Creato da Tammare il 22/01/2008

Versi da mare

Su un oceano di scampanellii repentina galleggia un'altra mattina

 

 

Sto qui

Post n°25 pubblicato il 31 Ottobre 2008 da Tammare
 
Tag: Salinas

Sto qui,
su questa riva bianca
del letto dove dormi,
proprio appena sul bordo
del tuo sogno. Facessi
un passo in più, cadrei
tra le sue onde, rompendolo
come un vetro. Il calore
del tuo sogno mi sale
fino al viso. Il respiro
misura il movimento
del tuo sognare: è lento.
Alterno e lieve, un alito
mi offre questo tesoro
esattamente: il ritmo
del tuo viver sognando.
Guardo. Vedo la stoffa
di cui è fatto il tuo sogno.
Corazza senza peso
che sta sopra il tuo corpo.
Ti avvolge di rispetto.
Al tuo vergine torni,
interamente, nuda,
quando entri nel sogno.
E ferme sulla riva
restano le ansie e i baci:
senza fretta, ad attendere,
finchè tu aprendo gli occhi
ceda il tuo invulnerabile
essere. Io ricerco
il tuo sogno. Con l'anima
piegata su di te,
perlustrano gli sguardi
la tua carne traslucida,
scostando dolcemente
i suoi accenni corporei
per trovarvi al di là
le forme del tuo sogno.
Non le trovano. E allora
penso al tuo sogno. Voglio
decifrarlo. Non servono
cifre, non è segreto.
E' sogno e non mistero.
E d'un tratto, nell'alto
silenzio della notte
un mio sognare inizia
sul bordo del tuo corpo;
in esso sento il tuo.
Tu dormendo, io in veglia,
facevamo lo stesso.
Non c'era da cercare:
il tuo sogno era il mio.

("Sto qui" n. 16 RAGIONI D'AMORE, Pedro Salinas)

Aquí
en esta orilla blanca
del lecho donde duermes
estoy al borde mismo
de tu sueño. Si diera
un paso más, caería
en sus ondas, rompiéndolo
como un cristal. Me sube
el calor de tu sueño
hasta el rostro. Tu hálito
te mide la andadura
del soñar: va despacio.
Un soplo alterno, leve
me entrega ese tesoro
exactamente: el ritmo
de tu vivir soñando.
Miro. Veo la estofa
de que está hecho tu sueño.
La tienes sobre el cuerpo
como coraza ingrávida.
Te cerca de respeto.
A tu virgen te vuelves
toda entera, desnuda,
cuando te vas al sueño.
En la orilla se paran
las ansias y los besos:
esperan, ya sin prisa,
a que abriendo los ojos
renuncies a tu ser
invulnerable. Busco
tu sueño. Con mi alma
doblada sobre ti
las miradas recorren,
traslúcida, tu carne
y apartan dulcemente
las señas corporales,
para ver si hallan detrás
las formas de tu sueño.
No la encuentran. Y entonces
pienso en tu sueño. Quiero
descifrarlo. Las cifras
no sirven, no es secreto.
Es sueño y no misterio.
Y de pronto, en el alto
silencio de la noche,
un soñar mío empieza
al borde de tu cuerpo;
en él el tuyo siento.
Tú dormida, yo en vela,
hacíamos lo mismo.
No había que buscar:
tu sueño era mi sueño.

("Aquí" RAZÓN DE AMOR, Pedro Salinas )

"RAGIONI D'AMORE" Pedro Salinas, Passigli Editori. Traduzione: Valerio Nardoni

 
 
 

Mare!

Post n°24 pubblicato il 18 Giugno 2008 da Tammare
 
Tag: Whitman

Mare! Anche a te io mi affido – capisco ciò che vuoi dirmi,
Scorgo da riva le curve tue dita che invitano,
E credo che allontanarti non vuoi prima d’avermi toccato,
Dobbiamo fare un giro insieme, mi spoglio, portami lungi, che non veda più terra,
Cullami sui molli tuoi cuscini, cullami in ondoso assopimento,
Schizzami di sprilli amorosi, ché io ben saprò ripagarti.

Mare delle distese ondate,
Mare che esali vasti soffi convulsi,
Mare del sale di vita, delle non mai scavate e sempre aperte tombe,
Che urlando scolpisci tempeste, capriccioso e raffinato mare,
Io sono parte integrale di te, sono anch'io d’una fase e di tutte le fasi.

Partecipe di influssi e di efflussi, io che esalto l’odio e la conciliazione,
Io che esalto gli amici, e quelli che dormono l’uno nelle braccia dell’altro.
Io sono colui che attesta la simpatia,
(Dovrei compilare la lista delle cose nella casa, e tralasciare la casa che le sostiene?)

Non sono solo il poeta della bontà, non mi rifiuto di essere al tempo stesso il poeta della malvagità.

Che sciocchezze sono mai queste sulla virtù e sul vizio?
Il male mi incalza, la riforma del male mi incalza, io resto indifferente,
Il mio passo non è quello di chi censura o rifiuta,
Io bagno le radici di tutto ciò che è cresciuto.

Temete che la perenne fecondità produca una qualche scrofola?
Ritenere che le leggi celesti debbano ancora venir rielaborate e rettificate?

