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E rimettiamoci un'altra volta il pigiama!

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Perchè in un blog ci puoi scrivere benissimo finchè parli di qualcuno che non legge,

oppure finchè a chi legge non gli frega niente di quel che legge.

Quando questo viene a mancare allora smetti di scriverci bene e non serve più, e aspetti un sacco di tempo che ritorni normale. Aspetti ma solo dopo capisci davvero cos'è che stavi aspettando. Succede quasi sempre così.

Perchè scrivere in un blog fa bene, specie a quelli come me.

Buona notte a tutti!

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Quando sei in homepage ti arrivano certi messaggi strani...

"Dagli occhi posso dirti come sei, lo sai?"

La prima idea è quella di rispondere:

"Anche io, però dal culo!"

Invece rispondo qui, così resta tutto anonimo, scherzoso e poco personale!

Però sto ancora ridendo...ahahahah....

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Nei posti semplici puoi trovare cose straordinarie.

Straordinarie perchè l'ordinario è ormai complesso.

Una panca di legno, una fessura da cui guardare, e il fiume e il mondo che ci scorre davanti. E qualche persona che ti si avvicina per fare due chiacchiere, senza barriere.

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E invece anche oggi hai preferito fuggire.

E proprio non vorrei che ieri fosse stata una finta per recuperare, per tenere ancora tutto in sospeso, tutto comodo.

Perchè proprio non funzionerebbe.

Il tempo passa in virtù della mia pazienza. La mia pazienza sembra molta.

Basta, me ne vado a mangiare e poi mi faccio un giro in moto, alla vecchia maniera...

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Insegnami ad essere giovane, io ti farò vedere le cose da fuori.

Insegnami ad essere breve, io ti mostrerò come essere precisa.

Insegnami a stare con gli altri, io ti porterò dove non c'è nessuno.

Insegnami ad essere schietto, io ad essere paziente.

Impareremo ad aspettarci. Impareremo a capirci. Insieme potremo crescere.

Intesa, complicità, ricerca. Tutte cose già molto naturali, già ora.

Sarà durissima, almeno per me. Però...

E abbiamo perso per un poco l'onestà, male. Ma non fuggire.

Non fuggire.

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Ti alzi dal letto, dopo una giornata a dormire e a sforzare le orecchie a chiudersi,

ti vesti e scendi.

Cominci a camminare e a fare le piccole cose di ogni giorno: pagare il bollo, aggiustare l'orologio di tua madre, comprare il cordless per tua zia, assistere alla multa della finanza al negoziante...
Incontrare l'assessore che ti racconta degli sviluppi che potrebbero interessare anche te...

Metterti in macchina e non sopportare il traffico che ti separa dal negozio di moto dove comprare i ricambi. E un giubbotto nuovo, anche.

Tornare a casa e mangiare qualcosa che ti cucini al volo, senza aspettare.

Poi scendere e fare mezzanotte in garage, con la moto smontata e rimontata tutta quanta.

Ridimensionare le cose. Anche l'università.

Riprenderti piano piano la tua vita. Raddrizzare la schiena.

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Persone con cui non parli da un secolo, e alla prima occasione immediatamente cominciano a urlare.

Ma vaffanculo pure a te!

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E un deciso, arrabbiato, silenzioso fanculo!

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Vorresti prendere un po' di tempo per capire, per dare il tempo alle cose di evolvere.

E invece tutto accade così rapidamente, e i cambi di direzione sono così bruschi e così tremendi...

Per le mie spalle strette e incavate, per il mio essere magro, per tutto quello che non va. Per la mia premura e il mio altruismo, per il mio impegno e la mia pazienza, per la dolcezza e l'amore che ci metto.

Non è un obbligo stare con me, e non dev'essere certo un impegno. Certe cose si fanno se uno se le sente, come oggi.
Ma se basta un secondo per liquidare tutto, come stasera, se basta così poco a far girare il vento...allora non va bene.

E nell'attimo preciso in cui l'ho scritto ho pensato che, però, è solo la paura di staccarsi dalle certezze. Va capita, va perdonata, va aspettata. Occorre mettersi nei panni dell'altro per capire, io lo faccio ora: è difficile.

E mangiarsi le unghie per smorzare il dubbio. Seguiranno giorni turbolenti, lo sento.

Nel frattempo mangio con rabbia, anche se ho lo stomaco chiuso. Il digiuno servirebbe solo a farmi salire la rabbia. Spaccherei tutto.
Ma io non sono così, io sono paziente...
E un uomo di cinquant'anni si è buttato dalla finestrella dove mi fermo sempre a pazientare io.

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Ancora difficile organizzare le parole, mentre i pensieri piano piano prendono forma.

Ancora un po' di tempo.

Nel frattempo inizia pasquetta, che sembra esserci il sole ma poi di sicuro pioverà. Che ho deciso di non uscire per non starmene nel traffico, per non starmene in mezzo a troppa gente.

Ennesimo sintomo di allontanamento.

Ma sento già di non poter restare chiuso in casa a lungo.

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E così, finalmente, gliel'ho detto.

Non so bene se sentirmi sollevato o triste.

Pensieri vanno e vengono...

Devo imparare a elaborare anche io.

Me ne vado a leggere un po', che di dormire anche stasera non ho tanta voglia.

E ricevere in dono lo scoprire leggerissimi percorsi tra le sue mani.

Surreale. Come me.

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Per ricordarmi un po' com'ero io...

Oggi mi è venuto a prendere gaga, vecchio amico d'infanzia che lavora lontano.Mi viene sempre a trovare, anche se negli ultimi anni non ho avuto buoni pensieri per lui. Ci tiene alla nostra amicizia, si ricorda di me.

