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PRELIEVO DI CONTANTE ALLO SPORTELLO

Post n°136 pubblicato il 03 Gennaio 2012 da yatri0

Centro Tutela Consumatori Utenti

Comunicato stampa                                                                                                      Bz, 22/12/2011

 

 

Prelievo di contante allo sportello

CTCU: qualche chiarimento

 

Al CTCU stanno giungendo segnalazioni di consumatori, clienti bancari, i quali sostengono che alcune banche in provincia rifiuterebbero prelevamenti dal conto per importi superiori ai 1000 euro.

 

Il CTCU precisa che tali comportamenti, se confermati, non sono corretti. Il recente decreto Monti  fissa sì, infatti, un limite massimo di 1000 euro per effettuare trasferimenti in contanti, ma non parla assolutamente di un divieto di prelevamento dal conto corrente o dal libretto a risparmio (nominativo) di somme superiori ai 1000 euro. Ergo: chi desideri prelevare in contanti dal proprio conto corrente 1000 euro o più, può tranquillamente continuare a farlo. La banca - nella specie ciascun cassiere di banca - può, questo sì, chiedere al cliente i motivi dell'operazione di prelevamento e segnalare alla Banca d'Italia eventuali comportamenti "sospetti" ai fini della normativa antiriciclaggio. Quello che sicuramente non sono più consentiti sono invece i trasferimenti di denaro contante o di libretti di deposito al portatore o di titoli al portatore tra soggetti diversi, quando il valore oggetto del trasferimento (anche se artificiosamente frazionato) sia complessivamente pari o superiore a 1000 euro. Il trasferimento oltre l'importo detto possono essere eseguiti solo per il tramite di banche, di Poste Italiane Spa o di istituti di moneta elettronica.

 

Esempio di comportamento vietato:

Tizio preleva allo sportello bancario o postale una somma pari o superiore a mille euro e la versa presso lo stesso sportello sul conto di un'altra persona oppure Tizio paga a Caio un bene o un servizio in contanti con mille euro o più

 

Esempio di comportamento consentito:

Tizio versa o preleva su di un conto bancario o postale somme pari o superiori ai 1000 euro

 

Attenzione ad un'altra novità: entro il prossimo 31.12 2011 i libretti di deposito al portatore che rechino un saldo pari o superiore ai 1000 euro dovranno essere estinti oppure ridotti ad una somma che non ecceda tale importo.

 

 

 

 
 
 
 
 

NELLE MANI DEI BANCHIERI:smascherati i 17 ministri del governo monti

Post n°134 pubblicato il 21 Novembre 2011 da yatri0

dove ti giri nel nuovo governo di Mario Monti spunta fuori un banchiere. Ci sono quelli a tutto tondo, come Corrado Passera. C’è chi ha fatto e fa il consigliere di amministrazione di banche, come Elsa Fornero, Francesco Profumo, Piero Gnudi e lo stesso Monti. Ci sono gli ex presidenti di banca, come Dino Piero Giarda. Ci sono gli avvocati di grandi banchieri, come Paola Severino. Ma soprattutto spunta l’origine bancaria perfino dove meno te la saresti aspettata: è nel dna di Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio e neo ministro all’Integrazione. È figlio di banchiere. Papà Alberto Riccardi, scomparso qualche anno fa ottuagenario per una leucemia fulminante, entrò nella Bna del conte Auletta Armenise come semplice impiegato. Ma alla fine ne divenne vicepresidente. E per dieci anni anche presidente di Interbanca, istituto chiave al centro delle scorribande finanziarie degli anni Ottanta. Il neo ministro Riccardi dunque è cresciuto a pane e finanza come i due fratelli minori - gemelli - Luca (che fa lo storico) e Fabio (che fa il medico). Ma insieme agli indici di Borsa Riccardi ha imparato già lì un po’ di santità. In famiglia - zio del nonno paterno - c’è pure un beato: Placido Riccardi, che fu rettore dell’Abbazia di Farfa e che prima di morire insegnò un po’ di santità a un giovane monaco tedesco che lo assisteva: Alfredo Ildefonso Schuster, futuro cardinale, arcivescovo di Milano e oggi beato pure lui.

