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Post N° 59

Post n°59 pubblicato il 17 Novembre 2005 da unaqualunque_s

Manlio è fuori con me, sul terrazzo dove l'ho trascinato.
"E' una paziente che ho operato due anni fa al seno, corre troppi rischi, deve fare un'interruzione."
"E' nei tempi?"
"Si."
"Allora, perchè non va in ospedale?"
In basso il camion della nettezza urbana ha agganciato un didone.
Manlio si è alzato il bavero della giacca, forse ha capito, perchè adesso fischietta.
La sera finisce sui divani, poi i divani si svuotano, restano solo le fosse dei corpi che li hanno appesantiti, i cuscini cianciati, i bicchieri ovunque, i posacenere colmi di cicche.
Elsa è già senza scarpe: "Bella serata."
"Si."
Mi alzo e raccolgo un posacenere.
"Non toccare niente, ci pensa domani Gianna..."
"Butto solo le cicche, così non puzzano."
Va in camera, si strucca, s'infila la camicia da notte.
Io rimango davanti alla televisione in mezzo a quel cimitero di bicchieri sporchi.
Quando la raggiungo mi corico dalla mia parte, pochi assestamenti, e resto così, allungato su un fianco.
Tua madre mi posa una gamba addosso, poi la sua bocca calda sfiora il mio orecchio.
Mi irrigidisco, non ce la faccio, stasera non posso proprio.
Lei cerca la mia bocca, la trova, ma io non apro le labbra.
Ricade sul lenzuolo con un sospiro fondo, di pancia.
"Sai" dice, "forse potremmo provare a fare l'amore in un modo diverso."
Mi volto verso di lei, ha una strana faccia mentre fissa il soffitto.
"Potremmo provare a guardarci negli occhi."
La sua voce è rigata da un livore che si arrotola fiero intorno a ogni parola.
"Hai bevuto?"
"Un pò."
Mi sembra che i suoi occhi stiano brillando, il mento le trema.
"Noi ci guardiamo, lo sai, se così bella, perchè non dovrei guardarti?"
Mi volto, aggiusto il cuscino, non ho sonno.
E che cominci pure una nottata di stillicidio coniugale, vai con il valzer delle rivalse!
Invece mi arriva un calcio nella pancia, e subito dopo un altro, e ancora un altro.
Poi le mani di tua madre spalancate mi colpiscono in viso.
Cerco di ripararmi, ma sono assolutamente impreparato a quell'attacco.
"Tu! Tu! Chi credi di essere, tu! Chi ti credi di essere?!"
Ha la faccia stravolta, la voce arrochita, non l'ho mai vista così.
Mi lascio colpire e ho pena di me, di lei, che fatica a trovare le parole per offendermi.
"Tu...Tu...Sei una merda! Una merda egoista!"
Riesco a catturarle una mano, poi l'altra, l'abbraccio.
Lei piange.
Le carezzo la testa, respira tra i singhiozzi.
Hai ragione, Elsa, sono una merda egoista.
Sto rovinando la vita a tutte le persone che mi circondano, ma credimi, non so nemmeno io quello che voglio, sto semplicemente prendendo tempo.
Ho desiderio di una donna ma forse mi vergogno di lei, mi vergogno di desiderarla.
Ho paura di perderti, ma forse sto facendo di tutto per essere lasciato.
Si, mi piacerebbe vederti preparare una valigia e scomparire nel cuore della notte.
Correrei da Italia e forse lì scoprirei che mi manchi.
Ma tu rimani qui, aggrappata a me, al nostro letto, no, non te ne andrai nella notte, non lo farai, non correrai il rischio, perchè io potrei non avere nostalgia di te, e tu sei una donna prudente.
Il tergicristallo è spento.
Sul vetro c'è una cortina di sporcizia, un velo torbido che ci separa dal mondo.
Nella macchina c'è l'odore della macchina, dei tappetini, della pelle dei sedili che stamattina è più tesa e scricchiola a ogni movimento, il retrogusto del vecchio arbre magique scolorito al sole, c'è un pò del mio odore, del mio dopobarba, dell'impermeabile che è rimasto appeso all'ingresso tutta l'estate e che ora è di nuovo con me, arrotolato sul sedile posteriore come un vecchio gatto.
E sopratutto, dentro tutto, c'è l'odore di Italia, delle orecchie, dei capelli, dei vestiti che indossa.
Oggi ha una gonna a fiori che culmina in vita con una grossa banda di elastico nero, e un cardigan di cotone indurito.
Ha una croce sul petto, una croce argentata appesa a una catena dalle maglie sottilissime.
Se la porta in bocca mentre guarda il mondo sfuocato oltre il parabrezza che sembra così distante.
Poco fa le ho chiesto se non aveva freddo senza calze, mi ha detto di no, che non ha mai freddo.
Ha i capelli trattenuti da un'infinità di mollette di metallo smaltate, molte delle quali screpolate.
E' una picola cafona che si veste sulle bancarelle, o in quei negozi senza porte con le commesse intirizzite che masticano gomma americana.
E' il primo sabato di ottobre, la sto portando ad abortire.

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Commenti al Post:
minsterr999
minsterr999 il 25/03/09 alle 08:08 via WEB
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