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C’è qualcosa là fuori in questa notte metallica. Come il suono di un triangolo tintinnato appena ,e poi esplosioni d’energia. Fiammate in periferia. Forse elicotteri in lontananza. Ho i brividi alle spalle, mentre guardo di sotto in strada appoggiato al vetro della finestra. Le forze della Sicurezza si muovono confuse. Ecco mi raggiungono, hanno bisogno di scansionarmi. Non mi piace quello che mi fanno. C’è musica confusa nella mia testa. Cosa volete sapere della mia infanzia? Volete ricostruire il mio albero. Quanto è difficile oggi che tutto si è mescolato. Sciami di persone, flussi di razze diverse che defluiscono come liquido multicolore per le strade. Siamo nel mercato globale. L’odore più forte è quello di pesce fritto, cinese credo. Fa male la testa. Poi entro in un negozio, oltrepasso una tendina fluorescente che produce un suono armonioso di xilofono. Sento il corpo pervaso da pizzicore. Dove siamo? Dove sono atterrato? Voci familiari. Come avete fatto a trovarmi? Il cielo è invaso da un oggetto volante enorme, lento ci sovrasta tutti. Ricopre la città, il cielo tutto s’oscura. Oscuro nell’oscuro. C’è confusione tutto intorno. Un sorriso mi fa cenno con la mano, mi offre una via di fuga. Superiamo una porta, un posto diverso dal solito. Si accende una sigaretta. Seguo le sue labbra che si muovono baciando l’aria intorno. Non riesco a distoglierne gli occhi di dosso. Infilato come una perlina al filo. Sorride, me ne allunga una. La metto tra le labbra, lei l’accende. Sono un puntino rosso a intermittenza. Fuori ha incominciato a piovere, non smetterà per giorni, capita sempre così. Le sirene si diradano. E’ me che cercano. E’ me che hanno perso. -Grazie! - Mi sorride ancora. Ho freddo. Tanto freddo, non so cosa mi succede. Sono stanco. Ho voglia di dormire…dormire, solo dormire, come se fosse …come se non avessi ma dormito. Mi accoccolo tra le sue braccia e nel suo sorriso dolce. Mi accarezza i capelli e perdo le forze. Buio. |
Post n°2 pubblicato il 21 Novembre 2006 da zingaradelmare
Il nauseante odore di incenso alla vaniglia mi disgusta tanto da farmi passare ad uno stato di veglia nevrotica, come se avessi bevuto litri di caffè…mmm caffè! Ne avrei voglia! Le palpebre, ora non più pesanti, aprono i miei occhi ad uno scenario che non saprei definire: la stanza bianca. Bianche le pareti, bianchi i pochi mobili, bianco il lenzuolo che mi avvolge, bianco è il corpo che dorme e fa da contrasto al mio, così statuario e scolpito, che conserva nelle fattezze e nel colore l’eredità di un padre africano che non ho mai conosciuto. Guardandomi mi accorgo di essere nudo, completamente nudo! E nuda è anche lei, piccola bambola di porcellana che sembra sgretolarsi al solo vederla. Com’è piccola, perfetta ed erotica nel suo essere così minuta. Fanno da contrasto al bianco dominante, il mio corpo bruno per intero, i suoi capelli neri, il suo pube, testimone di una tradizione che non ha ancora visto gli sconvolgimenti moderni di un nichilismo creatore di esseri androgeni. Starei a guardarla per ore, estasiato da tanta semplicità e bellezza! Che strano! Per la prima volta mi trovo accanto ad una donna nuda e non mi assale quell’irrefrenabile desiderio di possederla. No. Non questa volta. La sua intimità va scoperta dolcemente, va assaporata lentamente. La sto fissando, la scruto in ogni angolo nascosto del suo corpo. Risalgo con lo sguardo dai piedi fino al volto: i suoi occhi scuri mi fissano divertiti, e la sua bocca mi regala ancora quel sorriso dolce. |
Post n°4 pubblicato il 22 Novembre 2006 da zingaradelmare
Buio, nero di inchiostro nella stanza, esorcizzato appena dall’alone viola blu del mondo che mi spia dietro improbabili tende, lenzuola rapprese, insonnia. Scritto da Zackdelarocha3 |