Sarà pure la sobrietà la chiave cantata come un’epica dai nuovi araldi del regime Monti, eppure è proprio la moneta la chiave di questo governo. In fondo è naturale: nasce per difenderla (l’euro) dagli attacchi della speculazione. E non è un male che alla moneta gran parte delle truppe nominate per resistere all’assedio siano avvezzi. Così c’è chi fa il banchiere, e chi invece ha un gran conto in banca. Tanto che- pochi lo sanno- ma questo governo ha un primato che fa impallidire perfino il precedente. Voi pensavate che Silvio Berlusconi fosse l’uomo più ricco di Italia? Beh, sbagliato. Secondo la classifica di Forbes è solo il terzo uomo più ricco di Italia. Lo battono Michele Ferrero e Leonardo Del Vecchio. Nel governo Monti invece siede la donna più ricca di Italia: è l’avvocato Severino, nuovo ministro della Giustizia. Nel 2008 balzò alle cronache proprio per quello. Vincenzo Visco aveva sollevato il velo- mettendoli on line- su tutti i redditi degli italiani. E la Severino entrò di prepotenza al 49° posto nella classifica dei diecimila contribuenti italiani più ricchi. Fu la prima delle donne, con un reddito di 6 milioni e 652 mila euro. Riuscì a battere perfino chi risultò seconda (e 58° in classifica generale): Marina Berlusconi. Terza fra le nababbe di casa nostra Miuccia Prada. E nei redditi non era considerata una piccola immobiliare posseduta con la figlia, la Sedibel. Né lo stipendio del marito, anche lui ex banchiere. Il consorte si chiama Paolo Di Benedetto. Nato come avvocato, ebbe però il primo lavoro al Banco di Napoli. Da lì nel 1985 entrò in Consob come funzionario. Lo prelevò Passera quando gli furono affidate le Poste, e lo fece amministratore delegato del Banco Posta Fondi sgr. Si distinse e il centrodestra lo scelse come commissario della Consob.

Il banchiere vero in servizio permanente effettivo, Passera, è forse l’unico del gruppo che della moneta si era da tempo stancato. Si capisce ora che decimerà le entrate di famiglia, visto che lo stipendio da ministro valeva sì e no i gettoni di presenza ai consigli di amministrazione fin qui percepiti. Chissà, forse lui nella vita ha sempre sognato di fare tutt’altro. L’ultima idea che gli era venuta è stata quella dell’editoria, dove si è lanciato insieme alla seconda moglie, Giovanna Salza e ai figli di primo letto, Luigi e Sofia. Ha acquistato dalla Federico Motta i diritti multimediali sulla storia medioevale curata da Umberto Eco, e fino al momento sembra averci perso 377 mila euro. Si rifarà. Se si volesse dargli una mano, bisogna riempire stanze e tavoli da pranzo dell’Hotel Villa Fiori sul lago di Como, a due passi da Cernobbio. La proprietà è sua, insieme ai fratelli Antonello e Bianca e alla anziana madre, Clelia Petitti. Le camere sono appena state ristrutturate, e il posto è incantevole. Il ristorante Raimondi è noto nella zona, ma onestamente si può mangiare di meglio. Ora che è diventato superministro, sarà comunque difficile riuscire a prenotare un tavolo. Succede sempre così. Per altro Passera è uno che potente è sempre stato, non facendosi mai veri nemici.

Perfino all’epoca della guerra Mondadori, lui era il comandante delle truppe di Carlo De Benedetti. Attaccò agguerrito, ma finì per fare innamorare delle sue capacità il generale avversario, Fedele Confalonieri, che gli propose una miriade di volte di varcare il Rubicone.
Trasversale, Passera. Come Piero Gnudi, che ora dovrà occuparsi di turismo (non proprio una sua specialità), e che da una vita è legato alla Bologna che conta. Amico di Romano Prodi e di Pierferdinando Casini, è sempre stato in ottimi rapporti sia con Gianfranco Fini che con lo stesso Berlusconi. Tanto che nessuno se la sentiva di togliergli quella presidenza dell’Enel che gli stava tanto a cuore e che per anni ha tenuto. A Roma Gnudi si è sempre mosso sapendo dove andare. Era uno degli ospiti preferiti e più coccolati con la compianta regina dei salotti, Maria Angiolillo.

Trasversale un pizzico anche Antonio Catricalà, che fu guardiano del Berlusconi 2001-2006 dalla segreteria generale di palazzo Chigi, legato però davvero solo a Gianni Letta. Però amico di tutti, soprattutto di quelli che frequentano l’esclusivo Circolo del Tiro a Volo dei Parioli di cui è socio. Con il Cavaliere ha avuto pochi scontri. E una sola volta ne uscì pazzo. A Linate era atterrato un cargo che portava a bordo animali assai velenosi, come alcuni scorpioni. Bloccato dalle pratiche, pare fosse urgente rispedirlo via, perché qualche scorpione stava fuggendo. Ne erano stati avvistati ad Arcore, non lontani dalla villa del Cavaliere. Fu così che Catricalà apprese l’aracnofobia di Berlusconi, che gli ordinò per il primo consiglio dei ministri utile un decreto caccia-scorpioni. Il poverello provò a spiegare che era impossibile, non c’era necessità e urgenza, e si rischiava pure la violazione di norme comunitarie.

