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Creato da Tanysha il 15/01/2008
Scrivere è vivere e apprezzare ogni tipo di espressione.
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(Riflessione amara sul debito che ricade sempre sui poveri)
Non si accetta il fatto che sono sempre i molti poveri a pagare – diventando sempre più poveri - e i pochi ricchi in qualche modo la sfangano – diventando bastardamente sempre più ricchi.
Del resto, pensiamo a cosa accade in natura, dove regnano le solite leggi crudeli. L’uomo sta alla natura come i governanti stanno all’uomo. Il primo paragone che mi viene in mente sono quelle gustosissime polpette fatte con gli avannotti: si prendono molti di quei pesciolini neonati, comunissimi nei nostri mari, e si impastano con la farina. Nessuno si sognerebbe mai di impastare polpette con le ostriche, più rare e più difficili da cucinare. Oppure l’uva: quelle facili da reperire, ad esempio, l’uva con cui si fa il Sangiovese, vino a buon mercato, mentre invece lo Sciacchetrà, un pregiatissimo vino ligure (che sarà ahimè sempre più caro, visti i recenti disastri alluvionali), si ricava dalle poche uve faticosamente coltivate su quelle acrobatiche terrazze a precipizio sul mare che ammiriamo costeggiando le magnifiche Cinque Terre.
Insomma, dall’abbondanza a buon mercato si riesce sempre a ricavare il massimo e purtroppo, dal rarefatto pregiato, anche se si raschia il fondo del barile, si ricava comunque poco. Dalla povera e miserrima moltitudine si munge sempre il massimo. Triste legge ma purtroppo veritiera. Non c’è rassegnazione in questo, lungi da me! Solo una semplice riflessione su quanto la società organizzata alla fine ripercorra le stesse ingiustizie della natura.
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Premetto subito che non mi sono mai sentita particolarmente attratta dal mondo di Harry Potter. Non ho mai letto nessuno dei romanzi, anzi, di fronte alle allegoriche visioni tipiche della sensibilità letteraria anglosassone di solito resto fredda come una lastra di marmo.
Non so, ho come l’impressione che l’immaginario anglosassone che ha dato origine alla variegata vena fantasy sia una specie di mondo a sé completamente staccato dalle nostre sanguigne e sulfuriche realtà mediterranee. Una specie di compartimento stagno dove non trovano riscontro nessuna delle mie emotive ed accorate fantasie. Parere personale, si intende, per grande fortuna di J.k Rowlings, altrimenti non si spiegherebbe il successo che ha avuto alle nostre latitudini lo stralunato ma socievole maghetto.
In questo colorato ed elegante libro dalla copertina satinata, piacevolissima al tatto, disegnata ad allegre provette che ricordano le fiale della cromoterapia (edizione Camelopardus), trovano spazio dieci interessanti e approfonditi brevi saggi, visti da differenti angolazioni, sui vari aspetti dell’impatto che ha avuto dalle nostre parti l’universo potteriano, il tutto è curato da Marina Lenti, autorevole esperta potteriana e già autrice del saggio L’incantesimo Harry Potter, edito nel 2008.
Ma chi è chi è in realtà Harry Potter? È – come del resto i personaggi di molte altre fiabe classiche che non sto qui a elencare - il bambino che diventa grande abbandonando progressivamente il mondo magico dell’infanzia per proiettarsi nell’età adulta attraverso i riti di passaggio. E questi riti attraversano la scuola di magia, costellata dei suoi tipici personaggini fantastici, sempre in bilico tra la vita e la morte, com’è appunto la fase adolescenziale, con continue sfide pericolose. Non è forse questa l’essenza dell’età di mezzo, come direbbe il grande Vasco, un equilibrio sopra la follia? In fondo il messaggio allegorico che percorre in filigrana l’intera opera è proprio questo pericolo costante, queste minacce da parte dei personaggi negativi, delle streghe e degli spiriti oscuri. Non è forse questa l’adolescenza? Il grande messaggio allegorico che pervade Harry Potter infatti si estingue quando il nostro eroe diventa adulto ed esce definitivamente dal pensiero magico che caratterizza l’infanzia.
Gli autori, (in maggioranza autrici) di Potterologia ( Amneris Di Cesare, Francesca Cosi, Alessandra Repossi, Chiara Codecà, Rita Ricci, Ilaria Katerinov, Luisa Vassallo, Paolo Gulisano, Chiara Valentina Segrè, Valentina Oppezzo, con gli intermezzi tra un saggio e l'altro di Livia Rocchi)si sono messi d’impegno per analizzare in modo approfondito, esauriente e ragionato ogni singolo aspetto, ogni singolo risvolto - in chiave psicanalitica, umoristica, animalista, semiologica, alchemica, astrologica e perfino sociologica – il tutto corredato da una ricca bibliografia. Potterologia è uno scritto originale, che finora nessuno aveva mai considerato e ha il merito di essere assolutamente vario e mai ripetitivo e i punti di vista sono tutti corredati da fonti attendibili.
