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DL TREMONTI:LA FINE DELL'UNIVERSITA' PUBBLICA

Post n°17 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da sicily810

C'ha provato il ministro dell'università Luigi Berlinguer, c'ha provato la ministra dell'istruzione Letizia Moratti ed ora ci prova il ministro dell'economia Giulio Tremonti. Il nuovo Decreto Legge (DL) Tremonti, la finanziaria 2008, rappresenta la nuova frontiera della politica d' azione del governo sull'università: non è più necessario redarre una riforma organica, ma è sufficiente aggiungere una manciata di articoli alla finanziaria. Quest'anno il nuovo DL prevede delle modifiche radicali per tutto il tessuto universitario



Le più importanti saranno la possibilità per ogni ateneo di diventare fondazione di diritto privato, la drastica riduzione dei fondi di finanziamento pubblici e il turn over del 20% per le assunzioni dei ricercatori (ogni 5 docenti che vanno in pensione può essere assunto un solo ricercatore).

Tra le conseguenze: nessun limite all'aumento delle tasse universitarie, didattica finalizzata a soddisfare le leggi del mercato, taglio definitivo della possibilità di carriera dei ricercatori. E l'università non sarà mai più come prima. Nè tanto meno migliore. E' la riforma peggiore degli ultimi anni, ma se per la moratti l'autunno fu caldo, quest'anno, viste le temperature, si prevede che l'estate non finirà mai...

MANI LIBERE AI PRIVATI
A decidere le sorti di ogni ateneo sarà il senato accademico con una votazione a maggioranza assoluta che sancirà definitivamente la trasformazione in fondazione. Le novelle “fondazioni” dovranno accattivarsi i finanziamenti dei privati con tutti i mezzi possibili, anche entrando in concorrenza tra loro in ambito dell'offerta formativa. I suddetti finanziatori avranno la possibilità di entrare nel Consiglio di Amministrazione (CDA), influendo così sui più importanti momenti decisionali dell'ateneo. Già ora le aziende hanno la possibilità di finanziare cattedre private o master, presto potranno agire in modo decisivo su interi corsi di laurea, non solo decidendone la sopravvivenza, ma anche strumentalizzandone la didattica. Le materie non applicative non avranno vita facile: chi vorrà finanziare facoltà come lettere?

CHI COPRE I DEBITI? OVVIO...GLI STUDENTI
Ma alla fine dei conti quali sono le imprese italiane capaci di finanziare la ricerca? in italia la ricerca privata è praticamente inesistente e il tessuto industriale è allo sbando e senza idee. E' facile prevedere che a coprire i bilanci saranno le tasse studentesche che subiranno un impennata. Infatti verranno abbattute tutte le barriere che limitano il tetto massimo delle entrate derivanti dalle tasse studentesche, che adesso è rappresentato dal 20% del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO). Lo stesso FFO, inoltre, subirà un taglio netto di 500 milioni di euro in tre anni. Sono facilmente prevedibili cospicui aumenti delle tasse universitarie già dal 2009, volti all'arduo tentativo di tamponare i crescenti buchi di bilancio che verranno ereditati dalle future fondazioni. In un ateneo come il nostro, già vicino allo sforamento del tetto massimo e con un'attuale debito di circa 30 milioni di euro (che nel 2012 arriverà a circa 90 milioni), non è poi così difficile intuire le misure che verranno prese dal nuovo CDA.

RICERCA D'ECCELLENZA O RICERCA D'ELITE?
Il decreto prevede una totale rivoluzione dei criteri di distribuzione dei finanziamenti pubblici alle università: verranno privilegiati gli atenei che attireranno più investimenti da parte dei privati, mentre saranno tagliati i fondi a quelli meno capaci di vendersi sul mercato. S'innescherà così un circolo vizioso, che da una parte strangolerà le finanze degli atenei minori e li vincolerà ad una didattica peggiore; dall'altra farà nascere centri di eccellenza sempre più specializzati che subiranno forti influenze dal panorama industriale. Ne è la prova che già da quest'anno saranno incentivati istituti privati di eccellenza come l' IMT di Lucca , l'IIT di Genova e il SUM di Firenze, lasciando presagire che sarà loro la ricerca d' ”eccellenza”.

IL MITICO MODELLO AMERICANO : 30.000 DOLLARI DI ISCRIZIONE
Tutta questa manovra cerca di emulare il modello di istruzione superiore made in USA, lo stesso che nell'ultimo anno è stato travolto dal riflesso di una forte crisi finanziaria dovuta ai mutui “subprime” che è riuscita a colpire violentemente anche università prestigiose come Harvard. Se un sistema finanziario potente come quello americano non riesce a garantire una solida stabilità al suo tessuto universitario, come può farlo quello italiano che è privo di grandi aziende e le medie imprese non riescono neppure ad autosostenersi? Si prevede uno scenario in cui i costi del sapere saranno, come nelle università americane, tali da vincolare le persone ad aprire mutui o ad arruolarsi nell'esercito per assicurarsi una sovvenzione statale. Da qui lo studente si trasformerà in una nuova figura ancor più precaria, facilmente sfruttabile e ricattabile dal mercato del lavoro: una semplice unità lavorativa a basso costo e senza garanzie sindacali. Sta nascendo un gigante dai piedi d'argilla pronto a crollare al suo primo passo di vita.

 
 
 
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Data di creazione: 02/08/2008
 

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