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Il calcio è morto?!

Post n°6 pubblicato il 12 Novembre 2007 da tifamare

Il calcio è morto?! Ultimamente ce lo siamo chiesti sempre più spesso...la risposta, a mio sconsolato avviso, è affermativa...il calcio è morto! Morto come le centinaia di persone che, a causa di una partita, c'hanno rimesso la vita. Ieri non si doveva giocare e, la protesta dei vari gruppi di tifoserie, era giusta; sacrosanta. Vergognoso, come sempre, è stato il modo di portarla avanti, tale protesta...ormai è palese come, ogni pretesto, serva per fomentare l'annosa lotta tra forze dell'ordine e gruppi di ultrà. Chiedersi il perchè di tanta demenza e di tanta inciviltà è diventato retorico e superfluo proprio perchè, un motivo, non esiste e mai esisterà. Come sia possibile che, uno sport, cada nella mani di un gruppo di bestie senza controllo(perchè solo di bestie, in questi casi, si può parlare) non si capisce ma, la realtà dei fatti, mostra che, il calcio moderno, è schiavo e vittima dei disonesti, degli arraffoni, dei facinorosi; dei politici...in ostaggio, ancora una volta, ci sono gli sportivi veri, i tifosi sani e tutti quelli che, andando allo stadio, vorrebbero trascorrere, semplicemente, due ore di passione. Il calcio è morto, cari miei, da quando il business attorno ad esso è diventato gigantesco...noi siamo solo pedine, pedine mosse da chi finge scandalo e cordoglio per le tragedie che, inevitabilmente, ad intervalli sempre più regolari, colpiscono lo sport più diffuso e seguito del mondo.
La morte di Raciti non è servita(se mai si potesse parlare di utilità della morte) e non servirà la morte di Gabriele. Nel frattempo, l'imponente baraccone fatto di sotterfugi e razzismo, andrà avanti, tra dichiarazioni perentorie, altre sperequazioni e gruppi di cerebrolesi che urleranno "vendetta" e, in realtà, non avranno a cuore niente e nessuno se non lo sfogo della loro inequivocabile bestialità. "La morte è uguale per tutti", recitava un eloquente striscione ma, forse, ci si dovrebbe ricordare che, nessuno mai, dovrebbe perdere la vita per una partita di pallone. Ma questa, alla fine, è solo retorica, amici miei...gli ultrà continueranno a fomentare odio, le forze dell'ordine continueranno a fare il loro lavoro e, essendo esseri umani, continueranno a commettere errori. Ciò che dovremmo chiederci è:"Come reagiremmo, noi tutti, se ogni domenica allo stadio andassimo per lavorare e per assicurare l'ordine e, per colpa di qualche testa bacata, rischiassimo di morire, come l'ispettore Raciti?"...e ancora:"Con quale spirito, un poliziotto, si reca allo stadio e guarda i tifosi armati di spranghe, passamontagna e armi da taglio?!".
A voi farebbe piacere rischiare l'incolumità fisica o addirittura la vita per uno sport che, magari, odiate anche?! Le teste di cazzo decidono di trasformare lo stadio in un campo di battaglia...chi, come me e tanti altri, va a vedere una partita ricorda, sempre e comunque, che è "solo" calcio...

 
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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 12/11/07 alle 20:30 via WEB
Caro Tifamare, Il calcio non è morto a mio avviso. Il calcio è in un’ agonia cronica, che dura da parecchio, forse un ventennio. Un’agonia che peggiora sempre più, man mano che si presentano episodi come quello di ieri, relativo alla rivolta di tutti quei delinquenti che si professano Ultras. L’episodio del ragazzo ucciso ieri, non era direttamente riconducibile al calcio. E’ stato un errore! Un imperdonabile, assurdo, incredibile errore, ma per come sono andate le cose, poteva essersi verificato anche in occasione di una rapina, o una zuffa tra giovani che magari stavano uscendo da una discoteca. Invece, grazie anche alla disinformazione, e alla strumentalizzazione dei media, è stato usato come pretesto da parte di tutti quei deviati mentali, che sotto il nome di una bandiera o di una fede calcistica, hanno attuato una vera è propria rivolta contro lo stato, non permettendo per una loro autonoma decisione, il regolare svolgimento di alcune gare, e poi mettendo in subbuglio una parte della città di Roma. Un’ondata di odio e violenza contro le forze dell’ordine, coalizzandosi idealmente in tutta Italia, con cori e disordini vari, che già da parecchio si verificano su quasi tutti i campi, e che ieri hanno raggiunto l’apice. Come è potuto succedere tutto questo?, Beh, semplice. E’ proprio grazie allo Stato e alle classi politiche succedutesi in tutto questo tempo che si è arrivati alla situazione di oggi. Uno Stato che non è in grado di tutelare i cittadini, non essendo in grado di far rispettare le leggi ne di crearne altre ancora più rigide per reprimere questi esseri “disumani”. Delinquenti, assassini, deviati mentali, accomunati forse più da un credo politico(sicuramente comunque non un credo di fede sportiva) che grazie all’eccessivo lassismo da parte dello Stato, riescono a sfogare tutto il loro disagio sociale, il loro odio, la loro violenza. Il calcio è moribondo, ma non è morto. E’ ancora un “evento” amato da nonostante tutto da milioni di persone appassionate, ma che sono sempre più disgustate, dai molteplici accadimenti, che per forza di cose ti fanno disinnamorare di tutto e tutti, e a cui non resta altro che allontanarsi sempre più da quel posto tanto amato chiamato stadio. Se lo Stato cominciasse a farsi rispettare, se fosse in grado, attraverso una decisa opera di pulizia, a reprimere sul serio questa violenza assurda e gratuita, con punizioni esemplari nei confronti di questi facinorosi( che rappresentano comunque una minoranza), se riuscisse a tutelare i cittadini perbene, che amano ancora “ciò che resta di questo” sport, allora si potrebbe parlare di tentativo di resurrezione del Calcio. Ma fino a quando questi “Se”, rimarranno tali, non ci sarà mai una via di scampo, una speranza, sia per il Calcio, ma più in generale per la “libertà di ognuno di noi”!. Enzucc S_N
 
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