Mi son stufata di accontentarmi di scrivere piccoli raccontini amatoriali che qualcuno – forse – legge e bontà sua giudica carini, o noiosi, o buffi. Basta. Voglio aspirare a qualcosa di grandioso, in grado di stupire e di non lasciare la gente come l’ho trovata. Difficile? Può darsi. Può darsi che non riesca a stupire nessuno con ciò che scrivo. Peggio. Può darsi che le persone si blocchino sbadigliando dopo la prima sillaba e non siano più capaci di proseguire. Di sicuro non mi va più di scrivere piccole cose garbate per compiacere la maggior parte delle persone. Basta.
Voglio scrivere lunghi romanzi come dico io, complicati e aggrovigliati e pesanti, che magari nessuno leggerà ma che comunque parlano di ciò che sono io. Correndo il rischio di essere ignorata, lo so. Vorrei scrivere anche cose scomode, o bigotte, o antiche e superate. O al contrario, dissacranti, o che vanno controcorrente perché nessuno ha mai avuto il coraggio di dichiararle. Cose che comunque non ha mai detto nessun altro. Percorsi difficili e accidentati perché non c’è mai passato nessuno prima di me. Insomma, voglio scrivere cose più mie. Non importa se corro tutti i rischi di cui ho parlato, se questo serve a rivelare cose che risuonano di ciò che sento. O è così o è pomì. Se non mi riesce di essere ascoltata dicendo ciò che veramente mi preme dentro, sarà la volta che smetterò di scrivere. Mi sono veramente stufata di scrivere ciò che la gente si aspetta di leggere. No. Se la gente si aspetta di leggere cose diverse da quelle che ho dentro, è inutile che continui a scrivere. Si scrive SEMPRE per qualcun altro diverso da noi stessi. Per cui, se mi va male anche questa, metterò il punto. Lo dichiaro in questo blog per dargli una veste di ufficialità.
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