Creato da solitudineNA il 02/01/2006
affetto verso un amico/a gatto
|
Area personale
- Login
Cerca in questo Blog
Menu
I miei Blog Amici
Citazioni nei Blog Amici: 15
Ultimi commenti
Chi può scrivere sul blog
Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I miei link preferiti
Messaggi di Aprile 2014
Post n°109 pubblicato il 01 Aprile 2014 da solitudineNA
QUESTE SONO LE NOTIZIE CHE TI FANNO COMINCIARE BENE LA SETTIMANA - FINALMENTE ERA ORA
E PER GLI ASSASSINI DI BALENE
LA CORTE DELL'AIA: ILLEGALE LA CACCIA ALLE BALENE "PER STUDIO"
Enpa: "Lo scopo scientifico era solo un pretesto"
In Antartide, la caccia alle balene per "motivi scientifici" è contraria alle norme e ai trattati internazionali. Lo ha stabilito oggi, su ricorso presentato dal Governo australiano, la Corte Internazionale di Giustizia che ha così assestato un duro colpo alle attività baleniere del Giappone nei "mari del Sud".
«Quello della Corte dell'Aja è un verdetto rivoluzionario – commenta il direttore scientifico dell'Enpa, Ilaria Ferri – che boccia "senza se e ma" l'assurdo pretesto usato dagli Stati balenieri, in primis il Giappone, per aggirare la moratoria alla caccia approvata nel 1986.» Naturalmente, come hanno precisato in seno alla stessa Commissione Internazionale Baleniera ricercatori e cetologi internazionali, la caccia per "motivi scientifici" non ha nulla di scientifico. Si tratta dunque di un ossimoro che negli ultimi venticinque anni è costato la vita a più di 10mila cetacei.
«Come abbiamo sempre sostenuto la caccia a scopo scientifico è solo un banale pretesto per i Giapponesi per sterminare le balene che sono considerate competitrici nella pesca, come gli altri cetacei. E le migliori vittorie si ottengono con la nonviolenza e con la determinazione che ha portato il Governo Australiano a ricorrere alla corte di giustizia europea che ha sancito questa storica sentenza. Esprimo la mia più profonda gratitudine ai giudici dell'Alta Corte che con questo verdetto hanno finalmente ripristinato la legalità internazionale, schierandosi dalla parte delle balene, della biodiversità, della vita – prosegue Ferri -. Auspico che il Governo giapponese tenga fede alle sue promesse e, come annunciato, rispetti il verdetto dell'Aja fermando una volta per tutte il programma di caccia alle balene in Antartide. Diversamente, ogni azione dell'Australia e di ogni altro Paese, tesa al rispetto di questa sentenza sarà più che legittimata.»
Dal 1986 al 2013 il Giappone ha ucciso più di 14.000 balene, sulla base di permessi scientifici, proprio nel Santuario dell'Antartico.
All'esultanza si unisce la Lav, che contro la caccia ai cetacei chiede al Governo italiano di vietare l'importazione di delfini con permessi emessi con il fantomatico scopo di promuovere la ricerca scientifica nei delfinari, negli acquari e nei parchi divertimento.
"La sentenza di oggi è la prova di come gravissime forme di sfruttamento commerciale si celino dietro presunte attività educative, scientifiche e di conservazione e che per anni hanno permesso al Giappone di derogare alle norme internazionali e sterminare decine di migliaia di balene", – dichiara Gaia Angelini della Lav. "Questa sentenza sia l'occasione per verificare come anche in Europa, con l'alibi dell'educazione e della ricerca scientifica, in realtà si sfruttino ogni anno oltre 300 delfini e diverse orche detenute in cattività per spettacoli che non aiutano affatto a conoscere questi animali, né a salvarne alcuno. Queste catture servono solo a mantenere lucrativi interessi per le società di intrattenimento commerciale. E' ora di mettere fine al sequestro di questi animali nei loro habitat naturali e di introdurre uno stop alla loro importazione, come già avvenuto in Svizzera e diversi paesi dell'Unione Europea".