Abbiamo fatto il nostro solito giro parlando di moto e di auto, tra concessionarie e un bar.Poi stasera mi è venuto in mente che era da tanto che non ci facevamo una suonatella insieme, a colpi di darbuka. Così siamo passati da casa e ho le ho prese tutt'e due, una per me e una per lui e abbiamo raggiunto i ragazzi che domani partono per Barcellona.
Li abbiamo incontrati in quel piccolo parco dove mancavo da non so quanti anni. E ci siamo messi a suonare.

Lo lasciavo suonare e seguivo il ritmo, solo la base, per non disturbare. Bel sound, buona intesa, iogli tenevo la base, lui l'improvvisazione.
Piano piano si sono avvicinati i bambini, ma avevano paura di venire troppo vicino. Gaga e i ragazzi a stento li guardavano, preoccupati solo di non poter accendere la loro canna.
Io invece li ho chiamati, facendoli mettere intorno al tamburo. I bambini basta ascoltarli, hanno un sacco di cose da dire. Ci siamo messi a suonare insieme, un ritmo più semplice, accompagnato da elementari battiti di mani. Uno alla volta i bambini suonavano con me, un ritmo semplice fatto più di sguardi che di mani. E stavolta era gaga a starci dietro.

E poi ho incomprensibilmente rifiutato di andare a fare lo "struscio" in mezzo a quella troppa gente.

Semplici modi diversi di vedere le cose.
Qualcosa da dare ancora c'è. Sè stessi, giustamente.
Occorre solo trovare chi sa ricevere, fossero pure solo dei bambini.

Forse va un po' meglio.

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Che cos'ho da insegnare io ?

Una persona è buona quando ha qualcosa da trasmettere, quando ti passa qualcosa.

Che cos'ho da dare io?

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Distinta sensazione di qualcosa che si spegne.

Flebile speranza che sia preparazione a un ennesimo cambiamento.

Tanta paura che non sarà mai come me l'immagino io.

Paura di affrontare i desideri che si realizzano diversi da come li ho immaginati.

Ma una passeggiata a testa alta, spalle dritte. Stanco ormai di fuggire, di evitare.

E tutte le persone mi guardavano come fossi uno straniero.

Lo sono.

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Stancarsi è attraversare gli orari dei mondi diversi.

Svegliarsi in mezzo al nessuno dell'alba e vivere il giorno di chi lavora. Viaggiare tra chi torna e chi va, tra chi ha smesso e chi sta cominciando. Tornare a casa e passare come medusa in mezzo alle ragazze bellissime del sabato sera.

Non appartengo più a queste cose, oramai riavvicinarmici è quasi impossibile.

E urge trovare qualcuno con cui parlare, per evitare di diventare pazzo.

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Penso ancora che dovrei farmi una chiacchierata psicanalitica, ma forse neanche quella verrà bene.

Mi devo staccare da lei, ma è difficile.

E' difficile perchè mi piace, ma di più mi piace l'idea di stare innamorandomene.

Mi devo staccare da lei perchè io non sono così azzeccoso, ma mi manca una bella dose di calore che in questi mesi ho perso, e allora me lo prendo tutto, ogni volta che c'è.

Mi devo staccare da lei soprattutto perchè è il solo modo per capire se vuole solo giocare. Ho un po' paura che si socci e lasci perdere però.

Mi piace però, perchè emana vita da tutti pori. E' viva tutte le volte che sorride, tutte le volte che saltella. E' viva quanto il sole mentre fa quei gridolini strani. E' viva quando si morde le dita e quando senza accorgersene comincia a mordere le mie.

E' viva quando fa le foto, quando si ferma a osservare per immaginare la scena.

E' viva quando mi fa le facce, quando le fa agli altri, quando regala in giro l'allegria.

E' viva ed è bella, perchè ha il colore del sole e come il sole riscalda.

E mi piace quando abbassa la voce per chiedermi se li conosco quelli che stanno cantando, per non farmi fare brutta figura a non conoscere neanche i più famosi.

Quando non si ricorda e mi cerca, e mi tiene le mani, e viene da me, e...e tutte quelle cose che mi fanno sentire palpabile l'intesa, la complicità.

E poi è bella, bella e basta. Ma ci sono quelle cose che fa che proprio non mi piacciono, però ormai le capisco, le accetto. Ognuno ha un background, ognuno è cresciuto in un modo tutto suo.

Però mi devo staccare da lei, perchè non è per me. Anzi, io non sono per lei. Migliaia di cose diverse, poche davvero importanti.

Mi devo staccare da lei perchè non posso continuare ad accontentarmi di aspettare.

Mi devo staccare da lei e non posso, perchè aspettare di innamorarmi è al momento il miglior modo di sentirmi abbastanza vivo anch'io.

e nel frattempo non riesco a prendere sonno...

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Forse dovrei andare a farmi una chiacchieratina con la mia pissicolica di fiducia.

In realtà non mi sento molto bene.

Ma questo non è il momento più adatto. Credo che aspetterò ancora un po', poi se non passa...

Sottilissima parete di fragile vetro l'equilibrio della mente, un passo appena e si scavalcano montagne...

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Sottile sensazione di stare innamorandomi di lei che non posso.

Magari fosse così, egoisticamente ne avrei bisogno di innamorarmi di nuovo.

Sapore di anice e di amaro, di estremamente buono.

Calore e intesa, curiosa emozione tipo gelosia.

Inadeguatezza.

Si, inadeguatezza.

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Ho provato ad uscire.

Non sono fatto per uscire.

Di tanto in tanto, in modi diversi, ci provo.

Non è il mio mondo però quello e viene male.

E piccoli dolori scivolano via. Li faccio scivolare io.