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Passo di Cacciabella - 2897 slm

Post n°121 pubblicato il 04 Novembre 2008 da maxpao1977
 
Foto di maxpao1977

Scheda tecnica :

Località di partenza : Bondo

Meta                         : Passo di Cacciabella

Dislivello                   : 3134 metri a/r

Difficoltà                   : escursionisti esperti

Fatto increscioso in data 26/10/2008 in Val Bondasca, che rendo pubblico per evitar che chiunque possa riviverlo, evitando così eventuali spiacevoli incidenti dettati dall’incuranza e inosservanza da parte di chi mi auguro presto mi risponda (ho inviato lettere e mail a chi di merito). Mi avvio dunque a descrivere la sequenza dei fatti accaduti in quella che poteva divenire una spiacevole domenica di escursionismo.

La partenza avviene piuttosto in ritardo, oltrepasso la dogana di Villa di Chiavenna che è mezzo giorno inoltrato, perdo il solito tempo alla dogana Svizzera (dove va? Cosa fa? Ha qualcosa da dichiarare? Sì, cara Svizzera, ho uno zaino, una piccozza e dei ramponi, ho intenzione di percorrere il “Viale della Bondasca”, ma Voi avete ancora le dogane? Chiedo polemico e indignato per il loro atteggiamento) percorro quindi la strada carrabile a pagamento che da Bondo (ove è presente nei pressi della chiesa una macchinetta per il pagamento automatico pari a euro 9.00 che autorizza al transito dei veicoli ma il cui resto erogato al cospetto dei miei dieci euro è pari a franco svizzero 1, il che ne determina un cambio franco/euro decisamente alla pari, altra indignazione), giungo quindi ai 1300 metri di quota del posteggio che sono le tredici inoltrate, dopo aver percorso una strada sterrata oggettivamente pericolosa, senza protezioni, con numerosi cedimenti ed altrettante travi di legno disposte in maniera precaria ad agevolare scavalcamenti di piccoli canali di scolo, con la presenza di molti tronchi sul manto stradale, e numerosi automezzi da lavoro lì abbandonati che altro non facevano che intralciare il mio procedere (taglio del bosco?).

