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TROPPI COMPITI A CASA, CHI SONO GLI IMMATURI, I BAMBINI, I GENITORI O GLI INSEGNANTI?

Post n°70 pubblicato il 11 Maggio 2012 da Tanysha

            Ho letto un bell’intervento di Barbara Alberti, autrice che stimo, su Anna di questa settimana a proposito dei genitori che si lamentano dei troppi compiti che ultimamente affliggono sempre di più gli  alunni della scuola dell’obbligo. Lei sostiene che i genitori lamentosi sui compiti dei figli siano a loro volta degli immaturi viziati che si sentono più figli che genitori. Vogliamo provare a stabilire la graduatoria dell’immaturità?

Non sono una mamma ma sono una zia che aiuta la nipotina nei compiti e in effetti, devo dire che, a differenza dai nostri compitini di matematica a base di problemi con tanto di risposte e rispostine (ve le ricordate, scritte in piccolo tra parentesi sotto ogni operazione?), i compiti dei bambini di oggi sono molto ma molto più articolati e complessi. Forse, come ha ipotizzato una mia carissima amica esperta del mestiere che purtroppo non c’è più, oggi si vuol trasmettere “un metodo” di studio, proprio quel metodo che ai tempi nostri si diceva ritardasse l’evoluzione a studente modello e che faceva dire a molti insegnanti di una volta: “sarebbe bravino ma gli manca il metodo…”.

Insomma, questo famigerato metodo è costituito da formule complesse, passaggi complicati e algoritmi arzigogolati che  trasformano ogni compito (di matematica, grammatica o anche un semplice riassunto) in una mini tesi di laurea.

Ora mi sorge spontanea un’osservazione: ma, almeno attenendomi ai giudizi dei vecchi saggi, una volta non si diceva che il bravo insegnante, specie nella scuola primaria, è proprio quello che esaurisce  gran parte della sua capacità e bravura nella spiegazione in classe e nelle esercitazioni e verifiche e non quello che carica i bambini di compiti a casa? In fondo questo tipo di maestro scarica gran parte della propria fatica e responsabilità sui genitori che,  non essendo degli ignoranti, (specie in alcuni quartieri socio-economicamente alti) se la caveranno egregiamente a casa ad aiutare i loro figli, visto che in fondo i maestri, il loro dovere primario l’hanno fatto e che se la sbroglino  loro la matassa, questi genitori. (In effetti vorrei vedere certi insegnanti a lavorare in quartieri difficili pieni di immigrati, si comporterebbero così? Dubito). E’ un rimbalzo di responsabilità quello che si crea: i genitori inferociti e indignati costretti a chiedere il part-time per star dietro ai figli con i loro compiti interminabili che li costringono a tavolino dalle due alle dieci di sera. E il gioco? E il catechismo? E lo sport? Non lo sanno questi insegnanti che il gioco è importante e formativo almeno quanto lo studio? Ma già! Mi ero scordata! Molti di questi insegnanti non sono nati come insegnanti, e quindi esperti in pedagogia, molti di loro sono: architetti, psicologi, fisici, biologi, chimici, ingegneri, laureati in lingue e letterature straniere e tutto avrebbero voluto fare nella vita tranne che insegnare, ma si sa, la disoccupazione costringe  a rassegnarsi a scelte che mai e poi mai si sarebbero volute fare. E questi sono i risultati.

 
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