San Francesco di Assisi

fratello Sole e Sorella Luna

Altissimu, onnipotente bon Signore, Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione. Ad Te solo, Altissimo, se konfano, et nullu homo ène dignu te mentovare. Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature, spetialmente messor lo frate Sole, lo qual è iorno, et allumeni noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de Te, Altissimo, porta significatione. Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle: in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si', mi' Signore, per frate Vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento. Laudato si', mi' Signore, per sor Aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato si', mi Signore, per frate Focu, per lo quale ennallumini la nocte: ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba. Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore et sostengono infirmitate et tribulatione. Beati quelli ke 'l sosterranno in pace, ka da Te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente po' skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male. Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate e serviateli cum grande humilitate. (Cantico delle creature di San Francesco d'Assisi)

 

SINDONE

 

La figura di Goffredo de Charny, signore di Lirey, in Champagne, sembra uscire direttamente da un racconto cavalleresco. È tra le mani di questo eroico cavaliere che la Sacra Sindone fa ufficialmente la sua apparizione in Francia. Dopo una vita di avventure improntate ai più alti ideali della cavalleria medievale (ed intorno alle quali il nostro scriverà un libro di buon successo, sorta di manuale del perfetto Chevalier), nel 1355 viene incaricato dal re di portare il suo stendardo di battaglia.
È un grande riconoscimento, e il cavaliere non lo disonora: l'anno successivo muore eroicamente nella battaglia di Poitiers, nella strenua difesa dell'Orifiamma, la lingua di tessuto rosso fiammante simbolo del potere supremo e dell'onore di Francia. Come sia giunta, la Sacra Sindone, all'eroico vessillifero di Francia, rimane un mistero. Vediamo le ipotesi che sono state fatte in proposito. La Sacra Sindone potrebbe essere stato un bene di famiglia pervenuto a Goffredo tramite matrimonio o amicizia. Stretti legami collegano Goffredo ai discendenti di Otto de la Roche, feudatario francese e primo duca di Atene, ai tempi in cui proprio ad Atene della Sacra Sindone abbiamo avuto l’ultima segnalazione. La Sacra Sindone avrebbe potuto fare parte dei tesori di famiglia; Goffredo di Charny sposò una diretta discendente di Otto, che avrebbe potuto portargli la reliquia in dote,e fu grande amico di Gautier IV de Brienne, conestabile di Francia e fedele compagno d’armi, anche lui caduto a Poitiers. Se anche non fosse stata materialmente in loro possesso, Gautier IV de Brienne o la stessa consorte potrebbero aver rivelato all'indomito cavaliere il nascondiglio della Sacra Sindone in Oriente: questo spiegherebbe il rapido viaggio di Goffredo oltremare, fino a Smirne nel 1345, ufficialmente compiuto al seguito del Delfino. Ecco il possibile anello mancante della catena che, da Atene, porta il sudario direttamente nelle mani di un cavaliere francese del Trecento. La "pista templare" sostiene che la Sacra Sindone fosse stata affidata a Goffredo durante un periodo di prigionia in Inghilterra, nel castello di Goodrich. Qui essa sarebbe stata portata da quei Cavalieri Templari che scamparono ai roghi e alle carceri di Francia. In contrasto con i fitti misteri dei secoli precedenti, la storia "europea" del Sacro Tessuto, dopo la riapparizione in mano ai de Charny, è sufficientemente documentata: nel 1453 la reliquia viene ceduta da Margherita, ultima erede degli Charny, al duca Ludovico di Savoia. Le travagliate vicende del ducato dei Savoia porteranno in seguito la Sacra Sindone, a più riprese, da Chambéry, in Piemonte, in altre città della Francia e dell'Alta Italia, fino alla traslazione definitiva nella città di Torino nel 1578. La Sacra Sindone, di proprietà di Casa Savoia per oltre mezzo secolo, è stata assegnata, in un lascito testamentario del capo della Casata ed ultimo Re d'Italia S.A.R. Umberto II di Savoia, al Sommo Pontefice. Il re in esilio è morto a Ginevra nel 1983, anno dal quale la Sacra Sindone è divenuta, dunque, di proprietà pontificia.

 

IN FEDE

 

ANTICA SEDE

 

Nel  1102, il Re di Gerusalemme Baldovino II, concesse hai cavalieri di Cristo la custodia del Tempio di Salomone e la residenza nel  monastero fortificato di Nostra Signora di Sion situato a finaco al Tempio, con il passare degli anni il numero dei cavalieri aumentò, cosicchè dovettero trasferirsi a pochi metri, andando ad occupare tutta l'area di quella che era la spianata del Tempio di Salomone, ossia l'area fra la Moschea della Roccia e la Moschea di Al-Aqsaa. A questo punto il loro nome fu cambiato in "Ordine dei Cavalieri di Cristo a Cavalieri del Tempio di Gerusalemme". 

