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Post N° 157

Post n°157 pubblicato il 21 Aprile 2008 da eleperci
 

Intervista a John Axelrod, direttore della Luzerner Sinfonieorchester, tra breve da noi per alcuni concerti: «Amo l’Italia e mi sento italiano dentro»

«Le grandi orchestre? Diventino come le rock band: ecco la ricetta per salvare la musica classica» 

di Elena Percivaldi

 

pubblicato su CLASSICAONLINE:

http://www.classicaonline.com/interviste/21-04-08.html

Giovane, texano, famoso e brillante. John Axelrod, alla sua quarta stagione come direttore musicale e direttore principale della Luzerner Sinfonieorchester e del Teatro,  è senza dubbio uno dei migliori direttori del momento. Il pubblico italiano lo conosce per aver ottimamente diretto un’opera non facile, il Candide di Leonard Bernstein, lo scorso giugno. Un lavoro di cui si è parlato molto, e non tanto per ragioni musicali quanto per le immancabili polemiche che hanno accompagnato l’allestimento firmato da  Robert Carsen, che ha messo in scena i grandi della terra che danzavano a braccetto in mutande. Allievo di Bernstein, fondatore a Houston – sua città natale – dell’OrchestraX, nata per avvicinare il grande pubblico al tempio ormai per pochi della musica classica, Axelrod in questi giorni (il 18 e il 20 aprile) è impegnato a Philadelphia nel dirigere un difficile lavoro del suo indimenticabile maestro, il Kaddish: sconvolgente sinfonia in cui il compositore stesso si cimenta in una vera e propria conversazione con Dio, affidando alla voce di un sopravvissuto all’Olocausto – Samuel Pisar – riflessioni sul significato della Vita e della Morte.

Lo abbiamo intervistato in vista del suo prossimo arrivo in Italia per una serie di concerti.

 

Maestro, il prossimo 29 aprile sarà a Brescia per dirigere il concerto di apertura del Festival  Arturo Benedetti Michelangeli. Poi la ascolteremo a Bergamo, Milano e Roma. Com’è il suo rapporto con l’Italia e con il pubblico italiano?

 



«Non conosco ancora bene il pubblico italiano, finora ho avuto riscontro solo con quello milanese, che ha apprezzato molto la mia interpretazione del Candide di Bernstein alla Scala.  In quel caso, l’orchestra è stata un partner eccezionale, in grado di combinare sintonia e grandi capacità.  Bernstein, certo, è stata una novità, ma credo che lo spirito mediterraneo possa ben apprezzare il ritmo dello swing perché ben si addice alla tendenza, così diffusa in Italia, a godersi la vita: mangiare, bere ed essere felici. Io stesso mi sento italiano nello spirito, quindi se il banco di prova della Scala è stato in qualche modo indicativo, credo proprio che sarà per me un divertimento fare più spesso musica in Italia».

 



Lei, appunto, ha diretto
il Candide di Bernstein alla Scala lo scorso giugno. La sua interpretazione è stata molto apprezzata sia dal pubblico sia dalla critica; non così la messa in scena di Robert Carsen, che è stata duramente criticata soprattutto da alcuni politici italiani, che non hanno gradito il famoso "balletto" con i sosia di Bush, Berlusconi, Blair, Chirac e Putin danzanti a braccetto in mutande. Cosa pensa di questo vezzo tipico della politica nostrana, echeggiato oltretutto dalla stampa italiana che ha dato loro corda? Lo giudica provinciale? Crede davvero che nel 2000 l’Arte debba ancora sottomettersi alla Politica o al “politically correct”, oppure c’è qualche speranza che possa ancora esprimersi liberamente?

 



«La Politica è l’arte del compromesso, la musica invece non deve mai esserlo. Perciò dovrebbe essere sempre libera di esprimere ciò che le parole, spesso, non possono. Nel caso del Candide, si è trattato di satira musicale e la satira è efficace solo se prende spunto da fatti reali e concreti. Se cambia la politica, e con essa le figure di riferimento, anche la satira deve adeguarsi. Penso proprio che Voltaire, al corrente della situazione politica odierna, avrebbe apprezzato molto questa satira così diretta. Non va dimenticato però che oggi spesso i registi cercano di scandalizzare il pubblico con le loro trovate. A me non importa nulla, basta che non lo si distragga troppo dalla musica. E per quanto riguarda il  Candide, penso proprio che questo rischio sia stato scongiurato».



