Post n°7 pubblicato il 28 Novembre 2008 da cavallettastordita
Questa sera ci sarà il concerto di Santa Cecilia dell'Orchestra fiati di Collegno (alias Banda Musicale quando sfila). Il mio papà è il primo trombone di Collegno Sono sempre stata orgogliosissima del mio babbo. Suona da quando aveva 10 anni, prima di lui faceva parte della Banda mio nonno, con lui due miei zii, due fratelli, due suoi cugini, due cugini miei, mia sorella ed io. E' un uomo buono, ma burbero. Solo ora, dopo anni e anni di tentativi, siamo riuscite a scioglierlo un pochino. A volte ci abbraccia e dice "io vi voglio tanto bene, ma capisco che non lo so dimostrare". E non è nemmeno vero. Ce l'ha dimostrato crescendoci così come siamo, e con il fatto che lui c'è SEMPRE nei momenti difficili. Ma, quando lo vedo e lo sento suonare, mi sciolgo. Lui ha sempre messo passione in tutto quello che fa, ma lì si trasforma, lo vedi che è vivo quando suona! Anche se ora ha tanti e tanti problemi di salute non rinuncia, e questo me lo fa amare ancora di più. Personalmente ho smesso di suonare in Banda quando mi sono sposata. Il compagno della mia vita (che aveva passato le sue domeniche in qualità di fidanzato, per stare con me, a scarpinare dietro alle sfilate) non approvava questo mio impegno (effettivamente un tantino coinvolgente) e così, dopo 9 anni di permanenza ho rinunciato (cosa non si fa per amore!) Stasera, come sempre, cercherò di andare al concerto, (ci provo, qui nevica incessantemente e ci sono 20 km da casa mia a Collegno, se smette e gela sono fritta) perchè quando li ascolto mi riempio il cuore di musica. L'amicizia che lega i musicanti, io sono ancora legata molto a loro, è una cosa unica, sembra una famiglia più che un'orchestra. Come ho scritto nella dedica in un album di fotografie, cercate nei cassetti di casa, che ho raccolto per papà e riunito per fargli un regalo (partono da quelle con mio nonno fino ad ora) "grazie per avermi nutrita di musica durante la mia infanzia, è rimasta in me", ed è la verità. Grande il mio papà! |
Post n°6 pubblicato il 25 Novembre 2008 da cavallettastordita
Tra un mese sarà Natale. Leggo qua e là la preoccupazione del regalo. Anni fa ho imparato a cucire degli Elfi portafortuna. Li chiamo gli elfi dell'amore perchè non riesco a farli se non per regalarli a persone alle quali tengo molto. In tanti mi hanno consigliato di venderli, ma l'amore non si vende! Ho a casa (da qualche parte) delle foto di qualcuno di loro, appena le riuscirò a trovare le metterò in questo post. Se a qualcuno di voi interessasse confezionarli sono disponibile ad inviare il modello e le istruzioni. Gli elfi sono spiriti liberi e liberamente devono poter essere conosciuti da tutti. |
Post n°5 pubblicato il 24 Novembre 2008 da cavallettastordita
Sono passati oltre 30 da quando mi sono diplomata. La mia scuola era nel seminterrato del Seminario di Rivoli, in mezzo al verde, in mezzo al nulla. Nessuno di noi si era iscritto lì, ci avevano spostati dai vari istituti e così il VI scientifico, il Valentino Bosso, e il Peano si erano ritrovati a condividere questo grande contenitore riattato a scuola. Avevamo lottato (negli anni 70 si usava ) per avere un servizio di pullmann che ci portasse dalla fermata del vecchio filobus di Corso Francia fino a scuola. L'alternativa era una bella scarpinata su per Via Piol che, nella bella stagione, era piuttosto piacevole, in inerno ti ibernava. Detto fatto, dopo mesi e mesi di richieste ci erano stati messi a disposizione 2 (dico BEN 2) corriere della Ditta Gherra (naturalmente a pagamento). Da qui la domanda....come potevano gli studenti di 3 istituti usufruire di così pochi posti? Ricordo una mattina in cui la porta è stata chiusa con un pezzo del mio cappotto dentro....sono arrivata a scuola con il cappotto sempre lì....tanto non ci si poteva muovere (a malapena di respirava tanti eravamo...). Fu così che decisi che andare a piedi era più salutare Sabato ho sentito la notizia al telegiornale. Un soffitto del liceo Darwin (ex VI scientifico) era caduto su una classe di