 

 

GOFFREDO DI BUGLIONE

BALDOVINO I

 

templari in Terrasanta

 

 

  


 

 

 

Il Krak dei cavalieri , così chiamato, imponente ancor oggi nonostante i millenni, sorge su un colle di 750 metri , conquistato nel 1109 da Tancredi di Antiochia; fu ceduto in seguito all’ordini cavallereschi. È un castello quasi senza fine, robusto; solo lo spessore della prima cerchia di mura è di 24 metri, la seconda cerchia domina la prima ed infine vi è un robusto mastio che controlla tutte e due; in pratica compongono il krak tre castelli costruiti uno sull’altro ed indipendenti tra loro. Il Krak era considerato il castello più grande tra le tante fortezze -forse il più bello del mondo-, nella valle della Becaa. Il suo nome in arabo significa dunque fortezza, “Karak”, cardine della difesa del porto di Tripoli e della valle d Becaa, inserito come un anello in una collana tra le cui maglie splendevano i castelli della Santa Milizia Templare.
 La fortezza KARAK come la chiamavano gli arabi-. KARAK è un palindromo, cioè una parola che si legge uguale sia da Occidente, sinistra a destra, che da Oriente, destra a sinistra. In sumero significa ‘anima (KA) Sole (sia RA che AR)’. KAR è la ‘forza dell’anima’ [Il nome Carlo ß KAR LU ‘soggetto forza’ comprova].

 

templari lungo la via Francigena

 
La presenza dei Templari in Italia riguardava tanto le regioni settentrionali (ad esempio lungo la via Francigena, una delle arterie principali lungo le quali i pellegrini dalla Francia giungevano a Roma), quanto nelle regioni meridionali e, tra queste, un sicuro ruolo di preminenza fu svolto dalla Puglia per la posizione strategica occupata da questa regione da sempre crocevia tra Occidente ed Oriente. La causa dell'espansione dei Templari in Italia è da ricondurre a due motivazioni principali: la viabilità terrestre e la possibilità di adoperare i porti, in modo speciale quelli della costa pugliese (Manfredonia, Barletta, Trani, Molfetta, Bari, Brindisi), per l'imbarco verso la Terra Santa dei pellegrini e dei Crociati ed il loro rientro, nonché per la spedizione di vettovagliamento e derrate alimentari alle guarnigioni templari in Outremer. L'espansione dell'Ordine (tra la seconda metà del XII secolo sino alla fine del XIII secolo) avveniva secondo una logica ben precisa tendente a privilegiare in primo luogo le località costiere per poi procedere verso l'entroterra. Secondo una stima approssimata per difetto, in Italia erano presenti almeno 150 insediamenti appartenenti all'Ordine del Tempio, di questi meno di un terzo si trovavano nella parte meridionale della penisola.
La maggiore concentrazione di domus templari, molto probabilmente, era nella terra di Puglia ove, tra l'altro, avevano diverse sedi. Gli insediamenti dei Templari erano chiamati in Italia "precettorie" o "mansioni" a seconda della loro importanza, mentre in Francia prendevano il nome di "Commanderies". Anche in Puglia l'espansione sul territorio delle case templari seguì la dinamica sopra esposta: dagli avamposti sul mar Adriatico i Templari cominciarono a penetrare all'interno del territorio pugliese e, in particolare, nelle fertili pianure della Capitanata nell'entroterra garganico e della Murgia in Terra di Bari.I Cavalieri Templari sovente alloggiavano in chiese minori, oratori, cappelle dipendenti da episcopi o cattedrali o in monasteri cui spesso erano annessi ospizi per l'accoglienza dei pellegrini. Grazie all'intervento dei pontefici il Tempio riusciva ad ottenere in concessione perpetua o temporanea immobili appartenenti ad Enti ecclesiastici dietro pagamento di un censo annuo. A volte erano gli stessi Templari a costruire delle chiese, anche se in Italia tale attività sembra essere alquanto ridotta. Ma è soprattutto alle donazioni e ai lasciti dei benefattori che il patrimonio templare vide una rapida crescita sia nelle città che nelle campagne. Le domus templari italiane raramente erano isolate e sovente facevano parte di ecclesiae, con le quali finivano per confondersi. Le domus erano anche costituite nell'ambito delle mansiones, composte nella forma più elementare da un ricovero per i viaggiatori ed una stalla per i cavalli. Le domus-mansiones erano collocate nei centri di transito o confluenza delle principali correnti di traffici e pellegrinaggi che percorrevano l'Italia. La funzione assistenziale era altresì svolta con le domus con annessi degli hospitales.

