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Cose di creta - by PIOL
"I 4 elementi"
Terra, Fuoco, Aria, Acqua
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OGGI CUCINI TU!!!
Un mito splendente
in quel pozzo di piscio e cemento
a quel campo strappato dal vento
a forza di essere vento
porto il nome di tutti i battesimi
ogni nome il sigillo di un lasciapassare
per un guado una terra una nuvola un canto
un diamante nascosto nel pane
per un solo dolcissimo umore del sangue
per la stessa ragione del viaggio viaggiare
Il cuore rallenta e la testa cammina
in un buio di giostre in disuso
qualche rom si è fermato italiano
come un rame a imbrunire su un muro
saper leggere il libro del mondo
con parole cangianti e nessuna scrittura
nei sentieri costretti in un palmo di mano
i segreti che fanno paura
finché un uomo ti incontra e non si riconosce
e ogni terra si accende e si arrende la pace
i figli cadevano dal calendario
Yugoslavia Polonia Ungheria
i soldati prendevano tutti
e tutti buttavano via
e poi Mirka a San Giorgio di maggio
tra le fiamme dei fiori a ridere a bere
e un sollievo di lacrime a invadere gli occhi
e dagli occhi cadere
ora alzatevi spose bambine
che è venuto il tempo di andare
con le vene celesti dei polsi
anche oggi si va a caritare
e se questo vuol dire rubare
questo filo di pane tra miseria e sfortuna
allo specchio di questa kampina
ai miei occhi limpidi come un addio
lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca
il punto di vista di Dio
Cvava sero po tute
i kerava
jek sano ot mori
i taha jek jak kon kasta
Poserò la testa sulla tua spalla
e farò
un sogno di mare
e domani un fuoco di legna
vasu ti baro nebo
avi ker
kon ovla so mutavia
kon ovla
perché l'aria azzurra
diventi casa
chi sarà a raccontare
chi sarà
ovla kon ascovi
me gava palan ladi
me gava
palan bura ot croiuti
sarà chi rimane
io seguirò questo migrare
seguirò
questa corrente di ali
Fabrizio de Andrè
MUSEO LUZZATI
« Anche questo Natale 2006... | Messaggio #20 » |
Post n°19 pubblicato il 11 Gennaio 2007 da sundezena
Fabrizio de Andre’- un mito ispiratore Per uno della mia generazione, genovese fino al midollo, ascoltare per anni e anni Fabrizio de Andrè e le sue canzoni è stato come sfogliare dei libri di formazione nei quali si narra di momenti veri che ti maturano e nei quali ognuno ci si può identificare. Fabrizio con le sue canzoni/poesie ha raggiunto quello che all’uomo comune non è concesso di raggiungere: l’immortalità Da giovane, del primo album conoscevo a memoria praticamente tutti i brani, dei quali ero innamorato perso, ma quello che ancora oggi mi porto dentro e ha condizionato gran parte della mia pittura, è il famoso “via del Campo”. Io, fanciullo, ho visto e vissuto quelle atmosfere così sapientemente descritte da Fabrizio: i muri scrostati le pietre di strada consunte, unte, l’odore del basilico, dei letti disfatti dopo ore d’amore, le “bagasce”, l’edicole sacre, il grido du besagnin e il richiamo dei venditori di contrabbando: ”sigarette..sigarette, accendinii…”. Una “Zena” da lui cantata, anche in dialetto, in modo magistrale che vive ancora oggi grazie alle sue canzoni/poesie e anche se il tempo si è rosicchiato una parte di quel vissuto, quella “Zena”, grazie a lui, vivrà in eterno. Io, molto modestamente, ho cercato di dare forma e colore ad una scena, da me vissuta in giovinezza e che mi aveva particolarmente colpito, agitato o forse spaventato e che rivedo ogni volta che ascolto “via del Campo”, cercando di descriverla, per quanto mi è possibile, con le atmosfere forti, aspre ma dolci e tenere, della “mé vegia Zena”, da lui cantate. |
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