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I problemi della società odierna

Post n°10 pubblicato il 31 Marzo 2010 da ventino1948

Il titolo di questo post è un po' impegnativo, ma strada facendo capirete perchè l'ho scelto. Da poco tempo ho conosciuto ,anche se solo virtualmente, Rosaria che in un sito che si chiama "Il salotto di Jan" propone sempre belle riflessioni e punti di partenza per grandi, nel senso di importanti, riflessioni e discussioni. Mi sono accorto che, praticamente tutte, si riferiscono alla vita quotidiana, agli amici, alla famiglia e alla società. Del resto mi sembra logico che sia così, di questo è fatta la vita di tutti noi. Mi era venuta la tentazione di scrivere sul suo sito per rispondere e partecipare alle sue provocazioni ed alle sue riflessioni, poi ho pensato che era meglio che le rispondessi da qui; l'avviserò e chi vorrà, verrà a leggersi il mio vita-pensiero. Se gli interessa, arriverà sino in fondo, altrimenti, con un clik, potrà passare oltre.  Quello che mi ha spinto alla fine a prendere in mano la penna virtuale per scrivere è proprio ciò che succede nella vita quotidiana di noi tutti e per associazione d'idee mi è venuto in mente l'apologo di Menenio Agrippa, vissuto attorno al 500 a.C., che quelli della mia età ricorderanno tutti sicuramente per averlo studiato a scuola; i più giovani non so....vedo come fanno studiare oggi la storia a scuola, ho una nipote che fa la seconda media, e la storia è diventata una cosa arida, date, fatti, ma niente di tutta quell'esperienza di migliaia di anni e di miliardi di uomini che sono passati nella vita prima di noi.   Mah!?.....forse hanno ragione loro, oggi il mondo è diverso da com'era quando io avevo 12 anni come mia nipote, sicuramente, ma non certo migliore. Quando io avevo quell'età, ma soprattutto prima, da quando avevo 5 o 6 anni in poi, d'estate andavo sempre da mia nonna materna che abitava in una contrada di un minuscolo paesino nella campagna a est di Treviso. Erano gli anni subito successivi alla seconda guerra mondiale, in quei posti la povertà era uguale per tutti, c'era solo da mangiare, ma molto parcamente; ricordo che mia nonna teneva la chiave del cassetto del pane in tasca...... La casa era una modesta casa di campagna, non c'era la corrente elettrica, si usava il "canfin": la lampada a petrolio. L'acqua era in corte, la spianata in terra battuta antistante la casa, una pompa a mano..... I servizi igienici erano vicino al "luamaro": il luogo dove veniva raccolta tutta la produzione organica della famiglia e degli animali che ne facevano parte....La strada che passava di fianco alla casa di mia nonna era una strada a fondo naturale, in terra battuta, lì si raccoglievano tutti i ragazzini del vicinato, per i vari e semplici giochi che si facevano allora. Nessuno si sognava di chiudere le porte a chiave, la solidarietà tra vicini era radicatissima, tutti sapevano tutto di tutti, e chiunque aveva un bisogno aveva la solidarietà e l'aiuto degli altri. Io sono cresciuto in quel mondo e in quel modo, con il rispetto per le persone, per le cose, educato a rispettare i "vecchi", ad ascoltare la loro parola, ad essere onesto, solidale, rispettoso di regole, leggi ed autorità. Una vita povera di benessere materiale ma ricca di quei veri rapporti umani che ti fanno crescere e che ti danno tanto benessere spirituale. Era veramente un altro mondo. Ma io sono sicuro che fosse migliore di questo e mi rammarico che sia andato perso.
Oggi la scortesia regna sovrana, nessuno ha più rispetto per le regole, le leggi o l'autorità. Ognuno è ripiegato su sè stesso e la solidarietà si limita ad un SMS da un euro, tanto per mettersi in pace la coscienza.... Venerdì scorso un mio vicino di casa è morto improvvisamente,l'hanno trovato seduto sulla sua poltrona col giornale in mano, viveva da solo da quando, un anno fa, era morta sua moglie. Degli abitanti del palazzo, composto da 16 appartamenti e 6 negozi, al funerale eravamo solo in due condomini.....
La famiglia è oggi praticamente composta da estranei che vivono nello stesso appartamento. Non passa giorno che, di fronte ad atti di bullismo o di vera e propria delinquenza, qualche madre o padre cada dal mondo delle nuvole: "Mi sembra inpossibile! E' un così bravo ragazzo...."
Per questo mi è venuto in mente Menenio Agrippa, lui parlava delle membra del corpo, io parlo delle cellule del corpo. La più piccola cellula della società è la famiglia, e ben sappiamo quanto sono malate le famiglie odierne, come possiamo pretendere che il corpo, ovvero la società, stia bene? Un brutto cancro si annida nella nostra società ed io sono pessimista, non vedo segni di possibile guarigione.
Spero tanto di avere torto!      

 
 
 
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