Fa riflettere la notizia che una dura come Hillary Clinton si sia dovuta piegare a quello che tutti ormai chiamano “il quinto potere”, il blog. Il pensatore francese Bernard-Henri Lévy parlando dei blog sostiene che “ il blog ha dimostrato il suo potere quando si è capito che i giornali potevano sparire perché tutti erano giornalisti, ciascuno aveva il suo punto di vista, e tutti i punti di vista avevano egual valore” indicando non solo l’immensa diffusione in rete di questi che sono a tutti gli effetti veri e propri siti web, ma indicando che molto spesso sono i contenuti a colpire nel segno. Ma un buon blog, a mio parere, non deve essere solo una fucina di informazioni ma deve innescare il dialogo tra parti avverse, deve cioè fare in modo che idee diverse si confrontino in un contesto di educazione e di rispetto reciproco. Mi rendo conto che questo non è affatto facile, lo vedo proprio su questo sito che non è facile mettere d’accordo teste pensanti che però, proprio perché pensanti, la vedono in maniera opposta. Lo scontro diretto e duro è sempre dietro l’angolo e a volte si fatica a mantenere la discussione su linee di correttezza e di educazione, non sempre ci si riesce, ma è il prezzo che bisogna pagare se si vuole veramente che questo quinto potere diventi veramente un potere reale. In Italia forse non si è ai livelli americani ma lentamente inizia a farsi avanti l’idea dell’effettiva potenzialità dei blog, lo si è visto per esempio con la vicenda di Kassim Britel, fino a pochi giorni prima sconosciuta e ora finalmente con l’attenzione che si merita. Lo si vede nei continui scontri sulle vicende del Medio Oriente dove veramente la dialettica e lo scontro di idee si fa serrato, ma in un certo senso costruttivo. Bisogna prendere coscienza che quando si scrive qualcosa su un blog, ci sono migliaia di potenziali lettori che potrebbero leggere quello che si scrive e considerare la possibilità concreta di essere ascoltati. Ecco perché il blogger dovrebbe essere accorto quando decide di pubblicare un articolo, ma soprattutto dovrebbe fare in modo che quell’articolo funga da trampolino di lancio alla discussione. E’ questa la differenza sostanziale che intercorre tra un giornale o un sito che pubblica notizie senza possibilità di commento e un blog, la possibilità che hanno questi ultimi di interagire immediatamente con gli altri attraverso i commenti. Un articolo che si trasforma in un dibattito è quanto di meglio un blogger possa produrre. Lo si nota anche nella paura che fa ciò che viene scritto nei blog, paura che spesso sfocia in querele e improvvisi oscuramenti come il caso semi-trascurato dai blogger di Piero Ricca, un caso che invece andrebbe approfondito molto seriamente per le implicazioni che ha proprio per il futuro degli stessi blogger. Il quinto potere è ormai un potere conclamato ora è necessario vigilare attentamente affinché a qualche mente poco brillante non venga l’idea di iniziare a usare la mannaia della censura. Il potere del blog risiede proprio nell’estrema libertà che ha il suo autore, libertà di pensiero ma soprattutto libertà di concedere spazio a tutte le idee. Un concetto diverso del blog porterebbe alla limitazione di questo potere che non va sottovalutato proprio per l’importanza liberale che riveste. Questo è un articolo scrittto da Elisa Arduini (www.secondoprotocollo.org) il 07 agosto 2007, ed è quanto mai attuale (vedi DDL Levi-Prodi di questi ultimi giorni), consideriamolo attentamente e cerchiamo di non farci togliere quest'aria di libertà che il blog ci fa sentire.
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