Tatoo

Peccato o...

Una mente che non conosce il peccato

un corpo colpevole che suscita pensieri impuri

questo è quello che pensai quando la vidi.

Fui sedotto dalla mente innocente

dalle curve esiziali di un corpo offerto

senza paura  mi concessi

e nell'oscurità amai la mente e godetti della donna.

Freddo

Il tempo oggi è stato clemente. Sono uscito presto dall’ospedale ed è ho percorso un tratto a piedi. Sono passato dal Parco.  E’ un ambiente di quiete, arte e natura all'interno della città. In primavera e d’estate si anima di gente, studenti universitari, anziani che trascorrono il tempo sulle panchine ad osservare o forse a ricordare la loro lontana gioventù e mamme con carrozzine e passeggini. Una moltitudine di persone che rendono i giardini animati. C’è anche una pista ciclabile asfaltata che cinge il parco collegando le principali entrate. Nessun motorino, nessun mezzo a motore a rovinare la quieta. Nel tardo pomeriggio c’è chi corre. Mentre percorro il viale osservo la neve che in questa giornata clemente si è sciolta lasciando intravedere la bruna terra. Non mi stupirei di trovare qualche margherita, si passa così velocemente dal freddo al caldo che non sarebbe poi così strano.

Questa terra scura che macchia la neve mi ricorda le vacanze che da ragazzo sul finire dell’inverno trascorrevo in montagna. Terminata la stagione invernale, riposti scarponi e sci insieme alla slitta e al bob, facevamo delle gite ai laghi alpini. In estate erano luoghi di mandrie di mucche dove andavano a pascolare ma al finire dell’inverno quando i primi giorni di una timida primavera facevano capolino spesso erano mete di gite. A quell’altitudine la neve non si era ancora del tutto sciolta e noi armati come provetti “alpini” camminavamo per ore, e si arrivava alla meta stremati. Eravamo un gruppo di ragazzoni sempre affamati e nello zaino che le nostre mamme preparavano non mancava nulla neppure un pezzo di cioccolata.

Esco dal parco. La stagione invernale non è ancora finita e con le nevicate che abbiamo avuto le piste da sci devono essere uno spettacolo. E mi rammento che non ho ancora avuto il tempo d’andare a sciare. Chiamo mio padre.

“Ciao papà”

“Ciao Riccardo, tutto bene?”, chissà perché i genitori quando li chiami fanno sempre la stessa domanda quasi preoccupata.

“ Si, tutto bene. Volevo sapere com’è la situazione neve nella casa di montagna. Vorrei andare a sciare”

“ Si, io e tua madre siamo andati, una lavorata tra spalare la neve e mettere il sale. Ma ora le strade sono belle. Abbiamo ancora tutta la legna per il camino. “

“ Perfetto, appena riesco a staccare qualche giorno, ti faccio sapere ". Ho voglia di farmi una sciata. Ricordi papà, quando da bambini ci portavi a sciare. ? M’insegnasti tu, mentre la mamma con Adriana si destreggiava sulla slitta.”.

“ Ricordo Riccardo, e ora mi viene il fiatone a correre dietro ai nipoti”

“ Già, pà. Allora ti chiamo presto. Salutami la mamma”

“ Sarà fatto, e tu riguardati, ciao figlio mio”.

Chiudo la telefonata, fa freddo. Forse sono brividi dei ricordi che penetrano nel cuore.

Snow over me

Ho voglia di camminare. La luce di questo tardo pomeriggio ha lo stesso colore grigio del cielo. Fa freddo, ma sento il bisogno di andare, il calore della mia casa non riesce a rilassarmi. Prendo la macchina e mi avvio verso la campagna. C’è un sentiero tra i campi innevati e qualche cascina abbandonata che d’estate percorro in bicicletta. Nella memoria quel sentiero è circondato dal colore dei covoni di grano e dal rumore delle cicale. Ora tutto è bianco, sembrano campi abbandonati. M’incammino, le mani coperte dai guanti, e la sciarpa ben stretta al collo. Il freddo mi ferisce le guance, gli occhi lacrimano. Cammino attento al ghiaccio che si è formato, cerco orme non mie per non scivolare, nessuno sa che sono qui. La vita ha i suoi tempi, le cose cambiano, altre rimangono uguali e altre ancora tornano. E so che lei non tornerà più. In tutto questo tempo ho cercato di dimenticarla, sono arrivato persino a volerla odiare. Ma si può odiare chi si è amato e si ama ancora? Certi amori ti rimangono dentro, aggrappati al cuore e non se ne vogliono andare. Eppure motivi per lasciar morire questo sentimento ne avrei. Ora che so tutto è finito e non sento più rabbia, dolore lei ora mi manca. Il freddo si fa più intenso, il buio inizia a coprire ogni cosa. Torno sui miei passi. E tempo di tornare a casa. Ora ti ho perdonata.

Ci vuole tempo

Le persone bisogna conquistarle.

Dire prenditi ciò che ti piace non è conducibile alle persone e non sempre possibile riferito alle cose.

Ci vuole tempo .

E tu di quanto tempo hai bisogno.

Appuntamento con il destino

Sono giorni che non entro nel blog. Giorni che non scrivo.  Lavoro molto in questo periodo, e poi la neve e infine una stanchezza che mi svuota la mente da ogni pensiero. Il freddo m’immobilizza le dita sulla tastiera . Vorrei scrivere di desideri e sogni. Anche gli uomini sognano. E non penso siano diversi da quelli delle donne. Desidero un grammo di serenità condita da un pizzico di felicità. Sogno un pensiero che abiti nel mio cuore, un pensiero di donna. Desidero un corpo che occupi il lato destro del mio letto così vuoto e freddo. Sogno labbra sulle quali morire in un bacio nuovo, intenso e caldo e vivo come certe giornate estive in cui tutto sembra non finire.

Desidero e sogno qualcosa che ho perso e non riesco più ritrovare. L’amore?

Lavoro troppo e sono stanco.

Ho ingabbiato in giornate consumate la voglia di giocare, un gioco a due dove se si perde c’è sempre la rivincita che alimenta la speranza.

Amore e gioco. Desideri e sogni.

Tutto rimane lì, tra quei tasti neri senza rumore.

E basterebbe  una parola e tutto riprenderebbe  senso.

Vorrei conoscere il tuo gioco.