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Post N° 41

Post n°41 pubblicato il 18 Ottobre 2005 da unaqualunque_s

C'erano alcune nespole posate sul tavolo, ne presi una.
Era di una pasta dolce, ne presi un'altra.
"Hai fame?" disse.
La sua voce era fioca, proveniva dal silenzio.
Anche Italia doveva aver pensato qualcosa di strampalato.
Quando la mia mano aveva smesso di stringere la sua, lei aveva chiuso le dita e il denaro era caduto in terra.
Ora me la porgeva vuota quella mano:
"Dammi", e le diedi i noccioli.
"Ti faccio un piatto di spaghetti?"
"Come?" sussurrai, stupito da quella proposta.
"Con il sugo, o come vuoi tu."
Aveva frainteso la mia domanda.
Mi scrutava con una faccia nuova, all'improvviso vivace, gli occhi vibravano dentro le loro orbite come teste appena spuntate da un guscio.
Non avevo intenzione di fermarmi.
Ma c'era quella piccola speranza appesa al suo viso.
Una speranza così lontana dalla mia.
Perchè anch'io speravo, Angela.
In qualcosa che non era in quella stanza, nè altrove, che forse marciva insieme alle ossa di mio padre.
Qualcosa di cui non sapevo nulla, davvero inutile da cercare.
"Lo fai buono il sugo?"
Rise, s'infiammo di gioia, e per un attimo pensai che forse anche la mia speranza era modesta e facile come la sua.
S'incamminò sbieca verso la camera da letto, tentando di coprirsi con quella maglietta troppo corta.
Mi tornò davanti svelta con un paio di pantaloni da tuta addosso e i suoi sandali multicolori slacciati:
"Esco un attimo."
La spiai dalla finestra, mentre riappariva alle spalle della casa, dove, mi accorsi, cresceva un piccolo orto.
I tacchi affondati nella terra, con una torcia in mano, frugava in un filare di piante sorrette da canne.
Riapparve con un fardello nella maglietta e s'infilò in cucina.
Dalla porta vedevo la sua figura che si affacciava, ora intera, ora solo con un braccio, con un ciuffo di capelli.
Si allungava verso un pensile e tirava fuori una pentola, un piatto.
Aveva lavato i pomodori con cura, uno alla volta, e adesso, china su un tagliere, faceva correre in fretta un grosso coltello sminuzzando gli odori.
La lama attaccata alle dita, senza incertezze.
E scoprivo stupito che Italia era una cuoca pulita e precisa, padrona dei suoi gesti, della sua cucina.
Aspettavo seduto, composto e un pò irrigidito come un ospite ossequioso.
"E' quasi pronto."
Lasciò la cucina e si chiuse in bagno, sentii che apriva l'acqua della doccia.
Sprimacciai i cuscini  intorno a me sul divano.
Un buon odore di sugo fresco aveva invaso la stanza, e la mia fame.
Incontrai sul muro lo scimpazè abbracciato al suo biberon.
Era identico a Manlio.
Gli sorrisi come si sorride a un amico più stupido.
In bagno l'acqua scrosciava violenta, poi si fermò.
Pochi rumori e lei era già fuori.
Bagnati i suoi capelli gialli sembravano legno.
Aveva un accapatoio beige addosso.
Si strinse la cinta di spugna e sospirò confortata.
"Butto la pasta."
Tornò in cucina.
Passandomi accanto mi lasciò nel naso un aroma di talco, dolce come vaniglia, l'aroma di una bambola.
"Vuoi una birra?"
Mi portò la birra, poi scomparve e riapparve con l'occorrente per apparecchiare.
Mi alzai per darle una mano.
"Non ti muovere" disse, "ti prego."
La sua voce era premurosa come le sue mani.
Rimasi a guardarla mentre approntava la tavola.
Andava e viniva dalla cucina, con una vitalità sorprendente a quell'ora di notte.
Mi sembrava di vederla per la prima volta, come se quel corpo sotto l'accappatoio non fosse mai stato mio.
Sapeva apparecchiare, disponeva le posate e i tovaglioli con accuratezza.
Mise una candela al centro del tavolo.
Si fermò davanti a me, aggrottò un sopracciglio, arricciò il naso, e sporse i denti superiori come un piccolo roditore.
"Al dente?" squittì
"Al dente".
Arricciai anch'io il naso per rifarle il verso, e mi accorsi di quanto fosse meno mobile del suo.
Rise, ridemmo.
Non era solo allegra, era qualcosa di più, era felice.
"Eccoci", e uscì con una zuppiera tra le mani.
La posò.
Sulla pasta, al centro, c'era un ciuffo di basilico sistemato come un fiore.
Mi servì, poi si sedette davanti a me, posò le braccia sul tavolo.
"E tu non mangi?"
"Dopo."
Affondai la forchetta nel piatto, avevo fame, da molto tempo non ricordavo di aver avuto una fame così.
"Ti piace?"
"Si."


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Commenti al Post:
il_giunco_mormorante
il_giunco_mormorante il 20/10/05 alle 22:51 via WEB
Mi piace! :)
(Rispondi)
 
unaqualunque_s
unaqualunque_s il 21/10/05 alle 23:18 via WEB
Continuo allora...
(Rispondi)
volandfarm
volandfarm il 24/03/09 alle 19:31 via WEB
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