Lei ha studiato a lungo con Leonard Bernstein e ora spesso dirige suoi lavori nei Teatri e nelle sale da concerto di tutto il mondo. Cosa ricorda dell’indimenticabile Maestro? 

 

«Veramente ho potuto beneficiare solo di un periodo piuttosto breve di studio con lui, mentre stava preparando a Houston  il debutto della sua ultima opera, A Quiet Place.  Con me è stato estremamente generoso e mi ha incoraggiato molto a diventare un direttore d’orchestra visto che amo molto la gente. Mi ha ricordato che i nostri strumenti sono il cuore e l’anima, non il legno, il metallo o le corde.  E quando mi esortava ad amare l’umanità nella musica e coloro che la fanno, era nel giusto. Tutto questo io non l’ho mai scordato. E nella maggior parte dei casi, è un insegnamento che funziona ancora»

Prima di dedicarsi alla direzione d’orchestra, Lei ha lavorato come
 Artist & Repertoire Director per la BMG e la Atlantic Records. E qui si è reso conto di ciò che  i giovani amano davvero quando si parla di musica. Quanto questa lezione ha pesato – se lo ha fatto -  sulla sua futura carriera di direttore? 

 

«E’ stata un’esperienza molto importante perché ho imparato cosa rende un concerto un successo per i giovani. E’ stata decisiva anche per comprendere come preparare i budget, pianificare e organizzare gli eventi, le registrazioni e le tournée. L’ho quindi trovata assai utile quando ho mosso i primi passi con l’OrchestraX, e ancora adesso utilizzo molte idee per dar vita a programmi speciali. Riuscire a far entrare un pubblico di giovani in sintonia con un’orchestra come se fosse un gruppo rock, rendere la musica classica importante per la loro esistenza e per il loro stile di vita tanto quanto la musica pop, significherebbe dare alla musica classica ancora una speranza».

 



Lei ha fondato a Houston, nel Texas, l’Orchestra X proprio allo scopo di avvicinare il pubblico più ampio alla musica classica. Quali sono, ad oggi,  i risultati di questa "missione"? 

«Straordinari: finché sono stato presente in loco, l’OrchestraX ha mietuto sette anni di incredibili successi.  Da quando sono diventato più “Euroamericano”, purtroppo, l’organizzazione ha perso un po’ del suo impulso. Tuttavia ho portato molta esperienza e molte idee per aumentare la consapevolezza del pubblico e delle orchestre in Svizzera, Polonia, Germania e Francia, e debbo dire che ho avuto un successo paragonabile a quello. Sono ottimista sul futuro della musica classica. Ho imparato molto, certo, sulla necessità di migliorare le tecnologie e l’interattività, ma ho anche appurato che Beethoven non è mai stato un problema per i giovani. Il problema, semmai, è come glielo si presenta. Dopo che un’orchestra ha realizzato il suo scopo di essere utile alla comunità e ha capito che bisogna imparare dal pubblico, le possibilità sono infinite».

 



Ho letto che ha trascorso un bel po’ di tempo a Venezia facendo il gondoliere! Una cosa certo originale… Può raccontarci qualcosa di più su questa sua esperienza? E come mai è così innamorato di Venezia?  

«Venezia è la città dei miei sogni, un luogo dove sento di aver già vissuto, una casa che amerei chiamare davvero mia.  L’Arte, la Musica, Stravinsky, Wagner, Vivaldi, Browning: sono questi i miei punti di riferimento, per non parlare di Mozart, Byron e Marco Polo.  Nel 1996, mentre mi trovavo a Venezia, sono riuscito a convincere un gondoliere a insegnarmi a remare. Certo, l’ho dovuto pagare tre volte la tariffa normale, ma ne è valsa la pena! Mi ha portato in una fabbrica dove c’era una specie di vecchio simulatore di legno, credo servisse per mantenere in esercizio i gondolieri quando pioveva o c’era l’alta marea. Dopo aver fatto un po’ di pratica, lo implorai di farmi sentire il Canal Grande sotto i piedi. Lui sorrise, mi lanciò un cappello e una sciarpa e insieme tirammo fuori una gondola per un gruppo di turisti giapponesi. Ed eccomi lì: io, turista americano,  per un attimo sono diventato Giovanni cantando "O Sole Mio" sotto il Ponte di Rialto mentre gli altri mi fotografavano. Un sogno diventato realtà. Spero che la prossima volta che andrò a Venezia sarà per fare musica davvero, con un’orchestra o all’opera, non solo cantando sopra una barca... ».

