
emozioni,dell’importanza della consapevolezza dei propri mezzi ,con le sensazioni,l’emozione,dell’importanza e
della consapevolezza dei limiti personali.Il mio primo sì all’atletica è iniziato
nel 1960 con le Olimpiadi di Roma.
………amor ch’a nullo amato amar perdona,mi prese di costui piacer si forte che come vedi ,ancor non m’abbandona……….
Con gli ostacoli alti (mt.1,06),poichè
non avevo caratteristiche per questa specialità,ero troppo lento
e piccolo di statura mt.1,70. Ben presto capii che per ottenere
risultati migliori (16” 5/10 nei 110 hs ) avrei dovuto
passare a distanze superiori. sopra esposto,quando mi orientai verso
la specialità dei 400 ostacoli medi (mt.0,91) ma
ahimè,ben presto scoprii che nei 400 ostacoli per tenere una
discreta cadenza di passi,(un intervallo da ostacolo di 35 mt. in
15 passi) era necessaria una alta statura con conseguente
maggiore velocità e quindi ottenere discreti risultati.
Potevo comunque ovviare almeno in parte
con una maggiore resistenza, che è una caratteristica che si può acquisire con
l’allenamento,mentre la velocità è in gran parte ereditaria.In questo modo raggiunsi risultati
discreti nei 400 ostacoli (55”7/10) alternando gare ad ostacoli
con gare sugli 800 metri,dove pure conquistai
soddisfacenti risultati(1’54” 9/10).Continuai dunque a competere sui 400
ostacoli,quella che,almeno per me,rappresenta la gara più
affascinante,ma il mio futuro era il mezzofondo ,dagli 800
fino ai 5000 mt.Le gare sulle siepi con le barriere
fisse di 91 cm avrebbero potuto costituire la specialità più
idonea per le mie caratteristiche psicofisiche, ma non
feci mai la scelta definitiva in quella direzione.Ero a quel tempo già
sposato da
anni,con una figlia e…..decisamente impegnato nel lavoro.Ora
a distanza di tanto tempo conosco le problematiche che unite
all’esperienza tempo l’esperienza accumulata in tanti anni di attività
agonistica hanno contribuito a consolidare risultati.Alla diagnosi di
Parkinson del 1992
dopo un iniziale momento di smarrimento,ripresi
con determinazione a correre per contrastare la malattia;avevo da
subito deciso di guardare negli occhi questo“ sedicente”
Parkinson.”(vedere “il mio Parkinson”,”Chi sono” rif. to capitolo
II°,pag 15)
Spesso riesco a guardare ad eventi non felici o non facili con
autoironia ,o in modo canzonatorio.Ricordo che parlando di gare
dicevo:Pensa che quando corro,ho James Parkinson che mi trattiene per
la maglia ed in quelle condizioni riuscivo a fare due ore di
corsa.L’attività sportiva inizialmente, era finalizzata
a mantenere una forma fisica discreta.Nel 1999 mi resi conto che avrei potuto
provare ed allenarmi per i 200 ostacoli (altezza ostacolo mt
076).Così mi preparai con più determinazione.Scelsi come allenatore Paolo Gilioli
,un amico, con un passato buon ostacolista in gioventù
(14” 7/10 )nel 2003 la prima gara di 200 ostacoli con il tempo 43”66/100 a 57 anni.L’anno
successivo mi supero ulteriormente, la mia migliore prestazione sui 200 ostacoli 38”90/100.E’ dei giorni nostri,l’ultima gara del
2005,a 59 anni facciofermare i cronometri a 38”50 centesimi.
Si sono riuscito ancora a migliorarmi,
di oltre 5 secondi di
miglioramento in 3 anni. Il risultato è
consultabile da chiunque,
perché realizzato in una gara gestita
dalla Fidal
(federazione italiana di atletica
leggera).
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Someone will ask: "are
there competitions for Parkinsonians ?" how can i become the fastest Parkinsonian in the world ?.these questions might sound as provocations because
Parkinson’s disease is a progressive ,weakening pathology .Someone might think
it 's a dirty trick will try to explain
what i means.
I introduce myself.
I am ITALO LAZZARETTI
I have been suffering from Parkinson disease for 16 years
My age now :61 years old
sport :track athletis: 200 and 300 metres
hurdles.
