« Rousseau, Contratto soci... | Pietro Verri, Primi elem... » |
Il Manifesto degli Eguali
Post n°18 pubblicato il 10 Novembre 2012 da rss55mrz
POPOLO DI FRANCIA Per quindici secoli tu hai vissuto schiavo e perciò infelice. Da sei anni tu respiri a fatica nell'attesa dell'indipendenza, della felicità e dell' eguaglianza. L'EGUAGLIANZA! primo voto della natura, primo bisogno dell'uomo, e principale nodo di ogni associazione legittima! Popolo di Francia! tu non sei stato favorito più delle altre nazioni che vegetano su questo globo sventurato! Sempre e dovunque la povera specie umana, abbandonata ad antropofagi più o meno astuti, servì di zimbello a tutte le ambizioni, di pastura a tutte le tirannidi. Sempre e dovunque si cullarono gli uomini con belle parole: mai e in nessun luogo con la parola essi hanno ottenuto la cosa. Da tempo immemorabile ci sentiamo ipocritamente ripetere: gli uomini sono uguali; e da tempo immemorabile la più avvilente, la più mostruosa ineguaglianza pesa insolentemente sul genere umano. Da quando esistono società civili, il più bell'appannaggio dell'uomo è riconosciuto senza opposizioni, ma non si è ancora potuto realizzare una sola volta: l'eguaglianza non è mai stata altro che una bella e stèrile finzione della legge. Oggi che è reclamata a più alta voce, ci si risponde: Tacete, miserabili! l'eguaglianza di fatto è soltanto una chimera; contentàtevi dell'eguaglianza presuntiva: siete tutti eguali di fronte alla legge. Canaglia, che più ti occorre? Legislatori, governanti, ricchi proprietari, ascoltate alla vostra volta. Noi siamo tutti eguali, vero? Questo principio è incontestato, perché, a meno di essere presi da pazzi, non si potrebbe dire seriamente che è notte quando è giorno. Ebbene! noi pretendiamo ormai di vivere e morire eguali come siamo nati: vogliamo l'eguaglianza reale o la morte; ecco quel che ci occorre. E l'avremo questa eguaglianza reale, non importa a qual prezzo. Guai a quelli che troveremo sulla nostra strada! Guai a chi volesse far resistenza a un voto così deciso! La rivoluzione francese è soltanto il prodromo d'un'altra rivoluzione, molto più vasta, molto più solenne, e che sarà l'ultima. Il popolo ha marciato sui corpi dei re e dei preti coalizzati contro di lui: succederà lo stesso ai nuovi tiranni, ai nuovi tartufi politici assisi al posto dei vecchi. Che cosa ci serve oltre all'eguaglianza dei diritti? Ci serve che quest'eguaglianza non sia soltanto scritta nella dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, la vogliamo in mezzo a noi, sotto il tetto delle nostre case. Per essa noi acconsentiamo a tutto, a far tabula rasa per conservare essa sola. Periscano, se necessario, tutte le arti, purché ci resti l'eguaglianza reale! Legislatori e governanti, che non avete più ingegno che buona fede, proprietari ricchi e spietati, invano vi sforzate di neutralizzare la nostra santa impresa dicendo: Essi non fanno altro che riproporre quella legge agraria richiesta più d'una volta prima di loro. Calunniatori, tacete alla vostra volta, e ascoltate, nel silenzio della confusione, le nostre pretese dettate dalla natura e basate sulla giustizia. La legge agraria o la distribuzione delle terre fu l'aspirazione momentanea di qualche soldato senza princìpi, di qualche popolazione mossa dall'istinto più che dalla ragione. Noi tendiamo a qualche cosa di più sublime e di più equo: il bene comune o la comunione dei beni! Non più proprietà privata delle terre, la terra non è di nessuno. Noi vogliamo, noi reclamiamo il godimento comune dei frutti della terra: i frutti sono di tutti. Dichiariamo di non poter più sopportare che la stragrande maggioranza degli uomini lavori e sudi al servizio e per il piacere dell'estrema minoranza. Già da troppo tempo, meno d'un milione d'individui dispongono di ciò che appartiene a più di venti milioni di loro simili, di loro eguali. Si ponga termine, infine a questo enorme scandalo che i nostri nipoti non vorranno credere! Sparite infine, abominevoli distinzioni di ricchi e poveri, di grandi e piccoli, di padroni e servi, di governanti e governati. Non ci sia più fra gli uomini altra differenza che quella dell'età e del sesso. Poiché tutti hanno gli stessi bisogni e le stesse facoltà, non ci sia dunque per tutti che una sola educazione, un solo nutrimento. Essi si contentano di un unico sole e di una stessa aria per tutti: perché non dovrebbe bastare a ciascuno di loro la stessa quantità e la stessa qualità di alimenti? Ma già gridano contro di noi i nemici dell'ordine di cose più naturale che si possa immaginare. Disorganizzatori e faziosi, ci dicono: Voi volete solo massacri e bottino.