Post n°5 pubblicato il 22 Novembre 2006 da zingaradelmare
Ho voglia, in te, di catarsi. Scaglia la tua freccia, trapassami, trafiggi cio’ che dell’impuro sole, della luce insana, in me, è residuo; vedi? Ho le braccia aperte, gli occhi chiusi, nell’attesa.. Scritto da Zachdelarocha3 |
Post n°6 pubblicato il 23 Novembre 2006 da zingaradelmare
Le luci della saletta erano soffuse, un pezzo di Craig Safan addolciva l’ambiente, a momenti irregolari interrotto dal suono metallico del ferro contro il ferro. Sene si stava allenando nella sua saletta pesi. Quaranta chilogrammi alla panca per una donna non erano niente male come risultato, quando il cellulare alla sua destra suonò della fastidiosa musichetta. Prese l’asciugamano, si deterse la fronte e poi l’apparecchio telefonico. Guardò prima l’ora, le 18:35. - Pronto. - Parlo con la signorina Sene P ? - Sì. Con chi ho l’onore di interloquire? - Non credo lei mi conosca. Nell’ambiente sono noto con lo pseudonimo di UomoOscuro. - UomoOscuro, cos’è uno scherzo? - Nessuno scherzo Sene, le persone per le quali lavoro sarebbero interessate ad entrare in una contrattazione d’affari con lei. - Di che tipo d’affari si tratterebbe, e poi chi siete voi? - Signorina Sene, non sono autorizzato ad entrare nei particolari. Sa, per telefono siamo soliti soltanto fissare gli appuntamenti, per la parte pratica preferiamo l’incontro fisico. - Apra le orecchie e mi senta bene, non è mia abitudine prendere parte ad incontri con sconosciuti, perlopiù a entrarvi in affari. Mi dica qualcosa di più in merito altrimenti questa conversazione si può considerare chiusa fin d’ora. - Sene, lei possiede qualcosa che ci interessa. Qualcosa per cui le persone per le quali lavoro, sarebbero disposte a sborsare una ingente somma. - E di cosa si tratterebbe… SCRITTO DA Vox.Insana |
Post n°7 pubblicato il 23 Novembre 2006 da zingaradelmare
L’appuntamento era stato fissato per due giorni dopo in un locale un po’ fuori mano, ma che aveva gran fama per via dell’ottima maniera di cucinare il pesce. Sene si era preparata a puntino per quel misterioso incontro. Il nome fittizio di quello sconosciuto in qualche maniera l’affascinava, anche se si rendeva conto che non era proprio classificabile come originale. Ma chi era questa gente che usava dei nomi in codice per identificarsi, da cosa si nascondevano? Queste domande l’assillavano la mente dal momento stesso in cui alcune sere prime aveva chiuso la comunicazione. Varcò la soglia del locale facendo bella mostra del paio di gambe che madre natura le aveva fornito e che la palestra aveva contribuito a mantenere in perfetta forma. Lo spacco alla minigonna era un chiaro messaggio di sicurezza sulla propria femminilità, ed il colore acceso del rossetto l’accentazione più marcata di essa. Lasciò roteare lo sguardo all’interno, tra i tavoli, cercando colui che l’aspettava. UomoOscuro era di là nella saletta fumatori oltre il vetro e una porta che scorreva automaticamente. Capì al volo che si trattava della donna che stava aspettando per via del foulard che lei aveva stabilito di indossare per l’incontro. Le fece un gesto elegante con il braccio. Poi aspirò una boccata di Pall Mall la sua marca di sigarette preferita. Sene lo raggiunse molto lentamente ondeggiando su tacchi altissimi. Quando gli fu sopra, fece un delicato movimento e si sedette. -UomoOscuro? -Piacere. Lei è la signorina Sene P.? -In carne ed ossa. -In perfetta armoniosa composizione. -Come scusi? -Dicevo, deliziosa sia in carne, che in ossa. – Sorrise dietro ai suoi occhi nocciola. -Ah, è anche galante. Ed io che mi aspettavo d’incontrare un motociclista pieno di tatuaggi, o un avvocato giacca scura e cravatta