BEST PERFORMENCES:
200 m
hurdles 38"50/100 year 2005
300 m hurdles 57"29/100 year 2007
Which gave me the third place in the Italian master championship.
There are no competitions for Parkinsonians so i ran against healthy athletes of my same age.
This is my double proposal:
1) addressed to people who suffer from Parkinson disease:to make everyday a bit of exercise because this is a non toxic medicine
2)addressed to researchers and doctors offer myself as an "intelligent" guinea-pig (forgive my presumption) for studies and researches.
Are these only sports performances? or might it be an subject to study?
thank you for your attention.
italo lazzaretti
italo lazzaretti
via Faraday 15
42100 Reggio Emilia
Italy
http://blog.libero.it/sporteparkinson
utente skype: italo.lazzaretti
email italolazzaretti_2007@libero.it
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ITALO Lazzaretti (Gruppo Parkinson Reggio Emilia)
Buongiorno a tutti. Dunque, io ho la malattia di Parkinson da
11 anni non prendo levodopa e lascio ai medici il giudizio.
Posso incominciare precisando che io ho già scritto un libro “Il
mio Parkinson”, si parla tanto della caratterizzazione del
Parkinson e anch’io credo che ognuno abbia la propria connotazione.
Mi fa anche piacere sapere che anche altre persone sanno accostarsi
al problema in maniera, diciamo, “allegra”. Quando
gli amici mi chiedono come va rispondo: “così così”.
Non so se qualcuno pensa: “veranno momenti peggiori”,
può essere, ma intanto oggi sono qui e riesco a fare questo.
Una cosa di cui vi voglio parlare: ho 32 anni di atletica leggera
sulle spalle, prima di diventare un parkinsoniano con ridotte capacità.
Avendo avuto un Parkinson ad esordio giovanile, io dico che se
il Parkinson inizia 10 anni prima delll’età media,
gli ultimi 10 anni avevo la malattia che mi frenava. Quindi ho
ottenuto risultati minori di quanto avrei potuto aspettarmi.
Intanto è chiaro che vi posso trasmettere, ovviamente, solo
quelle cose di cui ho fatto personalmente esperienza. Qualcuno
mi accusa dicendo sono personalismi: mah… l’atletica
leggera forse porta a dei personalismi però mi ha aiutato
tantissimo. Ho fatto degli inverni interi con degli allenamenti
duri per migliorare di qualche decimo sugli 800 metri. Sotto la
nebbia. Nel gelo. Però quella volontà me la ritrovo
ancora qui. Io parlo sempre di volontà. Qualcuno dice: “tu
sei fortunato perché hai la volontà”. Io non
ho mai visto in nessun manuale sul Parkinson che ci voglia la volontà,
anche se per me la volontà è stata determinante.
La volontà per mantenermi in forma o di lottare per avere
qualche decimo di secondo in più o in meno.
Poi vorrei anche parlarvi di un’altra cosa. Nell’industria
meccanica dalla quale io provengo per fare una rondella che è un
particolare meccanico di pochissimo costo (per ognuno di questi
particolari che ce ne sono divers tipi), ci sono delle prove di
planarità, dimensione delle basi viste con un profilometro,
tolleranze di complanarità, vi tralascio tutto il resto.
Ma quando c’è l’uomo al centro del progetto
riabilitativo qui bisogna stare attenti, ecco, non è che
possa parlare di mancanza di attenzione da parte dei medici ma
io vorrei essere, forse ho la presunzione di dire, aiutato. Io
chiedo e parlo di volontà come se fosse qualcosa che mi
viene dato dai geni mentre invece so che non è vero. Io
ho un collega a Reggio Emilia che ha la mia stessa età,
stessi anni di anzianità di malattia, ma lui sta peggio,
molto peggio. Qualcuno potrebbe dire “eh, il suo è un
parkinson lento”, a un altro dicono: “ è un
parkinson veloce” come se nessuno né la medicina,
alla quale io credo, né la persona potessero metterci qulcosa
di particolare. Io… normalmente la mia giornata incomincia
alle 5 pur non avendo problemi di sonno perché dormo bene,
e finisce verso le dieci, dieci e mezzo di sera in tantissime attività e
interessi, e sono convinto che mi aiuti fortemente pensare alla
malattia in termini positivi . Ecco, forse io potrei parlare ancora
ma mi fermo perché ho rubato già troppo tempo.
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