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DS9 - LA SERIE PERDUTA DI STAR TREK

Post n°5 pubblicato il 01 Agosto 2010 da garak75
 
Foto di garak75

Come mai il capitano Sisko e i suoi compagni non hanno avuto quel seguito di pubblico e di entusiasmo che ha preceduto e seguito tutti gli spin-off a marchio Star Trek?
Questa domanda ci ha assillato non poco, e per una serie innumerevole di motivi, non ultimi quelli di vedere un prodotto adulto e di grande spessore portare finalmente il marchio ST…
Sia ben chiaro, prima di proseguire, che questo non vuole essere un elogio di DS9 e nello stesso tempo un insulto allo spirito vero della nostra serie di SF preferita, ma, anzi, esattamente il contrario.
Vogliamo sottolineare che queste parole sono spese per ricucire lo strappo tra Sisko e Kirk, tra Sisko e Picard, tra Sisko e Janeway… Perché nulla, è più inconfondibilmente Star Trek come Deep Space Nine.

La prima accusa che si fa a questa serie è di aver perso quell’ottimismo nei confronti del futuro che era tipico sia nella TOS che in TNG. DS9 è lugubre, scura, piena di disagio e di mille problemi, il domani è visto come un’epoca di lotta tra popoli, di trattati interstellari che causano disagi a milioni di profughi, dove sono le salde certezze di Kirk che incontra l’Horta e decide di inserirla a pieno diritto tra le razze intelligenti, risparmiandole la “fine del mostro”? Dove, le incrollabili sicurezze di Picard?

Sulla stazione spaziale di Terok Nor la gente muore, l’eroe è colui che sopravvive non colui che trionfa…E fin qui, non aggiungiamo nulla di nuovo. DS9 è davvero diversa, non ha la stessa incrollabile fiducia nel futuro e nel sistema ma…Ma dove troviamo un innegabile nuova chiave di lettura che l’accomuna, da questo punto di vista, all’ideale principale della serie, è senza dubbio quando si guardano i suoi predecessori e si scoprono che, in effetti, tutto questo ottimismo è sicuramente mal riposto. Nella TOS, scopriamo solo con grande attenzione che i pregiudizi razziali sono tutt’altro che vinti (di numerosi episodi è protagonista Spock, ma altri riguardano la su citata questione della Horta o i “figli dei fiori” che cercano l’Eden, e così via…); apprendiamo che il trattato di pace con i Romulani rischia per diverse volte di vacillare (nell’Incidente all’Enterprise e nella Navicella Invisibile), e che quindi non è così infallibile come si pensa; veniamo a conoscenza di numerose razze aliene che mettono in serio pericolo la Federazione…Quindi, passiamo a TNG, dove tutti questi stessi spunti sono ripresi e ampliati, certo l’Enterprise con le famiglie a bordo è l’esemplificazione del sogno Americano (uomo, donna, bambino, cane e villetta!), ma i rapporti sempre più stretti con la complessa società Klingon, e l’incontro con i feroci Cardassiani, non sono forse delle gustose anticipazioni di quello che sarà DS9? In effetti, DS9 è la logica evoluzione delle due serie precedenti perché riprende, amplifica e risolve tutte le crisi sociali e belliche delle due sorelle maggiori. DS9 è sicuramente più lugubre e oscura della TOS e di TNG, ma non sarebbe potuto essere differente, perché in essa confluiva la tensione e le crisi irrisolte dei 250 episodi di Star Trek che l’avevano preceduta.

Altra seria critica che si muove a DS9 è la sua staticità. In tutta sincerità dobbiamo ammettere che questa è una valutazione che lascia il tempo che trova. Iniziamo col dire che un intreccio narrativo che prevede per quasi 100 episodi la narrazione di una guerra ci sembra tutto, tranne che statico…Ma, se i fan sparsi in tutto il mondo si aspettavano “nave, plancia ed equipaggio”, certo sono stati fuorviati. Di episodi di questo tipo ve ne è fin troppo pochi. Certo è però, che se andiamo a rivedere quelli che, con il passare del tempo, sono stati considerati i migliori episodi della TOS o di TNG, troviamo una bella sorpresa. In “Uccidere per Amore”, dove sono “nave, plancia ed equipaggio”? E in Triboli e Tribolazioni? E non è forse “L’Attacco dei Borg” uno dei più perfetti esempi di un episodio in stile DS9? Per non parlare di tutte quelle storie di TNG ambientate nel mondo dei Klingon. Ma è proprio con Picard, nell’episodio doppio “Il Peso del Comando”, che possiamo trovare un vero anello di congiunzione tra le atmosfere delle “serie classiche” e quelle di DS9…L’incrollabile Jean Luc nelle mani del suo aguzzino cardassiano ricorda fin troppo da vicino tutta una serie di luoghi comuni cari a DS9. Naturalmente, non bisogna omettere il parallelismo tra il consigliere Troi che si camuffa da cardassiana, con Kira che è scambiata da cardassiana; come è inutile sottolineare che i Maquis sono invenzione dei tempi della TNG. Potremmo continuare, ovviamente, sfatando una volta per tutte questo mito di DS9, serie statica, e per questo diversa dalle serie che la precedono.