improponibile. -Fortunatamente, salvo alcuni casi particolari, l’azienda ci permette l’abbigliamento che più riteniamo comodo allo svolgimento del compito. La ragazza lo guardava alla stessa maniera con cui una valigia all’aeroporto sarebbe stata visualizzata ai raggi x. Dal sorriso irregolare ai calzini appena intravisti sotto i pantaloni. Sene era stata fin da piccola abituata a cogliere i minimi dettagli. Del resto lavorava in un museo ed era anche una pittrice abbastanza stimata in città. Il ragazzo che poteva avere trentanni o giù di lì sorrise. -Devo osservare che non rientra certo nelle sue qualità quella di mettere a proprio agio chi le siede di fronte. -Mi scusi, il mio sguardo l’imbarazza? -No, mi fa sorridere. – E in effetti, il sorriso aveva il potere di contagiare anche gli altri. Anche la ragazza sorrise. -Allora, parliamo d’affari… SCRITTO DA Vox.Insana |
Post n°8 pubblicato il 23 Novembre 2006 da zingaradelmare
Probabilmente non avrei mai avuto il coraggio di dirle quelle cose. O forse chissà quante cose avrei voluto chiederle. Ma mi esce solo uno stupido e banale: - Che ci faccio qui? E tu chi sei? Senza smettere di regalarmi quel sorriso dolce, la ragazza lattea, così ormai è impressa nella mia mente, si alza senza rispondere e si reca verso una porta, dietro la quale presumo debba esserci un bagno. Sparisce dietro quella porta. Nell’attesa, io continuo a guardare quella stanza bianca, in cerca, di un qualcosa, di un particolare che possa accendere in me un fievole barlume di ricordo. Nulla! L’unica cosa che mi sembra familiare sono i miei vestiti, poggiati su una poltrona posta sotto una finestra. Che ore sono? Già! Non so nemmeno questo! Tutto è chiuso in questa stanza…e niente lascia intuire se fosse giorno o notte. Lei è ancora chiusa in bagno! Sento rumore di acqua! Probabilmente sta facendo una doccia! Chissà che c’è stato tra noi! Non riesco a ricordare nulla! So di non averla toccata da sveglio! Ma quando dormivo? Mi alzo e mi vesto. Apro la finestra e solo allora mi accorgo che è giorno pieno, presumibilmente ora di pranzo. La giornata è piena di sole ma non fa caldo. Non faccio in tempo a guardare fuori dalla finestra per cercare di capire la città che mi ospita. Lei esce dal bagno. Com’è diversa! Indossa un tailleur pantalone blu con camicia bianca! Sembra essere una divisa! Ora riesco a guardarle bene il volto! I suoi occhi a mandorla tradiscono un’origine orientale, che ben si mescola ad una carnagione chiara, capelli mossi, lunghi, neri e lucenti, un naso alla francese e delle labbra rosse, piene… - Bene sei vestito anche tu! Il suo italiano è perfetto. - Posso sapere dove mi trovo?- Mi sto innervosendo. Tutta la magia sembra essere risucchiata dal vortice della mia curiosità che mi sta facendo prendere sempre più contatto con la realtà, una realtà che non riesco a carpire. - Adesso dobbiamo andare ad un appuntamento. Ti spiegherò tutto strada facendo. Sbrigati. Non c’è tempo da perdere. Istintivamente sono spinto a fuggire via da questa situazione paradossale. Ma devo capire cosa sta accadendo. |
Post n°10 pubblicato il 23 Novembre 2006 da zingaradelmare
Esce di corsa dalla stanza. La seguo. La stanza da su un ingresso…verde! Come nella stanza da letto tutto era bianco, qui tutto è verde. Sarà un’ossessione per lei la coordinazione del colore. Non ho il tempo di scrutare i particolari del nuovo ambiente. Mi sorprende ad osservare stupito un bonsai dal tronco verde. - Andiamo! Non abbiamo molto tempo. Mi afferra per un braccio e mi trascina fuori l’uscio di casa. Però! Per essere una donna ha una forza incredibile. Un’occhiata veloce a destra e sinistra, quel tanto per capire che sono in una città che non conosco. Ci troviamo in una zona residenziale molto curata, con