Per di più le royalties che spetterebbero agli autori vanno invece alla fondazione Theodora, che aiuta gli animatori impegnati negli ospedali dei bambini. Ragione in più per acquistare questa interessante antologia di saggi.
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I sette vizi capitali degli scrittori
Preparatevi a un bell’autogol: a volte non sopporto la categoria degli scrittori. Nessun risentimento particolare, nessun episodio recente che mi abbia infastidita, forse sarà anche una mia proiezione, ma li trovo:
1- egocentrici,
2- infantili,
3- prepotenti,
4 -permalosi,
5- vanitosi,
6- invidiosi
7- aridi nei sentimenti.
Può darsi che ciò dipenda dal fatto che quando uno scrive riversi talmente tanta energia in ciò che scrive, che non ne resta neanche un briciolo da dare a chicchessia, né sotto forma di affetto, né di solidarietà, nulla. Poi può darsi che chi scrive lo faccia perché non riesce a far nulla di meglio, per cui si sente frustrato se quell’unica cosa che riesce a fare non viene accolta con il giusto plauso. Può darsi che chi scrive in realtà si liberi di una sorta di zavorra deteriore che opprime e quindi in realtà ciò che scrive non lo nobilita affatto. Può darsi che chi scrive lo faccia per una sorta di necessità che nulla ha a che fare con la produzione artistica, anzi, addirittura se ne vergogna. Può darsi che chi scrive lo faccia per liberarsi di un’ansia che lo opprime e facendolo si rimetta in equilibrio. Può darsi che chi scrive abbia semplicemente voglia di comunicare al mondo la sua esistenza. E tutte queste non sono motivazioni adulte, responsabili e mature. Sono le motivazioni del bambino capriccioso, lagnoso, egocentrico e che non vuole assolutamente crescere. E tutto questo siamo noi che abbiamo il vizio di scrivere.
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Mi son stufata di accontentarmi di scrivere piccoli raccontini amatoriali che qualcuno – forse – legge e bontà sua giudica carini, o noiosi, o buffi. Basta. Voglio aspirare a qualcosa di grandioso, in grado di stupire e di non lasciare la gente come l’ho trovata. Difficile? Può darsi. Può darsi che non riesca a stupire nessuno con ciò che scrivo. Peggio. Può darsi che le persone si blocchino sbadigliando dopo la prima sillaba e non siano più capaci di proseguire. Di sicuro non mi va più di scrivere piccole cose garbate per compiacere la maggior parte delle persone. Basta. Voglio scrivere lunghi romanzi come dico io, complicati e aggrovigliati e pesanti, che magari nessuno leggerà ma che comunque parlano di ciò che sono io. Correndo il rischio di essere ignorata, lo so. Vorrei scrivere anche cose scomode, o bigotte, o antiche e superate. O al contrario, dissacranti, o che vanno controcorrente perché nessuno ha mai avuto il coraggio di dichiararle. Cose che comunque non ha mai detto nessun altro. Percorsi difficili e accidentati perché non c’è mai passato nessuno prima di me. Insomma, voglio scrivere cose più mie. Non importa se corro tutti i rischi di cui ho parlato, se questo serve a rivelare cose che risuonano di ciò che sento. O è così o è pomì. Se non mi riesce di essere ascoltata dicendo ciò che veramente mi preme dentro, sarà la volta che smetterò di scrivere. Mi sono veramente stufata di scrivere ciò che la gente si aspetta di leggere. No. Se la gente si aspetta di leggere cose diverse da quelle che ho dentro, è inutile che continui a scrivere. Si scrive SEMPRE per qualcun altro diverso da noi stessi. Per cui, se mi va male anche questa, metterò il punto. Lo dichiaro in questo blog per dargli una veste di ufficialità.
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Amici animalisti, ammiratori di penne, piume, pelo, code, baffi, zampini, zamponi, e quant'altro rimandi alla tenerezza dei nostri amatissimi compagni più legati all'istinto, udite udite...sta per nascere CODE DI STAMPA, un'antologia di racconti a scopo completamente benefico (i proventi saranno devoluti all'associazione Save the dogs, un progetto che si occupa di salvaguardare i cani e anche qualche gatto, ospiti di vari canili in Romania). Ve lo comunico con congruo anticipo (l'antologia vedrà la luce in autunno). Si tratta di 15 racconti dedicati agli animali, tra i quali uno di mia creazione.
In fondo alla pagina trovate il link della casa editrice, presso il quale si può pre-ordinare il libro a prezzo scontato.
www.edizionilagru.com/code_di_stampa.html
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Inviato da: cassetta2
il 24/07/2019 alle 12:44
Inviato da: Tanysha
il 09/12/2014 alle 14:55
Inviato da: DJ_Ponhzi
il 09/12/2014 alle 14:53
Inviato da: Tanysha
il 22/10/2014 alle 15:49
Inviato da: misai
il 22/10/2014 alle 14:32