studenti........un brivido....... Quella scuola, inadeguata da sempre a questo uso, quegli altissimi e gelati corridoi, quella palestra dove si giocava a pallavolo, ma se facevi la battuta troppo alta la palla rimbalzava tra le traversine per poi cadere a piombo dove voleva, quel luogo dove mi sono tanto divertita, dove ho riso, ho pianto, ho stretto fortissime amicizie parecchie delle quali sono ancora oggi una realtà, quel posto dove ho confidato il mio primo amore, il ricordo dei miei professori, le lunghe riunioni in aula magna, le lotte studentesche, perfino l'odore della classe, tutto mi è tornato alla mente e un urlo mi saliva....NON E' GIUSTO! Non voglio entrate nel merito delle chiacchiere che si stanno facendo, dello scaricabarile tra l'uno e l'altro, so solo che queste cose non devono succedere, i nostri figli vanno tutelati, a scuola, sul lavoro, ovunque. Dobbiamo ritornare a quello che diceva mio nonno? "A val pì n'asu viiu che 'n dutur mort!" (vale di più un asino vivo che un dottore morto). E' un'edificio degli anni 30, inadeguato si, fatiscente non penso......ma sono passati 30 anni.......chissà......... Ciao ragazzi, vi mando un abbraccio, a tutti, a chi è ancora in ospedale, a chi porterà per sempre questo dolore nel cuore, a te che non ci sei più....... |
Post n°4 pubblicato il 20 Novembre 2008 da cavallettastordita
Mi piacerebbe raccontare qualcosa sulle donne che hanno colorato la mia vita, la mia infanzia, l'età adulta, e i vari passaggi di consegna d'amore e saggezza. Vorrei cominciare dalla mia mamma che non c'è più sulla terra, ma dalla sua nuvoletta continua a farci compagnia. In una famiglia decisamente matriarcale, lei era l'eccezione. Donna mite e dolce, lasciava a mio padre ogni decisione, ne subiva le conseguenze quasi in silenzio (quasi... perchè provava a rimostrare, in verità con scarso successo) e gioiva quando, invece, il risultato era piacevole. Per mia sorella e per me era una compagna di giochi. Sempre pronta a fare "stupidaggini" con noi, sempre, però, un pochino distante con la mente. Sembrava vivere in un suo mondo, dal quale, ogni tanto, metteva giù un piedino e scendeva a dare un'occhiata. Ritengo che mia sorella, più piccola di me di 5 anni, sia viva per miracolo. Già a pochi giorni me la lasciava prendere e cullare, portare in giardino con la carrozzina (a me piaceva spingerla giù dalla discesa-invero non troppo ripida e lunga-del cortile, poi correre e fermarla prima che arrivasse contro l'albero che era in centro, l'ho sempre presa, per fortuna). Lei aveva lasciato il lavoro alla mia nascita perchè voleva fare la mamma a tempo pieno. Poi, visto che era un'artista in questo campo, si era messa a fare la ricamatrice a casa. Ricamava sempre, i miei primi ricordi sono di lei che, alla macchina da cucire, ricama lenzuola, tovaglie, bavaglini e completini per bimbi tutto il santo giorno. Smetteva solo per cucinare, mangiare, e stirare (la sua passione....che non ho ereditato....). Le pulizie si facevano il sabato mattina, ma casa nostra era sempre un caos (più o meno organizzato). Lei però ci stava bene, c'erano stoffe, fili, disegni ovunque. Per me erano il paese delle meraviglie! Quei rocchetti colorati erano uno dei miei giochi preferiti. Quando aveva bisogno di colori nuovi prendevamo il filobus, lei ed io, e andavamo a Torino a comperarli, quanto ero felice! Andavo in giro con la mia mamma e, magari, ci scappava anche una cioccolata calda o un'aranciata nel piccolo bar di piazza della Consolata! Per me era il mondo, non riuscivo a staccarmi da lei. Ho un nitido ricordo del mio primo giorno d'asilo. Avevo 4 anni, e ho passato le 3 ore in cui sono rimasta lì attaccata alla gonna di Suor Immacolata, chiedendole in continuazione che ora fosse e quando sarebbe arrivata la mia mamma.....non esserle vicina era un grosso dolore che sentivo proprio nel cuore. Amche lei aveva un'adorazione per la sua mamma. Nonna viveva nella nostra stessa casa, c'erano due alloggi, uno dei nonni e uno nostro, quindi, in pratica, si viveva insieme. Non c'erano porte chiuse, si