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Post n°29 pubblicato il 02 Ottobre 2009 da IlCercatoreDiParole
Ogni mattina mi sveglio con il proposito di fare una colazione sana, nutriente e abbondante. Credo, in tutta onestà, che il lavoro abbia molti aspetti positivi. Ci rende maturi, consapevoli, ci insegna come fare a risolvere problemi apparentemente molto complicati (non voglio scrivere irresolubili perché un problema impossibile, logicamente, non può preoccupare e nemmeno interessare chicchessia. Che senso ha preoccuparsi se la soluzione non esiste?). L'abitudine della colazione tra le mura domestiche, tuttavia, richiede di svegliarsi con almeno mezz'ora di anticipo rispetto all'ora cui siamo abituati ad alzarci. Così mi capita, quache mattina, di fare colazione al bar. Ce n'è uno non molto distante dall'azienda in cui mi trovo adesso a prestare la mia modesta attività pseudo-consulenziale. La barista è carina, simpatica (un po' troppo), peperina. Di fronte al bancone troneggia un bel calendario, sulle cui pagine è possibile leggere una citazione diversa ogni giorno. Ciò che si suole solitamente definire un'autentica perla di saggezza. Giuro che alcune sono folgoranti; altre, invece, mi lasciano abbastanza indifferente. Quella che ho letto stamane mi ha molto colpito, perché trabocca di un sentimento che spero non mi abbandoni mai: l'amore. E' proprio questo sentimento, insieme all'impressione suscitata dalla citazione che mi appresto a trascrivere, che mi ha spinto ad inforcare gli occhiali e digitare queste poche righe strampalate che nemmeno rileggerò. Non mi curo della forma, mi preme solo condividere l'emozione che quelle parole mihanno suscitato. Recita più o meno così: "Le cose più importanti nel cammino della nostra vita non si studiano, né s'imparano. Si incontrano". Dimeticavo, è di Oscar Wilde. |
Post n°28 pubblicato il 11 Settembre 2009 da IlCercatoreDiParole
Alcune canzoni hanno un potere. Certe canzoni evocano sentimenti desueti, ridestano quel briciolo di vitalità annichilita dal trascorrere inesorabile di giorni, mesi, anni. Lo stralcio di un romanzo affiora dai cassetti della memoria, ravviva il ricordo di un’emozione perduta. Salgo sul letto, con gli occhi cerco, dentro lo scaffale, la copertina di cui rammento il colore. E' una lettera d’amore, il sorriso di chi abbiamo amato. |
Post n°27 pubblicato il 25 Agosto 2009 da IlCercatoreDiParole
Non credo di aver mai scritto niente di Guzidé prima d'ora. |
Post n°26 pubblicato il 20 Agosto 2009 da IlCercatoreDiParole
Ancora ubriaco. Mi sono svegliato tardi, mi sono infilato sotto la doccia nel tentativo (rivelatosi vano) di smaltire la sbronza di ieri sera. L’indomani di ogni sera in cui alzo troppo il gomito mi sento sempre, irrimediabilmente colpevole. Non saprei fornire una spiegazione razionale: percepisco una sensazione di colpevolezza, punto e basta. Oggi, tuttavia, la ragione di tale sentimento può essere ricercata in un paradosso, che mi appresto a narrare. Tutte le volte in cui mi capita di guidare ubriaco cerco sempre di percorrere le strade più sicure, quelle più deserte e isolate, dove non mi è mai capitato di imbattermi in un appostamento delle forze dell’ordine. Ricordo che proprio ieri mi vantavo con un amico dicendo: “fino ad oggi, non li ho mai incontrati. Posso stare abbastanza tranquillo, la distanza che mi separa da casa è breve e la strada è buia e poco trafficata”. Fatalità, li ho beccati proprio questa mattina, verso le quattro, dopo una notte brava in discoteca. Aperta parentesi: odio la parola “discoteca”, credo sia una delle più sintetiche nell’intero panorama della lingua italiana. Però mi vedo costretto ad usarla, perché