Creato da sthefano il 13/05/2008
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Post N° 14

Post n°14 pubblicato il 17 Giugno 2008 da sthefano


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Al via l'emendamento
blocca-processi

Stop al dibattimento Berlusconi-Mills



Opposizione attacca la maggioranza:

«Norma fatta per salvare il premier».

Berlusconi: «Legge per la collettività,

contro di me in azione pm di sinistra».

L'Anm: a rischio molti processi gravi



ROMA

La maggioranza accelera sulla norma "salvapremier". I relatori del
decreto sicurezza Carlo Vizzini e Filippo Berselli hanno presentato due
emendamenti al provvedimento all’esame dell’aula del Senato, che potrebbero
essere propedeutici ad una sospensione delle azioni giudiziarie che riguardano,
tra gli altri, il presidente del Consiglio. I due testi, se approvati,
aprirebbero di fatto la strada allo slittamento del processo milanese
Berlusconi-Mills che vede coinvolto il presidente del Consiglio.



Gli emendamenti

Nel primo si interviene sulla formazione dei ruoli d’udienza, indicando quali
sono i procedimenti di particolare urgenza per il tipo di reati che devono
avere priorità rispetto agli altri. Nel secondo emendamento si prevede invece
la sospensione degli altri processi penali relativi a fatti commessi fino al 30
giugno 2002 «che si trovino in uno stato compreso tra la fissazione
dell’udienza preliminare e la chiusura del dibattimento di primo grado». La
sospensione sarà immediata al momento dell’entrata in vigore della legge e
durerà un anno. Il corso della prescrizione, durante la sospensione del
procedimento o del processo penale, resta sospeso.



Berlusconi: «Contro di me toghe di sinistra»

Per Berlusconi l'emendamento è «un provvedimento di legge a favore di tutta
la collettività e che consentirà di offrire ai cittadini una risposta forte per
i reati più gravi e più recenti», scrive il premier in una lettera indirizzata
al presidente del Senato Renato Schifani, aggiungendo per l'opposizione «non
dovrebbe essere approvato solo perchè si applicherebbe anche ad un processo nel
quale sono ingiustamente e incredibilmente coinvolto». «I miei legali mi hanno
informato che tale previsione normativa sarebbe applicabile ad uno fra i molti
fantasiosi processi che magistrati di estrema sinistra hanno intentato contro
di me per fini di lotta politica. Si tratta dell’ennesimo stupefacente
tentativo di un sostituto procuratore milanese di utilizzare la giustizia a
fini mediatici e politici, in ciò supportato da un tribunale anch’esso
politicizzato e supinamente adagiato sulla tesi accusatoria».



Pd e Italia dei valori: legge "salvapremier"

L’opposizione alza le barricate e parla ad una nuova legge
"salvapremier". L’alt arriva dal leader del Pd, Walter Veltroni: «In
questi giorni si decide il futuro della legislatura. Se il Governo e la sua
maggioranza continueranno con questo atteggiamento tenuto in queste settimane,
cioè una sequenza di incidenti assolutamente eccessivi ed inaccettabili»,
ultimo il tentativo di «inserire surrettiziamente il lodo Schifani nel
pacchetto sicurezza», sarà «a rischio il dialogo, tirerò le fila venerdì
all’Assemblea». Il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro annuncia «un’opposizione
dura e senza sconti dentro e fuori il Parlamento» e aggiunge:«Come volevasi
dimostrare anche questa volta Berlusconi ci riprova con le sue leggi ad
personam. Evidentemente non aveva ancora finito di sistemare i suoi affari
personali».



Casini: «Il governo ritiri l'emendamento»

Per il ministro ombra della Giustizia Lanfranco Tenaglia «l’emendamento
presentato al Senato dai relatori del decreto sicurezza è l’ennesima norma ad
personam che prevede una sospensione generalizzata di tutti i processi,
cominciando da quelli che vedono imputato il premier». Il presidente dei
senatori del Pd, Anna Finocchiaro, sostiene che «la riproposizione del lodo
Schifani nel decreto sicurezza ci dimostra che è il Pdl che non vuole il
dialogo». Anche da parte dell’opposizione di centro arrivano critiche alle
proposte in Senato: «Io mi auguro -afferma il leader Udc Pier Ferdinando
Casini- che il governo ritiri questi emendamenti, anche per non rompere quel
clima di collaborazione istituzionale che si è ben avviata fra maggioranza e
opposizione». L’Associazione nazionale magistrati boccia l’emendamento
"salvapremier": un intervento di cui «non si comprendono le finalità»
e che comporterà «gravissime disfunzioni» al sistema, con il rinvio di
«migliaia di processi, anche per fatti di rilevante gravità», e il rischio di
«paralisi», ad esempio nelle cancellerie.