Io trovo che un lato fa da contrappeso e che il lato sugli antipodi fa da contrappeso,
Cedevoli dottrine m’offrono un valido aiuto al pari di dottrine stabili,
Pensieri e atti del presente la nostra sveglia e mattutina partenza.

Questo minuto, che arriva fino a me dai decisioni trascorsi,
Nulla v’ha di meglio di questo e del presente.

Quanto si comportò bene nel passato, o si comporta bene oggi, non costituisce una tal meraviglia,
La meraviglia è e sarà come possa esistere un uomo meschino o empio.

 

 

(“Il canto di me stesso”  n.  22, in FOGLIE D’ERBA,  Walt Whitman)

 

 

 

You sea! I resign myself to you also- I guess what you mean, I behold from the beach your crooked fingers, I believe you refuse to go back without feeling of me, We must have a turn together, I undress, hurry me out of sight of the land, Cushion me soft, rock me in billowy drowse, Dash me with amorous wet, I can repay you. Sea of stretch'd ground-swells, Sea breathing broad and convulsive breaths, Sea of the brine of life and of unshovell'd yet always-ready graves, Howler and scooper of storms, capricious and dainty sea, I am integral with you, I too am of one phase and of all phases. Partaker of influx and efflux I, extoller of hate and conciliation, Extoller of amies and those that sleep in each others' arms. I am he attesting sympathy, (Shall I make my list of things in the house and skip the house that supports them?) I am not the poet of goodness only, I do not decline to be the poet of wickedness also. What blurt is this about virtue and about vice? Evil propels me and reform of evil propels me, I stand indifferent, My gait is no fault-finder's or rejecter's gait, I moisten the roots of all that has grown. Did you fear some scrofula out of the unflagging pregnancy? Did you guess the celestial laws are yet to be work'd over and rectified? I find one side a balance and the antipedal side a balance, Soft doctrine as steady help as stable doctrine, Thoughts and deeds of the present our rouse and early start. This minute that comes to me over the past decillions, There is no better than it and now. What behaved well in the past or behaves well to-day is not such wonder, The wonder is always and always how there can be a mean man or an infidel.

(“Song of myself” n. 22, LEAVES OF GRASS,  Walt Whitman)

 

 

 
 
 

Quanto tempo foste due!

Post n°23 pubblicato il 16 Giugno 2008 da Tammare
 
Tag: Salinas

Quanto tempo foste due!
Tu volevi e non volevi.
Non eri come il tuo amare,
né il tuo amare come te.
Che alternanza tra una e l'altra!
Ad ogni specchio del mondo,
al silenzio, o agli azzardi,
domandavi
quale fosse la migliore.
Incostante di te stessa
andavi sempre uccidendo
il tuo sì con il tuo no.
Così sull'orlo dei baci,
non il tuo core sapeva,
né il mio si avvicinava:
se era quella che volevi
tu, o che volevo io.
Quando eravate divise,
come il fiore dal suo fiore,
quanto bisognava andare
lontano da te a cercarti
l'amare! Lui da una parte.
Tu dall'altra.
E poi lo trovavo. Ma
non sapevo rimanerci,
vivere così divisi
o dal tuo amore o da te.
Ed io amavo tutti e due.
E infine tutto è vicino.
Faccia a faccia ti guardasti,
il tuo sguardo in te ti vide:
già eri quella che volevi.
E adesso vi bacio entrambe
in te sola.
L'anima però non sa
chi ottenne
questa pace d'interezza:
se è che il tuo amore assomiglia
a te, da quanto ti ama.
o se tu invece,
da tanto che lo stai amando,
non sei già uguale al tuo amore.

("Quanto tempo foste due!" n. 15 di di RAGIONI D'AMORE , Pedro Salinas )

¡Cuánto tiempo fuiste dos!
Querías y no querías.
No eras como tu querer,
ni tu querer como tú.
¡Qué vaivén entre una y otra!
A los espejos del mundo,
al silencio, a los azares,
preguntabas
cuál sería la mejor.
Inconstante de ti misma
siempre te estabas matando
tu mismo sí con tu no.
Y en el borde de los besos,
ni tu corazón ni el mía
sabía quién se acercaba:
si era la que tú querías
o la que quería yo.
Cuando estabais separadas,
como la flor de su flor,
¡qué lejos de ti tenía
que ir a buscarte el querer!
Él estaba por un lado.
Tu en otro.
Lo encontraba. Pero no
sabía estarme con él,
vivir así separados
o de tu amor o de ti.
Yo os quería a los dos.
Y por fin junto está todo.
Cara a cara te miraste,
la mirada en ti te vio:
eras ya la que querías.
Y ahora os beso a las dos
en ti sola.
Y esta paz de ser entero,
no sabe
el alma quién la ganó:
si es que tu amor se parece
a ti, de tanto quererte,
o es que tú,
de tanto estarle queriendo
eres ya igual que tu amor.