i sinonimi sono pochi e il loro impiego denota uno sforzo dell’intelletto che si affanna inutilmente nella ricerca (locale da ballo, ritrovo notturno, e via dicendo). Quindi, siamo quasi obbligati a scrivere “discoteca”. Chiusa parentesi. Ebbene, ho intravisto i lampeggianti di una pattuglia ferma sul ciglio della strada principale. Provenivo da una strada secondaria e, seguendo lo sconquassato percorso, mi sarei fermato in prossimità dell’incrocio dove i carabinieri si erano appostati. Avrei potuto fare inversione a U, ma la strada era stretta e dissestata, senza considerare che una siffatta manovra avrebbe attirato la loro attenzione. Un inspiegabile istinto di onestà mi ha spinto verso le forze dell’ordine a cuor leggero, come se il ritiro della patente non costituisse una sanzione da evitare attingendo ad ogni possibile risorsa, ma rappresentasse, invece, la remissione simbolica di tutti i miei peccati. Non dico che sarei stato felice, ma forse avrei tirato un sospiro di sollievo. Una Panda vecchio modello mi precedeva. Ho riacquistato subito un barlume di lucidità; credo che la mia espressione fosse seria e non tradisse del tutto l’imbarazzante quantitativo di l’alcol che circolava nel mio sangue. Un brivido mi ha percorso la schiena dall’alto verso il basso, ho percepito un’odiosa sensazione di freddo. Lo sguardo del carabiniere era serio, quasi compassionevole. Non mi hanno fatto accostare. Non saprei spiegarmelo, ma credo che abbia intuito la mia condizione e, ciononostante, mi abbia concesso l’ultimo, caritatevole gesto di clemenza. Così, ho superato il posto di blocco indenne, e sono rientrato a casa senza curarmi della mia mediocrità. Forse, se stamattina mi sento colpevole, la ragione è legata (paradossalmente) al mio status di impunito. |
Post n°25 pubblicato il 19 Agosto 2009 da IlCercatoreDiParole
Before leaving Sono in partenza per Firenze. Da Firenze prenderò un treno che mi porterà a Roma, da lì saliremo in auto e guideremo fino alla Calabria! E’ un’avventura incredibile! Il pensiero di dover guidare tutta la notte un po’ m’inquieta, ma in fondo spero di poter dire, con il senno di poi, di aver scelto il mezzo di trasporto migliore. Non aggiungo altro perché sono già in ritardo: devo ultimare i preparativi, accertarmi che nella valigia ci sia tutto l’occorrente, mettere i bagagli in macchina e partire! Two weeks later… Finalmente a casa. Ho trascorso due settimane in Calabria, ospite di alcuni amici di famiglia in un paesino pressoché sconosciuto della provincia di Reggio Calabria. Cosa raccontare del soggiorno? Confesso che non avevo mai visitato prima d’ora la “penisola nella penisola”, e adesso che è giunto il momento di scrivere un breve resoconto non posso trattenermi dall’esprimere incredulità e soddisfazione per un’esperienza unica. Ebbene, non avrei mai pensato di conoscere persone così ospitali e al tempo stesso rustiche, gioviali, sempre pronte a conversare e condividere il proprio vissuto. Chissà se, e quando, tornerò ad ammirare il lungomare di Reggio, o i suggestivi tramonti sul mare cristallino della costa calabra? Ogni partenza suscita in me emozioni contrastanti. Provo nostalgia, la volontà di custodire ricordi, frammenti del passato che temo di dimenticare. Ma sento anche che la tristezza è in un certo senso necessaria, compie un’azione rigeneratrice, di rinnovamento; rinverdisce la speranza in un futuro altrimenti avvolto nelle tenebre. |
Inviato da: frfrciccio
il 19/09/2011 alle 23:54
Inviato da: shar.a.zad
il 18/12/2010 alle 18:11
Inviato da: dolceacida2
il 08/05/2010 alle 12:37
Inviato da: stradeperdute2
il 09/02/2010 alle 21:50
Inviato da: poetica_mente
il 17/11/2009 alle 10:34