 

Quali saranno i suoi prossimi impegni nel nostro Paese? 

 

«Dirigerò, come detto, l’Orchestre Philharmonique du Monte Carlo a Brescia e a  Bergamo, poi sarò a Milano, al Conservatorio, con la mia orchestra di Lucerna.  Poi quest’estate andrò a Roma dove dirigerò en plein air l’Orchestra di Santa Cecilia Orchestra all’Auditorium. Ancora, ho in programma per la prossima stagione alcuni concerti per la Rai a Torino. Per me non sono mai abbastanza: l’Italia mi ha fatto troppo bene in tutta la mia vita. Il minimo che possa fare è restituirlo e contribuire il più possibile alla vita culturale del Paese che sarà per sempre nel mio cuore»

 

ENGLISH VERSION

An interview with John Axelrod, conductor of the Luzerner Sinfonieorchester, soon in our Country for some concerts: «I love Italy, and I myself am Italianate in spirit»

 

«Great orchestras must be like rock bands:

this is how we can give hope to classical music»

by Elena Percivaldi

 

Young, famous and brilliant. John Axelrod, at his fourth season as the leader of the Luzerner Sinfonieorchester and of the Theater, is one of the best orchestra conductors of the moment. The Italian audience has appreciated him last June at La Scala conducting a quite difficult opera, Leonard Bernstein’s Candide, whose direction was au contraire bitterly criticized because of Robert Carsen’s idea of putting on the scene world political leaders dancing in their underwear.

A Bernstein’s pupil, creator in Houston – where he was born -  of OrchestraX, founded with the idea of bringing large audiences closer to classical music, Axelrod is working at present in Philadelphia where in the next days (April 18th and 20th) he will conduct an impressive work by his unforgetted Maestro, Kaddish: an upsetting symphony where the composer himself speaks to God, and an Olocaust survivor – Samuel Pisar – meditates upon the meaning of Life and Death. We have interviewed Mr. Axelrod foreseeing his imminent arrival in Italy for some important concerts.

 

Mr. Axelrod, You will be conducting the debut concert of the Festival  Arturo Benedetti Michelangeli in Brescia on the next April 29th. Then You'll  be in Bergamo, Milano, and Rome. How is your liaison with Italy and with the Italian audience like?

 

 «I do not yet know the Italian audiences well, only the Milanese public, which were quite supportive of Bernstein's Candide which I conducted at La Scala.  There, the orchestra was also a wonderful partner, able to combine both sympathy and ability.  I think that Bernstein was a bit of a novelty, but I also think the Mediterranean spirit can enjoy the rhythm and swing of music very well, because it fits with the relaxed attitude so often found in Italy,  to eat, drink and be merry.  I myself am Italianate in spirit so, if La Scala was any indication, I believe I will enjoy making music more often in Italy».

 

 You have been conducting Bernstein's Candide last June at la Scala. Your  performance was fully appreciated by the critics and the audience, but the staging by Robert Carsen has been bitterly criticized, most of all by some Italian politicians because of the famous "ballet" performed by Bush, Berlusconi, Blair, Chirac, and Putin lookalikes dancing in their underwear.
What do You personally think about this attitude, both of the politicians and of the Italian press which has given emphasis to it? Is it provincialism to Your eyes? In the year 2000 must Art submit to Politics or politically correctness, or can it still hope to be somewhat free to express itself?

 
«Politics is about compromise; music must never be.  Therefore it should always be free to say what words often cannot.  I think in the case of Candide, it is a musical satire, and satire is only effective when it is based on topical or current issues.  If the politics change and the figures with them, then the satire should also follow.  I think Voltaire, if he knew the political circumstances of today, would have enjoyed the direct satire.  Of course, there is a tendency today for Directors to shock and awe the audiences with thier ideas.  I don’t mind it as long as it doesn’t take away from the music.  As for Candide, I don’t think it did at all»
.