Non ci fu verso, decreto fu. Abituato a cavarsela con l’uno e l’altro schieramento anche Giulio Terzi di Sant’Agata, neo ministro degli Esteri. Il mentore delle sue fortune è stato Gianfranco Fini. L’inizio delle sue sfortune invece è nel primo matrimonio, con Gianna Gori, poi diventata marchesa di Terzi di Sant’Agata. Come molti matrimoni è naufragato nel 2004. Lui si è rifatto una vita all’estero (nuova compagna e due figli) in attesa della lunghissima causa di divorzio. Lei, Gianna, non si è rassegnata. Per anni lo ha tormentato con i suoi avvocati scrivendo a giornali, ministri e perfino al presidente della Repubblica Napolitano per intimare la cancellazione del nome della rivale nelle cronache diplomatiche.

di Franco Bechis

http://www.libero-news.it/news/870852/Smascherati-I-diciassette-ministri-a-nudo--vite-amori-ma-soprattutto-gli-scheletri.html

 
 
 

Paolo Barnard a Berlusconi: per il nostro bene, non si dimetta

Post n°133 pubblicato il 13 Novembre 2011 da yatri0

Presidente Berlusconi, per il bene dell’Italia non si dimetta». Firmato: Paolo Barnard. Autore di un drammatico appello al premier ormai uscente: l’Italia in queste ore è vittima di un «colpo di Stato finanziario di proporzioni storiche», per usare una definizione dell’economista americano Michael Hudson. «Le famiglie italiane e il Suo governo non devono pagare per colpe non loro», scrive Barnard a Berlusconi: «Lei deve dire alla nazione ciò che sta veramente accadendo, e chi ci ha condotti a questo dramma». E’ un piano franco-tedesco, dice Barnard, pensato fin dal lontano 1943 con un unico obiettivo: colpire l’Europa del Sud a beneficio di quella del Nord.

Giornalista già a fianco di Santoro all’epoca di “Samarcanda” e poi della Gabanelli con “Report”, Paolo Barnard è divenuto una delle massime voci critiche, in Italia, contro quella che considera una “resa” all’euro, propiziata dal centrosinistra, a esclusivo vantaggio dell’élite finanziaria mondiale. Tra gli ispiratori della protesta americana “Occupy Wall Street”, Barnard collabora da anni con il gruppo di macroeconomisti del Levy Institute Bard College di New York sulla crisidell’Eurozona, sotto la guida del professor Randall Wray dell’Università del Missouri Kansas City, che coordina altri 10 colleghi inglesi e australiani. Con una lettera-appello pubblicata l’11 novembre, Bernard esortaBerlusconi a «salvare la nazione» ricordando che l’Euro «fu disegnato precisamente per affossare gli Stati del sud Europa, fra cui l’Italia».

