Creato da Tanysha il 15/01/2008
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A volte mi chiedo da dove cominci un autore di successo. E l’amara risposta che mi do è che spesso non debutta come autore di narrativa, ma accade sempre più di frequente che emerga prima il personaggio dello spettacolo o della canzone, o addirittura il terrorista o l’assassino, che, in virtù di questa fama, si decida poi a pronunciarsi come romanziere. Difficilmente al giorno d’oggi nasce subito l’autore di narrativa puro. Serena Frediani ha la mano ferma della scrittrice che sa dove arrivare e dove fermarsi e in questo vibrante romanzo ne dà una prova concreta. Io le auguro che questo le basti a farsi conoscere.
Il silenzio del colore nero sta alla pittura un po’ come La solitudine dei numeri primi sta alla matematica. In entrambi i casi si parla di una difficoltà esistenziale, di una sofferenza espressiva. Il protagonista di questo romanzo, Fabrizio Stella, è il giovane rampollo di una dinastia di architetti che però ha dirazzato. Ha scelto l’improvvisazione dell’arte contro la statica sicurezza di un mestiere oramai impresso nel DNA da generazioni. E’ incantato dal mistero della femminilità che cerca in ogni figura di donna, ansioso di riprodurlo su tela.
In questo tormentato e analitico romanzo, sapiente opera seconda di un’ autrice non estranea al mondo dell’arte, proveniente da formazione sociologica, si entra nel rutilante mondo della pittura, delle gallerie e dei vernissage, in un turbinio di mondanità che a volte fa girare la testa. A tutto questo sfarzo fa da contraltare la delicata e sofferta figura di Flavia, che si propone a Fabrizio come modella, pur non mostrandone nessuna credenziale. Flavia nasconde un inquietante vissuto che traspare qua e là attraverso strane ferite sul corpo. Fabrizio ne è inizialmente respinto, così come si può essere respinti dalla sofferenza, per poi lasciarsi quasi fagocitare da uno strano meccanismo attrattivo.
Flavia sembrerebbe a tratti una lontana parente della Fosca di Tarchetti, benchè quest’ultima fosse di una bruttezza molto più repellente, tuttavia capace come lei di avvolgere il protagonista in una spirale ammaliante, tanto da allontanarlo dalle altre sue muse più attraenti e sempre pronte a prodigarsi per lui, così come appunto accade a Giorgio, che arriva al punto di abbandonare la bellissima Clara per la malaticcia Fosca.
La scrittura di Serena Frediani affonda nelle pieghe contraddittorie della psiche con tanta lucidità da portare alla luce l’inconfessabile, riesce a essere profonda senza apparire mai prolissa. Situa la vicenda principale in uno stimolante presente, capace di tenere sulla corda anche il lettore più riluttante, descrive l’indispensabile, senza dilungarsi in inutili disquisizioni, soddisfacendo ogni curiosità, in una perfetta mimesi del pensiero maschile, quello del protagonista.
E la sorpresa principale è che Il silenzio del colore nero è una storia romantica, con leggero retrogusto fiabesco, pur senza avere nessuna caratteristica del romanzo rosa, è una storia d’amore puro, come di rado ci capita di leggere ai giorni nostri, ci riporta alle antiche eroine, Anna Karenina, Jane Eyre o la Kathy di Cime tempestose, dimostrando che una storia d’amore nella nostra era prosaica ha ancora molto da dire.
Ho il piacere di segnalare questa giovane autrice dalla scrittura fluida, elegante e personalissima, spero trovi il dovuto spazio e la giusta attenzione perché merita davvero.
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