("¡Cuánto tiempo fuiste dos!" RAZÓN DE AMOR, Pedro Salinas )

"RAGIONI D'AMORE" Pedro Salinas, Passigli Editori. Traduzione: Valerio Nardoni

 
 
 

Delle volte un no nega

Post n°22 pubblicato il 15 Giugno 2008 da Tammare
 
Tag: Salinas

Delle volte un no nega
più di quanto voleva, si moltiplica.
Si dice «no, non verrò »
e si disfano le infinite trame
lentamente intessute dei sì,
si negano promesse che nessuno ci ha fatto,
non altri che noi stessi, nell'orecchio.
Ogni breve minuto ricusato,
-forse quindici,trenta?-
si amplifica di senza fine, è come secoli,
e un «no, stanotte no »
può negare l'eterno delle notti,
la pura eternità.
Difficile saper dove ferisce
un no! Innocentemente
esce da labbra pure, un puro no;
senza macchia né ardore
di ferire, va in aria.
Ma l'aria è tutta piena
di speranze che volano, le incontra,
e le trafigge nelle tenere ali
con grande forza cieca, non volendo,
le lascia senza vita e si conficca
nel tetto azzurro che ci figuriamo
e di lì apre una crepa.
O lì rimbalza
e il suo ferreo colpire
fa strada al rovescio e gli dilacera
il petto, al petto stesso che lo disse.
Un no spaventa. Va sempre lasciato
al bordo delle labbra e dubitarne.
O dirlo così dolcemente
che arrivi
a chi non l'aspettava,
con il suono d'un «sì»,
se anche non disse sì chi lo diceva.

("Delle volte un no nega" n. 11 di RAGIONI D'AMORE , Pedro Salinas )

A veces un no niega
más de lo que quería, se hace múltiple.
Se dice: ‘‘no, no iré’’
y se destejen infinitas tramas
tejidas por los síes lentamente,
se niegan las promesas que no nos hizo nadie
sino nosotros mismos, al oído.
Cada minuto breve rehusado
-¿eran quince, eran treinta?-
se dilata en sinfines, se hace siglos,
y un «no, esta noche no»
puede negar la eternidad de noches,
la pura eternidad.
Qué difícil saber a dónde hiere
un no! Inocentemente
sale de labios puros un no puro;
sin mancha ni querencia
de herir, va por el aire.
Pero el aire está lleno
de esperanzas en vuelo, las encuentra
y las traspasa por las alas tiernas
su inmensa fuerza ciega, sin querer,
y las deja sin vida y va a clavarse
en ese techo azul que nos pintamos
y abre una grieta allí.
O allí rebota
y su herir acerado
vuelve camino atrás y le desgarra
el pecho al mismo pecho que lo dijo.
Un no da miedo. Hay que dejarlo siempre
al borde de los labios y dudarlo.
O decirlo tan suavemente
que le llegue
al que no lo esperaba
con un sonar de «sí»,
aunque no dijo sí quien lo decía.

("A veces un no niega" RAZÓN DE AMOR, Pedro Salinas )

"RAGIONI D'AMORE" Pedro Salinas, Passigli Editori. Traduzione: Valerio Nardoni

 
 
 

Post N° 21

Post n°21 pubblicato il 10 Giugno 2008 da Tammare
 
Tag: Salinas

Quando io sollevai gli occhi per guardarti
  (per tuo bene o tuo male)
tu per guardarmi sollevavi gli occhi
  (per mio bene o mio male).
Quella parola che stavo per dire
  (Cos'era, a benedire o maledire?)
ti si affacciò alle labbra senza dirla.
  (Cos'era, a benedire o maledire?).
Non fosti mai la prima né io l'ultimo.
  (In quale fine o per quale principio?)
Non fui mai io il primo né tu l'ultima.
  (In quale fine o per quale principio?)
Noi due esattamente al tempo stesso.
E ogni azione così venne abolita
  (venire io da te, e tu da me)
nell'inutilità di ogni altra azione
  (venire io da te, e tu da me)
già prevista all'inizio da una identica
Così l'identità che ci legava
  (tu ed io perduti o tu ed io salvati)
le nostre vite disgiunse per sempre.
  (Tu ed io salvati o tu ed io perduti).




["Quando io sollevai gli occhi per guardarti" poesia n. 18 di "PRESAGI" , Pedro Salinas]




Cuando yo alcé los ojos a mirarte
(por tu bien o tu mal)
para mirarme alzabas tú los ojos
(por mi bien o mi mal).
Esa palabra que iba yo a decir
(¿de bendición o maldición sería?)
se te asomó a los labios, sin decirla.
(De bendeción o maldición sería.)
Nunca fuiste primera ni yo último.
(¿En qué final o para qué comienzo?)
Los dos exactamente a un tiempo mismo.
Y así todos los actos se abolieron
(ir yo hacia ti, venir tú a mí)
en la inutilidad de todo acto
(ir yo hacía ti, venir tú a mí)
previsto ya al nacer por otro idéntico.
Y así la identidad que nos unía
(tú y yo perdidos o tú y yo salvados)
separó nuestras vidas para siempre.
(Tú y yo salvados o tú y yo perdidos.)

Pedro Salinas. 18.
Presagios (1924).