case a schiera tutte più o meno uguali. Quasi davanti l’uscio di casa c’è una berlina nera a motore acceso che ci attende. La ragazza lattea con fare nevrotico e repentino apre lo sportello della macchina e mi invita ad entrare. Non faccio in tempo ad infilarmi dentro la macchina che lei è già seduta accanto a me. Alla guida c’è un uomo piccoletto, dai tratti somatici decisamente orientali. Probabilmente è giapponese. L’uomo, che forse non conosce l’italiano, dopo aver salutato con un cenno del capo, fa partire la macchina come se già sapesse dove andare. Nemmeno il tempo di chiedere spiegazioni. La ragazza lattea prende il cellulare dalla borsa che ha con sé. Compone un numero di telefono. Deve essere una chiamata intercontinentale. Il numero, infatti, si compone di numerose cifre. - Pronto? …Oscuro? Si! E’ qui con me! Si volta e mi guarda. Adesso comincio a pentirmi di non essere fuggito. - Tu l’hai trovata? …Cosa? Ancora non hai preso quello che cercavi? Sai che non c’è tempo! Ah! Sei con lei! Beh! Spero che almeno ne sia valsa la pena accettare quest’incarico! Ah! Proprio non puoi parlare! D’accordo! Fammi sapere appena hai concluso! Mi raccomando…niente incidenti di percorso. Ti conosco bene! Questa volta deve andare tutto liscio! C’è in ballo una cosa troppo grossa. Non possiamo permetterci il minimo errore. L’atmosfera da spy-story fa aumentare la mia tensione. Ci vorrebbe una sigaretta! Come, se mi avesse letto nel pensiero, la ragazza lattea tira fuori un portasigarette. - Fumi? - Si. Grazie. Non riesco a dire altro. Non riesco a chiedere altro. Riesco solo a fumare tranquillamente una sigaretta. La macchina lascia la zona residenziale e sembra dirigersi in aperta campagna. Ora sono più che mai convinto di non conoscere il posto dove mi trovo. - Forse è il caso che cominci a darti qualche spiegazione. Lei ora si è accorta del mio palese smarrimento. Chissà perché ho una strana sensazione. Forse sarebbe meglio non sapere.
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Post n°12 pubblicato il 24 Novembre 2006 da zingaradelmare
Ci addentrammo semicoscienti dentro oscuri, torbidi cunicoli; aria spessa, umida, freddo di cantina, palpabile, immobile. Dal soffitto gocce di liquido verdastro e malsano. SCRITTO DA Zackdelarocha3 |
Post n°13 pubblicato il 27 Novembre 2006 da zingaradelmare
- Piacere mi chiamo Almare Erúve! Finalmente ha deciso di presentarsi, di spiegarmi qualcosa. Non ricambio la cortesia, timoroso di dire anche la cosa più banale. - Non serve a niente nascondermi la tua identità! Dato che io so tutto di te, del tuo passato e dei tuoi genitori. Probabilmente so molto più di quanto tu stesso non sappia. Il significato dell’ultima frase non riesco a coglierlo. O forse non voglio capirlo. Che la mia famiglia non fosse stata proprio un modello ideale l’ho sempre saputo, ma non mi sembra che fosse tanto più strana rispetto a tante altre. Forse su una cosa ha ragione: di mio padre ho sempre saputo poco o nulla. So che è di origini africane, so che si chiama Bruk, so che i miei nonni abitano a Città del Capo, e che sono, o meglio erano, commercianti. Ciò che non ho mai capito, e che credo capirò oggi, in macchina con una sconosciuta, è il perché mi è sempre stato impedito di andare a conoscerli a Città del Capo. E loro? Nemmeno una visitina al loro unico nipote? Già, perché, mio padre non ha né fratelli né sorelle, e la stessa sorte è toccata anche a me. “Ci andrai quando compirai diciott’anni, mi ripeteva sempre mia madre!”