andava e veniva ovunque. E, a sua volta, la nonna l'ha sempre coccolata e protetta, ha sempre badato a noi piccoline ed è stata la sua ancora. Nel periodo della mia adolescenza è ridiventata adolescente con me, raccoglieva le mie confidenze , e poi, quando si arrabbiava, le raccontava a papà che, dai miei amici, veniva "affettuosamente" definito il dittatore...quindi non era propriamente il caso....cosicchè ha sempre continuato a parlare con me, ma io avevo deciso di "scremare" quello che le dicevo, non si sa mai, raccontavo solo quello che sarebbe potuto arrivare a mio padre senza danni!!!! Mi sono sposata a 19 anni, non ne era particolarmente felice, ma non mi ha ostacolata. Quando, un anno dopo, l'ho resa nonna era al settimo cielo. E così è stato per tutti i suoi nipoti, mia figlia è nata l'anno dopo, la figlia di mia sorella quello ancora successivo, così dieventò nonna 3 volte in 3 anni. Il piccolino, sempre di mia sorella, ci mise 5 anni per arrivare. Li adorava tutti, li coccolava e li lasciava fare ASSOLUTAMENTE tutto quello che volevano. Pertanto ci si rivolgeva a lei con gioia in caso di necessità, ma anche un tantino con ansia, quando si andavano a riprendere non si sapeva mai in che condizioni fossero (sporchi di sicuro), ma loro erano felici di questa nonna speciale! Nel periodo di mogli e mamme entrambe siamo state molto vicine. Non passava giorno che non andassi da lei almeno un'oretta per prendere un caffè e fare quattro chiacchiere. Da quando la nonna non c'era più (è morta un anno dopo la nascita di mia figlia, non ha fatto in tempo a vedere la bimba di mia sorella) lei soffriva molto, sentiva la sua mancanza in modo lancinante e aveva perso il suo punto di riferimento. L'amore che ha sempre unito i miei genitori era speciale. Vivevano uno per l'altro. Non che non litigassero, anzi, avevano sempre qualche discussione. Si erano conosciuti a 16 anni, e si erano sposati 6 anni dopo, quando il mio papà aveva finito il militare. Dopo due anni arrivai io. Gioia per tutti e due, perchè volevano una bimba, bionda, e io li ho accontentati Purtroppo, a soli 57 anni, ebbe un ictus. Non dimenticherò mai quella mattina. Avevo accompagnato i miei figli a scuola, alle medie, ero ritornata a casa per finire qualche lavoretto, all'epoca avevo un negozio e aprivo alle nove. Alle 8,20 suona il telefono, papà agitatissimo mi dice "mamma sta male" e io, arrivo! Cinque minuti dopo ero lì, lei era riversa sul letto e respirava solo ogni tanto, cianotica, ho telefonato all'ambulanza (non c'era ancora il 118) e mi hanno detto che sarebbero arrivati non prima di mezz'ora-tre quarti d'ora, così ho chiamato il medico. E' arrivato in 5 minuti, ha visto subito che era grave, l'ha più o meno stabilizzata e ci ha aiutati a caricarla in auto. 7 minuti dopo eravamo all'ospedale. Non ci hanno dato grandi speranze, lei non era cosciente. Sette settimane e un intervento dopo, ce la riportavamo a casa giuliva e felice. Purtroppo aveva lasciato qualche strascico, non nell'immediato, ma negli anni è arrivato di tutto e di più, fino alle ischemie sistematiche che l'hanno accompagnata negli ultimi 10 anni. Una vita sempre più difficile, ricoveri in ospedale più o meno lunghi e la sua autosufficenza sempre più limitata. Gli ultimi 7 anni in carrozzina, le badanti, papà sempre più disperato che intanto si ammalava anche lui. Nell'ultimo anno non era più lei. Vedeva la sua mamma, era assente, non le importava più di nulla. Essere diventata bisnonna sembrava l'unica cosa che le interessasse. Impazziva per le due piccoline e aspettava con ansia la nascita del terzo, ma non ha fatto in tempo a conoscerlo. Il 22 giugno dello scorso anno, dopo un'operazione all'intestino rivelatasi difficile, è sopraggiunta un'infezione che è stata fatale. La sera i medici ci hanno detto che con nessun antibiotico era possibile arrestarla e che aveva già compromesso i reni, era questione di ore. Ce la siamo portata a casa. Ho chiamato in croce rossa e mi sono fatta mandare un'ambulanza con l'autista, mia figlia è salita con lei dopo che