"PRESAGI" Pedro Salinas, Passigli Editori. Traduzione: Valerio Nardoni

 
 
 

Segno

Post n°20 pubblicato il 27 Maggio 2008 da Tammare
 




Sono nato sotto il segno dell'Autunno
Perciò amo i frutti e detesto i fiori
Rimpiango i miei baci ad uno ad uno
Come un noce bacchiato al vento racconta i suoi dolori

Eterno autunno o stagione mia mentale
Le mani degli amanti d'una volta cospargono il tuo suolo
Mi segue una sposa è la mia ombra fatale
Stasera le colombe spiccano l'ultimo volo



("Segno"  Guillaume Apollinaire  )



Je suis soumis au Chef du Signe de l'Automne
Partant j'aime les fruits je déteste les fleurs
Je regrette chacun des baisers que je donne
Tel un noyer gaulé dit au vent ses douleurs

Mon Automne éternelle ô ma saison mentale
Les mains des amantes d'antan jonchent ton sol
Une épouse me suit c'est mon ombre fatale
Les colombes ce soir prennent leur dernier vol

("Signe" Alcools (1913) Guillaume Apollinaire  )

 
 
 

I fuochi del bivacco

Post n°19 pubblicato il 27 Maggio 2008 da Tammare
 



I mobili fuochi del bivacco
Rischiarano forme del sogno
E nell'intreccio dei rami
Lentamente s'innalza la visione

Ecco i disdegni del rimpianto
Scorticato come una fragola
Il ricordo è segreto
E resta solo la brace


("I fuochi del bivacco" Guillaume Apollinaire )


Les feux mouvants du bivouac
Éclairent des formes de rêve
Et le songe dans l'entrelacs
Des branches lentement s'élève

Voici les dédains du regret
Tout écorché comme une fraise
Le souvenir et le secret
Dont il ne reste que la braise

("Les feux du bivouac" Lueurs des tirs/Calligrammes Guillaume Apollinaire )

 
 
 

IL PENSIERO FLUTTUANTE DELLA FELICITA'

Post n°18 pubblicato il 12 Maggio 2008 da Tammare
 
Tag: Luzi

I

«Dammi tu il mio sorso di felicità prima che sia tardi»
implora, in tutto simile alla mia, una voce bassa
e fervida lungo i dedali del risveglio risonando.
- Da dove risale, a chi si volge -
mi chiedo io tra il sonno non sapendo altro di lei
se non oscuramente che un dolore antico quanto l'uomo l'incalza  e l'accompagna
e avverto intanto la notte nel suo ultimo,
più frenetico balzo verso l'alba - il nuovo enigma -  inghiottirla.
- Se mai qualcuno le risponderà -
mi dico dibattendomi,
segmento di lucertola,
nel terriccio bruciato da quella folgore spessa.
E vedo di lì a poco, mentre un po' dormo e un po' penso,
un'acqua meravigliosa raccogliersi
in due mani fini e trepide, serrate
nella loro giumella un po' infantile, un'acqua azzurra, mi sembra,
giù dalle fenditure di un'antica roccia dolorosa stillando.
- A meno non sia parte dell'inganno -
insinua e si rifiuta di pensarlo
la mente tra sogno e veglia oscillando ebbra. [...]

II

[...] Il carnevale senza follia sul lungomare
a misura di lei che invero non perde
divertita e quieta questi avari bagordi.
«Maschere di maschere » tutt'al più commenta
mentre segue con occhi pieni di riserva
la lunga bambocciata allontanarsi
barcollando in una nube di fosforo.
«Maschere di maschere» contesta
ma bonaria, con i suoi anni morti di fascismo
e d'altro, gli scherzi della sorte
non troppo male accolti,
la sua bellezza goduta senza rimpianto.

Una luce salina incendia i coriandoli,
i Presidenti, i cantautori, le dive.
Il pomeriggio fuori tempo resta sospeso
sul mare, un mare lavorato fino di scalpello
del vento, un mare più pensato che certo.
E sempre quel sorriso di donna smessa indulgente col mondo.

*

Non la pausa o l'omissione del male
ch'è altra cosa, buona, non lo nego,
ma debole, senza fuoco o mordente -
Così mi dico, e penso al letargo
della tartana sulla distesa d'olio
caduta la forza otto del mare e il vento.
Non questo ma il soprassalto di letizia
che ti coglie a tradimento nè più nè meno di un lutto,
magari in marcia, nella coda piovosa del ritorno, a un rosso,
oppure in anticamera quando
colui che ti precede
suda freddo freddo di là dalla porta sotto i visor e smania.
«Stavo all'erta, avevo
qualcosa da dirti» canta all'improvviso
una fibra di lucentezza
riposta dio sa dove, nell'essere più abbietto
o più liso a ricordarlo, ti apostrofa
da un capo all'altro dell'annosa fossa.
Ed è che il mondo per inattesa grazia
ti parla dei suoi seppellimenti e dei suoi parti,
ti svela il suo costrutto nei suoi boia e nelle sue vittime,
vive nei suoi animali e nei suoi ciottoli,
nelle sue opere di scienza e d'arte efficaci o logore
in te e di te che ne sei parte dal cominciamento e giudice.
«Non è d'amore che mi stai parlando?»
mi chiede la mia anima non anima. «Conosco,
conosco da sempre». E non dà peso a ciò che le rispondo
sulla felicità che non sia questo, questo soltanto. [...]