Con l'obiettivo di ottenere una legge che vieti l'importazione di delfini e di altri cetacei a fini di spettacolo, la LAV chiede ai cittadini di firmare – in tante piazza italiane sabato 4 e domenica 5 aprile, oppure su www.lav.it – la petizione che LAV e Marevivo rivolgono al Governo e al Parlamento italiano.
«Quello della Corte dell'Aja è un verdetto rivoluzionario – commenta il direttore scientifico dell'Enpa, Ilaria Ferri – che boccia "senza se e ma" l'assurdo pretesto usato dagli Stati balenieri, in primis il Giappone, per aggirare la moratoria alla caccia approvata nel 1986.» Naturalmente, come hanno precisato in seno alla stessa Commissione Internazionale Baleniera ricercatori e cetologi internazionali, la caccia per "motivi scientifici" non ha nulla di scientifico. Si tratta dunque di un ossimoro che negli ultimi venticinque anni è costato la vita a più di 10mila cetacei.
«Come abbiamo sempre sostenuto la caccia a scopo scientifico è solo un banale pretesto per i Giapponesi per sterminare le balene che sono considerate competitrici nella pesca, come gli altri cetacei. E le migliori vittorie si ottengono con la nonviolenza e con la determinazione che ha portato il Governo Australiano a ricorrere alla corte di giustizia europea che ha sancito questa storica sentenza. Esprimo la mia più profonda gratitudine ai giudici dell'Alta Corte che con questo verdetto hanno finalmente ripristinato la legalità internazionale, schierandosi dalla parte delle balene, della biodiversità, della vita – prosegue Ferri -. Auspico che il Governo giapponese tenga fede alle sue promesse e, come annunciato, rispetti il verdetto dell'Aja fermando una volta per tutte il programma di caccia alle balene in Antartide. Diversamente, ogni azione dell'Australia e di ogni altro Paese, tesa al rispetto di questa sentenza sarà più che legittimata.»
Dal 1986 al 2013 il Giappone ha ucciso più di 14.000 balene, sulla base di permessi scientifici, proprio nel Santuario dell'Antartico.
All'esultanza si unisce la Lav, che contro la caccia ai cetacei chiede al Governo italiano di vietare l'importazione di delfini con permessi emessi con il fantomatico scopo di promuovere la ricerca scientifica nei delfinari, negli acquari e nei parchi divertimento.
"La sentenza di oggi è la prova di come gravissime forme di sfruttamento commerciale si celino dietro presunte attività educative, scientifiche e di conservazione e che per anni hanno permesso al Giappone di derogare alle norme internazionali e sterminare decine di migliaia di balene", – dichiara Gaia Angelini della Lav. "Questa sentenza sia l'occasione per verificare come anche in Europa, con l'alibi dell'educazione e della ricerca scientifica, in realtà si sfruttino ogni anno oltre 300 delfini e diverse orche detenute in cattività per spettacoli che non aiutano affatto a conoscere questi animali, né a salvarne alcuno. Queste catture servono solo a mantenere lucrativi interessi per le società di intrattenimento commerciale. E' ora di mettere fine al sequestro di questi animali nei loro habitat naturali e di introdurre uno stop alla loro importazione, come già avvenuto in Svizzera e diversi paesi dell'Unione Europea".
Con l'obiettivo di ottenere una legge che vieti l'importazione di delfini e di altri cetacei a fini di spettacolo, la LAV chiede ai cittadini di firmare – in tante piazza italiane sabato 4 e domenica 5 aprile, oppure su www.lav.it – la petizione che LAV e Marevivo rivolgono al Governo e al Parlamento italiano.
Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso |
Inviato da: solitudineNA
il 21/02/2017 alle 11:04
Inviato da: solitudineNA
il 15/12/2016 alle 15:45
Inviato da: Afroditemagica
il 14/12/2016 alle 12:12
Inviato da: melissa38m
il 03/04/2015 alle 18:31
Inviato da: REGINA.LEONESSA
il 25/06/2014 alle 14:57