ce la siamo caricata. L'abbiamo portata nella sua amata casa, dove era nata, e lei appena arrivata ci ha detto "grazie che mi avete portata a casa a morire". Siamo rimaste tutte lì, mia sorella, mia figlia, mia nipote ed io, sul letto con lei, a parlarle e a tenerle la mano. L'unica flebo che ci siamo fatte dare era un antidolorifico, la mattina del 23 aveva la febbre a 41 ed era poco cosciente, il pomeriggio se n'è andata. Mia sorella ed io eravamo distese di fianco a lei, la tenevamo abbracciata. Mammina quanto mi manchi! Mi mancano le tue frasi surreali, le tue risate per chissà che cosa, le tue canzoncine stonate, mi manchi tu! |
Post n°3 pubblicato il 06 Novembre 2008 da cavallettastordita
Oggi è nuvolosissimo, ma, almeno non diluvia! E' già qualcosa. Tema: il mio lavoro Il mio lavoro mi piace, mi piace perchè, in effetti, mi piace lavorare. Vorrei solo lavorare un pochino di meno... Sono la segretaria di un perito (perizie auto). Lui sostiene che io sia il suo braccio destro, io ribadisco che, visto che soffre di sciatalgia, sarebbe meglio che diventassi la sua gamba sinistra.... Mi riempie di complimenti, ma non mi aumenta mai lo stipendio Perchè questo lavoro mi piace? Perchè parlo con un mondo di persone e vedo un mucchio di gente. Non che siano tutti così felici, in genere, dato che hanno rovinato o semidistrutto l'auto, sono piuttosto arrabbiati. E' bello però parlare con loro, sorridere a tutti, cercare di stemperare, anche se non sempre ci riesco, ma ci provo.. Solo che...lavoro troppo. Quasi mai riesco a stare in ufficio meno di 10 ore al giorno. E' vero che i figli non sono più a casa, ma il compagno della mia vita spesso mi dice "portati anche una brandina e lo spazzolino, così fai che prendere la residenza in ufficio!".(ha ragione, torno a casa la sera dopo le 20,30) E poi voglio fare tutto, mi piace fare tutto, voglio vedere i nipotini, quindi sposto orari in modo da poter andare a prendere Swami all'uscita dell'asilo, così posso parlare con lei di come è andata la giornata, riaccompagnarla a casa e prendere un caffè con mia figlia, coccolare Nicole che ha imparato a dire "uno basso, nonna uno basso" quando vuole un bacio. A volte salto l'intervallo di pranzo per uscire prima la sera e poter passare a guardare Christian da mio figlio e mia nuora, anche se uscire prima vuol dire tra le 19 e le 19,30, così lo guardo mentre dorme e lo riempio di bacini. E papà? papà è solo e, magari, un'altro intervallo lo salto per andare da lui. E poi c'è il fine settimana. Spesso il venerdì sera vado a prendermi le piccoline e me le porto a casa. Il sabato pomeriggio arrivano mio figlio, mia nuora e il cucciolo e la domenica mattina papà, mia figlia e mio genero. Così li ho tutti lì e sono felice! Mi stanco, ma sono felice felice felice. E mangiamo. Cucino di tutto e di più e gli uomini guardano le partite e noi, dopo il sonnellino, portiamo i bimbi in giro con i passeggini (d'estate in mezzo ai boschi, ora ai giardinetti così ci sono altri bimbi) oppure andiamo a curiosare in qualche fiera di paese. E quando faccio i lavori in casa io?? La mattina presto (mi alzo alle 6,30 per arrivare in ufficio alle 9) e la notte.....Sono la casalinga notturna. La sera stiro, lavo, pulisco e chi più ne ha più ne metta. La spesa la infilo in un'altro intervallo di pranzo (in fondo i miei intervalli sono mica poi tanto riposanti). Non mi lamento, in fondo mi sono autocreata questo turbine di giornate e ci sto anche bene. Solo che......da quando sono nonna vorrei rallentare, vorrei potermi godere i piccolini, vorrei il part-time e, alla mia richiesta, il mio boss mi ha semplicemente guardata negli occhi e mi ha detto "no!", mi ha sorriso e stop! Una buona giornata a chi leggerà queste righe scombinate, ma che ci si può aspettare da una cavallettastordita??? |
Inviato da: mangiosempre
il 28/07/2012 alle 20:44
Inviato da: mangiosempre
il 19/01/2012 alle 17:34
Inviato da: cavallettastordita
il 29/11/2011 alle 18:13
Inviato da: mangiosempre
il 29/11/2011 alle 16:27
Inviato da: gioia58_r
il 29/11/2011 alle 13:10