V

Finchè una luce senza margini d'ombra
illumina l'oscurità del tempo,
risale ad uno ad uno i suoi tornanti
e m'accorgo di te entrata nella mia vita
neppure mi chiedo da che parte e quando
e se lo sei o se invece non sei sorta
su dalla sua profondità di notte in notte affiorando.
- Che farà qui - mi dico mentre splendi
e sorridi un sorriso anche mio - forse
veglia su di me. Forse affina da sedmpre il mio pensiero
occupato da troppe parvenze o monco -
e ti guardo come sei, già nota
sebbene mai prima d'ora veduta
e stupisco che l'amore abbia questo volto interno.

Eh, il punto oltre di me, eppure ancora in mio potere
dove vibrano intatte
parole come queste di salmista o, chi sa, di amante -
la foresta marina, il corallo. [...]

VI

Potrebbe non esistere - penso. Essere
un gioco della mente soltanto -
e la guardo mentre sorride
un sorriso interno - a che cosa mi domando,
alla luce del giorno filtrata nella stanza
o a quella senza tempo preciso della mia conoscenza -
e neppure vedendo lei, ma il lampo
di reciprocità che lo cambia.

- Sono sempre stata qui, da quando? - mi rispondono
tra un battito e l'altro di ciglia i suoi occhi limpidi
offrendo una certezza oscura più del dubbio e insieme interrogando.
E io penso a un'età passata di mente
vissuta con il cuore ad altro e senza avvedermene
con lei accanto invisibile come il tempo. 
[...]

VII

A volte si tocca il punto fermo e impensabile
dove nulla è più diviso,
nè morte da vita
nè innocenza da colpa,
e dove anche il dolore è gioia piena.
Sono cose, queste, che si dicono per noi soltanto.
Altri ne riderebbero.
Ma dire si devono. Le annoto
per te chele sai bene e per testimonianza dell'amore eterno...

Qui il filo si spezza.
Non cedimento dell'anima, solo stanchezza dello scriba -
mi dico - o ne mormora una voce
lontana da sotto i rimasugli, lingue ultime schioccanti, di ghetto in fiamme.
Stanchezza di lui guardato a vista con papiri e carte
dal suo sosia l'ardente matematico
seduto nello scranno accanto in penombra
o da altri, anche più impenetrabili, dalla faccia di quisling.
Conosco quei testimoni e giudici. Quei giustizieri. Prevarranno?
Non prevarranno - mi dice la mia anima fatta anima.


(IL PENSIERO FLUTTUANTE DELLA FELICITA' da "Su fondamenti invisibili"  Mario Luzi)
 

 

Sul ciglio del sentiero del risveglio che si restringe, si fa precipizio per il salto nella giornata, istanti aggrappati con ebbra vitalità all'impenso del più libero e morbido spazio notturno. Tra l'orizzonte sconosciuto dell'oscurità e l'instabile evidenza della luce, filtra il liquido d'una dimensione sfuggente sul doppio versante della coscienza. Che è sapere la morte ma anche credere che essa non vincerà, perchè l'esistenza è riprodotta totalmente anche dalla sua minima vibrazione, nuova e consapevole prova del proprio perenne resistere. Ed è assurdo e miracoloso come un fiore sfuggito alla morsa del freddo, come un imperituro profumo di diamante: su fondamenti invisibili la poesia tende le mani alla rarefazione della logica e sopprime l'avanti o indietro nel tempo, il vero o il creduto tale o il mistero... e si espande. Il pensiero si fa nuvola di coriandoli che tremendamente resta sospesa sul divieto d'una fossa, e d'una croce, perchè è lì dove l'amore trova ogni ragione di permanenza. Non è memoria il persistere degli affetti sull'irreparabile, è vita, oltre la vita stessa, è testimonianza superiore a tutte le prove contrarie, e a qualunque tentativo di imporre una fine che non può essere, che non c'è stata. Non è luce improvvisa sul buio, non è un'ideale luce perfetta senz'ombra, è anima che infrange la giustizia della conoscenza, il ghetto della parola, e la eleva a reciprocità.

(Commento di  Valerio Nardoni su La ferita nell'essere Mario Luzi)

 
 
 

Sarai,  amore,

Post n°17 pubblicato il 29 Aprile 2008 da Tammare
 
Tag: Salinas

Sarai, amore,
un lungo addio che non finisce?
Vivere, dal principio, è separarsi.
Già fin dal primo incontro
con la luce, e le labbra,
il cuore percepisce quell'angoscia
di dover esser cieco e solo un giorno.
Miracoloso ritardo, l'amore,
del suo termine stesso:
è prolungare il fatto magico,
che uno e uno siano due, di contro
alla prima condanna della vita.
Con i baci,
col dolore e col petto si conquistano,
in affannose zuffe, godimenti
che sembrano giochi,
o giorni, terre, spazi favolosi,
la grande disgiunzione che è in attesa,
sorella della morte o proprio morte.
Ogni bacio perfetto scosta il tempo,
lo getta indietro, amplia il mondo breve
dove ancora è possibile baciare.
Non ha il suo culmine l'amore
quando arriva o si trova:
ma nella resistenza a separarsi
dove si può sentire,
altissimo, nudo, tremante.
Nè la separazione è quel momento
in cui le braccia, o voci,
con segni materiali si congedano.
E' di prima, di dopo.
Se si stringono mani, se si abbraccia,
non è mai per dividersi,
ma perchè l'anima alla cieca sente
che la forma possibile di stare
insieme è un lungo, e chiaro congedo.
E che è l'addio ciò che è più sicuro.