 



Berlusconi ricusa i giudici
di Milano

E' bufera sulla norma "salva premier"



Presentata dai legali del premier

l'istanza contro Nicoletta Gandus.

L'Anm: «Non può denigrarci così»

E' bagarre al Senato, l'opposizione:

«Il governo ritiri gli emendamenti»



ROMA

Silvio Berlusconi, con un documento di 14 pagine depositato dai suoi legali
Nicolò Ghedini e Piero Longo, ricusa il giudice Nicoletta Gandus, presidente
del collegio che si occupa del processo al premier e all’avvocato inglese David
Mills imputati di corruzione in atti giudiziari: secondo l’accusa il fondatore
di Fininvest avrebbe comprato «con almeno 600 mila dollari» due testimonianze
di colui che aveva creato il sistema di società off-shore utilizzato dal
gruppo.



«Inimicizia verso Berlusconi»

«Gandus ha prospettato in passato pubblicamente e anche per iscritto reiterate,
insistenti e fortissime critiche nei confronti di Berlusconi, presidente del
consiglio tra il 2001 e il 2006, appoggiando apertamente la formazione politica
a lui avversa di centro-sinistra e affermando altresì la necessità di abrogare
tramite tale formazione politica leggi ritenute promulgate da Berlusconi solo
ai fini di favorire se stesso» scrivono gli avvocati. I legali della difesa
parlano di «inimicizia grave» di Gandus verso il premier e di «terzietà del
giudice irrimediabilmente compromessa». E infine nella ricusazione si ricorda
che Nicoletta Gandus era nell’elenco dei 61 giudici milanesi possessori di
azioni Mediaset e potenzialmente in grado di costituirsi parte civile
nell’altro processo in corso.



La decisione sulla ricusazione alla corte d’Appello

Adesso la decisione sulla ricusazione spetta alla corte d’Appello, quinta
sezione. I tempi dipendono dalla fissazione o meno di un’udienza camerale in
cui le parti, i difensori del premier e la procura generale per l’accusa,
illustrano le loro posizioni. Per un problema tecnico legato alle notifiche
potrebbero trascorrere anche tre settimane prima della decisione. Il processo
relativo al caso Mills potrebbe essere sospeso per decisione del collegio già
venerdì prossimo, proprio a causa della ricusazione pendente, anche se il
codice consente di andare avanti fino al termine dell’istruttoria
dibattimentale. Istruttoria che però è al momento bloccata. Venerdì prossimo
infatti dovrebbero essere sentiti i consulenti tecnici delle difese, i quali
però non si presenteranno in aula. La loro deposizione infatti, stando ai
legali del premier e di Mills, dovrebbe essere successiva all’interrogatorio di
Paolo Del Bue per rogatoria a Lugano. Insomma, il caso non è di facile
soluzione.



Il pm: respingiamo con forza le illazioni

E poi c’è l’emendamento al pacchetto sicurezza che potrebbe significare
sospensione per un anno. Il il capo della procura di Milano Manlio Minale
spiega che «il procedimento per corruzione in atti giudiziari è stato iscritto
a seguito di precise dichiarazioni rese dallo stesso avvocato Mills in data 18
luglio 2004, alla presenza del difensore nel corso di un interrogatorio quale
persona indagata in altro procedimento». «Le indagini - prosegue Minale - sono
state condotte nel più assoluto rispetto delle garanzie della difesa e
nell’esclusiva ottica dell’accertamento della verità. All’esito delle indagini
preliminari è stata esercitata l’azione penale e gli atti, superato
positivamente il vaglio dell’udienza preliminare, sono pervenuti al Tribunale».
«All’esito di un dibattimento iniziato in data 13 marzo 2007 e prossimo alla
conclusione - conclude la nota - il tribunale deciderà in ordine alla
fondazione o meno delle accuse».