 

Templari in Puglia

Castel del Monte

All'interno del cortile c'era una vasca ottagonale monolitica che serviva per contenere l'acqua; sotto il cortile vi era una cisterna grandissima. Su cinque delle otto torri c'erano cinque cisterne pensili collocate proprio su quelle torri dove c’erano i servizi igienici. Le cisterne raccoglievano l’acqua e quando erano troppo piene c’era un troppo pieno che scaricava fuori. Il terrazzo del castello è fatto a dorso d’asino: l’acqua che scorreva verso l’esterno riempiva queste cisterne, l’acqua che scorreva verso l’interno riempiva la cisterna situata sotto. Ciò dimostrerebbe che Castel del Monte non è un castello di difesa ma un edificio costruito come un Tempio.Fedeico II, Ordina la costruzione del castello nel gennaio del 1240 e muore nel 1250: c'erano dieci anni di tempo per terminare la costruzione del castello. Alla costruzione del castello hanno lavorato maestranze altamente qualificate come dimostrato dalla costruzione architettonica che è un gioiello di matematica. Le pareti del piano superiore erano tutte rivestite di marmi preziosi che sono stati rubati assieme a sculture e bassorilievi. In quel momento storico particolare in Puglia vi era una presenza molto massiccia dei Cavalieri Templari, i monaci guerrieri i quali erano padroni di tutta la Puglia come dimostrano le numerose testimonianze dal Foggiano al Leccese. La Puglia era una delle dieci province dei Cavalieri Templari disseminate dal centro Europa fino al medio Oriente e in più la Puglia a quel tempo era la cerniera tra oriente e occidente.

 

RE RUGGERO II

Jolly Roger". La tradizione vuole che questo vessillo venisse utilizzato anche a bordo delle navi dei "Poveri Soldati di Cristo e del Tempio di Salomone", come i Templari erano conosciuti originariamente. I Templari combattevano le loro battaglie anche in mare, abbordando ed affondando le navi nemiche: di qui l'analogia coi Pirati e l'adozione della bandiera col teschio e le ossa, la bandiera usata da  re Ruggero II di Sicilia (1095-1154). Ruggero era un famoso Templare e di una flotta di seguaci dell'Ordine si separò in quattro unità indipendenti, quindi era una eredità, e le sue ossa incrociate rappresentavano un chiaro riferimento al logo templare della croce rossa con le estremità ingrossate.sempre legata ai Cavalieri Templari. La notte del 13 Ottobre 1307, prima dell'arresto di massa, in gran segreto, 18 galee templari navigarono lungo la Senna e presero il mare, dirette a La Rochelle, dov'era pronta una flotta templare. I Templari, segretamente avvertiti del tranello teso nei loro confronti dal Re Filippo il bello di Francia, avevano portato in salvo il loro Tesoro e le reliquie più preziose. Le loro vele erano state annerite con del catrame per non essere visti nella notte. Durante il viaggio in mare, i Templari superstiti si riunirono in consiglio per decidere sotto quale segno avrebbero navigato, non potendo più utilizzare la classica croce rossa in quanto ormai bandita. Al termine, fu decisa l'adozione dell'antico simbolo di pericolo, il teschio con le tibie incrociate, con il fondo mutato in nero in riferimento al colore delle vele.

 

 

Portogallo tomar

ORDINE SUPREMO del CRISTO

 E’ il più prestigioso fra gli Ordini Equestri Pontifici, riservato solo ai Sovrani ed ai Capi di Stato, di fede cattolica, che si siano resi particolarmente benemeriti verso la Santa Sede. L’ Ordine venne creato da Dionigi I re del Portogallo ( 1279 - 1325) e dedicato a Cristo, riunendo in tale Ordine tutti i cavalieri del Tempio ( templari ) . Alla nuova istituzione rimase la stessa regola dei Templari, quella Cistercense, come parimenti identici restarono il mantello e la croce patente di rosso, con la sola aggiunta di una piccola croce latina di bianco, caricata sulla prima, in cuore. L’Ordine ebbe l’approvazione del Sommo Pontefice Giovanni XXII il 14 marzo 1319, riservando lo stesso Papa anche alla Santa Sede, oltre che ai Sovrani portoghesi, la facoltà di conferire tale ambitissima distinzione cavalleresca. L’Ordine, con la destinazione di tutti i beni dei cavalieri del Tempio presenti in Portogallo e con lo scopo di difendere il Regno d’Algarve contro gl’infedeli scrisse, nella penisola iberica stupende pagine di eroismo e di gloria, nella dura e sanguinosa lotta contro i Mori. La sede originaria dell’istituzione cavalleresca era situata a Castro Marino, nell’Algarvia ed in seguito venne invece spostata a Tomar, nel vecchio convento dei templari, ribattezzato Monastero del Cristo, per meglio respingere gli assalti dei Mori. Il Sommo Pontefice Eugenio IV ( 1431 - 1455 )

