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Post N° 47

Post n°47 pubblicato il 25 Ottobre 2005 da unaqualunque_s

Mi ero affacciato alla finestra.
Il sole friggeva sul viadotto, gracchiava sui campi di sterpi.
Accanto a una roulotte una donna zingara stendeva il bucato.
Tre galline nane con i ciuffi ritti delle code camminavano una in fila all'altra accanto all'orto che aveva le zolle scure, innaffiate da poco.
Italia non ha toccato i miei soldi, li ha accettati e cacciati in quel barattolo.
Mi feci una doccia, poi con l'accappatoio di Italia addosso, e le maniche che mi arrivavano al gomito, racolsi il telefono e mi sedetti sul letto.
Dissi a tua madre che quel fine settimana non l'avrei raggiunta.
"Come mai?"
"Sono reperibile in ospedale."
Sul muro la scimmia mi guardava e io guardavo lei.
Sentii girare la chiave nella toppa.
"Ci sei ancora?"
"Certo che ci sono."
L'abbracciai.
Aveva addosso un odore diverso, di mura diverse.
"Dove sei stata?"
"A lavorare."
"Che lavoro fai?"
"Sono stagionale in un albergo, faccio le camere."
Era un odore di autobus quello che aveva addosso, di folla.
All'imbrunire uscimmo.
Camminammo mano nella mano dentro quel suburbio spettrale, quasi sempre in silenzio, ascoltando il suono dei nostri passi, affidando a quel mondo notturno i nostri pensieri.
Non allentai mai la presa della mia mano, e lei non allentò la sua.
Mi pareva strano avere accanto quella donna che non conoscevo troppo bene, e che pure sentivo così intima.
Si era truccata per uscire.
L'avevo spiata china su un boccone di specchio, mentre in fretta ricalcava i contorni di quei lineamenti che dovevano sembrarle troppo fragili.
Quel belletto, gli zatteroni dove si era arrampicata, i capelli decolorati...
Non c'era una sola cosa in lei che corrispondesse ai miei gusti.
Eppure era lei, Italia, e mi piaceva tutto di lei.
Senza saperne la ragione.
In quella notte lei era tutto ciò che desideravo.
"Corriamo!" gridò.
E corremmo, e inciampammo l'uno nell'altra, e ridemmo, e ci abbracciammo contro un muro.
Facemmo tutte le cose prive di senso che gli amanti fanno.
Il giorno dopo, quando ci salutammo, Italia tremava di nuovo.
Mi aveva preparato una frittata con le uova delle sue galline, mi aveva lavato e stirato la camicia, e adesso tremava mentre la baciavo, mentre le voltavo la schiena.
Gli amori nuovi sono pieni di paure, Angela, non hanno un posto nel mondo e non hanno capolinea.
Il cellulare vibra.
L'ho posato sul davanzale perchè lì la ricezione è migliore.
Non rispondo subito, spalanco la finestra, poi spingo il tasto verde.
Ho bisogno di aria.
La voce di tua madre p incredibilmente presente, non c'è nessun trambusto aeroportuale intorno a lei, nessun annuncio di voli in arrivo, in partenza.
"Timo, sei tu?"
"Si."
"Mi hanno detto..."
"Che ti hanno detto?"
"Che è successo un incidente a qualcuno della mia famiglia...ho in mano un biglietto di ritorno."
"Si."
"E' Angela?"
"Si."
"Cos'ha?"
"E' caduta con il motorino, la stanno operando."
"Stanno operando cosa?"
"Il cervello."
Non piange, raglia nella cornetta come se qualcuno la stesse facendo a pezzi.
Il rantolo cessa di colpo e torna la sua voce, sommessa, stonata.
"Sei in ospedale?"
"Si."
"Che hanno detto? Che dicono?"
"Sono fiduciosi, sì..."
"E tu? Tu che dici?"
"Io dico che..."
Un rutto di pianto mi si è infilato nella bocca, ma non voglio piangere.
"...Speriamo, Elsa, speriamo."
Mi curvo nelle spalle, mi sporgo fuori dalla finestra...
Perchè non cado?
Perchè non cado laggiù in basso, dove ora passeggiano due malati con il cappotto sul pigiama?
"Quando parti?"
"Tra dieci minuti con la British."
"Ti aspetto."
"Ma il casco? Non ce l'aveva il casco?"
"Non l'aveva allacciato."
"Come? Come, non l'aveva allacciato?"
Perchè non hai rispettato i patti, Angela?
Perchè la giovinezza è questa disattenzione?
Un sorriso nel vento e vaffanculo, mamma.
Le hai tagliato le gambe, la testa.
Come farai a chiederle scusa, adesso?
"Timo?"
"Si?"
"Giurami su Angela che Angela non è morta."
"Te lo giuro. Su Angela."
I malati in basso si sono fermati, fumano, seduti su una panchina.
Accanto alle aiuole sta passando una donna di mezza età con un cappotto color mattone.
L'umanità, figlila mia, l'umanità che brulica, si arrampica.
L'umanità che continua.
Cosa sarà di noi, di me e di tua madre?
Cosa sarà della tua chitarra?

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Commenti al Post:
lorteyuw
lorteyuw il 24/03/09 alle 11:47 via WEB
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