Le toghe: «Chi governa non può comportarsi così»

Insorge anche l’Associazione nazionale magistrati. «In uno Stato
democratico ogni imputato può difendersi con tutti gli strumenti del diritto e
con la critica pubblica, ma chi governa il paese non può denigrare e
delegittimare i giudici e l’istituzione giudiziaria quando è in discussione la
sua posizione personale», spiegano il presidente e il segretario dell’Anm, Luca
Palamara e Giuseppe Cascini, commentano la lettera, inviata al presidente del
Senato, nella quale il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi «rivolge
accuse gravissime - rileva l’Anm - nei confronti del presidente del collegio
giudicante e del pubblico ministero del processo che lo vede imputato a Milano
di corruzione in atti giudiziari».



La lettera di Berlusconi

Berlusconi aveva annunciato la decisione di ricusare i giudici in una lettera
al presidente del Senato, Renato Schifani: «Ho preso visione della situazione
processuale e ho potuto constatare che si tratta dell'ennesimo stupefacente
tentativo di un sostituto procuratore milanese di utilizzare la giustizia a
fini mediatici e politici, in ciò supportato da un Tribunale anch'esso
politicizzato e supinamente adagiato sulla tesi accusatoria», ha scritto il
premier nella. Intanto prende il via al Senato la discussione sul decreto
sicurezza. Tra gli emendamenti anche i due provvedimenti già ribattezzati
"salva-premier". Dall’opposizione si alzano le barricate e parte
l’ostruzionismo da parte dell’Idv e del Pd. Ad accendere la miccia la lettura
fatta in Aula, fra le contestazioni dell’opposizione, dal presidente di Palazzo
Madama, Renato Schifani, della lettera inviatagli ieri dal presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi.



Il Pd: il premier faccia un passo indietro o faremo opposizione durissima

In occasione dei passaggi dove il premier parla di «aggressione» da parte di
alcune parti della «magistratura di estrema sinistra», dai banchi
dell’opposizione si sono levate proteste verbali. Luigi Zanda del Pd definisce
la lettera «spudorata». Per la prima volta Udc, Idv e Pd sono uniti nel
chiedere che il governo ritiri gli emendamenti. «Berlusconi faccia un passo
indietro altrimenti il Pd farà un’opposizione durissima», annuncia il
capogruppo del Partito democratico alla Camera, Antonello Soro, che aggiunge:
«L’idea di attacchi dei magistrati al premier sia campata in aria». Attacca il
leader dell’Idv Antonio Di Pietro: «Non si devono sospendere i processi di un
premier in carica se questi processi preesistevano alla sua elezione e quindi
la sua elezione è nè più e nè meno una condizione per non essere più
processato. D’ora in poi se dovesse valere questo principio, a Provenzano
dovrebbe convenire candidarsi piuttosto che fare il latitante».



Casini: «Dissennata la scelta del governo»

Dal seminario di Italianieuropei, organizzato da D’Alema,interviene anche il
leader Udc, Pier Ferdinando Casini, che giudica «dissennata» la scelta del
governo di inserire l’emendamento "salva premier" nel provvedimento
sulla sicurezza. «Mi auguro che il governo rifletta, non vada avanti con le
forzature e ritiri l’emendamento». Detto questo, però «iniziative dissennate
non debbono attenuare il dialogo necessario sulle riforme». Dalla maggioranza
risponde il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto: «Sembrava che la
sinistra avesse archiviato la stagione dell’uso politico della giustizia.
Invece c’è una ripresa dell’iniziativa giudiziaria contro Berlusconi che
richiede un intervento. Il dialogo con Veltroni? Dipende da lui se saprà fare
quel salto di qualità politica che è abbandonare l’uso improprio della
giustizia» e, sul rischio di una rottura del dialogo aperto tra maggioranza e
opposizione, aggiunge: «Veltroni ha di fronte un bivio: se fare un salto di
qualità politica e buttare le armi improprie della giustizia o continuare a
usarle. Allora noi non possiamo fare altro che lavorare per disinnescarle con
uno strumento legislativo».

 
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