 
Creato da: knighttemplar il 18/05/2008
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26 Agosto festa Sant'Oronzo di Lecce

Post n°140 pubblicato il 22 Agosto 2011 da knighttemplar



Oronzo

nacque a Lecce da famiglia assai nobile e fra le prime della città. Sembrava un fanciullo predestinato e si distingueva dai suoi coetanei. Nel 56 D.C. la grazia lo attendeva per investirlo e per trasformarlo in seguace del Vangelo: Oronzo era a caccia, lungo la spiaggia ora detta di San Cataldo, con suo nipote Fortunato, quando il cielo cominciò ad oscurarsi, si levò un forte vento e la tempesta si abbatté con forza sconvolgendo la campagna e il mare. Oronzo e Fortunato si rifugiarono in un casolare attendendo il termine della bufera. Tornato il sereno, Oronzo riprese la caccia, quando ad un certo punto gli andò incontro un forestiero, scalzo, grondante acqua, disfatto nel viso, scampato appena dal naufragio di una nave che la tempesta aveva gettato sul lido e infranto. Il cuore di Oronzo si commosse e invitò gentilmente il naufrago, lo accolse nella sua villa, lo fece asciugare e riposare, lo rifocillò usandogli cortesie affabilissime. Egli era Giusto, un discepolo del Nazareno, che da Corinto era stato mandato dall'Apostolo Paolo a Roma, portatore di Lettere per quella Cristianità nascente e già fiorentissima. Giusto accettò l'ospitalità offertagli da Oronzo e pian piano gli disse chi era, quale era la sua missione, iniziandolo così alla conoscenza del Cristianesimo. Le parole di Giusto scesero profondamente nel cuore di Oronzo che gli domandò il battesimo conferitogli da Giusto qualche giorno dopo insieme con il nipote Fortunato. Il numero dei fedeli che si convertirono al Cristianesimo crebbe tanto a Lecce che, i sacerdoti degli Idoli cominciarono a spargere le calunnie più nere sul conto di Oronzo: dissero che egli, ad istigazione di un mago ebreo, aveva abbandonato la religione degli Dei e spinto molti altri ad abbandonarla; e bisognava per questo aspettarsi i più severi castighi dagli Dei sdegnati; che si sarebbe facilmente passati dal disprezzo degli Dei a quello dell'Imperatore. E perciò, essi affermavano di dover stroncare già sul nascere questa pericolosa credenza, per il bene pubblico e privato: denunciarono Oronzo al Pretore Romano come sovvertitore della religione e quindi nemico dell'Imperatore e dello Stato. Il Pretore impose loro di abiurare il Cristianesimo e di offrire incenso al Dio Giove, nel tempio dedicato allo stesso. A questa imposizione Oronzo e Giusto professarono la loro fede in Cristo e la statua di Giove si frantumò in minuscoli frammenti. Non per questo però il Pretore si diede per vinto: ordinò, aizzato dai sacerdoti pagani, che fossero spogliati e flagellati alla presenza di tutto il popolo; poi sanguinanti e carichi di piaghe li fece rinchiudere in uno strettissimo carcere. Ma non cessò ugualmente dal perseguitarli: li fece arrestare e ordinò che, condotti nudi per le vie della città, fossero flagellati e poi gettati in un rogo perché bruciassero vivi; ma i carnefici non poterono niente contro di loro perché le braccia gli si irrigidirono e persero ogni vigore. A quel punto una voce invitò il pretore a non opporsi al volere divino. Il Pretore tremante nella voce lasciò liberi i servi di Dio. Giusto come padre, maestro e guida di Oronzo e Fortunato li portò con sé verso Corinto a conoscere l'Apostolo Paolo. Il Santo Apostolo consacrò Oronzo Vescovo di Lecce, dandogli come successore Fortunato a cui anche impose le mani. Giusto li avrebbe accompagnati stabilendosi definitivamente a Lecce. Lecce era diventata un centro rigoglioso di vita cristiana in cui come fiaccole splendevano le virtù di Oronzo Fortunato e Giusto. I sacerdoti idolatri, seguaci della religione pagana ne informarono Nerone che - nemico capitale dei cristiani - spedì a Lecce Antonino, uno dei suoi più crudeli ministri, il quale li fece rinchiudere in un carcere tenebroso ed angustissimo minacciando che li avrebbe uccisi se non si fossero piegati al suo volere. Irritato Antonino ordinò che innanzi a tutto il popolo essi venissero flagellati e subito gettati in un lurido carcere senza ristoro alle ferite e alla fame. Antonino, ritiratosi