Ore 13.15 circa, destinazione Capanna Sciora (2118 metri). Consapevole del ritardo accumulato mi incammino rapidamente sul sentiero, supero la deviazione per la Sasc Furà proseguendo sulla sinistra, oltrepasso le baite dell’alpe Laret, quindi più avanti il sentiero volge verso il fianco sinistro, si sale per un canale boscoso ove scorre un ruscello che si scavalca tramite un ponte piuttosto pericolante (qualche asse di legno mal messo e delle specie di corrimano, ma il passaggio risulta agevole nonostante la pericolosità dell’esposizione), si raggiunge quindi il terrazzo erboso dell’alpe Naravedar (1843 metri), poi per diagonale tra ontani e rododendri, una costola morenica mi porta allo Sciora, il cui locale invernale risulta aperto e ottimamente tenuto. La giornata è fresca, il sole inizia il suo percorso discendente alle spalle della bellissima parete nord del Pizzo Badile, la Bondasca piomba nella penombra, ma i colori sul granitico gruppo dello Sciora distolgono il mio pensiero da quella che sarà certamente una discesa al buio con lampada frontale. Prendo dieci minuti di pausa, per scattar foto, poi i minuti diventano venti, troppo maestose queste montagne per non esser contemplate, opto quindi per il Passo di Cacciabella (2897metri) in funzione del fatto che mentre sul “Viale” è calata la penombra, il difficile passo risulta ben esposto al sole, rendendomi più piacevole l’escursione sia dal punto di vista fisico che fotografico. Il valico mette in comunicazione la Bondasca con la valle dell’Albigna, non esiste un vero sentiero, la salita è tra enormi massi di granito agevolata da alcuni segnavia bianco/blu, ed alcune corde agevolano il passaggio sulle placche alte mentre altre permettono la salita dello speroncino finale. Tutto perfetto o quasi, magnifico il tramonto, magnifici i colori su questi giganti di granito, il lago dell’Albigna quasi passa inosservato davanti a tanta magnificenza; rifletto, poi scendo a passo decisamente spedito, voglio raggiungere la Capanna Sciora con gli ultimi barlumi di luce, poi non ci sarebbe più alcun problema in quanto il sentiero è ben tracciato. L’elicottero della Rega “rastrella” letteralmente la parete nordest del Badile (credo fossero le 17 passate), nessun intervento, semplice ricognizione, poi mi passa sopra, dirigendosi verso l’Albigna. La frontale ancora non la indosso, vedo ancora bene, giugno all’alpe Naravedar, ancora qualche foto col cavalletto all’imbrunire, poi a picco nel canalino ove scorre copioso il ruscello, ma qui la spiacevole sorpresa. Del ponte non vi è più traccia, mi chiedo come sia possibile, prendo la frontale, l’accendo, per alcuni attimi sono colto dal panico, avrò sbagliato sentiero? Che il buio mi abbia ingannato? Poi vedo le assi del ponte, ben accatastate (no, non può esser un atto vandalico, penso io), chiuse da due robuste corde metalliche, serrate da viti metalliche quasi a custodirne un prezioso tesoro; sopravviene ulteriore panico, devo traversare per dieci metri un canalino in pieno buio, piuttosto esposto, su granito bagnato, reso ancor più viscido e insidioso dallo scorrervi dell’acqua, senza corda per assicurarmi, senza adeguata attrezzatura, senza che vi sia tratto attrezzato, ma con un maledettissimo ponte divelto, smontato. Ragiono e ipotizzo che qualora fosse mia capacità liberarne le assi non avrei la possibilità di stabilizzarle e posarle, né di sollevarle in quanto lunghe e pesanti, tanto meno penso dei corrimano il cui paletti  tra l’altro posavano su appositi sostegni all’interno del canale. Per quanto mi sia possibile e visibile, risalgo il canalino dal sentiero, cercando un passaggio che non trovo, concludo che si passa solo da dove poche ore prima esisteva quel ponte. Ripongo tutto nello zaino già pesante, macchina fotografica, cavalletto, bastoncini telescopici che vanno a far compagnia alla piccozza, ai ramponi, al mio cambio, alle speranze che nulla mi accada. Sono consapevole della pericolosità, urlo e maledico chi mi ha privato del ponte, per attimi penso di chiamare la Rega (ma quel lavoro di dismissione suppongo l’abbia fatto qualche manutentore collegato al club alpino svizzero e ben penso che da quella situazione è meglio uscirne con le proprie mani denunciandone poi l’episodio, rendendolo pubblico affinché nessuno possa poi trovarsi a riviver una situazione tanto pericolosa quanto paradossale). Le mani faticano a far presa sul viscido granito, gelano letteralmente in quanto immerse nell’acqua che scende dal canale, il traverso è insidiosissimo per la precarietà della presa e l’assenza di buoni appigli, ne sono consapevole e prego che nulla mi accada, prego perché a casa ho una madre ed un padre, una ragazza in attesa di uno splendido bimbo, e mi ritrovo in una situazione resa insidiosa non dalla mia inesperienza, non dalla casualità o da fattori oggettivi, non dal buio, bensì dalla non curanza di qualche svizzero che ha ben avuto l’idea di eliminare un ponte senza preoccuparsi che alcuno potesse ancora transitarvi sopra di ritorno da un escursione. Concludendo, la discesa è fortunatamente poi terminata a buon fine, ma mi pongo (e Vi pongo) alcune domande a cui vorrei seguisse una celere ed esaustiva risposta; chiunque sia stato incaricato di dimettere il ponte e chiudere la catena di transito di fondovalle, non avrà notato un veicolo in sosta con permesso di transito regolarmente pagato? Non avrà supposto che qualcuno potesse ancora scendere, tanto più che ben avvistato dall’elicottero della Rega? Non avrebbe dovuto interessarsi un minimo su eventuali presenze in valle da parte di escursionisti o alpinisti di ritorno da qualche via? E se al posto mio, che mi ritengo un buon escursionista, con alle spalle numerose vette, valichi ed alcune ferrate vi fosse stato qualcun altro? Complimenti nazione Svizzera, complimenti per il cambio eruo/franco 1 a 1, per le pessime condizioni di una strada pagata a caro prezzo, e complimenti anche per esserti dimenticata di me o chiunque altro fosse al mio posto, rendendomi disagevole ciò che qualche ora prima era decisamente agevole… complimenti ancora da chi comunque continuerà ad amare le vostre montagne, ma molto meno la Vostra tanto sbandierata perfezione…

 In foto la Val Bondasca al tramonto...

 
 
 
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