("Sarai, amore" da RAGIONI D'AMORE Pedro Salinas)



¿Serás, amor
un largo adiós que no se acaba?
Vivir, desde el principio, es separarse.
En el mismo encuentro
con la luz, con los labios,
el corazón percibe la congoja
de tener que estar ciego y sólo un día.
Amor es el retraso milagroso
de su término mismo:
es prolongar el hecho mágico
de que uno y uno sean dos, en contra
de la primer condena de la vida.
Con los besos,
con la pena y el pecho se conquistan,
en afanosas lides, entre gozos
parecidos a juegos,
días, tierras, espacios fabulosos,
a la gran disyunción que está esperando,
hermana de la muerte o muerte misma.
Cada beso perfecto aparta el tiempo,
le echa hacia atrás, ensancha el mundo breve
donde puede besarse todavía.
Ni en el lugar, ni en el hallazgo
tiene el amor su cima:
es en la resistencia a separarse
en donde se le siente,
desnudo altísimo, temblando.
Y la separación no es el momento
cuando brazos, o voces,
se despiden con señas materiales.
Es de antes, de después.
Si se estrechan las manos, si se abraza,
nunca es para apartarse,
es porque el alma ciegamente siente
que la forma posible de estar juntos
es una despedida larga, clara
y que lo más seguro es el adiós.

("¿Serás, amor" da RAZÓN DE AMOR Pedro Salinas)

"RAGIONI D'AMORE" Pedro Salinas, Passigli Editori. Traduzione: Valerio Nardoni

 
 
 

Post N° 16

Post n°16 pubblicato il 18 Aprile 2008 da Tammare
 
Tag: Salinas


(Foto: Toni Frissell)



I cieli sono uguali.
Azzurri, grigi, neri,
si ripetono sopra
l’arancio o la pietra:
guardarli ci avvicina.
Sopprimono le stelle,
da quanto son lontane,
le distanze del mondo.
E se vogliamo unirci,
non guardare mai avanti:
tutto pieno di abissi,
di date e di leghe.
Lasciati proprio andare
sopra il mare o sull’erba,
con gli occhi al cielo, immobile.
Ti sentirai affondare
adagio, verso l’alto,
nella vita del vento.
E ci ritroveremo
oltre le differenze
invincibili, sabbie,
rocce, anni, da soli,
nuotatori celesti,
i naufraghi dei cieli.



(XXXV I CIELI SONO UGUALI da "La voce a te dovuta" Pedro Salinas)


Los cielos son iguales.
Azules, grises, negros,
se repiten encima
del naranjo o la piedra:
nos acerca mirarlos.
Las estrellas suprimen,
de lejanas que son,
las distancias del mundo.
Si queremos juntarnos,
nunca mires delante:
todo lleno de abismos,
de fechas y de leguas.
Déjate bien flotar
sobre el mar o la hierba,
inmóvil, cara al cielo.
Te sentirás hundir
despacio, hacia lo alto,
en la vida del aire.
Y nos encontraremos
sobre las diferencias
invencibles, arenas,
rocas, años, ya solos,
nadadores celestes,
náufragos de los cielos.
 

( "La voz a ti debida" poema n. xxxv Pedro Salinas)

(Traduzione di Valerio Nardoni)

 
 
 

Tra chiaro e oscuro

Post n°15 pubblicato il 28 Marzo 2008 da Tammare
 
Tag: Montale


(Foto: Mark Tucker)



Tra chiaro e oscuro c'è un velo sottile
Tra buio e notte il velo si assottiglia.
Tra notte e nulla il velo è quasi impalpabile.
La nostra mente fa corporeo anche il nulla.
Ma è allora
che cominciano i grandi rovesciamenti,
la furiosa passione per il tangibile,
non quello elefantiaco, mostruoso
che nessuna mano può chiudere in sè,
ma la minugia, il fuscello che neppure
il più ostinato bricoleur può scorgere.
Il Leviatano uccide, non può crescere oltre
e scoppia,
ma quello che ci resta sotto le unghie
anche se usciamo appena dalla manicure,
quello è ancora la prova che siamo polvere
e torneremo polvere e tutto questo
è polvere di vita, il meglio e il tutto.


("Tra chiaro e oscuro" Eugenio Montale. Diario del '72)

 
 
 

Candele

Post n°14 pubblicato il 28 Marzo 2008 da Tammare
 
Tag: Kavafis



Stanno i giorni futuri innanzi a noi
come una fila di candele accese -
dorate, calde, e vivide.

Restano indietro i giorni del passato,
penosa riga di candele spente:
le più vicine danno fumo ancora,
fredde, disfatte, e storte.

Non le voglio vedere: m'accora il loro aspetto,
la memoria m'accora del loro antico lume.
E guardo avanti le candele accese.

Non mi voglio voltare, ch'io non scorga, in un brivido,
come s'allunga presto la tenebrosa riga,
come crescono presto le mie candele spente.