nel suo palazzo, trovò il figlio e un paggio invasati dagli spiriti maligni che gridavano non esservi altro Dio fuori di quello adorato da Giusto e Oronzo. Non potendo assistere a tanto strazio chiese al Pretore di far ritornare i due esuli per liberare gli sventurati giovani. Giusto e Oronzo pregando ad alta voce, liberarono gli ossessi mentre il pretore divenne per il momento più benigno: la calma era però del tutto apparente. Il Pretore pubblicò a Lecce un bando nel quale si esortava al combattere questa nuova religione con ogni mezzo e a mandare a morte chi si fosse rifiutato ad abiurare. Allora Oronzo e Giusto preferirono allontanarsi dalla città per serbarsi a tempi migliori. La prima città verso cui si diressero fu Ostuni: ma il terzo giorno della loro dimora in Ostuni, il tribuno li fece arrestare e imprigionare: era il 3 maggio, giorno della consacrazione della Santa Croce. Ridotti in uno stato compassionevole Oronzo e Giusto partirono da Ostuni perché banditi dalla città e si ritirarono in un bosco alle falde del monte, prendendo dimora in una grotta e conducendo una vita di contemplazione e penitenze trascorrendo ventitré giorni in quel luogo, ma dei manigoldi li scacciarono, costringendoli a dirigersi verso Bari, dove dei soldati ne impedirono l'ingresso. Si avviavano allora verso Turi dove, bene accolti predicarono e battezzarono tutti gli abitanti. Successivamente percorsero la Lucania, l'Abruzzo e la Puglia. Dovunque Oronzo e Giusto erano passati avevano sparso il seme della Parola divina, avevano illuminato le menti, convertito i cuori, operato prodigi e sofferto persecuzioni. Tornati a Lecce continuarono a predicare e convertire altre anime. Il 15 di agosto dell'anno 66, Oronzo, circondato da un gran numero di fedeli celebrò la festa dell'Assunzione di Maria impartendo a molti gentili il Battesimo. Conosciuto per mezzo di spie il luogo dove dimorava Oronzo, Antonino fece arrestare il Santo Vescovo insieme a Giusto che in quel momento si trovava con lui. I fedeli seguaci dei due Santi non avevano potuto conoscere il luogo dove erano rinchiusi e il Signore prodigiosamente illuminò ogni notte con fulgidissimo splendore il luogo della prigione. Di questa luce misteriosa le guardie diedero notizia ad Antonino, il quale temendo che i cristiani andassero a liberare i prigionieri, decise di farli morire di nascosto. All'alba del 26 agosto i Santi martiri furono tirati fuori dalla prigione e portati in un luogo solitario, distante dalla città, verso settentrione, a circa tre chilometri. Giunti sul luogo prescelto li fecero spogliare nudi, ma qui ebbe luogo uno straordinario evento: lontano su Lecce apparve una fulgidissima luce in forma di croce che si stendeva su tutta la città addormentata; mentre sul capo dei martiri apparve un'altra luce in mezzo alla quale erano visibili palme e corone. I manigoldi però riavutisi dallo stupore si lanciarono contro i Santi e troncarono dapprima il capo a Giusto poi si avvicinarono ad Oronzo. Il Santo Vescovo pregava e guardando la sua Lecce disse: «Semper protexi et protegam! Sempre ti ho protetta e ti proteggerò». Si inginocchiò, posò il capo sul ceppo e il sacro capo rotolò per terra inzuppandola del suo sangue generoso e una leggenda narra che spuntarono freschissimi fiori dal sangue zampillato dal capo di Oronzo. Il Pretore lasciò i cadaveri santi insepolti e in pasto agli uccelli ma due giorni e tre notti dopo gli angeli di Dio custodirono i corpi dei martiri e nell'aria si videro luci grazie alle quali i fedeli conobbero il luogo dove giacevano le salme. Il corpo di Oronzo fu trasportato nella casa di Petronilla (nobile vedova del tempo convertitasi anch'essa al Cristianesimo) e lì seppellito, dove oggi sorge il Palazzo dei Vescovi di Lecce. Dietro l'Altare Maggiore della Chiesa Cattedrale viene confermato il titolo di primo Vescovo, al nostro Santo. Con maggiore chiarezza esprime il tutto l'inscrizione che si legge nel secondo ordine del Campanile del Duomo: Justo. Corinthio. Apostolo. Suo. ORONTIO. ET FORTUNATO CIVIBUS, ET PRIMIS. PONTIFICIBUS. ET PATRONIS, APUD. DEUM. POTENTISSIMIS. ALOYSIUS. PRÆSUL. CLERUS. POPULUSQUE LYCIENSIS. GIOSI, GRATI, SUPPLICES POSUERUNT.

