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Post N° 445

Post n°445 pubblicato il 15 Luglio 2006 da strangeskin
 

Correva la notte inseguita dal giorno. Erano le quattro, forse quasi le cinque, e il gallo cantava nel pollaio di reti metalliche e lamiere.
Camminavo sul balcone, guardando le stelle spengersi ad una ad una e poi tutte insieme, quando finalmente ebbi l'idea.
Riverniciare il mio appartamento. Tutto. Fuori:le terrazze e l'inferriata del balcone, forse anche la scarpiera e l'armadietto sotto il lavabo.
Dentro: la cucina e il tinello, il bagno, la camera da letto e il salone, lo sgabuzzino e i termosifoni, lo studio e ... e  le fessure bianche fra le mattonelle.
Da sola?
Oh, ad averne il tempo, anche da sola. Ma l'ozio domina i miei minuti liberi con una tale passione che sarebbe rischioso chiedergli di cedere il passo all'indaffarismo. E poi io devo curare le piante, dar da mangiare ai pesci, leggere le disposizioni ministeriali in tema di immigrazione, ascoltare musica e immaginare un'altra vita.
No, ci vuole un imbianchino.
Un imbianchino che non dilapidi il mio stipendio da collaboratore coordinato e continuativo .
Ho avuto un paio di fidanzati imbianchini, a ben pensarci: Mauro e Gianni.
Gianni lo sentirei più volentieri. Domani lo chiamo.
Che bell'idea. Rinascerò anch'io donna nuova e ridipinta insieme alla mia casa. Sono le cinque, i pesci avranno fame: affeto una spigola e la getto ai miei pirana.


Gianni è così felice di sentirmi - al che mi viene in mente che in quei tre mesi di frequentazione almeno due son trascorsi in divoramenti famelici - gli esplicito le mie intenzioni - noto un calo di partecipazione emotiva alla piega della conversazione presa - gli chiedo un preventivo, mi dice che deve vedere la casa. Gli rispondo ok. Stasera alle sette. Lui dice va bene. Riattacchiamo più o meno in simultanea.
Alle sette meno un quarto suona al campanello della signorina Salasso, la bacia sulle gote tiepide con i peli ispidi di una barba mediterranea. Squadra la figura nel suo insieme come a farne un paragone col ricordo cerebrale che ne aveva. Si compiace della tenuta. Io lo guardo. Deve bere sempre molta birra, la pancia si è fatta più pronunciata, ma le mani sono sempre così belle. Già, ottima cosa fu a suo tempo. Ma poi le anime se non sono affini tendono a rigettarsi. Ed entrambi vomitammo. O forse questo lo penso io. Chissà, non perdiamoci in cavillosi ricordi ormai insozzati dalla fantasia.
Il prezzo proprosto è buono. Sei un'amica, ti tratto bene mi dice accarezzandomi con l'indice il naso. Sorrido - di circostanza nonchè di imbarazzo - lo ringrazio e ... oh si scusami sono a cena fuori, devo prepararmi.
Che faccio adesso nella vita dici ... oh bè di sicuro non guido più il motorino come un'invasata, si in quello mi sono data una calmata. Si cresce, si matura. Si che è stato bello , ok scusami Gianni davvero , tanto ci vedremo per un po' di giorni, quando pensi di iniziare. Lunedì. Perfetto, si è il mio giorno libero, ti do una mano.
Baci sulle guance, con mano di Gianni che mi cinge e stringe la vita e ciao.
Posso tornare a respirare. Che idee che mi vengono.
Potevo chiamare Mauro, almeno con lui a letto non c'ero stata, eravamo due sedicenni ai tempi dei tempi.

Passano i cinque giorni, un concerto di Battiato nel mezzo, ventitre consulenze erogate, una depilazione con silke-pil su polpacci e ceretta altrove, una festa di amici, quattro litri di vino rosso bevuti, ottantaquattro sigarette, cinque spigole e una trota fresche somministrate, dodici litri d'acqua bevuti,  sei docce che domenica ne ho fatte due era un caldo, tredici ore in chiamate ricevute ed effettuate, quarantuno baci sulle guance, tre sulla fronte,, nessuna lite, nessun batticuore, qualche secrezione ormonale e un sogno - fra venerdì e sabato notte - tentavo di liberarmi da dei tessuti morbidi che mi avvolgevano senza stringere ma senza neanche lasciarmi libera.
Arriva il lunedì mattina. Ore dieci, che quello gliel'ho specificato bene che io la mattina dormo e non sento nulla, suonano il campanell. Gianni entra con la sua maglia bianca e palma stilizzata rossa. Con lui ci sono due ragazzini, avranno una ventina d'anni.
Osservano le stanze, decidono di iniziare dallo sgabuzzino. Ottima scelta dico io.
Si parte col facile, immagino l'ultima cosa sarà lo studio: e li vedo con gli occhi della mente, intenti a spostare le librerie mentre si sporcano i polpastrelli di polvere annale.
Mi vesto da lavoro - che il vestito della sera prima era proprio sopra la sedia e con gli occhi cisposi, quello ho afferrato. Li aiuto facendogli spazio nel balcone per secchi, pennelli e rulli; tiro giù la tenda esterna verde ed arancione in pandan con i miei ibiscus sbocciati ormai alla luce del mattino.
Vi preparo un caffe ragazzi. Oh si, Dania, sei molto gentile, un caffè non si rifiuta mai. Lo vogliono insegnare a me.

to be continued ...

 
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