(CANDELE Konstantinos Kavafis)

 
 
 

La mattina è gonfia di tempesta

Post n°13 pubblicato il 22 Marzo 2008 da Tammare
 
Tag: Neruda

La mattina è gonfia di tempesta
nel cuore dell'estate.

Come bianchi fazzoletti d'addio viaggiano le nubi,
il vento le scuote con le sue mani peregrine.

Cuore infinito del vento
che palpita sul nostro silenzio innamorato.

E ronza tra gli alberi, orchestrale e divino,
come una lingua piena di guerre e di canti.

Vento che rapina fulmineo le foglie secche
e devia le frecce palpitanti degli uccelli.

Vento che le travolge in onda senza spuma
e sostanza senza peso, e fuochi inclinati.

Si rompe e sommerge il suo volume di baci
combattuto sulla porta del vento dell'estate.

(LA MATTINA E' GONFIA DI TEMPESTA da "Venti poesie d'amore e una canzone disperata"  Pablo Neruda)



Es la mañana llena de tempestad
en el corazón del verano.

Como pañuelos blancos de adiós viajan las nubes,
el viento las sacude con sus viajeras manos.

Innumerable corazón del viento
latiendo sobre nuestro silencio enamorado.

Zumbando entre los árboles, orquestal y divino,
como una lengua llena de guerras y de cantos.

Viento que lleva en rápido robo la hojarasca
y desvía las flechas latientes de los pájaros.

Viento que la derriba en ola sin espuma
y sustancia sin peso, y fuegos inclinado.

Se rompe y se sumerge su volumen de besos
combatido en la puerta del viento del verano.

(ES LA MAÑANA LLENA DE TEMPESTAD "Veinte poemas de amor y una canción desesperada", Plaza y Janés, Barcellona, 1998. Pablo Neruda)

 
 
 

Ritorna

Post n°12 pubblicato il 15 Marzo 2008 da Tammare
 
Tag: Kavafis


 (Foto: Piotr Brosinski)


Ritorna spesso e prendimi

Ritorna e prendimi o sensazione amata -

se la memoria del corpo si desta

e il vecchio spasimo passa nel sangue,

poi che le labbra e la pelle trasalgono

e ancora le mani sembra che tocchino.


Ritorna spesso e prendimi, la notte

poi che le labbra e la pelle trasalgono.


("Ritorna" Konstantinos Kavafis)

 
 
 

La musa malata

Post n°11 pubblicato il 13 Marzo 2008 da Tammare

Ahi, mia povera musa, che cos'hai stamattina?
Nei tuoi occhi infossati fan ressa le visioni
notturne, a freddi lampi sul tuo viso
passano taciturni l'orrore e la follia.

Il succubo verdastro e il diavoletto rosa
paura e amore dalle urne hanno versato?
Dispotico e maligno l'incubo t'ha tenuta
con la testa sott'acqua in un Minturno favoloso?

Io voglio che il tuo petto odori di salute
e sia abitato da forti pensieri
e che il sangue cristiano ti pulsi nelle vene

cadenzato, sonoro come nei ritmi antichi
dove regnano a turno il padre di ogni canto,
Febo, e il grande Pan, signore delle messi.


(VII. LA MUSA MALATA da "I fiori del male" Charles Baudelaire)



Ma pauvre muse, hélas! qu'as-tu donc ce matin?
Tes yeux creux sont peuplés de visions nocturnes,
Et je vois tour à tour réfléchis sur ton teint
La folie et l'horreur, froides et taciturnes.

Le succube verdâtre et le rose lutin
T'ont-ils versé la peur et l'amour de leurs urnes?
Le cauchemar, d'un poing despotique et mutin
T'a-t-il noyée au fond d'un fabuleux Minturnes?

Je voudrais qu'exhalant l'odeur de la santé
Ton sein de pensers forts fût toujours fréquenté,
Et que ton sang chrétien coulât à flots rythmiques,

Comme les sons nombreux des syllabes antiques,
Où règnent tour à tour le père des chansons,
Phoebus, et le grand Pan, le seigneur des moissons.

(LA MUSE MALADE - "Le fleurs du mal" Charles Baudelaire)

 
 
 

Perchè tu possa ascoltarmi

Post n°10 pubblicato il 10 Marzo 2008 da Tammare
 
Tag: Neruda

Perchè tu possa ascoltarmi
le mie parole
si fanno sottili, a volte,
come impronte di gabbiani sulla spiaggia.

Collana, sonaglio ebbro
per le tue mani dolci come l'uva.

E le vedo ormai lontane le mie parole.
Più che mie sono tue.
Come edera crescono aggrappate al mio dolore antico.

Così si aggrappano alle pareti umide.
E' tua la colpa di questo gioco cruento.

Stanno fuggendo dalla mia buia tana.
Tutto lo riempi tu, tutto lo riempi.

Prima di te hanno popolato la solitudine che occupi,
e più di te sono abituate alla mia tristezza.

Ora voglio che dicano ciò che io voglio dirti
perchè tu le ascolti come voglio essere ascoltato.