 
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Commenti al Post:
susannacasta3
susannacasta3 il 23/08/11 alle 09:59 via WEB
GRAZIE PER QUESTE BELLISSIMI ACCENNI STORICI...PER ME è UN MOMENTO DI AVVICINAMENTO A GESU'...BUONAGIORNATA RITA
(Rispondi)
 
afrodite.58
afrodite.58 il 23/08/11 alle 17:19 via WEB
Ciao, mi fa piacere leggere parte della vita del nostro santo patrono, mi aspettavo, verso la fine, di trovare ragguagli su quanto dice una leggenda la quale racconta che la sua testa, dopo essere stata tranciata dal corpo, saltò in tredici punti diversi lungo la strada detta di torre Chianca e dove, in seguito per fede, furono erette tredici minuscole cappelle. Ti abbraccio e ti ringrazio, per gli auguri ci risentiamo ^__^
(Rispondi)
 
 
knighttemplar
knighttemplar il 25/08/11 alle 13:42 via WEB
si infatti si narrano diverse leggende....anche in altri luoghi della Puglia.. Nel 1657, infatti, Ostuni e altre località della Terra d'Otranto furono risparmiate dalla peste grazie a un miracolo che la credenza popolare attribuisce al Santo.Turi. Si narra che il santo fosse in predicazione e, per scappare dalle persecuzioni, si nascose a Turi in una grotta, che attualmente si trova nei pressi del cimitero comunale. Durante i festeggiamenti in suo onore il 26, il busto del santo è trainato dai muli in città su un carro trionfale (voto dei turesi del 1851 per aver salvato la città dal colera) alto 14,80 m che attraversa il corso principale della cittadina sovrastato da arcate luminarie alte 16 metri, liberando colombi simbolo di pace. Il culto del santo risale al 1600 quando sostituì per importanza San Giovanni Battista in seguito alla peste subita dalla città e arrestata dal Santo. Ostuni. Sant'Oronzo si nascose anche in una grotta a Ostuni, nel luogo dove è stata poi costruita la chiesa e il relativo Santuario. I festeggiamenti si svolgono nella Città Bianca il 25, 26 e 27 agosto con la rinomata Cavalcata di Sant'Oronzo, una processione nella quale sfilano esponenti del clero e dell'amministrazione comunale, seguiti da cavalli e cavalieri, con stoffe rosse ricche di ricami e lustrini. I festeggiamenti comprendono anche due fiere e uno spettacolo di fuochi. Paola. Qui Oronzo è conosciuto anche come "Oronzo l'Accompagnatore", o "Ermete l'Accompagnatore". La leggenda narra infatti che Oronzo, con un piccolo calesse, riuscì miracolsamente a trarre in salvo gli abitanti della città, minacciata dall'ennesima rivolta dei Bruzi che ormai l'avevano cinta d'assedio. Ogni anno, il di 13 marzo, questa data viene ricordata dai paolani con una fiera.grazie un abbraccio
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BRAY

 

 

Sceau (SIGILLO) de la baronnie de Bray

La baronnie de Bray s'étend le long d'axes stratégiques comme la Seine, la voie romaine de Sens à Meaux qui permet de passer le pont en marquant le c'ur de la châtellenie de la vallée de l'Oreuse, la limite du comté de Champagne et l'Yonne. Ses barons Henri le Libéral, comte de Champagne, puis Jacques, duc de Savoie, gèrent les territoires autour de dix places principales : Passy, Montigny, Bazoches, Les Ormes, Dontilly, la Villeneuve-du-Comte, Égligny, Vin-neuf, Courlon et Bray-sur-Seine.

