Creato da Tanysha il 15/01/2008
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Questa trasmissione dura da oltre vent’anni e, come accade per tutte le formule vincenti e che quindi non si cambiano nel tempo, non solo è durevole, ma tende a raffinarsi e a migliorare divenendo sempre più accattivante, grazie a una conduttrice molto presente e a curatori e inviati coinvolti e coinvolgenti. Insomma, una trasmissione che non perde nel tempo le sue mirabili virtù, un po’ come accade a certi medicamenti, vedi l’argilla, l’aloe o l’olio di argan, Chi l’ha visto è e rimane una trasmissione di servizio, e sottolineo di servizio, sua dote precipua, molto efficace e funzionante. Le storie che propone sono spesso terribili e crude, specie i cold case, e cioè gli omicidi ancora aperti, anche a distanza di decenni, servono a risvegliare le coscienze di chi ne ha condotto, magari superficialmente, a suo tempo le indagini, o a risvegliare i ricordi in chi se ne ritrovò coinvolto. Insomma, una trasmissione a tutto tondo.
Tuttavia me ne scaturisce una riflessione, un po’ amara, un po’ oziosa, un po’ fine a se stessa, però mi viene così spontanea che sento di parlarne.
I casi esposti– specie quelli di persone sparite volontariamente - trattano sovente di gente depressa, incompresa, vilipesa o emarginata che un bel giorno decide di eclissarsi, a volte non sono del tutto decisi a determinarlo, altre volte sì. Comunque vengono sempre presentati ritratti accattivanti di queste persone, così interessanti da suscitare la curiosità di chi si occupa di materiale umano, magari chi scrive – come nel mio caso – o chi si occupa di psicologia. La mia triste riflessione è: ma è più interessante il ritratto che ne emerge in sede di trasmissione, o la persona medesima? Se a suo tempo la persona in questione fosse stata più seguita, amata, considerata, magari non sarebbe scomparsa, tanto da diventare una ghiotta preda mediatica. Possibile che la tv triti miseramente anche i comuni mortali tanto da farli diventare importanti più da morti che da vivi?
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