Creato da hubbel il 03/12/2007
Quello strano senso di alienazione

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Marrazzo si è dimesso. E Berlusconi?

Post n°427 pubblicato il 26 Ottobre 2009 da hubbel
 

di Ida Dominjanni (dal Manifesto del 25/10/2009).

Piero Marrazzo non è colpevole di frequentare trans, come Silvio Berlusconi non è colpevole di frequentare escort o di avere, o millantare, tutte le fidanzate che crede. Entrambi sono colpevoli però di non aver capito che la vita privata di un uomo politico riverbera sulla sua immagine (e sulla sua sostanza) politica. Nonché di scindere, nella miglior tradizione della doppia morale di un paese cattolico, i lori vizi privati dalle loro dichiarazioni pubbliche di fede nei sacri valori della famiglia. Dopodiché le analogie finiscono. Marrazzo si dimette e Berlusconi no. Marrazzo si chiude disperatamente a Villa Piccolomini e Berlusconi fa un proclama al giorno per rivendicare che lui, l'eletto dal popolo, fa quello che vuole. Marrazzo - stando alle testimonianze - ha avuto relazioni personali con alcuni trans, Berlusconi è al centro di un sistema diffuso di scambio fra sesso, danaro e potere, in cui «il divertimento dell'imperatore» viene retribuito in candidature e comparsate in tv (privata e pubblica). Fa qualche differenza, e nel senso opposto a quello che scrive Il Giornale, che già salva la candida «normalità» del premier che va a donne contro l'immonda ambiguità sessuale del governatore che va a trans.

 
 
 

Democrazia nella palude

Post n°426 pubblicato il 24 Ottobre 2009 da hubbel
 

di Norma Rangeri (dal "Manifesto" del 24/10/2009).

Dopo la velina anonima del caso Boffo ecco la telecamera nascosta del caso Marrazzo. Quattro sottufficiali dei carabinieri sono stati arrestati per aver tentato di ricattare il presidente regionale del Lazio con un filmino girato in camera da letto. Il generale dell’Arma ha smentito ogni dietrologia allontanando l’ombra del complotto, spiegando che si tratta di «mele marce».
Difficile crederlo quando a finire nella trappola non è una persona qualunque ma un politico di prima fila: non erano i soldi l’obiettivo principale, ma il killeraggio di un uomo politico. E, in ogni caso, la corruzione di un gruppo di carabinieri con i gradi, non è un episodio da rubricare sotto la voce criminalità comune. Quando il metodo del pedinamento, del ricatto personale, dei dossier confezionati e offerti da archivi stranieri diventa il timbro di una fase politica, è tutto il cesto italiano ad esserne avvelenato.
Il presidente della Regione Lazio sarebbe sotto ricatto da mesi, il gruppo di carabinieri che lo aveva seguito e filmato viene scoperto per caso e arrestato alla vigilia delle elezioni primarie del Pd, all’inizio di una lunga campagna elettorale per il rinnovo del governo regionale. Il metodo della delegittimazione sferra un altro colpo. Tutti i politici, di maggioranza o opposizione, da un governatore regionale al presidente della camera, stiano attenti. Nessuno deve sentirsi al sicuro. Il messaggio arriva ai destinatari, la strategia è chiara. E i cittadini ascoltino con attenzione i telegiornali della sera: non è solo il grande capo a non essere un santo. Come se le escort-candidate e quel che ognuno è libero di fare nella sua vita privata fossero la stessa cosa. Distinguere è un esercizio destinato ad affondare nel fetore della palude.
Le scosse violente tra le istituzioni di garanzia e il capo del governo, le rivelazioni sulla trattativa tra la cupola mafiosa e pezzi dello stato, la questione morale delle tangenti che riemerge al nord e si specchia in una questione criminale al sud. Anche una democrazia forte e in buona salute, e non è il caso nostro, ne verrebbe sfregiata, colpita negli anticorpi che indeboliscono e non riescono ad arginare l’estendersi dell’infezione. La paura si infila nelle relazioni umane, la convivenza incattivisce nell’odio sociale sbarrando la strada a idee e speranze.
Tanto più indifesi di fronte allo tsunami della disoccupazione e davanti a una protesta sociale larga, orgogliosa, generosa che scende in piazza ma non trova una leadership in grado di rappresentarla. Con l’aggravante di una «nebbia fitta» come dice Tremonti, che avvolge i palazzi romani nel rincorrersi di voci su possibili dimissioni del ministro dell’economia, cioè dell’architrave di un governo che non riesce ad affrontare la crisi. Un ministro sotto attacco e un altro, Bossi, che gli assicura la sua protezione.
La politica come una questione di chi guarda le spalle a chi.

 
 
 

Quelle ministre a letto col Premier...