 

 

CENNI STORICI SUL MIO CASATO BRAY

 Il casato BRAY-BRAI, cognome sembra essere derivante dal francese (e prima da quello, Celtico). Il nome proviene da diversi periodi storici nei paesi d'Europa. Contea Wicklow, l'Irlanda, vicino a Brayhead. Nelle annotazioni antiche il nome era Bree, preso dal vecchio bri o brigh irlandese, una collina. Questa parola è simile nelle vecchie lingue gaeliche e celtiche; In Inghilterra il nome è trovato applicato alle parrocchie in contee Devon e Berks. Molti città e distretti in Francia impiegano il Bray o certa forma del nome, come: Bray-sur-Somme, Bray-sur-Seine, Bre-Cotes-du-Nord, Bray-La-Campagne, Bray-Calvados e paga de Bray. Ci sono parecchi posti chiamati BRAY in Europa, la città Bray in Inghilterra è in Berkshire sul fiume di Tamigi vicino a Windsor, Bray in Irlanda è sul sud del litorale appena di Dublino in contea Wicklow e ci è un distretto chiamato paga de Bray vicino a Rouen e ad un villaggio Bray vicino a Parigi in Francia in Lilla."La gente normanna„ dal Re", condizioni il nome deriva da un posto denominato Bray vicino ad Evreux, Normandia; Milo de Brai 1064 era signore di Montlhéry a partire dal 1095 sua moglie era Lithuise figlia di Stephes conte di Blois e di Adela della Normandia, figlia di William il conquistatore ed il suo figlio dello stesso nome Milo II de Brai 1118 signore di Montlhéry e di Braye, visconte di Troyes 1096,  il figlio maggiore Trousseau de Brai, signore di Monthléry  sua figlia Elizabeth di Montlhéry nel 1103 sposò Philip, Conte di Mantes, figlio di Philip I della Francia e di Bertrada de Momtfort, parteciparono alla 1^ crociata nel 1096. Nel  1066, sir Guillaume de Brai, successivamente in inglese William de Bray e sir Thomas de Bray, parteciparono alla conquista dell'Inghilterra a fianco del Duca di Normandia William. Sul rotolo nell'abbazia i nomi di coloro che hanno partecipato alla battaglia di  hastings. Al Servizio dei Re d'Inghlilterra dal (1066 - 1485): In un villaggio vicino Berkshire Bray vi è una chiesa del XII secolo costruita da Bray, in cornovaglia. sir Richard Bray cavaliere della giarrettiera e Consigliere al servio di Henry VI e della sua moglie Joan Troughton. Nel Concistoro del 22 maggio 1262 fù nominato Cardinale Guillaume de Bray da Papa Urbano IV . Il casato si stabilì in Puglia in Gravina e nel salento. Nominis reliquiae supersunt planissime, Bibracte Galliae etiam nunc in Bray contrahitur, et non procul hinc Caesar Tamisim cum suis transmisit ...",

 

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Papa Benedictus XVI

Joseph Ratzinger


Il Santo Padre con il Vescovo di Ugento (LE) Mons. VITO DE GRISANTIS in occasione della visita a Santa Maria di Leuca (LE) "de finibus terrae"14 Giugno 2008


 

SIGILLUM MILITUM

 

A Troyes Francia nel 1127, i Cavalieri Templari adottarono il motto: "Non nobis Domine, non nobis, sed nomini Tuo da gloriam", ossia "Non a noi, Signore, non a noi, ma al Tuo nome da gloria". E’ facile immaginare come un simile motto potesse accendere gli animi.
San Bernardo da Chiaravalle inoltre trasmise ai cavalieri la devozione a Maria e il grande rispetto per la donna, la Regola infatti cita: "Maria presiedette al principio del nostro Ordine

 

INVESTITURE

 

Nel medioevo il cavaliere veniva istruito nell’uso delle armi; egli era sottoposto a studi che ingentilivano gli animi e di ordine morale. Altre caratteristiche della cavalleria erano: cortesia, difesa della giustizia, appoggio alla debolezza, omaggio alla bellezza, idealizzazione dell’amore come mezzo di elevazione morale. L’incontro con il soprannaturale, secondo le credenze d’epoca, avrebbe completato l’iniziazione del cavaliere.

