Creato da hubbel il 03/12/2007
Quello strano senso di alienazione

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La televisione non conta...

Post n°420 pubblicato il 16 Ottobre 2009 da hubbel
 

di Piero Ricca (da pieroricca.org)

Siamo da tempo in pieno maccartismo. La caccia all’uomo non è rivolta ai sospetti comunisti, come nell’America degli anni cinquanta. Ma a coloro che nell’esercizio della propria libertà di opinione o nello svolgimento della propria funzione professionale risultano sgraditi al gruppo di potere capeggiato da Silvio Berlusconi. Il network operativo ormai ha meccanismi collaudati, a sua disposizione servizi segreti, giornali di regime, commissioni parlamentari, uffici ministeriali, membri governativi del Csm, avvocati su misura, tirapiedi televisivi, più uomini di fatica fuori scena per le occasioni speciali. Sono le nuove squadracce fasciste. Non usano l’olio di ricino ma la diffamazione. C’è un’unica regia, che prende ordini dirattamente dal capo. Per uccidere le ragioni di chi si avverte nemico se ne uccide la reputazione pubblica o lo si costringe a difendersi da false accuse. I nemici del padrone devono apparire tutti loschi, disonesti, falsi, ideologicamente orientati e deviati, dalla vita privata disordinata, privi di credibilità se uno li conosce bene. L’effetto propagandistico si unisce a quello intimidatorio: chi si sentirà di andar contro gli interessi del capobanda la prossima volta? Il penultimo fu Dino Boffo, colpevole di aver flebilmente criticato il duce: distrutto non per le sue idee, ma per un suo errore privato strumentalizzato ad arte. L’ultimo - almeno per ora - è Riccardo Mesiano, il magistrato che giudicando in sede civile la causa Cir-Mondadori ha condannato la Fininvest al risarcimento di 750 milioni. Su questo ne sentirete delle belle, aveva annunciato il capo. E infatti. Gli si mputa di aver parlato di politica con gli amici in un ristorante tre anni fa, di aver rinviato al 2011 una causa civile, di essere stato promosso dal Csm dieci giorni dopo la decisione sgradita, lo si mette alla berlina in momenti di vita privata ritraendolo come un eccentrico, inadattato alla professione di magistrato. Si ventila che la sentenza non l’abbia scritta lui, ma gli avvocati di De Benedetti, come se fosse un Vittorio Metta qualsiasi. Solidarietà al giudice Mesiano, per quel che vale.

 
 
 
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