. I diciotto anni sono arrivati, ma ironia della sorte, i miei nonni sono improvvisamente scomparsi in un incidente stradale. Beh! Avessi almeno potuto conoscerli da morti. Macchè! Né io, né mia madre siamo andati al funerale. Solo mio padre si recò in Africa per l’ennesima volta. Per l’ennesima volta lo vedevo nervoso più che mai prima di compiere quel viaggio, che per lui è diventato un rituale semestrale. Due volte l’anno, infatti, e precisamente in primavera e in autunno, mio padre sparisce per un mese. E l’unica spiegazione che mi è stata sempre data è che doveva andare a far visita ai parenti in Africa. Chissà perché alla moglie e al figlio non spettava questo diritto. Chissà perché mia madre non si è mai ribellata a questo. Forse sapeva più di quanto non sapessi io. Mia madre…bella anche in età matura, con i suoi caratteri nordici, i suoi capelli biondi, i suoi occhi cerulei, il suo corpo longilineo. E’ morta all’età di 57 anni, di una non meglio identificata infezione polmonare. All’epoca ero una ragazzo, avevo 20 anni, e dovevo arrendermi alla remissività di mio padre che non cercò di indagare su cosa avesse veramente consumato sua moglie. - Lascia stare i tuoi ricordi ed ascolta quanto sto per dirti. Sicuramente riconsidererai tutta la tua vita. No so come abbia fatto a leggermi nel pensiero. Qualcosa mi sfugge. Non so davvero chi di fronte. La macchina continua il suo cammino. Non so da quanto tempo stiamo viaggiando! Ore, minuti, secondi? Tutto sembra assumere proporzioni diverse. E il paesaggio sta cambiando…non so esattamente definire il luogo che mi circonda. Ha in sé un qualcosa di fiabesco, nonostante sia uno scenario arido, brullo, ostile. - Ti chiami Cesare Augusto vero? - Beh! Si. Forse lavora per i servizi segreti. - Colpa di mia madre. E’ sempre stata affascinata da Roma. Magari pensava diventassi un imperatore! Non mi riesce nemmeno fare dell’humor! Eppure è il mio forte! - Tu sai chi è veramente tuo padre Bruk? Hai mai sentito parlare della Creatura? |
Post n°14 pubblicato il 29 Novembre 2006 da pa_mi
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Post n°15 pubblicato il 29 Novembre 2006 da vadiev
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Post n°16 pubblicato il 02 Dicembre 2006 da zingaradelmare
Nemmeno il tempo di riflettere: Creatura? Boh! Squilla il cellulare di Almare Erùve. - Pronto? Ombroso! Allora? Le hai parlato? Ha capito? Uhmm! Dai! Risparmiami i dettagli! Ah? Non l’hai ancora portata a letto? Certo certo! Lo farai stasera? Si ok…ma adesso fammi parlare con lei! Pronto? Parlo con Sene Parla? Finalmente ci conosciamo! Uomo Ombroso le ha spiegato tutto? Benissimo! Quando contate di raggiungerci? Domani? Ok Bene! Chiude il cellulare. Mi guarda. Mi regala ancora il suo sorriso dolce. La macchina si ferma. - Ah! Bene! Siamo arrivati!. Si ma dove? Sembra un luogo senza tempo e senza storia. E’ un luogo piuttosto brullo, non ci sono case. Le montagne di roccia viva hanno un colore rosso, lo stesso rosso della sabbia dei deserti africani! Non credo mi stia prendendo il mal d’Africa, anche perché non ci sono stato. Ma quel luogo suscita in me sensazioni contrastanti; non so per quale strano fenomeno, ma mi sembra familiare. Scendo dalla macchina. Lei è ancora in macchina. Sta prendendo accordi con l’autista. Ne approfitto per passeggiare ed immergermi in quel luogo. Sento una forte attrazione verso quella terra arida e polverosa. Ma non so perché! Sprigiona uno strano magnetismo. Passeggiando infilo le mani nelle tasche dei pantaloni. Ma… cos’è? Il mio taccuino! Ne ho sempre uno con me! Ma questa volta credevo di averlo perduto nel viaggio che con so ancora come e quando ho fatto. Lo sfoglio! Le mie ultime poesie! L’unica cosa del mio passato, delle mie radici, della mia vita non straordinaria fino a due giorni fa. |
Post n°17 pubblicato il 02 Dicembre 2006 da zingaradelmare
- Beh! Almeno ho sentito la sua voce! Perché non le hai detto che sei già a letto? - Rimane sempre il mio capo!
