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OPERE PUBBLICHE E MODELLO LOW-COST 

Post n°7 pubblicato il 20 Luglio 2008 da claudiofondelli

Appunti per la gestione e la programmazione del patrimonio pubblico

Che relazione ci può mai essere, a parte l’apparente provocazione, tra una filosofia commerciale e la gestione dello spazio pubblico?

Apparentemente nessuna, dato che lo spazio pubblico, l’insieme di strutture fisiche che consentono lo svolgimento delle funzioni fisiologiche di relazione e soddisfacimento dei bisogni, appartengono alla collettività e sono esclusi dal regime di mercato (anche se esistono, almeno per l’esercizio di alcune delle funzioni che su di esso si svolgono, forme di sussidiarità pubblico-privato).

In realtà, dato che la realizzazione e la manutenzione delle strutture che lo compongono richiede l'impiego rilevante di risorse (prevalentemente economiche), riveste una particolare importanza la modalità di definizione delle azioni da intraprendere in fase di programmazione amministrativa ed in tal senso qualsiasi contributo - anche mutuato da discipline diverse, come quelle economiche - in direzione dell'ottimizzazione e della "capitalizzazione" di esse è indubbiamente importante.

In particolare quando si attraversa un periodo storico di recessione come quello attuale, le relazioni che intercorrono tra disponibilità delle risorse e scelte amministrative – dal momento che mai le risorse disponibili si presentano, neanche nelle fasi espansive, come eccedenti rispetto al fabbisogno – assumono una particolare centralità stante il concreto rischio di arretramento rispetto al livello quantitativo e qualitativo delle “opportunità” offerte dalla fruizione degli stessi.

E dunque, porsi l’interrogativo di come conseguire – attraverso la selezione delle opzioni di scelta – il miglior rapporto costi/benefici nella definizione della programmazione delle Opere pubbliche e della manutenzione di quelle esistenti rappresenta non soltanto un approccio corretto sotto il profilo del corretto utilizzo di fondi pubblici ma soprattutto l’opportunità –una delle poche disponibili – per riuscire a conseguire un avanzamento verso nella direzione di politiche inclusive delle diverse componenti, sempre più eterogenee e multiculturali, che caratterizzano la realtà sociale ed economica nella quale viviamo.

In questa prospettiva, contaminare le politiche amministrative con la filosofia commerciale low-cost – essenzialmente finalizzata a consentire l’accesso a beni e servizi ad una platea vasta di consumatori stabilendo una gerarchia dei bisogni (rendendo opzionali e dunque non direttamente concorrenti alla determinazione del costo del servizio, quelli non essenziali) - può rappresentare un’occasione da non trascurare.

Provando una prima ed incompleta trasposizione di tale contaminazione si potrebbe affermare che la programmazione in materia di Opere pubbliche dovrebbe orientarsi, anziché nella definizione degli interventi da effettuarsi per il conseguimento di standard qualitativi programmatici (che tra l’altro nella maggior parte dei casi partono dall’assunto – errato – che gli standard esistenti siano in grado, per il semplice fatto di esistere, di soddisfare efficacemente il bisogno ad essi relativo) nella definizione di una griglia ed una gerarchia dei bisogni che si manifestano all’interno dello specifico ambito amministrativo di riferimento da un lato e nella definizione delle criticità delle strutture esistenti dall’altro.

Si potrebbe cosi definire le priorità degli interventi necessari al mantenimento di un livello adeguato di funzionalità delle strutture esistenti (evitando così processi contraddittori che comportano, a fronte anche di progressi settoriali, un arretramento del livello complessivo della quantità e della qualità dei servizi) da mettere in relazione – dunque essere sottoposto a condizionamento – con le maggiori carenze emerse nella definizione della griglia dei bisogni.

I parole semplici, partendo da un quadro complessivo (da elaborarsi appunto con il medesimo rigore comune in ambito economico) di conoscenza della realtà presente nell’ambito amministrativo di riferimento, si dovrebbe concentrare le risorse in proporzioni progressivamente decrescenti da quegli interventi in grado di coniugare mantenimento e/o implementazione delle funzioni necessarie ad assolvere i bisogni prioritari a quelli interventi che, pur necessari, sono ascrivibili al soddisfacimento di bisogni progressivamente marginali.

Una sorta di piramide rovesciata in cui alla sommità sta la base (rappresentata dai bisogni primari ascrivibili alla maggioranza dei soggetti interessati) ed alla base il vertice (rappresentato dai bisogni marginali ascrivibili alla minoranza dei soggetti interessati).

Probabilmente si tratta di semplice buon senso, di applicazione metodologia di volontà largamente – almeno a livello intuitivo – condivise. Tuttavia un maggior rigore, un maggior coinvolgimento di saperi specialistici e complementari nella definizione dei programmi in materia di Opere Pubbliche e nella manutenzione del patrimonio esistente rappresenta – con particolare riferimento al contesto socio-economico attuale – un punto ineludibile per chiunque si proponga di attuare politiche, se non inclusive, almeno eque.

 
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