Creato da stambeccoferito il 08/06/2007
E' da anni che giro x i blog, e spesso trovo storie di malasanita', di ingiustizie, di mancanza di tutela di chi ha bisogno d'aiuto...tra cui me stessa..vorrei dare voce a tutti coloro che hanno qualcosa da denunciare.....un qualcosa che non si è avuto il coraggio di dire.....apro i giornali e leggo notizie assurde e mi chiedo..il mondo è impazzito?

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Post N° 30

Post n°30 pubblicato il 16 Marzo 2008 da stambeccoferito

dal blog del Corriere, articolo di F. Cavaleri

"La Cina ha tanta gente. Il Tibet ha tanto territorio. DunqueŠ". Mao
Zedong nel 1952, due anni dopo avere spedito l'Esercito Popolare a Lhasa
e avere messo a tacere il piccolo Stato indipendente, chiarì subito le
sue idee e i propositi che aveva. La rivoluzione, la lotta di classe, la
liberazione dallo sfruttamento non c'entravano proprio nulla con quella
terra e con quella povera gente che obbediva all'autorità spirituale del
Dalai Lama. Il dittatore-imperatore pensava ad altro: gli premeva
riprendersi una regione sulla base di una considerazione storica che
faceva addirittura risalire la "proprietà" del Tibet alle dinastie del
tredicesimo secolo - stabilendo così nei fatti una continuità fra il suo
comunismo e il feudalesimo dell'antichità - e gli premeva pure
appropriarsi di un altopiano e di montagne che rappresentavano una
insostituibile e formidabile barriera di difesa dalle invasioni nemiche
oltre che una riserva di ricchezza naturale (vi nascono i tre grandi
fiumi d'Asia, il Gange, il Mekong e lo Yangtze). Mao Zedong per
completare il suo disegno doveva però andare oltre alle strategie
classiche della occupazione e della colonizzazione, occorreva cancellare
molto in fretta ogni traccia di identità culturale e nazionale che non
appartenesse alla storia Han, il ceppo etnico cinese. La frase
pronunciata dal Grande Condottiero enunciava un programma politico:
"quel tanto territorio", diventava l'oggetto - nel senso più
dispregiativo per lui e più lontano da ogni considerazione umanitaria -
della sinizzazione del Tibet.
Mao se ne è andato del 1976 e la Cina, si dice, da allora è stata
demaoizzata. Via ogni traccia del trentennio rosso. Via tutto, o quasi.
E in quel poco o tanto che resta del maoismo - per il filosofo e
sinologo francese Francois Julienne la Cina è stata "demaoizzata in nome
di Mao" - c'è l'atteggiamento verso il Tibet, divenuto
amministrativamente autonomo nel 1965, delle leadership che si sono
succedute nella Repubblica Popolare dopo lo smantellamento dell'economia
collettivista: repressione delle opposizioni, insediamenti forzati,
ribaltamento dei concetti di maggioranza e di minoranza, la maggioranza
tibetana che è diventata minoranza, la minoranza han che è diventata
maggioranza. Il governo in esilio stima che i "coloni" siano oggi circa
8 milioni contro i 6,5 milioni di indigeni. Poi ci sono gli insediamenti
militari: 500 mila soldati cinesi e alcuni basi dotate di testate
nucleari. C'è stata una parentesi, negli anni del riformismo di Hu
Yaobang, il segretario comunista che tentò di avviare la
democratizzazione della Cina. Egli ammise che "il popolo tibetano non ha
tratto alcun beneficio dalla nostra presenza". Hu Yaobang morì prima
della rivolta di Tienanmen ma le sue aperture erano già sul punto di
fallire sotto i colpi dell'ala conservatrice.
Il Tibet in questi 48 anni è molto cambiato e la stessa semplicità e
frugalità del monachesimo buddista ha subito qualche pesante
"contaminazione" consumistica alla quale non è di certo estranea la
suggestione esercitata dai milioni di turisti (nuova  fonte di
redditività della Provincia) che si avventurano in cerca di magie sempre
più rare. La Cina ha esportato dalle sue grandi città la concezione
della modernità intesa come realizzazione di grandi opere-simbolo del
nuovo status di potenza acquisito grazie alla forza dell'economia. La
sinizzazione è così passata attraverso il progetto della spettacolare
linea ferroviaria che dal primo luglio 2006 unisce (per 1142
chilometri), a un'altitudine media di 4 mila metri, Golmud nella
Provincia del Qinghai a Lhasa, passando per il tetto dei 5067 metri del
passo Tanggula. E sta proseguendo con l'autostrada che dovrebbe portare
niente meno che a 5.200 metri del campo base dell'Everest. Il
responsabile dell'area del Qomolangma (Everest in tibetano) ha spiegato
con queste parole il senso della cementificazione: "L'autostrada è una
manna  per lo sviluppo localeŠ gli scalatori potranno risparmiare
energie". No, non scherzava.La torcia olimpica transiterà il 20 e il 21
giugno. Con il suo messaggio di pace. E non solo: la Cina ribadirà al
mondo che il Tibet è suo e che le aspirazioni sepratiste sono superate.
Che la sinizzazione ha vinto. Come Mao aveva desiderato.

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