Iniziazione cavalleresca
La vestizione - com’era chiamata l’iniziazione cavalleresca - era considerata già alla fine del XI -XII secolo con la fondazione degli Ordini un "ottavo sacramento". Il candidato vi si preparava con una notte di veglia in armi nella cappella di famiglia, inginocchiato davanti all’altare. Veniva poi purificato con un bagno rituale, confessato e comunicato. Seguiva una messa solenne, al termine della quale avveniva la vestizione vera e propria, che consisteva nella consegna da parte del sacerdote della spada consacrata, degli speroni, dello scudo, della lancia e delle varie parti dell’armatura, che appunto il giovane indossava.
La cerimonia si concludeva infine con l’accollata o palmata, cioè con un colpo inferto col palmo della mano dal padrino sulla nuca del neofita, o anche di piatto con la spada sulla spalla. Era consuetudine che il colpo fosse di una certa forza, tanto da far vacillare il ricevente.
 
Bisognava alimentare tra i cavalieri rapporti di solidarietà, lealtà, fratellanza, oltre che naturalmente di fedeltà incondizionata. Non importava che la compagnia fosse numerosa; importava che fossero saldi i legami al suo interno e che ne facessero parte, soprattutto, quei pochi vassalli davvero in grado - per valore, potere, prestigio personale - di controllare tutti gli altri.

 

 

RE CRISTIANI

 

 

CATTEDRALI GOTICHE

 

I Cavalieri Templari, si ritiene avessero rinvenuto documenti relativi alle "LEGGI DIVINE DEI NUMERI,DEI PESI E DELLE MISURE" sotto le rovine del Tempio di Salomone a Gerusalemme e li avrebbero forniti ai costruttori di cattedrali.

Le cattedrali gotiche sono dei veri e propri libri di pietra, per tramandare straordinarie conoscenze che solo poche persone iniziate a simboli ed a codici particolari, avrebbero potuto comprendere. Infatti la grandiosità, l'imponenza e tutta una serie di misteri non risolti hanno fatto diffondere attorno alle cattedrali gotiche numerose leggende legate a figure ed oggetti leggendari della storia del Cristianesimo, dai Cavalieri Templari al Santo Graal.

Furono costruite improvvisamente in Europa, intorno al 1128 (cattedrale di Sens), proprio dopo il ritorno dei Cavalieri Templari dalla Terrasanta, con una maestria costruttiva tecnica e architettonica completamente diversa dalle precedenti chiese romaniche. Una dopo l'altra, sorsero le cattedrali di Evreux, di Rouen, di Reims, di Amiens, di Bayeux, di Parigi, fino ad arrivare al trionfo della cattedrale di Chartres. I piani di costruzione e tutti progetti originali di esecuzione di queste cattedrali non sono mai stati trovati. Le opere murarie erano fatte con una maestria eccezionale. Per i tecnici, come gli architetti, ad esempio, possiamo vedere come i contrafforti esterni esercitano una spinta sulle pareti laterali della navata, e così facendo il peso, anziché gravare verso il basso, viene come spinto verso l'alto, e tutta la struttura appare proiettata verso il cielo. Le Cattedrali inoltre sono tutte poste allo stesso modo: con l’abside rivolto verso est (cioè verso la luce), sono tutte dedicate a Notre Dame, cioè alla Vergine Maria e se unite insieme formano esattamente la costellazione della Vergine.

Inoltre vennero costruite su luoghi già considerati sacri al culto della "Grande Madre", ritenuto il culto unitario più diffuso prima del Cristianesimo; molti di questi luoghi inoltre sono dei veri e propri nodi di correnti terrestri, ovvero punti in cui l'energia terrestre è molto forte (grandi allineamenti di megaliti). Hanno pianta a croce latina: la croce "é il geroglifico alchemico del crogiuolo" (Fulcanelli), ed è nel crogiuolo che la materia prima necessaria per la Grande Opera alchemica muore, per poi rinascere trasformata in un qualcosa di più elevato.

Sono adornate da un gran numero di statue o bassorilievi raffiguranti figure altamente simboliche e simboli magici ed esoterici, che poco hanno a che vedere con la loro funzione di chiese cristiane ed hanno un particolare orientamento in modo che il fedele, entrando nell'edificio sacro, cammini verso l'Oriente, ovvero verso la Palestina, luogo di nascita del Cristianesimo.

Ciascuna cattedrale è dotata di una cripta in cui secondo alcune tradizioni sarebbero nascosti degli oggetti sacri molto importanti (ad esempio si dice che in una delle cripte della Cattedrale di Chartres sia custodita l'Arca dell'Alleanza, e che quando questa cripta sarà scoperta la cattedrale crollerà al suolo). Ma le cripte sono legate ad un altro elemento molto misterioso: le "Vergini Nere", statue o bassorilievi, che raffigurano appunto la vergine Maria, con la particolarità della carnagione scura.

 

Francia Parigi

 

 

Notre Dame

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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