You have studied with Leonard Bernstein and now You often conduct his works in Opera Houses and Concert Halls all around the world. How do You remember Your unforgettabile Maestro? 

 

«I actually only had a short, informal period of study with him when he premiered his final opera, A Quiet Place, in Houston.  He was extremely generous and supportive of me and encouraged me to be a conductor because I like people too much.  He reminded me that our instrument are hearts and sould, flesh and blood, not wood, metal or string.  In this case, to love the humanity in music and those who make it, I think he was right and I’ve never forgotten it.  In most cases, it still works»

Before dedicating Yourself to orchestra conducting, You have worked as  Artist & Repertoire Director for BMG and Atlantic Records, and You learned what youngsters really appreciate and like in music. How - if it ever – did this "lesson" affect Your future conductor's career? 

 

«It was very important because I saw what made a concert experience successful for young people.  It was critical to understanding also how to prepare budgets, marketing plans, recordings and tours.  So I found ti particuarly helpful in starting OrchestraX  and I still apply many of these ideas in special programs today.  When new audiences can relate to an orchestra as they do a rock band, when it becomes as relevant to their attitudes and lifestyles as pop music is, then the sustaining of classical music performance has a chance»

 

You have founded the Orchestra X in Houston, Texas, with the idea of bringing large audiences closer to classical music. What are the results of this "mission" so far? 

«The results for OrchestraX were 7 years of tremendous success while I was there.  Since I have become more of an "Ameropean", the organization has lost some of its momentum.  But I have brought many of the special ideas for developing audiences to orchestras and public in Switzerland, Poland, Germany, and France and had similar success.  I am an optimist about the future of classical music.  What I learned is not only about the need for interactivity and technology, but that Beethoven has never been a problem for young people: only the way it was presented was a problem.  Once an orchestra realizes its purpose to serve its community and learn from its public, I think the possibilities are endless».

 



I have read that You spent some time in Venice working as a gondoliere! This is awesome, indeed. Could You tell us something more about this experience? And why are You so fond of Venice?  

«Venice is my dream city, a place where I feel I’ve lived before, a home I would love to call my own.  Art, Music, Stravinsky, Wagner, Vivaldi, Browning: these are figures who are important in my life, not to mention Mozart, Byron and Marco Polo.   Once, when I was Venice, in 1996, I convinced a gondolier to teach me how to row.  I had to pay him 3 times the normal fare, but it was so worth it.  He took me to a factory where they had a kind of old wooden simulator, supposedly to keep the men in shape when the rain or tide is high.  After practicing for a while, I begged for the feeling of the Grand Canal beneath my feet and he smiled, threw me hat and scarf and we took out a gondola with a group of Japanese tourists.  Here I was, an American tourist, yet for a moment, I was Giovanni, singing "O Sole Mio", under the Rialto Bridge, having my photo taken.   It was a dream come true and I hope when I go to Venice next time, it will be to make music with an orchestra or opera, not only from the bow of a boat.... ».

 

From next fall on, when will we see You perform in Italy again? 

 

«I will conduct with Orchestre Philharmonique du Monte Carlo this April in Brescia and Bergamo.  Then with my orchestra form Luzern in Milano at the Verdi Conservatory.  Then in Roma this summer for the open air at the Auditorium di Roma with the Santa Cecilia Orchestra.  Then concerts with the RAI Torino next season.  But for me, it is never enough, as Italy has been so kind to me throughout my life. The least I can do is give back and contribute as much as I can to the country that is forever in my heart»

 

 
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IL SECOLO D'ITALIA  01 gennaio 2009 p.8 - RECENSIONE
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1 novembre, Europa tra sacro e profano

1 novembre, Europa tra sacro e profano. Ne hanno parlato al microfono di Giulia Fossà: Elena Percivaldi, giornalista e studiosa di storia antica e medievale; Flavio Zanonato, sindaco di Padova; Marino Niola, Professore di Antropologia Culturale all'Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli; Sonia Oranges, giornalista de 'Il Riformista'; Alberto Bobbio, capo della redazione romana di 'Famiglia Cristiana'; Ennio Remondino, corrispondente Rai in Turchia. La corrispondenza di Alessandro Feroldi sulle politiche dell'immigrazione a Pordenone.

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