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Cronistoria di un viaggio

Post n°25 pubblicato il 19 Agosto 2009 da IlCercatoreDiParole
 

Before leaving

Sono in partenza per Firenze. Da Firenze prenderò un treno che mi porterà a Roma, da lì saliremo in auto e guideremo fino alla Calabria! E’ un’avventura incredibile! Il pensiero di dover guidare tutta la notte un po’ m’inquieta, ma in fondo spero di poter dire, con il senno di poi, di aver scelto il mezzo di trasporto migliore. Non aggiungo altro perché sono già in ritardo: devo ultimare i preparativi, accertarmi che nella valigia ci sia tutto l’occorrente, mettere i bagagli in macchina e partire!
Al ritorno spero di avere un po’ di tempo per dedicarmi alla lettura, e scrivere il resoconto delle mie esperienze e delle principali impressioni sulle pagine virtuali di questo diario.

Two weeks later…

Finalmente a casa. Ho trascorso due settimane in Calabria, ospite di alcuni amici di famiglia in un paesino pressoché sconosciuto della provincia di Reggio Calabria. Cosa raccontare del soggiorno? Confesso che non avevo mai visitato prima d’ora la “penisola nella penisola”, e adesso che è giunto il momento di scrivere un breve resoconto non posso trattenermi dall’esprimere incredulità e soddisfazione per un’esperienza unica.
La Calabria è una regione selvaggia, a tratti incontaminata. Ci sono alcune località turistiche piuttosto famose (in primis, Tropea), ma la maggior parte dei paesi vive ancora una condizione di relativa arretratezza. Il turismo non è sviluppato, gli stabilimenti balneari si estendono a macchia di leopardo, le spiagge sono semideserte (un confronto con la Versilia lascia a dir poco esterrefatti!), pochissimi i locali per l’intrattenimento dei giovani (se si escludono le città più importanti della regione).
La famiglia che ci ha ospitato risiede a Bova marina, un paese situato sulla punta estrema della penisola, tra Melito di Porto Salvo e Brancaleone Marina. A pochi chilometri di distanza, avventurandosi per una tortuosa strada di collina, è possibile ammirare un grazioso centro storico, alle pendici dell’Aspromonte: Bova. E’ un autentico gioiello architettonico; la Comunità Europea ha stanziato fondi per un progetto di restauro tuttora in corso. La valorizzazione e conservazione dei luoghi storici rappresenta senza dubbio un elemento chiave per rilanciare il turismo e l’economia di molte regioni italiane.
I paesi circostanti formano la cosiddetta area grecanica: un insieme di borghi antichi che affonda le proprie radici nella storica Magna Grecia. Non l’avreste mai detto? In realtà, non c’è da meravigliarsi: il mare è stupendo, non ha niente da invidiare a quello delle isole greche.

Ebbene, non avrei mai pensato di conoscere persone così ospitali e al tempo stesso rustiche, gioviali, sempre pronte a conversare e condividere il proprio vissuto.
Per usare un’espressione cara ai calabresi, mi sono davvero “scialato”!
Usanze e modi dire, persone e luoghi sono distanti non solo in senso geografico dalla nostra quotidianità. Ho apprezzato la semplicità dei vecchi. La prelibatezza di alcuni specialità culinarie: i pipichini, le melanzane alla parmigiana, la pasta alle melanzane, la ‘nduja, le trecce calde e il latte di mandorla, i fichi e i ficarazzi.
E ancora, il profumo intenso e raffinato del bergamotto, le granite con panna a Palizzi, l’antichissimo dialetto greco-calabro, la meravigliosa ospitalità degli abitanti del luogo.
I calabresi sono un popolo fiero delle proprie radici, custode delle tradizioni e orgoglioso della sua storia. Hanno capito, forse più dell’italiano medio, che conoscere la storia del proprio paese, della propria regione, della propria nazione significa conoscere ciò che siamo, acquisire consapevolezza della nostra identità.
E’ buffo come a distanza di pochi giorni senta già affiorare un sentimento di malinconia.

Chissà se, e quando, tornerò ad ammirare il lungomare di Reggio, o i suggestivi tramonti sul mare cristallino della costa calabra? Ogni partenza suscita in me emozioni contrastanti. Provo nostalgia, la volontà di custodire ricordi, frammenti del passato che temo di dimenticare. Ma sento anche che la tristezza è in un certo senso necessaria, compie un’azione rigeneratrice, di rinnovamento; rinverdisce la speranza in un futuro altrimenti avvolto nelle tenebre.

 
 
 
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