Post n°425 pubblicato il 23 Ottobre 2009 da hubbel
 

di Fabrizio d'Esposito (da Micromega n. 5/2009)

Scrive l'Unità del 6 agosto (2009 ndr ): "Ieri per Berlusconi è scoppiato il caso Guzzanti. Inteso come Paolo, l'ex deputato frozista passato al gruppo misto proprio in lite con il leader: "E un gran porco", attacca sul suo blog, "Con un atteggiamento puttaniero che disprezza le donne". E' solo l'antipasto: Guzzanti riferisce voci, a suo dire verificate come attendibili, sui verbali delle intercettazioni nell'inchiesta di Napoli (...) che "Un famoso direttore ha mostrato e fatto leggere a un numero imprecisato di persone (deputati e deputate di Forza Italia per lo più)". E che "Tutti i direttori di giornale hanno, ma avrebbero deciso di non usare su sollecitazione del Presidente Napolitano". E cosa c'è nelle famose carte? "Persone che ora ricoprono cariche altissime - io ne conosco almeno tre - si raccontano fra di loro cose terribili che la decenza e la carità di patria mi proibiscono di scrivere, anche se purtroppo sono sulla bocca di coloro che hanno letto i verbali" vale a dire più di mille persone. Nonostante le buone intenzioni l'onorevole non riesce a trattenersi e i "Particolari disgustosi" li scrive eccome: "Rapporti anali non graditi, ore e ore di tormenti in attesa di una erezione che non fa capolino, discussioni sul prossimo set, consigli fra donne su come abbreviare i tormenti di una permanenza orizzontale pagata come pedaggio". Ghiotta conclusione: "Se un magistrato volesse interrogarmi, farei tutti i nomi".

 
 
 

Feltri contro Berlusconi: gli scherzi dell'archivio

Post n°424 pubblicato il 21 Ottobre 2009 da hubbel
 

Un tuffo nel passato (dal sito di "Europa")
Prima citazione dal Riformista.
Editoriale, sì editoriale, firmato da Vittorio Feltri, sì Vittorio Feltri. Tema il “conflitto d’interessi”, titolo: “Al dottor Silvio diamo anche la Gazzetta Ufficiale”.
«Un vecchio detto poco chic (mi pare romano) si adatta perfettamente agli abitanti del mondo politico: “Il più pulito ha la rogna”. Certo, questo è linguaggio da qualunquisti, ma converrete che è sempre più difficile non esserlo», sottolinea Feltri. Nel mirino dell’attuale direttore del Giornale «il tormentoso e tormentato iter della legge sulle tv, le quali da quattordici anni si sbranano per vivere e vivono per sbranarsi in assenza di una qualsiasi norma civile che quantomeno vieti il cannibalismo.
Durante i quali la Rai ha mantenuto gli antichi privilegi e la Fininvest ne ha scippati vari per sé, complici i partiti: la Dc, il Pri, il Psdi, il Pli e il Pci con la loro stolida inerzia; e il Psi col suo attivismo furfantesco, cui si deve tra l’altro la perla denominata “decreto Berlusconi”, cioè la scappatoia che consente all’intestatario di fare provvisioriamente i propri comodi in attesa che possa farseli definitivamente».
Chiosa sul decreto Berlusconi: «Perfino in una repubblica delle banane avrebbe suscitato scandalo e sarebbe stato cancellato dalla magistratura in un soprassalto di dignità e che invece in Italia è ancora spudoratamente in vigore». Ancora più interessante la provocazione di Feltri alla fine del commento: «Il dottor Silvio di Milano due» pretende «tre emittenti, pubblicità pressoché illimitata, la Mondadori, un quotidiano e alcuni periodici. Poca roba.
Perché non dargli anche un paio di stazioni radiofoniche, il Bollettino dei naviganti e la Gazzetta Ufficiale, così almeno le leggi se le fa sul bancone della tipografia». L’articolo, pubblicato su l’Europeo, è datato 11 agosto 1990. Halloween si avvicina, archivietto-scherzetto per l’alfiere e scudiero dell’impero del “dottor Silvio di Milano due”.

 
 
 

Il Regime contro Corrado Augias

Post n°423 pubblicato il 19 Ottobre 2009 da hubbel
 

Dopo Dino Boffo, Gianfranco Fini, Ezio Mauro, Giorgio Napolitano, Veronica Lario (e scusate se ne dimentico qualcuno) adesso è arrivato il turno di Corrado Augias. E' lui, infatti, la nuova vittima del Giornale di Vittorio Feltri. L'accusa è quello di essere sato una spia comunista. Rincara la dose un'intervista di Francesco Cossiga oggi sul Giornale. Dare credibilità a un personaggio come Cossiga è veramente troppo. Si tratta di uno dei peggiori uomini politici della storia italiana. Invischiato in una marea di episodi oscuri del nostro Paese. Cossiga è considerato, dalla famiglia di Aldo Moro, il principale responsabile della sua morte (all'epoca era Ministro degli Interni e non fece nulla per salvare il presidente della Democrazia Cristiana). Insomma un personaggio totalmente squalificato dalla Storia e che dovrebbe solamente ritirarsi in un ospizio.

Ora resta da capire chi sarà la prossima vittima del Giornale di Regime: a chi toccherà la prossima bugia di Feltri? A chi la prossima diffamazione? Il prossimo avvertimento mafioso? Chi sarà pedinato dalle telecamere di Mediaset solo perchè indossa calzini di un particolare colore? Toccherà solo a personaggi pubblici o anche a chi (per esempio) firma appelli contro il governo Berlusconi? Dobbiamo preoccuparci tutti? Non so, fateci sapere cari sostenitori del Regime.

 
 
 
 
 

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