Atletica e Parkinson
Atletica leggera e Parkinson« alla dopamina | Am i the fastest parkinsonian? » |
ITALO Lazzaretti (Gruppo Parkinson Reggio Emilia)
Buongiorno a tutti. Dunque, io ho la malattia di Parkinson da
11 anni non prendo levodopa e lascio ai medici il giudizio.
Posso incominciare precisando che io ho già scritto un libro “Il
mio Parkinson”, si parla tanto della caratterizzazione del
Parkinson e anch’io credo che ognuno abbia la propria connotazione.
Mi fa anche piacere sapere che anche altre persone sanno accostarsi
al problema in maniera, diciamo, “allegra”. Quando
gli amici mi chiedono come va rispondo: “così così”.
Non so se qualcuno pensa: “veranno momenti peggiori”,
può essere, ma intanto oggi sono qui e riesco a fare questo.
Una cosa di cui vi voglio parlare: ho 32 anni di atletica leggera
sulle spalle, prima di diventare un parkinsoniano con ridotte capacità.
Avendo avuto un Parkinson ad esordio giovanile, io dico che se
il Parkinson inizia 10 anni prima delll’età media,
gli ultimi 10 anni avevo la malattia che mi frenava. Quindi ho
ottenuto risultati minori di quanto avrei potuto aspettarmi.
Intanto è chiaro che vi posso trasmettere, ovviamente, solo
quelle cose di cui ho fatto personalmente esperienza. Qualcuno
mi accusa dicendo sono personalismi: mah… l’atletica
leggera forse porta a dei personalismi però mi ha aiutato
tantissimo. Ho fatto degli inverni interi con degli allenamenti
duri per migliorare di qualche decimo sugli 800 metri. Sotto la
nebbia. Nel gelo. Però quella volontà me la ritrovo
ancora qui. Io parlo sempre di volontà. Qualcuno dice: “tu
sei fortunato perché hai la volontà”. Io non
ho mai visto in nessun manuale sul Parkinson che ci voglia la volontà,
anche se per me la volontà è stata determinante.
La volontà per mantenermi in forma o di lottare per avere
qualche decimo di secondo in più o in meno.
Poi vorrei anche parlarvi di un’altra cosa. Nell’industria
meccanica dalla quale io provengo per fare una rondella che è un
particolare meccanico di pochissimo costo (per ognuno di questi
particolari che ce ne sono divers tipi), ci sono delle prove di
planarità, dimensione delle basi viste con un profilometro,
tolleranze di complanarità, vi tralascio tutto il resto.
Ma quando c’è l’uomo al centro del progetto
riabilitativo qui bisogna stare attenti, ecco, non è che
possa parlare di mancanza di attenzione da parte dei medici ma
io vorrei essere, forse ho la presunzione di dire, aiutato. Io
chiedo e parlo di volontà come se fosse qualcosa che mi
viene dato dai geni mentre invece so che non è vero. Io
ho un collega a Reggio Emilia che ha la mia stessa età,
stessi anni di anzianità di malattia, ma lui sta peggio,
molto peggio. Qualcuno potrebbe dire “eh, il suo è un
parkinson lento”, a un altro dicono: “ è un
parkinson veloce” come se nessuno né la medicina,
alla quale io credo, né la persona potessero metterci qulcosa
di particolare. Io… normalmente la mia giornata incomincia
alle 5 pur non avendo problemi di sonno perché dormo bene,
e finisce verso le dieci, dieci e mezzo di sera in tantissime attività e
interessi, e sono convinto che mi aiuti fortemente pensare alla
malattia in termini positivi . Ecco, forse io potrei parlare ancora
ma mi fermo perché ho rubato già troppo tempo.
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