Passando da una critica all’altra giungiamo ad una delle più feroci. I personaggi. DS9 è accusata di avere dei personaggi poco interessanti, e qualcuno abbastanza antipatico (il giovane Jack, ad esempio). In effetti, le prime tre stagioni di DS9 sono sicuramente abbastanza zoppicanti in fatto di caratterizzazione dei protagonisti, che sembrano muoversi sulla scena con approssimazione e goffaggine, solo Sisko ( e non in tutto) ha una forma abbastanza delineata. Ma, volendo guardare nel profondo, con chi stiamo avendo a che fare: con una Trill che ha vissuto già sette vite, non è illogico pensare che la sua personalità non sia del tutto definita; quindi abbiamo un mutaforma che non sa da dove viene, è naturale che abbia una personalità incerta; quindi abbiamo Kira, reduce di una lunga e sanguinosa guerra, è normale che sia ancora dilaniata dall’orrore; e così via…E’ quindi la natura stessa dei personaggi, che li fa così incerti ed approssimativi; DS9 altro non è che la lunga crescita di queste personalità, che, nell’ultima stagione, diventano salde e determinate. L’unico che sembra un pesce fuor d’acqua, anche se tra tutti è sicuramente il più noto e definito, è proprio Worf, che, se da un lato chiarisce gli equivoci della sua vita, scegliendo la via dei Klingon in modo definitivo, dall’altro non riesce a determinarsi fino in fondo.

Infine, altra disapprovazione da parte dei fan è lo spiritualismo di DS9, che ha come protagonista una sorta di MARTIRE profeta, Sisko, e una razza di alieni (i profeti del Tunnel Spaziale) che sembrano un misto tra dei e fantasmi. La questione religiosa che in altre serie di ST non è mai stata affrontata, se si eccettua il quinto film per il cinema, con l’irrazionale ricerca di Dio, è in DS9 alla base della narrazione che si svolge parallelamente su due piani: quello della realtà e della guerra; e quello della profezia e del trascendente. E’ un tocco diverso da tutte le altre storie targate trekker, ma non riusciamo a vederne i difetti; diverso non è sbagliato, o ingiusto, o negativo, ma diverso è semplicemente differente. La spiritualità di DS9 è la scusa, per gli autori, per affrontare tematiche come il fanatismo, il terrorismo, l’impegno civile e sociale, le grandi questioni della vita e della morte. Certo, queste tematiche non contribuiscono a rendere DS9 “popolare”, ma, comunque, non ne fanno una serie “popolana”.

Deep Space Nine è stato uno dei migliori esperimenti che si sono svolti nel mondo di Star Trek, in non tutte le sue parti è riuscito, ma ha avuto alcuni meriti incontrovertibili:
- Ha completato, con la parte più negativa, il grande affresco del futuro ipotizzato e realizzato dai creatori di Star Trek.
- E’ riuscita a proporre storie avvincenti legate tra loro da un afflato narrativo molto più ampio e complesso, della serie costruita “episodio dopo episodio”.
- Ha completato, ampliandolo, il gustoso umorismo già presente nella serie classica e in parte disatteso in TNG, introducendo la razza dei Ferenghi tra le più simpatiche e interessanti.
- E’ riuscita a mettere insieme una schiera di attori che non ha eguali nelle altre serie (attori che recitano regolarmente con grandi registi come Altman e con grandi attori come De Niro).
- Ha proposto delle storie di fantascienza e non solo di Star Trek…

 

Voi cosa ne pansate di questa analisi, dite pure la vostra...

 

Fonte: Webtrekitalia

 
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