Dalle pagine del “Financial Times”, del “Wall Street Journal” e persino del “New York Times”, da mesi economisti del calibro di Martin Wolf, Joseph Stiglitz, Paul Krugman, Nouriel Roubini e Marshall Auerback stanno suggerendo all’Italia la via d’uscita, come hanno fatto il professor Alain Parguez dell’Università di Besançon e altri economisti come Mosler, Tcherneva, Hudson e lo stesso Wray. Nel dettaglio, aggiunge Barnard, i migliori macroeconomisti del mondo hanno scritto che l’Italia è stata «condannata a un’aggressione senza precedenti, da parte dei mercati, dall’operato dei governi di centrosinistra» che hanno preceduto Berlusconi, Joseph Stiglitz«poiché essi hanno portato il nostro Paese nel catastrofico costrutto dell’Eurozona».
L’Euro, continua Barnard, fu pensato nel 1943 dal francese François Perroux con il dichiarato intento di «togliere agli Stati la loro ragion d’essere». La moneta unica è infatti un progetto franco-germanico da quasi mezzo secolo, sviluppato da uomini-chiave come Attali, Delors, Issing e Weigel, «col fine di congelare le svalutazioni competitive d’Italia e Spagna, e col fine di deprimere i redditi del sudEuropa per delocalizzare in esso manodopera industriale per l’esclusivo vantaggio del Neomercantilismo franco-tedesco». Specificamente, «la moneta unica esclude un prestatore di ultima istanza sul modello Federal Reserve Usa, proprio per portare la sfiducia dei mercati sui debiti dell’Eurozona», che non sono più sovrani, dato che l’Euro «è moneta che ogni Stato può solo usare, non emettere, e che ogni Stato deve prendere in prestito dai mercati di capitali privati che lo acquisiscono all’emissione».
L’Euro è «moneta di nessuno, non sovrana per alcuno», e rappresenta la distruzione del fondamento più importante della macroeconomia di Stato, che è l’“Ability to pay”, cioè la capacità di uno Stato di onorare sempre il proprio debito emettendo la propria moneta sovrana. L’attuale aggressività dei mercati contro il nostro Paese (ed altri) è dovuta in larghissima parte proprio alla loro consapevolezza della nostra perdita di “Ability to pay”, la cui presenza è infatti l’unica rassicurazione che può calmare i mercati. Motivo per il quale il Giappone dello Yen sovrano, che registra il 200% di debito/Pil, non è da essi aggredito e ha inflazione vicina allo 0%. Motivo per François Perrouxcui l’Italia della Lira sovrana mai si trovò in condizioni simili al dramma attuale, nonostante parametri ben peggiori di quelli oggi presenti.
Le misure “lacrime e sangue” vengono imposte «proprio perché il nostro debito pubblico non è più sovrano, a causa dell’adozione di una moneta non sovrana». Infatti, ogni spazio di manovra del governo (più crescita, meno debito) è stato annullato dall’adozione della moneta unica, che l’Italia non può emettere come invece fanno Usa o Giappone. «Si tratta di una perdita di sovranità governativa senza precedenti». L’Euro e i Trattati europei che l’hanno introdotto, «sbandierati a salvezza nazionale dal centrosinistra», oggi stanno «umiliando l’Italia, nazione che ha uno dei risparmi privati migliori del mondo, 9.000 miliardi in ricchezza privata, una capacità industriale invidiata dai G20, banche assai più sane della media occidentale, e parametri di deficit che sono inferiori ad altri Stati dell’Eurozona».
Berlusconi? «Sarà il capro espiatorio», mentre gli italiani soffriranno «conseguenze devastanti per generazioni». Di qui l’appello al premier: «Lei deve e può denunciare pubblicamente la realtà di questa moneta disegnata per fallire. Lei può e deve smascherare le responsabilità del centrosinistra italiano e dei governi “tecnici” in queste scelte sovranazionali catastrofiche». Barnard comunica a Berlusconi che il team di macroeconomisti accademici del Levy Institute Bard College di New York e dell’Università del Missouri Kansas City, quelli che hanno strutturato il piano Jefes che ha resuscitato l’Argentina, scuotendola dal default fino a farla diventare una delle economie più in crescita del mondo, sono a disposizione Berlusconiper definire una strategia capace di salvare l’Italia da «un destino tragico e che non meritiamo».
Mai stato un elettore di Berlusconi, chiarisce Barnard, che avrebbe «cose dure da dire» sul segno che la “discesa in campo” del Cavaliere ha lasciato in Italia. «Ma non sono un cieco fanatico vittima della cultura dell’odio irrazionale che ha posseduto gli elettori dell’opposizione in questo Paese», aggiunge Barnard, che definisce «falsari ideologici disprezzabili» editorialisti come Eugenio Scalfari e Paolo Flores d’Arcais e «scherani mediatici» giornalisti come Santoro e Travaglio. «Mi ripugna che Lei sia bollato come il responsabile di colpe che Lei non ha – dice Bernard a Berlusconi – e che sono tutte a carico del centrosinistra italiano. Incolpare un innocente, per quanto criticabile egli sia, è sempre inaccettabile».
Ma soprattutto, «se l’Italia verrà consegnata dal golpe finanziario in atto contro di noi, e da elettori sconsiderati e ignoranti, nelle mani del Partito Democratico, per noi sarà la fine», continua Barnard. «Sarà l’entrata trionfale a Roma dei carnefici del Neoliberismo più impietoso, sarà la calata della Shock Therapy su un popolo ignaro, cioè il saccheggio del bene comune più scientificamente organizzato di ogni tempo, quello che nell’Est europeo ha già mietuto più di 40 milioni di vite in due decadi, senza contare le sofferenze sociali inenarrabili che porta con sé. I volti di Mario Monti, di Massimo D’Alema, di Mario Draghi, di Romano Prodi, dell’infimo Bersani – Randall Wrayaggiunge Barnard – sono le maschere funebri di questa nazione», oggi rilanciati dal «cerimoniere» Napolitano.
«Mi rendo conto che i miei connazionali non hanno la più pallida idea di ciò che il centrosinistra italiano ha già inflitto al nostro Paese, di ciò che gli infliggerebbe se salisse al governo, ma soprattutto di chi li guida dietro le quinte», conclude Barnard. «Le eminenze grigie sono le élite Neoclassiche, Neomercantili e Neoliberiste, gente senza nessuna pietà». Accorato l’appello a Berlusconi: «Resista Presidente, affinché Lei possa usare il tempo che Le rimane per smascherare il “colpo di Stato finanziario” che sta travolgendo, fra gli altri, la nostra Italia. I mercati finanziari della “classe predatrice”, così ben descritta nella sua abiezione dall’americano James Galbraith, la odiano a morte, ci odiano a morte. Sia, Presidente, colui che piazza la mina nei cingoli della loro macchina infernale, rivelandone l’inganno chiamato Euro e Trattato di Lisbona. Gli italiani non lo faranno. Non ne sono capaci».



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