POPOLO DI FRANCIA, Non perderemo tempo a rispondere a costoro, ma ti diremo: la santa impresa che organizziamo non ha altro scopo che di porre un termine ai dissensi civili e alla miseria pubblica. Mai più vasto disegno è stato concepito e messo in esecuzione. Di quando in quando, qualche uomo di genio, qualche sapiente ne ha parlato a voce bassa e tremante. Nessuno di loro ha avuto il coraggio di dire la verità tutta intera. Il momento delle grandi risoluzioni è giunto. Il male è al colmo; copre la faccia della terra. Da troppi secoli vi regna il caos sotto il nome di politica. Che tutto rientri nell' ordine e riprenda il suo posto. Al richiamo dell'eguaglianza, si organizzino gli elementi della giustizia e della felicità. È venuto il momento di fondare la REPUBBLICA DEGLI EGUALI, il grande asilo aperto a tutti gli uomini. Sono giunti i giorni della restituzione generale. Famiglie gementi, venite a sedervi alla tavola comune eretta dalla natura per tutti i suoi figli. POPOLO DI FRANCIA, A te era dunque riservata la più pura di tutte le glorie! Sì, sei tu che devi offrire per primo al mondo questo commovente spettacolo. Antiche abitudini, pregiudizi inveterati, tenteranno ancora di ostacolare la fondazione della repubblica degli Eguali. L'organizzazione dell'eguaglianza reale, l'unica che risponda a tutti i bisogni, senza far vittime, senza costare sacrifici, da principio forse non piacerà a tutti. L'egoista, l'ambizioso fremerà di rabbia. Quelli che possiedono ingiustamente grideranno all'ingiustizia. I godimenti esclusivi, i piaceri solitari, le comodità personali, causeranno vivi rimpianti a qualche individuo indifferente alle altrui pene. I fautori del potere assoluto, i vili sostegni dell' autorità arbitraria, piegheranno a stento le loro teste superbe sotto il livello dell' eguaglianza reale. La loro corta vista penetrerà difficilmente nel prossimo futuro della felicità comune; ma che possono poche migliaia di malcontenti contro una massa d'uomini pienamente felici, e sorpresi d'aver cercato sì a lungo una felicità che avevano sotto mano? Sin dall'indomani di questa autentica rivoluzione, si diranno tutti stupiti: E che! la felicità comune costava tanto poco? Bastava soltanto volerla. Ah! perché non l'abbiamo voluta prima? Era dunque necessario farcelo dire tante volte? Sì, senza dubbio; un sol uomo sulla terra che sia più ricco, più potente dei suoi simili, dei suoi eguali, e 1'equilibrio è rotto: il delitto e la sventura sono sulla terra. POPOLO DI FRANCIA, A qual segno devi ormai riconoscere la bontà di una costituzione? […] quella che poggia interamente sull'eguaglianza di fatto è la sola che possa convenirti e soddisfare le tue aspirazioni. Le carte aristocratiche del 1791 e del 1795 ribadivano le tue catene invece di spezzarle. Quella del 1793 era un grande passo di fatto verso l'eguaglianza reale, non le si era mai andati tanto vicino; ma non raggiungeva ancora lo scopo e non raggiungeva affatto la felicità comune, della quale però consacrava solennemente il grande principio. POPOLO DI FRANCIA, Apri gli occhi e il cuore alla pienezza della felicità: riconosci e proclama con noi la REPUBBLICA DEGLI EGUALI.
(F. BUONARROTI, Cospirazione per l'eguaglianza detta di Babeuf, Einaudi, Torino 1971) |