Il vento dell'angoscia può ancora travolgerle.
Tempeste di sogni possono talora abbatterle.
Puoi sentire altre voci nella mia voce dolente.
Pianto di antiche bocche, sangue di antiche suppliche.
Amami, compagna. Non mi lasciare. Seguimi.
Seguimi, compagna, su quest'onda di angoscia.

Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole.
Tutto ti prendi tu, tutto.

E io le intreccio tutte in una collana infinita
per le tue mani bianche, dolci come l'uva.


(PERCHE' TU POSSA ASCOLTARMI da "Venti poesie d'amore e una canzone disperata" Pablo Neruda)




Para que tú me oigas
mis palabras
se adelgazan a veces
como las huellas de las gaviotas en las playas.
Collar, cascabel ebrio
para tus manos suaves como las uvas.
Y las miro lejanas mis palabras.
Más que mías son tuyas.
Van trepando en mi viejo dolor como las yedras.
Ellas trepan así por las paredes húmedas.
Eres tú la culpable de este juego sangriento.
Ellas están huyendo de mi guarida oscura.
Todo lo llenas tú, todo lo llenas.
Antes que tú poblaron la soledad que ocupas,
y están acostumbradas más que tú a mi tristeza.
Ahora quiero que digan lo que quiero decirte
para que tú las oigas como quiero que me oigas.
El viento de la angustia aún las suele arrastrar.
Huracanes de sueños aún a veces las tumban.
Escuchas otras voces en mi voz dolorida.
Llanto de viejas bocas, sangre de viejas súplicas.
Ámame, compañera. No me abandones. Sígueme.
Sígueme, compañera, en esa ola de angustia.
Pero se van tiñendo con tu amor mis palabras.
Todo lo ocupas tú, todo lo ocupas.
Voy haciendo de todas un collar infinito
para tus blancas manos, suaves como las uvas.

( PARA QUE TU' ME OIGAS "Veinte poemas de amor y una canción desesperada", Plaza y Janés, Barcellona, 1998. Pablo Neruda)

 
 
 

Mura

Post n°9 pubblicato il 09 Marzo 2008 da Tammare
 
Tag: Kavafis



Senza riguardo, senza pudore nè pietà,
m'han fabbricato intorno erte, solide mura.

E ora mi dispero, inerte, qua.
Altro non penso: tutto mi rode questa dura

sorte. Avevo da fare tante cose là fuori.
Ma quando fabbricavano come fui così assente!

Non ho sentito mai nè voci nè rumori.
M'hanno escluso dal mondo inavvertitamente.



(MURA  Konstantinos Kavafis)

 
 
 

Monotonia

Post n°8 pubblicato il 09 Marzo 2008 da Tammare
 
Tag: Kavafis



Il monotono giorno da un monotono
identico giorno è seguito. Cose identiche
si faranno e rifaranno nuovamente -
momenti identici incombono e dileguano.

Il mese passa che porta un altro mese.
Le cose che succedono le possiamo indovinare
senza sforzo; sono le cose di ieri, fastidiose.
Finisce che il domani non sembra più un domani.



(MONOTONIA  Konstantinos Kavafis)

 
 
 

Sabbie mobili

Post n°7 pubblicato il 15 Febbraio 2008 da Tammare
 

Demoni e meraviglie

Venti e maree

Lontano di già si è ritirato il mare

E tu

Come alga dolcemente accarezzata dal vento

Nella sabbia del tuo letto ti agiti sognando

Demoni e meraviglie

Venti e maree

Lontano di già si è ritirato il mare

Ma nei tuoi occhi socchiusi

Due piccole onde son rimaste

Demoni e meraviglie

Venti e maree

Due piccole onde per annegarmi.


(SABBIE MOBILI da "Parole" Jacques Prèvert)





Dèmons et merveilles
Vents et marèes
Au loin déjà la mer s'est retirée
Et toi

Comme une algue doucement caressée par le vent
Dans les sables du lit tu remues en rêvant
Démons et merveilles
Vents et marées
Au loin déjà la mer s'est retirée
Mais dans tes yeux entr'ouverts
Deux petites vagues sont restées
Démons et merveilles
Vents et marées
Deux petites vagues pour me noyer.


(SABLE MOUVANTS da "Paroles" Jacques Prèvert)

 
 
 

Senior

Post n°6 pubblicato il 04 Febbraio 2008 da Tammare
 
Tag: Luzi

              Ai vecchi
tutto è troppo.
Una lacrima nella fenditura
della roccia può vincere
la sete quando è così scarsa. Fine
e vigilia della fine chiedono
poco, parlano basso.
Ma noi, nel pieno dell'età,
nella fornace dei tempi, noi? Pensaci.


(SENIOR da "Dal fondo delle campagne" Mario Luzi)




Ogni cosa della vita è costantemente erosa dalla sua stessa vanicità, ogni voce defluisce appena nata in un silenzio inappellabile. Ma il magma del sacrificio non si spegne sotto lacrime invissute nell'attesa d'un rimorso prevedibile e d'una diminuzione necessaria: l'uomo compia il suo pensiero secondo le misure del possibile, anche esiguo, tanto il nulla se vorrà si giustificherà da sè, e si avvicina senza ansie nè eccessi.

(Commento di  Valerio Nardoni su La ferita nell'essere Mario Luzi)


 
 
 

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