La stanza d’albergo è sempre la stessa. Come potrebbe essere altrimenti! E’ il luogo dove Uomo Ombroso vive. E per questo che nel corso degli anni l’ha personalizzata, volendo fare di essa il suo Vittoriale. Ed oggi aveva aggiunto un ultimo pezzo del mosaico: un quadro di Sene Parla dove la donna ha interpretato, secondo la sua sensibilità, il Kamasutra. La tecnica è ad olio, i colori pastello: contrastano enormemente con le immagini raffigurate. Ha voluto metterlo sotto al soffitto, per poterlo contemplare e perdersi in esso disteso sul letto. I due divertiti scherzando e sorridendo imitano le posizioni raffigurate nel quadro. Si piacciono. I loro corpi si cercano. Si uniscono. Sembrano due pezzi di un puzzle che combaciano. Sono due corpi colpiti, sensuali, l’emblema di un erotismo che non si piega di fronte a nessuna sorta di limite. Lei è distesa sul letto. Lui con la mano percorre ogni centimetro del suo corpo, come se in mano avesse un pennello e stesse disegnano una nuova figura del quadro. Non sa se la riverrà ancora. Vuole conservare sui suoi polpastrelli il ricordo di quella donna, che mai come nessun’altra gli ha scatenato lo stupore di vedersi eccitato ancor prima di averla spogliata, eccitato ancor prima di averla sfiorata. Lei si lascia accarezzare come una docile pantera indomita che ben sa di essere predatrice e non preda. Ne ha conosciuti molti di uomini ma non era mai stata a letto con nessuno poche ore dopo averlo conosciuto. Questa volta, però, quell’uomo e il mistero che lo avvolgeva avevano fatto sì che la sua mente abbandonasse ogni tipo di remora. Non sa se lo rivedrà ancora. Sa che vuole assaporare tutto di quell’uomo, di quel solo uomo che per la prima volta l’ha fatta sentire una dea. La loro unione viene bruscamente spezzata da forti e ripetuti colpi che provengono dalla porta. |
Post n°18 pubblicato il 09 Gennaio 2007 da zingaradelmare
Cessa in lei l'inarcar di reni e lui, al culmine quasi del piacere, quasi ringrazia per l'intruso che al di la' del legno preme, dandogli tempo per rifiatar sua voglia e, forte del nerbo che il catenaccio tiene, ancor da sua ninfa non scongiunge.... Si tace l'uscio ora, e lui, ripreso, in lei, atteso, si fende dove lo calor lo duce, ancora un poco, in lei, ridente, fremente per spaura, che occhi ora apre, di piacer trafitta, sinche' la porta ancor non sia percossa.... Inviato da Devitat |
Post n°19 pubblicato il 24 Gennaio 2007 da zingaradelmare
Un tempo stranissimo...Madre Natura è in rivolta. E tu Uomo, essere perfetto (!) della creazione...che fai? Distruggi il tuo Mondo...cancelli il futuro, regali l'angoscia, sopprimi la speranza...mandi in tilt il sistema! Animali indifesi e impazziti...non riconocono più il tempo, le stagioni...niente freddo, niente inverno, niente letargo... E tu Uomo, mangi, dormi, ridi, spendi...e follemente ti riproduci!!!! Se dovessi rinascere vorrei reincarnarmi nell'Essere più Indifeso del Creato e non nell' "Essere Perfetto!" |
Inviato da: kruel_62
il 08/03/2009 alle 08:18
Inviato da: seneparla
il 16/03/2007 alle 17:07
Inviato da: scintillola
il 09/01/2007 alle 10:30
Inviato da: scintillola
il 09/01/2007 alle 10:30
Inviato da: devitat
il 05/01/2007 alle 18:06